28 anni di OGM

STEM

di Francesco Lucà,

Dal 1995, anno di approvazione delle prime colture geneticamente modificate per uso commerciale, milioni di persone in tutto il mondo hanno cominciato a consumare alimenti (o utilizzato mangimi) derivati da OGM senza che sia mai stato riportato alcun danno alla salute umana o animale.

Il bilancio di quasi 30 anni

In questo periodo, la biotecnologia applicata alle piante ha permesso di ottenere raccolti più resistenti a malattie e insetti, più tolleranti alla siccità e, in certi casi, arricchiti di nutrienti essenziali come nel caso del Golden Rice, un riso capace di produrre beta carotene per combattere la carenza di vitamina A.

Come si valuta la sicurezza

Le valutazioni in termini di sicurezza seguono procedure severe, definite dal Codex Alimentarius e dal Protocollo di Cartagena, che prevedono analisi della stabilità genetica, possibili effetti allergenici o tossici, valore nutrizionale e impatto su organismi non bersaglio e ambiente.

In questi 3 decenni di controlli non è MAI stato dimostrato che un OGM approvato possa causare danni alla salute o all’ambiente.

Etichette e percezione pubblica

Molti Paesi impongono etichette che indicano la presenza di OGM negli alimenti. Questa informazione però non rivela nulla sulla effettiva sicurezza del prodotto: sapere che un alimento “contiene OGM” appare spesso come un avvertimento, mentre la dicitura “biologico” è spesso usata come sinonimo di sicurezza, nonostante non ci siano prove scientifiche a sostegno di questa tesi.

Tecniche e colture coinvolte

Dal 1994 al 2023 sono state approvate 386 varietà OGM, distinte ciascuna da una specifica modifica genetica, per uso alimentare, riguardanti specie come mais, soia, cotone, colza, patata, riso, melanzana, frumento.

Il trasferimento dei geni avviene spesso e volentieri  grazie al plasmide ricombinato di Agrobacterium tumefaciens, oppure col cosiddetto “gene gun”, che introduce nella pianta delle “pallottole” d’oro o tungsteno ricoperte col DNA da inserire nella pianta.

Esempi di successo

Tra i casi più significativi troviamo il TELA maize (un mais resistente alla siccità e a parassiti devastanti come la Fall Armyworm), introdotto in Nigeria e in via di approvazione in Kenya; la melanzana Bt, coltivata con successo in Bangladesh e Filippine ma rifiutata in India per motivi politici; e la canola arricchita in omega-3, sviluppata in Australia come alternativa sostenibile all’olio di pesce.

Il ruolo delle normative internazionali

Il Codex Alimentarius stabilisce i criteri per la valutazione della sicurezza alimentare, mentre il Protocollo di Cartagena si concentra sulla protezione ambientale e sulla regolamentazione del commercio di organismi viventi modificati.

In molti Paesi africani, tuttavia, il Protocollo viene interpretato come un blocco totale agli OGM, anche in assenza di rischi provati, rallentando così l’adozione di soluzioni che potrebbero migliorare la sicurezza alimentare.

Una questione di percezione politica

Per Goodman, la resistenza agli OGM è alimentata soprattutto da motivazioni ideologiche, politiche e da campagne di disinformazione. In quasi trent’anni di utilizzo infatti non si è registrato un solo caso di danno attribuibile a un OGM approvato.

Rifiutare queste tecnologie significa rinunciare a strumenti capaci di ridurre l’uso di pesticidi, di migliorare la sostenibilità agricola e di garantire raccolti stabili in un contesto di cambiamenti climatici e crescita demografica.

Conclusioni 

Gli OGM non sono intrinsecamente più rischiosi dei prodotti convenzionali o biologici. Le prove raccolte dimostrano che possono contribuire in modo significativo a fornire cibo sicuro e nutriente, riducendo l’impatto ambientale dell’agricoltura. Per questo, secondo Goodman, è tempo di superare le paure infondate e adottare regolamentazioni basate su dati scientifici, mettendo la biotecnologia al servizio della sicurezza alimentare mondiale.

Tag: OGMAgricolturacambiamento climatico

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