Il campo di concentramento russo di Chernihiv in Ucraina.

Si parte da un seminterrato in cui, il primo giorno dell'occupazione, i russi radunarono e stiparono tutti gli abitanti fatti prigionieri. C'erano quasi 400 persone per 170 mq. Più di 2 persone per metro quadrato...

Tymofiy Mylovanov, che presiede a Kiev la School of economics già ministro dell’economia ucraino dal 2019-2020 nonché associate professor presso l’Università di Pittsburgh, ha visitato il villaggio di Chernihiv che i russi avevano trasformato in campo di concentramento.

Traduco, riassumo e riporto di seguito quanto da lui documentato.

Tymofiy ha ascoltato i sopravvissuti per ore tra l’incredulità e lo sgomento per la situazione inenarrabile che i media non sono capaci di riportare rendendo giustizia a ciò che è successo.

Si parte da un seminterrato in cui, il primo giorno dell'occupazione, i russi radunarono e stiparono tutti gli abitanti fatti prigionieri. C'erano quasi 400 persone per 170 mq. Più di 2 persone per metro quadrato.

Sono rimasti lì per un mese. Per incutere terrore e bloccare qualsiasi resistenza il primo giorno di controllo hanno ucciso subito circa 10 persone. Sulle pareti del seminterrato ci sono numeri di persone tenute in una stanza.

In una delle foto che ho allegato si può constatare questa evidenza, in particolare si può leggere che in quell’ambiente c'erano 35 persone con 8 bambini. Alle persone era concesso uscire dal seminterrato per i propri bisogni fisiologici una volta al giorno di mattina. Nella fila che si formava i russi, in più di qualche occasione, sparavano con un mortaio per divertimento.

Nella foto con la porta verde venivano messi i neonati.

Il più giovane aveva un mese e mezzo. Le persone più anziane avevano 80 anni. Ai prigionieri è stato obbligato trasferirli in questo seminterrato.
Tutti quelli che avevano più di 80 anni morirono lì durante quel mese.

All'ingresso si legge: “Attenzione, bambini!

I più anziani sono morti per carenza di ossigeno dopo essere impazziti tra le urla morivano nel corso della nottata. E i loro vicini li portavano semplicemente in un forno crematorio allestito di fortuna (kochegarka).

Nella speranza di poter riuscire a respirare le persone si avvicinavano alle pareti, più vicino all'acqua che gocciolava su di esse. La gente sentiva che lì c'era più ossigeno.

Si è fatto fatica a rompere il silenzio dovuto allo shock ma poi i sopravvissuti hanno cominciato a raccontare e le loro parole sono state tutte incise e registrate su nastro.

Certi dettagli sono mostruosi. Dopo un po' smettono di parlare ma ringraziano chi li ha ascoltati. Una signora di 76 anni ha detto che ora si sente meglio dopo aver raccontato quanto le è successo ma ha anche detto che avrebbe preferito morire se avesse saputo cosa avrebbe dovuto affrontare.

È stato chiesto alle persone il perché pensano che i russi lo abbiano fatto ma l’unica risposta plausibile è stata quella di poterli usare come protezione contro l'esercito ucraino.

I russi hanno utilizzato i bambini davanti all'edificio come scudo umano quando i droni ucraini erano nelle vicinanze.

Queste persone trasmettono emozioni molto diverse dalle persone di Kherson. C'è la sensazione di qualcosa di cupo.

Quando è stato detto loro che “almeno adesso è finita” la risposta è stata sempre la stessa “ma ci sono tante persone che sono ancora prigioniere”.

Ecco perché è ancora più importante liberare tutti i territori ucraini.

Non è solo più una questione di territorio ma è anche necessario soverchiare un’occupazione che sta obbligando ad un destino simile altri esseri umani.

E se prima questa verità era solo una voce, un pensiero, un timore oggi è una realtà provata dai fatti.

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