NABU e SAPO: la nuova riforma e il ripristino dell’indipendenza degli organi anticorruzione in Ucraina

Estero

di Andrea Shlapak Distaso,

A una sola settimana di distanza dalla controversa legge n. 12414 che aveva assoggettato gli enti anticorruzione dell’Ufficio Nazionale Anti-Corruzione (NABU) e della Procura Specializzata Anti-Corruzione (SAPO) al controllo del Procuratore Generale, notizia sulla quale abbiamo parlato approfonditamente in un precedente articolo sul nostro sito, il governo ucraino ha invertito la rotta. Il 31 luglio la Verkhovna Rada, il parlamento unicamerale ucraino, ha approvato con una maggioranza quasi assoluta di 331 voti a favore su 340 e nessun voto contrario né astenuto il disegno di contro-legge n. 13533 presentato dal presidente Volodymyr Zelenskyy, ripristinando l’indipendenza dei due enti anticorruzione. La votazione si è conclusa con la richiesta di firma immediata del provvedimento da parte degli organi competenti.

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La cronologia degli eventi e la retromarcia immediata del governo

Già il giorno precedente, mercoledì 30 luglio, la commissione parlamentare competente in materia di forze dell’ordine aveva esaminato e raccomandato l’adozione immediata del testo senza emendamenti, rigettando le proposte alternative presentate da alcuni deputati. La rapidità dell’iter, per cui il disegno di contro-legge era stato registrato il 24 luglio, appena tre giorni dopo la firma della legge “scandalo” precedente, rispecchia la volontà di porre rimedio a una crisi istituzionale che minacciava di minare la fiducia sia interna che internazionale nelle riforme anticorruzione [fonte: RBC-Ukraine e Центр Журналістських Розслідувань].

Il presidente Zelenskyy ha promulgato la nuova legge n. 13533 meno di due ore dopo il voto parlamentare, sottolineando che si tratta di una decisione “giusta” e ringraziando i deputati per aver sostenuto la sua iniziativa. Zelenskyy ha definito il provvedimento “bilanciato”, capace di garantire la normale e indipendente operatività dei due organi e al contempo di proteggere il sistema della giustizia da ogni influenza russa, in riferimento ai recenti timori di infiltrazioni filorusse negli enti investigativi segnalati dal Servizio di Sicurezza dell’Ucraina (SBU), di cui potete trovare una spiegazione approfondita in un secondo articolo pubblicato la settimana scorsa sul nostro sito. Nello stesso messaggio, il Presidente ha rimarcato “quanto sia importante che lo Stato ascolti l’opinione della società”, evidenziando che l’Ucraina resta una democrazia vitale anche in tempo di guerra. Il governo ucraino, ha aggiunto Zelenskyy, informerà immediatamente tutti i partner internazionali dell’approvazione di questa contro-legge di riforma, il che è poi effettivamente avvenuto [fonte: Суспільне Новини e Європейська Правда e Центр Журналістських Розслідувань].

Cosa prevede la riforma: il ripristino dell’indipendenza dei due enti e nuovi filtri per le istituzioni

La contro-legge n. 13533 annulla le modifiche introdotte dalla legge n. 12414 e ripristina integralmente l’assetto precedente, introducendo allo stesso tempo alcuni accorgimenti aggiuntivi legati al contesto bellico e alle recenti vicende. In primo luogo, la riforma riafferma l’autonomia funzionale del NABU e della SAPO: il capo della SAPO viene formalmente definito come procuratore autonomo, seppur all’interno dell’ufficio del Procuratore Generale, e dispone nuovamente della piena autorità sui procuratori anticorruzione, senza più alcuna subordinazione gerarchica verso il Procuratore Generale (quest’ultima carica ricordiamo essere nominata direttamente dal Presidente). Di conseguenza, vengono inibite per legge tutte le ingerenze che la legge n. 12414 aveva concesso: il Procuratore Generale non potrà più impartire ordini investigativi ai detective del NABU né trasferire discrezionalmente i loro casi ad altri organi, salvo eccezioni ristrette legate allo stato di guerra; non potrà interferire nel lavoro dei procuratori del SAPO o dei detective della NABU, né modificare la giurisdizione di un caso del NABU senza il consenso del capo della SAPO [fonte: RBC-Ukraine]. Viene così ristabilito il modello originale di divisione dei poteri: le indagini sui grandi casi di corruzione restano affidate esclusivamente al NABU sotto la supervisione indipendente della SAPO e il Procuratore Generale viene estromesso da qualunque decisione operativa e possibilità di bloccare o dirottare le inchieste di questi organi.

La contro-legge n. 13533 include però alcune disposizioni nuove, presentate dal governo come “garanzie aggiuntive” per tutelare il sistema giudiziario da influenze esterne. La più rilevante, ma al contempo dibattuta, è l’introduzione di test periodici col poligrafo (conosciuto anche come “la macchina della verità”) per il personale degli organi anticorruzione e di alcune altre forze di sicurezza che abbiano accesso a segreti di Stato. In base al testo, almeno una volta ogni due anni questi funzionari dovranno sottoporsi a un controllo poligrafico finalizzato a individuare eventuali contatti o attività a beneficio della potenza aggressore, ovvero la Russia. Per l’attuazione di questa misura, il governo dovrà definire entro un mese le norme attuative e, entro sei mesi, il Servizio di Sicurezza dell’Ucraina (SBU) effettuerà uno screening straordinario del personale del NABU, della SAPO, dell’Ufficio del Procuratore Generale, dell’Ufficio per la Sicurezza Economica (BEB) e di altri enti chiave. Va sottolineato, tuttavia, che secondo le rassicurazioni fornite dallo stesso NABU, tali verifiche saranno gestite dai rispettivi uffici di controllo interni, come l’Unità di Controllo Interno per il NABU, e non direttamente dall’SBU, seguendo però una metodologia comune concordata con i servizi segreti [fonte: Центр протидії корупції].

Se inizialmente la proposta ha suscitato dubbi se non ilarità sui social, gli stessi dirigenti del NABU hanno spiegato che l’uso del poligrafo non è affatto inedito per l’agenzia: già da anni i detective impegnati nelle inchieste più delicate vengono regolarmente sottoposti a test di integrità di questa natura durante concorsi, nomine o indagini interne. Secondo alcuni osservatori indipendenti, l’inclusione di questa norma, per quanto non lesiva in sé dell’indipendenza degli organi anticorruzione, rappresenta un “contentino” politico per dare credito alle segnalazioni da parte dei servizi segreti di “talpe” filorusse infiltrate nel NABU. Di fatto, è una concessione minima sul piano della sostanza, in quanto le verifiche erano già prassi e resteranno sotto controllo interno, ma simbolicamente consente al governo di dimostrare che si stanno prendendo in considerazione le accuse di spionaggio emerse di recente e che anche il NABU verrà d’ora in poi “passato al setaccio” per escludere influenze nemiche [fonte: Центр протидії корупції].

Tra le altre misure contenute nella contro-legge n. 13533, va menzionato un temporaneo divieto di espatrio,  salvo missioni di servizio, per i dipendenti del NABU, durante la legge marziale, introdotto per impedire possibili fughe di informazioni sensibili in tempo di guerra. Inoltre, la riforma riordina alcune competenze in situazioni eccezionali: ad esempio, conferma che in condizioni di oggettiva impossibilità operativa, come nel caso di uffici in zone di guerra, un’indagine del NABU potrà essere trasferita ad altra autorità, ma solo su decisione congiunta del Direttore del NABU e del Procuratore capo della SAPO, eliminando quanto previsto dalla legge n. 12414, che affidava unilateralmente tale scelta al Procuratore Generale [fonte: Суспільне Новини].

Nel complesso, dunque, la nuova legge n. 13533 ristabilisce tutti i poteri procedurali e le garanzie di autonomia che gli enti anticorruzione avevano perduto, apportando al contempo qualche modifica secondaria dettata dall’attuale contesto (guerra e accuse di spionaggio). Non a caso, la proposta è stata accolta con favore dai diretti interessati: la NABU e il SAPO hanno partecipato alla stesura del testo e, fin dal momento della presentazione, hanno confermato che “ripristina pienamente tutte le prerogative processuali e le garanzie di indipendenza dei due enti” [fonte: RBC-Ukraine].

Le reazioni in Patria tra politica, istituzioni e società civile

L’iter e l’approvazione della contro-legge n. 13533 hanno generato ampie reazioni positive in Ucraina e un generale sollievo per l’allontanamento del “pericolo n. 12414”, in riferimento alla precedente legge ora abortita. Il governo e la maggioranza hanno rivendicato la correzione di rotta come prova di maturità democratica. La nuova prima ministra Yulia Svyrydenko, nominata a metà luglio, ha ringraziato i deputati per il voto quasi unanime, sottolineando che la nuova legge “rimuove ogni rischio di interferenza” sul lavoro degli organi anticorruzione e “rafforza l’intero sistema della legalità”. Si tratta, ha affermato Svyrydenko, di una risposta chiara “alle aspettative della società e dei nostri partner europei”, grazie alla quale “l’Ucraina ha dimostrato ancora una volta di essere un paese democratico”. La premier ha aggiunto che il governo si sarebbe subito attivato per notificare a tutti i partner internazionali la decisione presa dal Parlamento [fonte: Суспільне Новини].

In modo analogo, il vice capo dell’Ufficio presidenziale per gli Affari esteri ed ex diplomatico Andrii Sybiha ha evidenziato il significato politico del voto: “Una maggioranza costituzionale, 331 voti, a favore di garantire l’indipendenza delle istituzioni anticorruzione. Il Presidente ha mostrato un approccio di principio. L’Ucraina è devota alle riforme e alla lotta alla corruzione nel suo percorso verso l’Unione Europea e la NATO. Abbiamo rimediato”, ha dichiarato Sybiha sul social network X (ex-Twitter).

Anche le stesse agenzie anticorruzione e la società civile hanno accolto con soddisfazione la svolta. Il direttore del NABU Semen Kryvonos ha espresso apprezzamento per la “decisa reazione dello Stato di fronte alla voce dei cittadini”, ribadendo l’impegno dell’ente anticorruzione a proseguire le indagini in corso in piena autonomia. Da parte sua, il capo della SAPO Ihor Klymenko ha dichiarato di considerare “ristabilita la legalità” e ha ringraziato quanti, dentro e fuori le istituzioni, hanno sostenuto l’indipendenza della procura speciale [fonte: Центр Журналістських Розслідувань].

Numerose organizzazioni civiche ucraine, in primis quelle impegnate da anni nella lotta alla corruzione, hanno commentato favorevolmente il voto del Parlamento. Il “Centro Azione Anti-Corruzione (Центр протидії корупції)”, una delle ONG più attive sul tema, ha definito la correzione legislativa un “successo della società civile ucraina”. “Il disegno di legge n. 13533 realmente ripristina appieno tutto ciò che 263 deputati avevano distrutto il 22 luglio. È il risultato esclusivo degli incredibili ucraini che in questi ultimi giorni hanno protestato senza sosta”, ha dichiarato l’ONG sul suo profilo X (ex-Twitter), riconoscendo il ruolo cruciale della mobilitazione pubblica nel costringere i politici a fare marcia indietro.

In conclusione, le pressioni internazionali e la posta in gioco: la futura integrazione nella famiglia europea e atlantica

Sin dall’inizio della crisi, partner e istituzioni internazionali hanno seguito con attenzione e preoccupazione gli sviluppi, esercitando un’influenza significativa sull’esito finale, come riportato nel primo articolo sulla vicenda disponibile sul nostro sito. L’indipendenza delle istituzioni anticorruzione costituisce uno dei requisiti chiave posti all’Ucraina dall’Unione Europea e dagli organismi finanziari globali. Non a caso, la NABU e il SAPO sono nate nel 2015 proprio su spinta dell’UE e dell’FMI (il Fondo Monetario Internazionale) e inseriti come messa a terra degli impegni imprescindibili nelle riforme strutturali post-Maidan: la loro creazione era stata addirittura posta come condizione per concessione di aiuti macrofinanziari e per la liberalizzazione dei visti UE verso l’Ucraina, ottenuta nel 2017 [fonte: Телевізійна Служба Новин]. Non sorprende quindi che la mossa del Parlamento ucraino del 22 luglio, definita “un passo serio indietro” dalla Commissione Europea, abbia destato immediato allarme a Bruxelles. Nelle ore successive all’approvazione della legge n. 12414, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen aveva telefonato a Zelenskyy per esprimere la propria forte preoccupazione, chiedendo chiarimenti immediati e ammonendo riguardo al fatto che “sullo Stato di diritto non può esserci compromesso”, un messaggio poi ribadito pubblicamente dalla Commissione e dagli ambasciatori del G7 a Kyiv [fonte: RBC-Ukraine].

Parallelamente, segnali ancora più concreti giungevano sul fronte finanziario: secondo le informazioni riportate da alcune testate, la Commissione UE aveva iniziato a considerare l’ipotesi di ridurre o ritardare l’erogazione dei fondi di sostegno all’Ucraina, stimando di tagliare sensibilmente la successiva tranche di aiuti del programma “Ukraine Facility” proprio a causa dello scandalo anticorruzione in corso. Addirittura, stando a fonti di stampa occidentali citate dai media ucraini, Bruxelles avrebbe avvertito che ulteriori pressioni sugli organi anticorruzione avrebbero potuto portare alla sospensione totale dei finanziamenti europei. Anche da Washington sono giunti moniti: l’ambasciatrice statunitense Bridget Brink e il Dipartimento di Stato hanno ricordato che il sostegno internazionale, inclusi gli aiuti militari vitali per la resistenza ucraina, è strettamente legato al mantenimento degli impegni di riforma e trasparenza [fonte: RBC-Ukraine]. Insomma, nel giro di 48 ore l’establishment ucraino si è trovato di fronte a un bivio: rischiare un danno irreparabile alla credibilità del Paese verso i suoi alleati, oppure fare marcia indietro.

La scelta di correggere il tiro è stata accolta con sollievo e favore dalle istituzioni occidentali, pur con qualche dovuta e attenta precisazione. Márta Kos, commissaria UE all’Allargamento, ha definito il voto del 31 luglio un “passo avanti atteso da tempo” perché “ripara la decisione della scorsa settimana che aveva causato danni, minando l’indipendenza del NABU e della SAPO”. Allo stesso tempo, Kos ha avvertito che “permangono dei problemi”: l’UE sostiene le richieste di riforma dei cittadini ucraini e “il rispetto dei valori fondamentali e la lotta alla corruzione devono restare prioritari” nel processo di adesione. Ursula von der Leyen ha salutato la firma di Zelenskyy come un “passo positivo”, ribadendo però che “le riforme sullo Stato di diritto e la lotta alla corruzione devono continuare”, essendo “cruciali per l’avanzamento dell’Ucraina sul percorso europeo”. La presidente della Commissione ha assicurato che l’Unione “continuerà a sostenere questi sforzi” [fonte: Суспільне Новини].

Emblematico il commento di Guillaume Mercier, portavoce della Commissione europea, che, rispondendo all’emittente radiotelevisiva pubblica ucraina Suspilne Novyny, ha confermato che il nuovo testo di legge “risolve i problemi chiave legati all’indipendenza del NABU e della SAPO”. Pur riservandosi di esaminare nel dettaglio il testo finale, Mercier ha tenuto a precisare che “questa non è ancora la fine del processo: per l’adesione all’UE servono sforzi continui nell’assicurare un’efficace lotta alla corruzione e il rispetto dello Stato di diritto”. Bruxelles dunque “si aspetta che l’Ucraina attui rapidamente questi impegni” e continuerà a monitorare da vicino la situazione, “restando pronta a sostenere l’Ucraina in questo percorso”. In positivo, il portavoce ha anche confermato che l’UE non congelerà gli aiuti a Kyiv: “Posso confermare che non esiste alcun piano di congelare i finanziamenti. L’importante ora è che l’Ucraina abbia di nuovo organi anticorruzione indipendenti e attui le necessarie riforme per il rispetto dello Stato di diritto”. Questa dichiarazione, in linea con quanto affermato anche il 22 luglio nel pieno della crisi, suggella il messaggio politico: scongiurata la retromarcia antiriformista, l’Europa non punirà l’Ucraina, ma anzi incoraggia il governo Zelenskyy a perseverare il cammino delle riforme concordate.

Per l’Ucraina, dunque, la vicenda si chiude con un sostanziale ritorno allo status quo, purtroppo non “ante bellum” ma solo “ante legem”, con però un importante monito: la strada verso l’Europa richiede coerenza e trasparenza, e ogni deviazione sarà scrutata e, se necessario, punita con fermezza.

Незалежність не дають — її виборюють

“L’indipendenza non è regalata, la si conquista”

Tag: UcrainacorruzioneZelenskyygoverno

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