Il bilancio di quasi 30 anni
In questo periodo, la biotecnologia applicata alle piante ha permesso di ottenere raccolti più resistenti a malattie e insetti, più tolleranti alla siccità e, in certi casi, arricchiti di nutrienti essenziali come nel caso del Golden Rice, un riso capace di produrre beta carotene per combattere la carenza di vitamina A.
Come si valuta la sicurezza
Le valutazioni in termini di sicurezza seguono procedure severe, definite dal Codex Alimentarius e dal Protocollo di Cartagena, che prevedono analisi della stabilità genetica, possibili effetti allergenici o tossici, valore nutrizionale e impatto su organismi non bersaglio e ambiente.
In questi 3 decenni di controlli non è MAI stato dimostrato che un OGM approvato possa causare danni alla salute o all’ambiente.
Etichette e percezione pubblica
Molti Paesi impongono etichette che indicano la presenza di OGM negli alimenti. Questa informazione però non rivela nulla sulla effettiva sicurezza del prodotto: sapere che un alimento “contiene OGM” appare spesso come un avvertimento, mentre la dicitura “biologico” è spesso usata come sinonimo di sicurezza, nonostante non ci siano prove scientifiche a sostegno di questa tesi.
Tecniche e colture coinvolte
Dal 1994 al 2023 sono state approvate 386 varietà OGM, distinte ciascuna da una specifica modifica genetica, per uso alimentare, riguardanti specie come mais, soia, cotone, colza, patata, riso, melanzana, frumento.
Il trasferimento dei geni avviene spesso e volentieri grazie al plasmide ricombinato di Agrobacterium tumefaciens, oppure col cosiddetto “gene gun”, che introduce nella pianta delle “pallottole” d’oro o tungsteno ricoperte col DNA da inserire nella pianta.
Esempi di successo
Tra i casi più significativi troviamo il TELA maize (un mais resistente alla siccità e a parassiti devastanti come la Fall Armyworm), introdotto in Nigeria e in via di approvazione in Kenya; la melanzana Bt, coltivata con successo in Bangladesh e Filippine ma rifiutata in India per motivi politici; e la canola arricchita in omega-3, sviluppata in Australia come alternativa sostenibile all’olio di pesce.
Il ruolo delle normative internazionali
Il Codex Alimentarius stabilisce i criteri per la valutazione della sicurezza alimentare, mentre il Protocollo di Cartagena si concentra sulla protezione ambientale e sulla regolamentazione del commercio di organismi viventi modificati.
In molti Paesi africani, tuttavia, il Protocollo viene interpretato come un blocco totale agli OGM, anche in assenza di rischi provati, rallentando così l’adozione di soluzioni che potrebbero migliorare la sicurezza alimentare.
Una questione di percezione politica
Per Goodman, la resistenza agli OGM è alimentata soprattutto da motivazioni ideologiche, politiche e da campagne di disinformazione. In quasi trent’anni di utilizzo infatti non si è registrato un solo caso di danno attribuibile a un OGM approvato.
Rifiutare queste tecnologie significa rinunciare a strumenti capaci di ridurre l’uso di pesticidi, di migliorare la sostenibilità agricola e di garantire raccolti stabili in un contesto di cambiamenti climatici e crescita demografica.
Conclusioni
Gli OGM non sono intrinsecamente più rischiosi dei prodotti convenzionali o biologici. Le prove raccolte dimostrano che possono contribuire in modo significativo a fornire cibo sicuro e nutriente, riducendo l’impatto ambientale dell’agricoltura. Per questo, secondo Goodman, è tempo di superare le paure infondate e adottare regolamentazioni basate su dati scientifici, mettendo la biotecnologia al servizio della sicurezza alimentare mondiale.
