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Caldo record, piena stagione di festival, tropical malady, letture da spiaggia. Buon viaggio.

disco

A Tropical Enthropy

di Nick León
Uscita: 27/06/2025 | Genere: Electronic

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Immagina Miami come un caleidoscopio in continuo ribollire: A Tropical Enthropy è esattamente questo. Nick Leon traduce le notti mugugnanti della città in un flusso elettrico e, allo stesso tempo, minaccioso. Il dembow si mescola a ritmi afro-brasiliani, glitch e bassi profondi; suonano frontali ma fragili, come se un rave stesse collassando dentro uno studio di alta fedeltà.

La coincidenza di questo disco con delle spaventose ondate di calore mi ha sottoposto a meraviglia e ansia. Quello che inizialmente sembra un pop etnico diventa presto un meccanismo interno, una forma che instrada l’ascolto verso momenti di percussione pesante.

Le collaborazioni (Ela Minus, Erika de Casier) si integrano alla perfezione e donano vibrazioni aggiuntive all’interno del medesimo gesto stilistico. Ghost Orchid galleggia in un’aura liquida, Millennium Freak insiste con accelerazioni paranoiche e Hexxxus tira su un muro di bassi che sbattono ovunque. Il disco costruisce astutamente una tensione modulare decisamente più meditata di un semplice club record.

E poi c’è Broward Boy, una slide guitar che emerge fra la pioggia e la techno, un’interruzione sospesa che riconcilia città e natura. È un passaggio dolente, un sospiro in mezzo al vortice. A Tropical Enthropy cattura il disfacimento collettivo e personale, senza nostalgia né ottimismo consolatorio. È un viaggio un po’ minaccioso, a tratti groovy, sicuramente necessario per chi vuole esplorare una Tropicalia post-singolare. Un disco dalle mani sporche e il respiro caldo.


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Blush

di Kevin Abstract
Uscita: 27/06/2025 | Genere: Hip-Hop / Chamber-Pop / R&B

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​​​​​​Blush è Kevin Abstract che scrive se stesso su un foglio trasparente, una voce appena percettibile e un pool di collaboratori pronto a farla respirare attorno a lui. È l’antitesi delle hit rap, non c’è forzatura, né stereotipo. C’è un artista che si spacchetta davanti a te, urbano e camaleontico, duetti estemporanei, featuring di amici e creativi di Houston.

Il disco prende forma nella dimensione notturna della camera; beat lo-fi, sintetizzatori liquidi, drum-machine, chitarre da veranda. L’alchimia è spontanea, l’influenza di Kaytranada si percepisce nei bassi caldi, la malinconia di Frank Ocean emerge tra le pause, e il pop shoegaze si intreccia alla grande. Geezer, con Dominic Fike, suona come una storia condivisa tra amici in macchina, 97 Jag respira un’atmosfera analogica e soul, NOLA è letteralmente il featuring perfetto.

Ecco perché il disco assomiglia più ad un’allucinazione collettiva curata da Kevin Abstract. Inaspettatamente sono tornato ai tempi d’oro dei primi Brockhampton. Talenti emergenti e voci grosse (JPEGMAFIA, Danny Brown, Ameer Vann appunto ex Brockhampton). Il risultato è un patchwork intimo, a tratti impreciso, ma sempre sincero, una dichiarazione di indipendenza creativa.

Blush finisce come inizia, nel silenzio sospeso di una camera, lasciando un impulso di eco domestico. Eppure sfuma in un abbraccio tonico alla community che Kevin ha riunito. In un panorama pop in cui tutto è progettato per piacere, Blush ti spinge a guardare la crepa, la sbavatura, la sfumatura. E proprio in quella verità s’insinua la sua magia.


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Sedonis

di Merzbow
Uscita: 27/06/2025 | Genere: Noise / Experimental / Drone

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​​​​​​Sedonis è una lama. Merzbow è come il vino. Più invecchia, completate voi. 

In quattro tracce, Masami Akita ripercorre un universo già tracciato da Rainbow Electronics e Venereology, ma con uno sguardo nuovo: più nitido, più pieno, più devastante, come se l’esperienza e la rabbia non avessero ancora trovato il limite. 

È industriale ma vive, è caos ma ordina, è rabbia ma pensa. È quell’attimo in cui capisci che il corpo può ascoltare con i nervi, non solo con le orecchie.

E finisce con quel vuoto: nessuna dissolvenza gentile, nessuno scroll finale. C’è solo quel silenzio che segue dopo un crollo, il fischio, il suono può essere ferita e terapia assieme. Non è per tutti, ma chi lo approccia sa che la musica può essere pure questo: campo di battaglia, laboratorio di nervi affilati, ossessione ritmica. Sedonis non addomestica, ti domanda se ci stai, lì dentro, con la pelle scoperta.


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Virgin

di Lorde
Uscita: 27/06/2025  | Genere: Synth-Pop / Avant-Pop

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Un pò perplesso al primo ascolto, un disco onesto intellettualmente. Virgin si presenta come un incantesimo oscillo‑romantico che smantella con eleganza l’idea di pop immacolato. Lorde ha attraversato un buco nero, disturbi alimentari finiti sotto i riflettori, disfatta di un’immagine stereotipata, spinta verso territori di genere sempre più ambigui, e ha deciso di raccontarselo senza filtri. A New York, ha ritrovato se stessa, lontana dal calore di Solar Power, abbracciando synth squillanti, percussioni spezzate e un’onestà brutale, assistita da Jim‑E Stack.

Non c’è un crescendo da hitlist, ma un flusso insicuro e sincero. What Was That inciampa nel beat, Man of the Year si ferma prima di decollare, ma la tensione rimane sospesa nelle pause, nei silenzi, nei riverberi modulati.

La copertina a raggi X, con IUD e cintura, non è provocazione adolescenziale, ma gesto politico; un corpo esposto e interrotto, schermo per una narrativa che unisce tecnologia e corporeità. In questo senso Lorde non ride né parla al pubblico. Osserva, ti chiede come ti senti, se ti senti fluttuare come lei, se senti la terra muoversi sotto i piedi.

E non c’è catarsi finale. L’album si spegne su un fremito, una domanda lasciata a mezz’aria, come se Lorde ci invitasse a ripartire col respiro interrotto, non con il cuore in gola. E, se lo senti, sai che qualcosa in te è diventato più trasparente.

Stavo giusto riascoltando l’album per scrivere questo numero di OltreFrequenze e mi sono commosso allo scorrere di Current Affairs.


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Sky Record

di Dan English
Uscita: 27/06/2025 | Genere: Neo-Psychedelic / Avant-Folk

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Vengo a conoscenza di Dan English su “consiglio” indiretto di un membro dei caroline. Ora siamo qua e questo è un disco incredibile. Letteralmente sospeso tra sogno e realtà, ogni traccia è una stanza diversa in cui entri piano per riemergere trasformato. Dan English costruisce paesaggi sonori in chiaroscuro, dove synth dilatati, chitarre acustiche avvolgenti e loop ritmici si stratificano come riflessi nel cielo prima del temporale. C’è qualcosa del folktronico dei primi Animal Collective, della delicatezza contemplativa di Sufjan Stevens, ma anche un’impronta medievale moderna che richiama i giochi armonici di Mary Lattimore.

Le canzoni fluiscono senza interruzione, creando una sorta di fuga. Da playlist inattesa, Sky Record diventa stato d’animo, vasta e intima al tempo stesso.

Man mano che ti addentri, emergono dettagli: cori trattenuti, riverberi che somigliano a passi nel crepuscolo, contrappunti di campane che richiamano un’ambientazione ancestrale. Non c'è led-wall da concerto, è tutto fioca luce dietro tende grandi quanto il mondo. Il finale non proclama nulla, come se il cielo ti avesse risposto sussurrando.


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Self Titled

di Kae Tempest
Uscita: 04/07/25 | Genere: Spoken Word / Hip-Hop

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Con Self Titled, Kae Tempest si mette finalmente in gioco al 100%. Dopo anni di osservazione sul mondo, adesso sposta lo sguardo su di sé, con la stessa intensità che ha riservato a comunità, luoghi e politica. Le tracce, da I Stand On The Line a Sunshine On Catford, testimoniano una svolta privata e pubblica. Una persona non binaria che non solo racconta, ma incarna. La produzione di Fraser T. Smith ispessisce il tessuto, inserendo archi maestosi, ritmiche R&B, e momenti rivolti a un pop simil-Pet Shop Boys in Sunshine on Catford con Neil Tennant.

Temi pesanti come transphobia, crisi sanitaria, povertà urbana tornano con un’urgenza espressiva ovattata. Sono canzoni che ti prendono dritto al cuore, tra beat spigolosi e intimità. Know Yourself dialoga con la Tempest del passato, rimbaudiana e assurda, ma con pragmatismo nuovo. Tra citazioni metateatrali e cuori svelati, Kae Tempest riesce a trasformare la propria fragilità in lingua collettiva, tessuta di rabbia e bellezza intensa.

Sul finale, Breathe chiude le cose in solitaria, senza applausi. È una traccia che respira su sé stessa, libera da aspettative. E mentre la melodia fluisce, rimane la sensazione che qualcosa abbia iniziato a cambiare davvero. Self Titled non è un disco ideologico, ma un punto di arrivo che suona come una dichiarazione d’amore per la comunità, per il sé, per il futuro.

 


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Crashing waves dance to the rhythm set by the broadcast journalist revealing the tragedies of the day

di Charbel Haber, Nicolás Jaar and Sary Moussa
Uscita: 04/07/2025 | Genere: Electroacoustic / Ambient / Experimental

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Beirut, agosto 2024: tre artisti in studio, una tragicità fuori campo, una drammaturgia sonora in presa diretta. Un documento che ti appoggia addosso quanto un film muto. Chitarra e clarinetto dialogano a distanza, il processing di Moussa li riapre dentro un presente di cronaca. 

In Parte dilatato, in parte rituale. I primi 20 minuti ti spostano dentro il respiro granuloso dei musicisti. Poi, come in un crescendo cinematografico, la tensione sale; non verso la bellezza, ma verso l’urgenza. Micro-passaggi s’incastrano, rumori di cronaca si infilano, fratture emotive si amplificano. Non c’è cura, c’è ascolto attivo. 

Il risultato è un live in studio con una sceneggiatura dispersa. Non accade nulla ma succede tutto. Loudspeaker che ricreano i rumori delle strade, delle sirene, delle notizie recapitolate senza colore. Crashing waves… suona come se la fine fosse già in atto, come se il mare stesse divorando la città mentre i musicisti raccontano, attimo per attimo, cosa resta in piedi.

Chiudere questo disco non serve. L’idea è che resti aperto, come una ferita da cui non si possa distogliere lo sguardo. Se la musica può diventare cronaca, allora suona così. Instabile, fragile, invincibile come un’onda che non chiede permesso.

 


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Only Frozen Sky Anyway

di Jonathan Richman
Uscita: 04/07/2025 | Genere: Indie-Folk

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Partire da Jonathan Richman nel 2025 significa concedersi un viaggio biografico leggero ma intriso di ironia, come un diario scritto a mano nella sala prove della tua adolescenza. Only Frozen Sky Anyway riflette con grazia disarmata la maturità di chi ha già vissuto. Musica semplice, lineare, spesso solo chitarra e voce, quel suono distante che sembra venire da un ventricolo del cuore.

Il disco si apre con un brano titolato come il disco, una risposta all’appello di presenza (I Was Just a Piece of Frozen Sky Anyway), che non suona come giustificazione, ma come uno stato dell’essere. C’è la filosofia della canzone pop mescolata all’essenzialità di un cantautore che sfonda la formattazione radiofonica. In Night Fever prende in prestito i Bee Gees e li trasforma in Lou Reed minore, ironico e tenero. The Dog Star sembra un’istantanea: un avviso affettivo e non consolatorio. 

Sull’onda del minimalismo, Richman si mostra senza filtri. Nessuna partita di registrazione: bassiums di Jerry Harrison, tamboura etnica, chitarra pura, e niente fronzoli. Il disco finisce con I Am The Sky, un minuto scarno che racchiude tutto. Un senso di dovuta circolarità, ironia lieve, malinconia interna. Un colpo di tosse poetico firmato Paramahansa Yogananda. Non un climax, ma una piccola firma su un diario, ecco come sono andate le cose, e va bene così.


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Yowzers

di Ben LaMar Gay
Uscita: 06/07/2025 | Genere: Experimental-Jazz

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Immagina un cerchio di musicisti che si guardano negli occhi e decidono di suonare le proprie radici proprio dove si incontrano e scontrano. Yowzers di Ben LaMar Gay è un rito di quartetto — cornetta, tuba, chitarra, batteria e una voce che racconta l’America (e molto di più) come se fosse la sua pelle. Non una registrazione patinata, ma un'istantanea di un momento vivo, dove ogni respiro conta.

Ci sono riferimenti espliciti a leggende americane (John, John Henry), ma smontati e rimontati dentro beat e fiati urlati, come se avessero riscritto la storia per farla muovere in avanti, ora. Il piano minimale di Breezy, i fiati che barcollano in The Glorification Of Small Victories, la cornetta distorta e ispida: elementi che sembrano stonature finché capisci che è il loro respiro che li unisce.

A ogni ascolto ti accorgi che Yowzers è un'invenzione corale, lo schema tematico di blues, gospel, samba e hip-hop si espande in tempo reale, grazie a una scrittura liquida che lascia spazio al caos, alla improvvisazione, alla commedia svitata. È un Paese inventato ad ogni giro, e ti trovi a voler restare. 

 


OltreFrequenze

La rubrica che vi porterà alla scoperta dei migliori nuovi album, selezionati per accompagnare la vostra quotidianità e offrirvi il meglio della scena musicale. A cura di Giacomo Solari

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