Poteva andare peggio? Meglio se avesse piovuto

A quasi 1 anno dall’insediamento facciamo un breve e, purtroppo, non esaustivo riepilogo della politica del governo Meloni

Young Frankenstein (Marty Feldman as Igor). Flickr/Tom Margie. Licenza CC BY-SA 2.0

1) Senza risorse
Il governo non ha soldi per mantenere nemmeno una delle promesse elettorali; addirittura non ha cassa neanche per mantenere i pochi decreti in materia economica. Il taglio (ma sarebbe meglio dire la spuntatina) del cuneo fiscale, 2,9 miliardi fra luglio e dicembre 2023, al momento non è rifinanziabile se non con debito aggiuntivo. Le agevolazioni in bolletta introdotte con un piccolo scostamento di bilancio di 4 miliardi sono state assorbite dal rallentamento del ciclo economico. Il programma di emissioni di titoli di Stato (oltre 500 miliardi fra roll over e nuovo debito) è già al limite della sostenibilità e si muove senza il salvagente degli acquisti della Banca Centrale con uno spread che già supera di una trentina di punti base quello della vituperata Grecia.

2) Nuove tasse
La tassa sugli extraprofitti è semplicemente demenziale. Lo dicono gli operatori finanziari, lo dice la BCE e lo dice il buon senso. Come altre misure da strilloni (lotta all’evasione, colpire la speculazione, abolire la povertà) serve giusto il tempo che i quotidiani vi dedichino la prima pagina: il problema resta lì e con esso il principio di realtà.

3) Immigrazione
Il governo che prometteva il blocco navale e le frontiere ripulite si trova ad affrontare la più grande ondata migratoria dai tempi della nave Vlora carica di albanesi nel 1991. Salvini, il più incompetente ministro che si sia mai visto sul globo terracqueo, dà la colpa a un misterioso complotto contro il governo italiano da parte di quelli che questo governo lo temevano. Erano ad esempio terrorizzati da questo governo l’uragano Daniel e le placche tettoniche africana ed euroasiatica che si sono scontrate generando un devastante terremoto in Marocco.

Morale: lungi dall’affrontare un fenomeno inarrestabile e millenario con la cooperazione europea, la destra di governo, che ha sempre evitato di partecipare ai vertici per il superamento del Trattato di Dublino, è rimasta sola.
Intanto la situazione a Lampedusa è disperata.

4) Il rapporti diplomatici con la Commissione
Dai banchi dei ministri si attacca il commissario Gentiloni perché fa bene il suo lavoro e non fa favori all’Italia. E’ il frutto di una mentalità parassitaria e provinciale in cui si aspetta il favore dell’amico dell’amico per sistemare con l’inganno ciò che non si può sistemare con la competenza.
Ieri Ursula Von Del Leyen ha annunciato il ritorno con un ruolo istituzionale di Mario Draghi. Subito Giorgia Meloni si è fatta avanti con la mano elemosinante protesa: “ci tratterà con riguardo”. Fra poco il governo dovrà concordare con la Commissione il Draft Budgetary Plan che anticiperà la Legge di Bilancio. Attaccare un commissario alla vigilia di un esame ha un che di romantico.

5) L’inflazione
La squadra di Giorgia Meloni, per lo più composta da parenti e affini, è riuscita pure ad attaccare la Banca Centrale Europea per una delle poche decisioni sensate che si sono viste negli ultimi anni, e cioè l’aumento dei tassi d’interesse per contenere e ridurre l’inflazione. Poi, quando l’inflazione ha iniziato a scendere, se ne è assunta inopinatamente il merito.

6) La schiavitù da propaganda
Siamo gli unici in Unione che si ostinano a non ratificare il MES sui salvataggi bancari. Neanche loro sanno perché non ratificare il MES che darebbe un po’ di sollievo ad un sistema interbancario esposto all’andamento del ciclo economico. Ma l’autoschiavismo delle promesse insensate val bene un suicidio: la coerenza!

7) Le regole fiscali
Il nuovo Patto di Stabilità proposto dalla Commissione non decolla esposto allo sciocco ricatto meloniano “volete il PSC, cancellate il MES”. Quando il 31 dicembre arriverà varranno le vecchie regole del Fiscal Compact. Un caro amico di Liberi Oltre qualche anno fa descrisse così la situazione: “fate come vi dico o mi faccio esplodere”.

8) Il PNRR
II PNRR non procede. Gli investimenti, la parte core del NGEU sono fermi. La rata di giugno è stata ottenuta con un taglio e una ridefinizione del piano ma ci sono 103 fra milestones ed obiettivi da raggiungere per fine anno.

9) Le dismissioni
La vendita di ITA, dopo decenni di mala gestio di Alitalia e 14 miliardi dei contribuenti volatilizzati, si è arenata perché il governo non "ha capito" le domande della Commissione. Comico.

10) La congiuntura
Il ciclo economico rallenta, l'economia cresce dello 0 virgola, la Germania da cui dipende buona parte della nostra industria manifatturiera è in recessione. Le già scarse risorse con questa congiuntura rischiano di diventare scarsissime.

 

Le cose fatte
Però il governo ha mostrato reattività e prontezza di spirito quando ha affrontato i pericoli alla convivenza civile e alla tenuta dell’ordine costituito rappresentati dai rave party; ha organizzato un consiglio dei ministri a Cutro dopo la tragedia nel mar Ionio; non si è lasciato intimorire dalle richieste di aiuti dei sindaci romagnoli dopo le alluvioni di primavera.

Forse ingannata dal cap al prezzo del gas di draghiana memoria (era sbagliato anche quello come dimostrato dai fatti) ha inventato un cap al caro voli per le isole e agli algoritmi che adeguano i prezzi in base alla domanda.
Morale: Ryan Air annuncia un taglio dei voli creando scarsità e quindi aumento dei prezzi.

In tema di prezzi come non ricordare l’invenzione del prezzo medio dei carburanti esposto su tutta la rete stradale. Prima i gestori si facevano la guerra a suon di sconti e al limite i prezzi erano uniformi per microaree e strade provinciali; oggi sono uniformati verso l’alto a quelli praticati sulla rete autostradale.

In questo quadro sconfortante Meloni pensa bene di rinsaldare a colpi di sorrisi lascivi il suo rapporto con Orban preannunciando la difesa nientepocodimenoche di Dio. Salvini fa lingua in bocca con la plurisconfitta Marine Le Pen in vista delle europee.

Lo scopo è chiaro: compattare l’elettorato più becero in contrapposizione ai risultati disastrosi del governo.

Ieri Luigi Marattin ha fatto alla camera un magnifico intervento. L’unica cosa con cui sono in disaccordo è il passaggio in cui descrive gli italiani come un popolo di non scemi. Mi spiace, forse non sono scemi ma neanche tanto intelligenti. Se fossero intelligenti non ci sarebbero questi qui a governare.

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