Ucraina e anticorruzione: la società civile reagisce, il governo fa marcia indietro

Proteste a Kyiv contro la legge n. 12414 (23 luglio 2025), Sasha Gulich, Wikimedia Commons, Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International

Estero

di Andrea Shlapak Distaso,

Nei giorni scorsi, a seguito delle proteste scoppiate in piazza nella capitale Kyiv e in altre città dell’Ucraina contro la promulgazione della legge n. 12414, di cui potete trovare una spiegazione approfondita nell’articolo pubblicato mercoledì sul nostro sito, sono emersi dettagli su presunte infiltrazioni dei servizi segreti russi all’interno dell’Ufficio Nazionale Anti-Corruzione (NABU) e della Procura Specializzata Anti-Corruzione (SAPO), ma non sono mancate controversie sui metodi delle investigazioni e su possibili conflitti d’interesse. Cerchiamo quindi di fare un po’ di chiarezza.

Le infiltrazioni russe nel NABU e gli arresti di presunti agenti filorussi da parte dei servizi segreti ucraini

Il 21 luglio il Servizio di Sicurezza dell’Ucraina (SBU), insieme alla Procura Generale, ha condotto circa 70 perquisizioni a tappeto senza mandato giudiziario (giustificate dall’SBU con la clausola d’urgenza prevista in casi di minaccia alla sicurezza nazionale) presso uffici e abitazioni di alcuni dipendenti del NABU, mettendo sotto inchiesta 15 funzionari. L’operazione, ufficialmente motivata in molti casi da pretestuosi incidenti stradali minori, mirava in realtà a smascherare una rete di dipendenti sospettati di collusione con l’intelligence russa, nonché di traffici illeciti con Mosca e atti di corruzione a vantaggio di oligarchi [fonte: The New Voice of Ukraine, Ukrainska Pravda].

In serata, infatti, l’SBU ha comunicato di aver arrestato due alti funzionari del NABU: uno accusato di essere una “talpa” al soldo di Mosca, il quale avrebbe passato informazioni segrete al suo referente russo in almeno 60 occasioni, e un altro accusato di aver fatto da intermediario negli affari del padre, un imprenditore con cittadinanza russa, che vendeva canapa industriale al Paese invasore [fonte: Reuters]. Quest’ultimo arrestato è Ruslan Mahamedrasulov (già menzionato nello scorso articolo) capo di un dipartimento interregionale del NABU nella città di Dnipro, ritenuto in stretti contatti con emissari russi e con un deputato fuggitivo legato all’FSB, i servizi segreti di Mosca [fonte: The Kyiv Independent].

Le indagini hanno individuato come figura centrale, sospettata di alto tradimento, Fedir Khrystenko, ex parlamentare del partito filorusso bandito “Piattaforma di Opposizione – Per la Vita” (OPZZh), di cui figura di spicco e finanziatore era stato Viktor Medvedchuk, arrestato nell’aprile 2022, a pochi mesi dallo scoppio dell’invasione russa su larga scala, e successivamente consegnato a Mosca in uno scambio di prigionieri. Secondo l’SBU, Khrystenko sarebbe un agente di vertice dell’FSB russo incaricato di aumentare l’influenza di Mosca sul NABU. Dopo l’invasione russa del 2022, Khrystenko ha lasciato il Paese ma avrebbe continuato a operare dall’estero, mantenendo contatti con funzionari chiave del NABU per ottenere informazioni riservate e ostacolare indagini scomode [fonte: Babel, Defense Mirror].

Tra i suoi referenti nel Bureau figurerebbero proprio Mahamedrasulov, che Khrystenko conosce dai tempi dell’università a Donetsk, e Oleksandr Skomarov, a capo di una delle unità investigative NABU. È emerso che nel 2022, in piena guerra, la moglie di Skomarov aveva lasciato l’Ucraina a bordo di un’auto intestata alla moglie di Khrystenko, segno di legami personali tra le famiglie. Non solo: Skomarov avrebbe partecipato a un concorso per dirigere l’Ufficio per la Sicurezza Economica (BEB) con il presunto sostegno dell’oligarca Ihor Kolomoisky, quest’ultimo già arrestato nel settembre 2023 con accuse di frode, riciclaggio e abuso d’ufficio, che confidava di beneficiare della sua nomina. Le indagini collegano inoltre questa rete infiltrata alla fuga all’estero di Henadiy Boholyubov, socio d’affari di Kolomoisky: due detective NABU subordinati a Skomarov avrebbero accompagnato Boholyubov in treno oltre frontiera nel 2022, in un’operazione organizzata dallo stesso Khrystenko [fonte: Babel, Defense Mirror].

Le perquisizioni effettuate dall’SBU hanno portato alla luce prove documentali preoccupanti. Nell’abitazione di Khrystenko a Kyiv gli agenti hanno rinvenuto fascicoli interni del NABU, compresi documenti su operazioni segrete di sorveglianza dei sospetti e persino dossier con dati personali dei detective dell’agenzia [fonte: Babel]. Questi ritrovamenti suggeriscono fughe sistematiche di informazioni riservate dal NABU verso la rete filorussa. Un altro individuo finito in manette è un investigatore dell’unità d’élite “D-2” del NABU, Viktor Husarov: secondo l’SBU fungeva da mole interna trasmettendo all’FSB materiali classificati, sotto la direzione di Dmytro Ivantsov, ex vice-capo della sicurezza del presidente filorusso Yanukovych, ora passato al servizio dei russi in Crimea [fonte: Ukrainska Pravda]. L’SBU afferma di aver documentato almeno 60 episodi di spionaggio da parte sua [fonte: Reuters]. Di fronte a tali accuse, il NABU ha inizialmente replicato di non aver ricevuto dall’SBU prove concrete del tradimento del proprio agente, ricordando che in passato non erano emersi elementi contro di lui e insinuando che la sua vicenda sia stata strumentalizzata pubblicamente solo ora dai servizi segreti [fonte: Ukrainska Pravda].
 

Le reciproche accuse e le accese discussioni tra l’SBU e i vertici del NABU e della SAPO

Le modalità e il contesto di queste operazioni hanno innescato un duro conflitto istituzionale a Kyiv. I vertici del NABU e della SAPO denunciano che le perquisizioni del 21 luglio, condotte mentre entrambi i direttori delle agenzie erano all’estero per lavoro, sono avvenute in assenza di regolari mandati e con eccessi di forza, tanto che almeno un detective NABU sarebbe stato malmenato nonostante non avesse opposto resistenza [fonte: The New Voice of Ukraine, The Kyiv Independent].

Le due agenzie temono che l’SBU abbia approfittato dei controlli per accedere illegalmente a dati sensibili delle loro indagini in corso: durante le ispezioni gli agenti di sicurezza hanno avuto accesso a informazioni coperte da segreto investigativo del NABU e della SAPO, una circostanza che potrebbe compromettere delicati procedimenti in corso [fonte: The New Voice of Ukraine]. Il NABU e la SAPO accusano apertamente l’SBU di aver potenzialmente rivelato informazioni riservate durante tali “ispezioni di sicurezza”, definendole un grave sabotaggio dell’indipendenza degli organi anticorruzione [fonte: The Kyiv Independent, Babel].

Da parte sua, l’SBU respinge al mittente ogni addebito: ha rivendicato la legalità delle perquisizioni senza mandato, giustificandole con la necessità di urgenza in caso di infiltrazioni russe, e ha bollato le dichiarazioni del NABU come “infondate e manipolative”, negando di aver ottenuto accesso completo ai dati sensibili delle due istituzioni [fonte: The Kyiv Independent, Babel].
 

L’inchiesta giornalistica di Ukrainska Pravda: i dubbi delle operazioni investigative e il caso Chernyshov

Parallelamente, un altro organo investigativo, l’Ufficio di Stato per le Indagini (DBR), ha avviato una serie di procedimenti su incidenti stradali vecchi di alcuni anni che coinvolgono dipendenti del NABU, notificando sospetti a tre funzionari per sinistri con feriti risalenti al 2019 e 2021 [fonte: Reuters]. Il NABU ha definito “pretestuose” queste imputazioni, in quanto gli episodi contestati risalgono ai 2 o addirittura 4 anni precedenti, e vi legge il tentativo di colpire su più fronti l’operatività dell’agenzia [fonte: Ukrainska Pravda]. Organizzazioni civiche e osservatori parlano apertamente di una campagna coordinata per indebolire gli attori indipendenti della lotta alla corruzione in Ucraina.

Tali timori trovano eco in un’inchiesta giornalistica di Ukrainska Pravda, secondo cui i vertici delle forze dell’ordine sotto influenza dell’Ufficio del Presidente avrebbero ricevuto l’ordine di fare tutto il possibile per “eliminare l’influenza” del NABU e della SAPO. Fonti interne citate nell’inchiesta riferiscono che nelle scorse settimane, durante riunioni riservate a Bankova (la sede presidenziale), autorevoli rappresentanti governativi avrebbero lamentato “l’assenza di materiali compromettenti” contro gli organi anticorruzione, percepiti come un ostacolo.

Il punto di svolta sarebbe stato il clamoroso caso giudiziario che a fine giugno ha coinvolto Oleksiy Chernyshov (anch’esso già menzionato nello scorso articolo), vice primo ministro e fedelissimo del presidente Zelenskyy: Chernyshov è indagato dal NABU e dalla SAPO per abuso d’ufficio e maxi-corruzione, e il 27 giugno un tribunale gli ha imposto una cauzione record da 120 milioni di hryvnia (circa 3 milioni di dollari). Per la prima volta un alto esponente del governo in carica si è trovato nel mirino degli investigatori indipendenti, evidenziando quanto “impotente possa essere l’élite al potere quando i detective del NABU e i procuratori della SAPO arrivano a toccare uno dei suoi membri”. Dopo questo caso, secondo Ukrainska Pravda, l’Ufficio del Presidente avrebbe intensificato le pressioni: non trovando elementi concreti per screditare il NABU e la SAPO, avrebbe spinto gli organi di sicurezza a colpire su altri fronti. Così il DBR si è attivato sulle vecchie storie di incidenti stradali, mentre l’SBU ha lanciato l’operazione sulle infiltrazioni russe, entrambe scattate in contemporanea il 21 luglio, con l’obiettivo dichiarato, almeno secondo quanto riportato nelle parole di una fonte nell’inchiesta, di “distruggere l’influenza” degli enti anticorruzione indipendenti. Se queste rivelazioni fossero confermate, delineerebbero uno scenario preoccupante di conflitto sotterraneo tra la presidenza e il “blocco anticorruzione” del Paese.
 

Le pressioni da parte della società civile, la retromarcia del governo e ‘la macchina della verità'

L’indignazione popolare per il temuto indebolimento degli organi anticorruzione si è sommata allo sconcerto per le modalità delle perquisizioni dell’SBU, ed è sfociata nella mobilitazione di cittadini, attivisti e giornalisti in difesa dei principi di trasparenza e indipendenza istituzionale conquistati nel corso degli anni. Di fronte a questa ondata di mobilitazione civile, che per terza notte consecutiva, il 24 luglio, ha sfidato coprifuoco e sirene antiaeree per farsi sentire, il presidente Volodymyr Zelenskyy ha scelto di correggere il tiro con una rapida inversione di marcia. Già il 23 luglio, a caldo, il capo dello Stato aveva assicurato di aver compreso il messaggio della piazza e di voler trovare “una via d’uscita” alla situazione creatasi. “Non voglio mettere a rischio il futuro europeo dell’Ucraina”, ha dichiarato Zelenskyy, riferendosi alle possibili conseguenze negative che le vicende del NABU potrebbero avere sul percorso di integrazione del Paese nell’Unione Europea [fonte: Ukrainska Pravda]. Difatti, la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen aveva telefonato a Zelenskyy il 23 luglio per esprimere le sue forti preoccupazioni a riguardo, chiedendo spiegazioni immediate da parte del governo ucraino e sottolineando che “non può esserci compromesso” sui principi di stato di diritto [fonte: Euronews].

Coerentemente con questa promessa, nel suo tradizionale messaggio serale alla nazione del 24 luglio, al termine quindi del terzo giorno di proteste, Zelenskyy ha annunciato di aver presentato in Parlamento un nuovo disegno di legge, registrato con il n.13533, finalizzato a ristabilire pienamente le garanzie di autonomia per il NABU e la SAPO. “Oggi il mio progetto di legge è già alla Verkhovna Rada (il parlamento unicamerale ucraino) – mantenendo la mia promessa – per la giustizia e per la tutela dell’indipendenza degli organi preposti all’applicazione della legge e alla lotta alla corruzione”, ha dichiarato Zelenskyy, lodando al contempo i cittadini perché “è importante che gli ucraini stiano reagendo con tanta dignità a tutto ciò che sta accadendo” [fonte: Zelenskyy su X (ex-Twitter), Ukrainska Pravda].

Il presidente ha sottolineato che la riforma proposta mira anche a “impedire qualsiasi interferenza russa” in queste istituzioni. Tra le misure previste figura, ad esempio, l’obbligo per i dipendenti del NABU, della SAPO e di altri organi con accesso a segreti di Stato di sottoporsi periodicamente al test del poligrafo (conosciuta anche come ‘la macchina della verità’) per scongiurare infiltrazioni [fonte: Zelenskyy su X (ex-Twitter), Ukrainska Pravda]. Notizia che ha suscitato sui social non poche perplessità, se non ilarità tanto quanto rabbia, tra l’opinione pubblica, ricordando il passato del Presidente come attore comico.
 

La nuova proposta di legge e le scuse della classe politica alla società civile

Il nuovo testo legislativo è frutto di un percorso condiviso con tutte le parti interessate: esperti internazionali, rappresentanti dell’Unione Europea e dei Paesi G7, ma soprattutto con gli stessi organi anticorruzione ucraini. Il NABU e la SAPO hanno infatti preso parte attiva alla stesura e hanno espresso pieno sostegno al disegno di legge di Zelenskyy, confermando che “restituisce tutti i poteri procedurali e le garanzie di indipendenza” precedentemente rimossi. In una nota congiunta, le due agenzie hanno esortato il Parlamento ad approvare il provvedimento con urgenza, in un’unica sessione se possibile, così da ripristinare al più presto lo status quo e scongiurare rischi per le indagini in corso sui casi di corruzione ad alto livello [fonte: Ukrainska Pravda]. Il presidente della Verkhovna Rada, Ruslan Stefanchuk, ha raccolto l’appello convocando per il 31 luglio una sessione straordinaria [fonte: Ukrainska Pravda].

Stefanchuk ha dichiarato che proporrà ai deputati di adottare la legge in prima lettura e contemporaneamente in via definitiva, con immediata firma, data l’urgenza di riparare lo strappo istituzionale e rassicurare i cittadini e i partner internazionali [fonte: Ukrainska Pravda]. Nel frattempo, diversi parlamentari appartenenti sia alla maggioranza presidenziale Sluha Narodu (Servitore del Popolo), sia all’opposizione, hanno fatto pubblica ammenda per aver votato a favore della legge n. 12414 la scorsa settimana. In post sui social media pubblicati tra il 24 e il 25 luglio, deputati come Tamila Tasheva (del partito Holos) e Zhan Beleniuk (di Sluha Narodu) hanno ammesso di aver commesso “un errore” e di sentirsi personalmente responsabili, assicurando il proprio impegno a “correggere la situazione in modo rapido e trasparente”. Altri, come Serhii Shtepa e Rostyslav Tistyk, entrambi della maggioranza, hanno riconosciuto che “in politica a volte si prendono decisioni sbagliate” e che la forza della democrazia sta nel saper ascoltare la voce della società quando segnala un passo falso. Questi parlamentari si sono detti pronti a votare il nuovo disegno di legge del Presidente per ripristinare l’indipendenza dei guardiani anticorruzione e riguadagnare la fiducia dei cittadini [fonte: Ukrainska Pravda].
 

Gli avvertimenti e i sospiri di sollievo dei partner occidentali

La vicenda ha ovviamente suscitato forte eco sul piano internazionale, preoccupando i partner occidentali proprio mentre l’Ucraina cerca di avanzare nel suo percorso europeo. Già il 21 luglio, all’indomani delle maxi-perquisizioni contro il NABU, gli ambasciatori dei Paesi G7 a Kyiv avevano espresso seria preoccupazione per le azioni dell’SBU, annunciando di voler sollevare la questione ai massimi livelli di governo [fonte: Reuters]. Nelle capitali europee si è temuto che Kyiv potesse deviare dagli impegni di riforma e buon governo assunti come condizione per l’ingresso nell’Unione Europea. Alcuni partner hanno usato parole molto chiare: “Abbiamo detto al presidente Zelenskyy che la cosa peggiore, in questo momento, sarebbe rinunciare alla lotta contro la corruzione. Gli ucraini stanno combattendo per uno Stato onesto ed europeo”, ha dichiarato il Ministro degli Esteri polacco Radosław Sikorski, confermando di aver messo in guardia Kyiv sugli effetti disastrosi di un arretramento in materia di anticorruzione [fonte: Ukrainska Pravda].

L’annuncio della pronta retromarcia di Zelenskyy, col coinvolgimento di esperti europei nella soluzione, è stato dunque accolto con sollievo dalle cancellerie alleate. Già il 24 luglio la Commissione UE ha elogiato la volontà delle autorità ucraine di risolvere la situazione riguardante il NABU e la SAPO [fonte: Ukrainska Pravda]. Nelle ore seguenti, vari rappresentanti occidentali hanno sottolineato l’importanza di mantenere indipendenti gli organi anticorruzione come pietra angolare delle riforme di Kyiv. In un momento in cui l’Ucraina chiede di iniziare i negoziati di adesione all’Unione Europea, la vicenda ha ricordato che la fiducia internazionale dipende anche dal rispetto degli standard democratici interni. “Il lavoro degli organi anticorruzione indipendenti è un requisito chiave sul cammino europeo dell’Ucraina”, ha ribadito la Commissione, lasciando intendere che qualsiasi passo indietro su questo fronte avrebbe messo a repentaglio progressi e aiuti futuri [fonte: Euromaidan Press, Ukrainska Pravda].
 

La democrazia partecipativa come prassi quotidiana e non solo come principio astratto

In definitiva, la crisi politica innescata dalla legge n. 12414 sembra avviarsi a una soluzione grazie alla combinazione di pressione popolare interna, con i cittadini disposti a difendere lo stato di diritto anche sotto le bombe russe, e di pressioni esterne da parte dei partner occidentali. La società civile ucraina ha dimostrato ancora una volta di essere vigile e matura, inviando un messaggio chiaro ai propri governanti: la sicurezza nazionale non può essere invocata come pretesto per sacrificare principi democratici e conquiste anti-corruzione. Come ha osservato un deputato, “la forza della democrazia è che la società ha una voce, e i politici devono ascoltarla” [fonte: Ukrainska Pravda].

Soprattutto la stampa ucraina anglofona ha giocato un ruolo decisivo nel mantenere alta l’attenzione internazionale sulla crisi. Testate come The Kyiv Independent e Ukrainska Pravda non hanno esitato a denunciare pubblicamente l’attacco agli organi anticorruzione, parlando direttamente al pubblico europeo e ai partner dell’Ucraina. Una scelta consapevole, nonostante il rischio di strumentalizzazioni da parte della propaganda russa, che dimostra quanto la società civile ucraina consideri l’Europa non solo come una meta da raggiungere, ma come alleato attivo nel garantire che il governo resti vincolato agli standard democratici guadagnati.

Il Presidente Zelenskyy, dal canto suo, pur uscito parzialmente ammaccato da quella che in molti hanno definito “la sua prima vera crisi politica interna”, ha mostrato pragmatismo nel fare marcia indietro. La vicenda odierna, insomma, conferma che in Ucraina popolo e istituzioni sono impegnati in un delicato equilibrio: vincere la guerra senza tradire i valori per cui si sta combattendo. E finché i cittadini continueranno a vigilare attivamente sul patto democratico, nessuna minaccia russa, militare o infiltrata, potrà spezzare dall’interno la volontà di Kyiv di costruirsi come “un Paese onesto ed europeo”, per citare le parole del ministro polacco Sikorski [fonte: Ukrainska Pravda].
 

«Козак не боїться ні тьми, ні грому!»

“Il cosacco non teme né la tenebra né il tuono!”

 

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