La crisi del sistema sanitario ungherese: uno dei tanti sintomi della decadenza del regime di Orbán e del suo feudo

Estero

di Andrea Shlapak Distaso,

Verso la fine di novembre 2025, un padre ungherese ha portato il figlio di 11 mesi al pronto soccorso pediatrico dell’ospedale Szent János (San Giovanni Battista) di Budapest a seguito di un incidente domestico, riscontrando però che i locali erano privi di riscaldamento. Durante la visita, il bambino, in lacrime e con la testa contusa, è dovuto essere spogliato per la visita medica nonostante la stanza fosse gelida [fonte: index.hu].

Secondo il racconto del padre, «c’era una signora sulla settantina seduta coi piedi su uno sgabello, avvolta in un cappotto invernale fino al collo. Accanto a lei c’era l’assistente, anche lui imbacuccato, vicino a una stufa elettrica. Mi hanno detto: “Mi dispiace, ma non c’è il riscaldamento”. Incredibile: tutti avevano il cappotto indosso: il medico, io, l’assistente, tutti! E ovviamente il bambino andava, per forza di cose, spogliato» [fonte: index.hu]. Sconvolto da queste condizioni, l’uomo ha scritto quella stessa sera un messaggio privato su Facebook a Takács Péter, il Segretario di Stato ungherese per la Sanità, chiedendogli conto della mancanza di riscaldamento e “come potesse guardarsi allo specchio” dopo tale disservizio [fonte: telex.hu].

Con sua sorpresa, Takács ha risposto nel giro di poco tempo con un tono estremamente aggressivo. In un messaggio intriso di insulti e volgarità, l’alto funzionario ha difeso l’ospedale dichiarando che “qualsiasi attrezzatura può guastarsi” e ha apostrofato il padre dandogli dell’“idiota” per aver pensato che tale guasto fosse intenzionale. In particolare, Takács ha scritto: «Ecco come, cazzo: qualunque cosa venga utilizzata può rompersi! Se credi che per ordine di un qualche ‘imperatore’ Péter Magyar (si riferisce al volto principale dell’opposizione contro il governo Orbán) nulla si rompa mai, allora sei proprio un idiota!» [fonte: telex.hu].

La conversazione in chat è presto degenerata in uno scambio di accuse e giustificazioni, con un linguaggio scurrile da ambo le parti. Takács ha cercato di motivare la situazione sottolineando gli investimenti effettuati: «negli ultimi quattro anni sono stati spesi 30 miliardi (di fiorini ungheresi) in quell’ospedale e al Kútvölgyi», spiegando che era stato sostituito un sistema di riscaldamento vecchio di ben 130 anni, e che il guasto era emerso proprio quando il nuovo impianto è stato messo sotto carico elevato con l’arrivo del freddo. Ha insistito che “non stiamo di proposito facendo soffrire le famiglie con bambini piccoli” e ha augurato una pronta guarigione al figlio, che fortunatamente non aveva poi riportato conseguenze gravi. Ciò non è però bastato a placare gli animi: la discussione si è infatti chiusa con la constatazione che continuare la lite fosse inutile [fonte: telex.hu].

Il fallout mediatico, l’attacco di Takács e l’intervento dell’opposizione nel dibattito

Nei giorni successivi, il padre ha reso pubblico l’accaduto condividendo gli screenshot della chat con alcuni organi di stampa indipendenti. Ha anche rilasciato interviste, negando fermamente di essere spinto da motivazioni politiche: «Sono una persona qualunque, non simpatizzo per nessun partito politico. Ho scritto a Takács perché ho trovato incredibile quello che avevo visto in ospedale» [fonte: index.hu]. L’uomo ha voluto così smentire le insinuazioni che sarebbero arrivate di lì a poco dal governo.

Di fronte all’attenzione dei media per la vicenda, Takács Péter ha reagito pubblicamente con un post su Facebook il 2 dicembre, difendendo il proprio operato e attaccando il padre, definendo quest’ultimo come l’ennesimo «troll di Tisza (si riferisce al nuovo partito di opposizione), sobillato da Magyar Péter (fondatore di quest’ultimo)». Takács ha sostenuto di essere oggetto di una “provocazione architettata” contro di lui, affermando persino che costoro “si organizzano su Reddit” per bersagliarlo, e che già altri messaggi simili erano stati inviati anche ai suoi familiari. Riguardo alla sua risposta scomposta, il Segretario di Stato ha ammesso di aver usato “un tono più duro” con “uno di loro la tarda sera, quando mi ha accusato di rompere apposta il riscaldamento dei reparti pediatrici”, riconoscendo che il suo linguaggio è stato criticabile, “ma anche le molestie hanno un limite”. Ha dunque voluto dipingersi come il bersaglio di una campagna orchestrata, lamentando che “oggi contro un uomo di destra tutto è permesso, e se non ci si lascia attaccare e si reagisce invece alle accuse folli, allora si viene bacchettati e costoro fanno la parte della vittima. Il tutto in modo organizzato, per la gloria della tolleranza liberale” [fonte: telex.hu].

Successivamente, di fronte alle polemiche, Takács ha ritrattato la sua posizione, presentando delle scuse parziali. In un post seguente ha infatti chiesto scusa per lo “stile” della conversazione, pur ribadendo la sostanza delle proprie affermazioni e ricordando ancora una volta gli investimenti fatti per ammodernare l’impianto di riscaldamento dell’ospedale. Le sue scuse, giudicate tiepide, non hanno placato però le critiche. Magyar Péter, il leader del partito di opposizione Tisza citato più volte da Takács, ha dichiarato che “Takács ha umiliato i medici di base, ha umiliato gli infermieri, ha umiliato l’Ordine dei Medici Ungherese, e adesso persino il padre di un bambino ferito, il tutto con uno stile del tutto volgare”, invitando il Segretario di Stato a dimettersi. Takács ha poi replicato a sua volta in modo sprezzante, accusando Magyar di essere un “bugiardo doppio-giochista, che non ha mai fatto niente per nessuno” [fonte: index.hu].

Le disastrose condizioni del sistema sanitario ungherese e la dilagante peste della malagestione

L’episodio dadaista sopra descritto è sintomatico di problematiche più ampie che affliggono la sanità pubblica in Ungheria, dovute spesso a casi di totale negligenza da parte delle pubbliche istituzioni. Negli ultimi anni il sistema sanitario magiaro è infatti finito spesso sotto i riflettori per infrastrutture carenti, carenza di personale e insoddisfazione degli operatori, con ripercussioni sulla qualità dei servizi offerti.

Il caso del Szent János non è isolato. Sono infatti frequenti i guasti tecnici e i disservizi dovuti all’obsolescenza o all’inefficienza degli impianti: ad esempio, nel luglio 2024 l’ospedale Uzsoki Utcai di Budapest ha dovuto sospendere tutti gli interventi chirurgici dopo che il sistema di condizionamento si era rotto e la temperatura nelle sale operatorie era diventata insopportabile [fonte: Direkt36]. Non solo: si sono riscontrati anche problemi di tipo igienico-sanitari gravi. Un caso eclatante è accaduto all’ospedale Szent Imre di Budapest, dove nell’estate 2023 il pronto soccorso è stato temporaneamente chiuso a causa di un’infestazione di cimici da letto comparse in massa [fonte: Direkt36].

Episodi di infestazioni di insetti o sporcizia sono stati documentati anche altrove: nel 2025 un medico e deputato di opposizione, Kulja András del partito Tisza, ha diffuso video che mostrerebbero blatte negli ambienti dell’ospedale Péterfy Sándor di Budapest e sacchi di rifiuti sanitari infetti abbandonati nei corridoi, anche davanti al reparto nascite. La direzione dell’ospedale ha negato la veridicità delle immagini, sostenendo persino che “avrebbero potuto essere girate a casa di Kulja”, ma il caso ha suscitato comunque uno scandalo nazionale. Kulja ha poi rincarato la dose fornendo ulteriori prove visive di blatte che “brulicavano nei corridoi, nel cortile, nelle scale e nel seminterrato”, accusando il governo di “negare la realtà invece di intervenire” [fonte: Független Nemze].

Questi episodi rispecchiano in toto un’inchiesta condotta dal centro investigativo Direkt36 nel 2025 che rivela un quadro allarmante: dal 2020 ad oggi in Ungheria si sono verificati oltre 770 casi di chiusure temporanee di reparti ospedalieri o sospensioni di servizi, motivati da cause di ogni tipo, come guasti alle attrezzature, infestazioni o carenze di personale. Non si tratta di piccoli ospedali periferici, bensì di grandi ospedali centrali e policlinici, che hanno dovuto chiudere reparti critici come quelli di neurologia e di diagnostica radiologia TAC. I reparti di pediatria e ostetricia-ginecologia sono tra quelli che più frequentemente vengono chiusi a causa di carenza di medici e infermieri. Particolarmente colpiti risultano i maggiori ospedali pubblici di Budapest, tra cui proprio il Szent János.

Sempre secondo quanto riportato dall’inchiesta di Direkt36, le cause di queste criticità sono anni di sottofinanziamento e scarsa pianificazione. Già 15 anni fa, come anche dimostrato da documentazione interna, il governo era consapevole che molte strutture ospedaliere fossero vetuste e insostenibili, e che l’invecchiamento ed esodo del personale sanitario dal Paese avrebbe creato problemi, ma le riforme organiche sono mancate. Di conseguenza, oggi ci si trova a inseguire le emergenze: reparti che chiudono uno dopo l’altro e pazienti dirottati verso altri ospedali in affanno. Anche il finanziamento del sistema è in sofferenza: gli ospedali accumulano debiti cronici verso i fornitori. A marzo 2024 i debiti scaduti degli ospedali pubblici hanno raggiunto i 117 miliardi di fiorini ungheresi, ovvero circa 300 milioni di euro. Secondo il presidente dell’Associazione Ospedali Ungheresi, praticamente “quasi nessuna procedura medica è coperta da rimborsi sufficienti”, il che fa sì che gli ospedali operino in perdita costante e siano costretti a posticipare interventi e pagamenti ai fornitori. Questo sottofinanziamento cronico, aggravato dal caro energia e dall’inflazione nel Paese, si traduce in tagli e razionamenti di fatto: per esempio le liste d’attesa per interventi programmati sono divenute lunghissime, al punto che nel 2024 erano aumentate di 7000 pazienti all’anno e alcuni malati devono attendere fino a sei anni per un’operazione non urgente.

Quando la sanità rivela le crepe del potere, ma è al contempo un’opportunità di cambiamento per il Paese

A circa quattro mesi dalle elezioni previste per la primavera del 2026, il governo di Viktor Orbán e della sua maggioranza Fidesz si trova in una posizione critica. I sondaggi mostrano infatti un forte sorpasso del nuovo partito d’opposizione Tisza guidato da Péter Magyar, che tra i “decisi a votare” registra oltre il 50% delle preferenze contro poco più del 35-40% di Fidesz [fonte: Reuters]. Quel che rende significativa questa flessione non è solo il divario, ma la sensazione che, dopo decenni di dominio ininterrotto, la base sociale e politica del governo si stia una volta per tutte indebolendo. La stagnazione economica, l’inflazione elevata e le difficoltà strutturali del Paese contribuiscono a erodere la narrativa di stabilità su cui Orbán ha costruito il suo regime.

Il finale di questo articolo dunque non può essere che aperto: più che una conclusione definitiva, serve un invito a osservare il 2026 come una potenziale svolta per il Paese. Se Tisza dovesse capitalizzare un malessere diffuso, l’Ungheria potrebbe davvero segnare un punto di rottura. Se invece Fidesz dovesse riuscire a riorganizzarsi, il ciclo di repressione e impunità al potere nei seggi potrebbe riprendere. Sta ai cittadini magiari e all’opposizione decidere se quella che oggi appare come una crepa strutturale si trasformerà in una fessura definitiva in cui irrompere per cambiare il Paese.

Un ringraziamento particolare va al canale YouTube anglofono Kraut, che ha diffuso la notizia con un post il 3 dicembre 2025, offrendo all’associazione e al pubblico italiano una finestra sulle condizioni che sta attraversando il popolo ungherese. I video prodotti sono di alta qualità, e se ne consiglia vivamente la visione.

Tag: UngheriaOrbansistema sanitario nazionale

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