Bici, cicli, monopattini e Stato in carriola

La proposta di legge per il nuovo codice della strada, con la stretta in particolare su monopattini, è l’ennesima schifezza di uno Stato paternalista che decide arbitrariamente e senza confrontarsi con i dati reali, di limitare la libertà dei cittadini.

Al di là del fatto che saremmo l'unico Paese in EU a introdurre una normativa così restrittiva, non si tiene assolutamente conto di quanto possa andare ad incidere sui costi della pubblica amministrazione un registro apposito per la gestione di targhe e altri orpelli su questa categoria di locomozione.

Una cosa che non è giustificabile in relazione al rischio/beneficio.

Per esempio, se di monopattini si parla, gli stessi hanno causato un'incidenza sul numero di vittime inferiore alle bici elettriche (i monopattini elettrici causano 1 vittima ogni 233 incidenti mentre le bici elettriche 1 ogni 53 incidenti).

Per chi fosse interessato ad avere comunque una copertura assicurativa, i mezzi non targati e i danni a terzi da relativa circolazione degli stessi, è già assicurabile con prestazione in "automatico" nelle polizze di RC del capofamiglia, volontariamente sottoscrivibili e che offrono una tutela molto più ampia del rischio in generale.

Se la copertura un domani sarà specifica non credo che poche decine di euro saranno sufficienti.

Il casco è consigliabile, obbligatorio solo in alcuni Stati europei e per fasce di età "deboli" (inferiori ai 12 anni fino ai 18).

In nessuno Stato, invece, per la bicicletta lo è e mi chiedo, renderlo un obbligo aumenterebbe realmente il numero di chi lo usa rispetto a chi già lo fa?

In Italia il comparto "ciclo" genera un volume d’affari di circa 3 miliardi di euro mentre i sinistri da circolazione hanno un trend nettamente in discesa negli ultiim 15 anni, un trend che è frutto di una maggior informazione ed educazione stradale su cui si dovrebbe continuare a puntare soprattuto per mezzi che sono, per così dire, di nuova concezione senza rischiare invece di andare, con provvedimenti simili, contro la diffusione della bicicletta che rischia invece di penalizzare tutto il suddetto comparto.

Il provvedimento, se non inutile non sarebbe, dati alla mano, prioritario per esempio rispetto ad una riduzione del limite di velocità in città da 50km/h a 30Km/h che ha dimostrato di ridurre la mortalità di circa 6 volte eppure, guarda caso, questo fattore non è stato nemmeno considerato (e non sto dicendo neanche che sarei favorevole).

Concludo 'sto pippone ricordando che esistono già leggi sui requisiti minimi a cui dovrebbero sottostare per esempio i cicli tipo catarinfrangenti, fanaleria, segnalatore acustico, doppio impianto frenante e anche frecce ma non mi risulta che ai ciclisti su bici sportive da strada venga impedito di circolare e poi, quante delle bici oggi in circolazione ad oggi rispettano tutte queste disposizioni?

Alla fine il tutto rischia probabilmente di trasformarsi nell'ennesima situazione dove la legge c’è ma che in pochi rispetteranno e che nessuno controllerà.

Si procurerà l'ennesimo colpo economico somministrato a danno dei cittadini, tradotto in costi di varia natura che andranno contro il naturale evolversi della circolazione moderna, sottovalutando l'importanza della divulgazione alla corretta educazione stradale e della realizzazione di infrastrutture (piste ciclabili ecc..) adatte a queste nuove tendenze per lo spostamento personale che in Europa sono incentivate e favorite, mentre in Italia vengono di fatto osteggiate.

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