Operazione Spiderweb: from Ukraine with love

Immagine elaborata tramite AI FreePik da V. Barbiero

Estero

di Carlo Ferruzzi,

Nella data di domenica 1° giugno 2025, il Servizio di Sicurezza dell’Ucraina (SBU), cioè la principale agenzia di intelligence interna del governo di Kyiv, ha condotto con successo l’operazione Spiderweb (ragnatela) che ha visto l’utilizzo di droni per un attacco contro la flotta di bombardieri strategici russi in sosta in cinque diversi aeroporti militari in territorio russo. Partendo da una ricostruzione di ciò che è successo (1) (2), questo articolo offre alcune riflessioni su ciò che questo avvenimento comporti per l’Ucraina, la Russia e gli equilibri di guerra.

Ricostruzione degli eventi

Dopo diciotto mesi di preparazione, in data domenica 1° giugno 2025, l’SBU ha utilizzato 117 droni FPV (3) per attaccare cinque basi aeree in territorio russo: Olenya, nell’oblast di Murmansk, relativamente vicino al confine con Finlandia e Norvegia; Ivanovo, nell’omonimo oblast a nordest di Mosca; Dyagilevo, nell’oblast di Ryazan, a sudest di Mosca; Belaya, nell’oblast di Irkutsk, in piena Siberia; e infine Ukrainka, nell’oblast di Amur, confinante con la Cina. Le prime quattro basi di questa lista sono state colpite con successo e il Ministero della Difesa russo ha confermato tentativi di un attacco anche ad Ukrainka, dove però non ci sono prove di danni (4). Secondo alcune fonti, il totale degli armamenti infiltrati in territorio russo dall’SBU ammontava a 150 droni e 300 munizioni non specificate(5) (6).

L’operazione si è basata sull’adozione di tecnologie e modalità relativamente semplici ma altrettanto ingegnose. I droni sono infatti stati trasportati vicino alle basi russe con dei camion portacontainer russi, guidati da russi, ignari della vera natura del carico che stavano trasportando. I container in questione sono stati costruiti per apparire in tutto e per tutto come delle cabine di legno, i cui tetti però celavano delle sezioni cave dalle quali sono poi decollati i droni. Più precisamente, dopo aver dato istruzione ai conducenti dei camion di parcheggiare i veicoli in aree adiacenti gli aeroporti, l’SBU ha azionato da remoto un meccanismo che ha fatto aprire i tetti delle cabine di legno. Secondo l’agenzia d’intelligence ucraina, i bersagli colpiti sono 41 in totale e comprendono quattro velivoli: il TU-95MS (7), il TU-22M3 (8), il TU-160 (9) e l’A-50 (10). Il think tank statunitense Center for Strategic & International Studies spiega (11) che i tre modelli di Tupolev sono parte integrante dell’arsenale di lungo raggio convenzionale e nucleare della flotta russa, usati ingentemente contro l’Ucraina per il lancio di missili da crociera quali il Kh-55, il Kh-555, il Kh-101/102, e il Kh-22. L’A-50 è invece un velivolo AWACS (12) fondamentale per la conduzione di operazioni aeree sia offensive che difensive, di cui però la Russia dispone in quantità molto limitata, si parla di meno di dieci unità, e il cui costo è stimato in circa 350 milioni di USD (13)

Secondo l’SBU l’operazione è così riuscita a disabilitare il 34% della flotta aerea russa, con il totale dei danni stimato attorno ai sette miliardi di USD (14). Tuttavia, è possibile se non probabile che queste cifre si rivelino parzialmente inesatte, per cui si dovrà attendere la conferma tramite prove, presumibilmente fotografiche, per giungere a conclusioni definitive. Ad ora pare che solo tredici bersagli siano stati confermati tramite l’analisi di intelligence open-source (15) (16).

 

Basi aeree russe prese di mira dall’operazione speciale ucraina “Spiderweb”. Fonte: United24

Le implicazioni

Innanzitutto, l’operazione Spiderweb è stata un esempio eclatante di quello che in gergo tecnico viene chiamato intelligence failure, cioè un fallimento d’intelligence da parte della Russia, che è stata incapace di intercettare i movimenti ucraini all’interno dei propri confini, per ben diciotto mesi secondo quanto detto dall’SBU. Per giunta, l’Ucraina ha rincarato la dose dichiarando anche che la sede di coordinamento dell’operazione era adiacente al quartier generale dell’FSB, la controparte russa dell’SBU, in quella regione (17). L’incompetenza dei servizi russi non è in realtà una novità, dimostrata durante lo stesso lancio dell’invasione dell’Ucraina, per la quale avevano previsto l’intera conquista del paese in dieci giorni (18)

Specularmente, l’operazione è un brillante successo politico, militare e d’intelligence per Kyiv, che ha saputo sfruttare un principio base della guerra, quello del combattimento asimmetrico, a proprio vantaggio. Uno dei principali errori di ragionamento commesso dai filorussi è di ritenere che la vittoria della Russia sia inevitabile e imminente in quanto Mosca detiene un notevole vantaggio quantitativo in termini di risorse economiche ed umane. Sebbene sia vero che la quantità sia essa stessa una qualità, dare per scontato che il “più grosso” vinca è una banale fallacia logica ed è altrettanto vero che se David sa combattere, Golia può perdere. Del resto, come conflitti passati insegnano, quali ad esempio la Guerra del Vietnam e la Global War on Terror in Afghanistan, l’impiego di tecniche di combattimento irregolari, imboscate, ordigni esplosivi improvvisati e in generale tecnologie e tattiche economiche ma ingegnose e ben applicate possono comunque mettere in seria difficoltà un avversario che gode di un netto vantaggio sia in termini militari che di risorse economiche. L’operazione Spiderweb è l’ennesima prova di questa dinamica, in cui l’Ucraina è riuscita a utilizzare le proprie competenze d’intelligence e alcune decide di droni dal costo di poche migliaia di dollari (19) per danneggiare o addirittura distruggere velivoli da svariate centinaia di milioni di dollari ciascuno. Pertanto, anche se il numero finale di obiettivi colpiti restasse a quota tredici, l’operazione rimarrebbe comunque un successo notevole.

Da un punto di vista strettamente militare, gli ucraini sono stati particolarmente ingegnosi nell’individuare i droni come la tecnologia dalla quale i russi non sarebbero stati pronti a difendersi. Immagini satellitari del 20 maggio scorso mostrano infatti la presenza di misure difensive passive nelle cinque basi che poi sono state attaccate (20), principalmente l’uso di sagome di aerei dipinte sull’asfalto e il posizionamento di copertoni sopra la fusoliera e le ali degli effettivi velivoli. Entrambe queste misure sono volte a disturbare o confondere i sistemi d’arma che si basano sulla temperatura, lo spazio e le immagini come criterio di riconoscimento, come i missili balistici. È un approccio sensato vista la distanza dal fronte delle basi, che ha evidentemente portato i russi a presumere che, in caso di attacco, l’arma utilizzata sarebbe con ogni probabilità stata una a lungo raggio, e non dei piccoli quadrirotori con pochi chilometri di autonomia. Il detto però insegna che in amore e in guerra tutto è possibile e sottovalutare degli scenari, non importa quanto improbabili, è un errore che può costare caro. La dura lezione impartita a Mosca ne è la prova. 

Un altro motivo per cui l’operazione è degna di nota è che, secondo fonti ucraine, i droni sono stati addestrati e parzialmente controllati da intelligenza artificiale (21). Le analisi del CSIS (22) e di altri fonti (23) confermano l’utilizzo di sistemi AI per la stabilizzazione del volo e il puntamento dei droni sotto la supervisione di piloti umani. Lo CSIS specifica che il collegamento con questi ultimi è avvenuto tramite la rete 4G/LTE con il software open-source ArduPilot, capace di garantire stabilità e controllo di volo anche in caso di ritardo o perdita di segnale, installato su computer single-board (come Raspberry Pi) connessi a modem LTE e normali webcam per la visione dell’operatore.

Avendo appurato il genio militare e d’intelligence degli ucraini, è il momento di passare a quelle che sono le considerazioni politiche del caso. Uno dei primi quesiti sollevati all’interno del dibattito pubblico è: gli alleati di Kyiv erano al corrente dell’operazione durante la sua preparazione? Se sì, è possibile che abbiano assistito in alcun modo? 

Qualora la risposta fosse che l’Ucraina ha condiviso i piani di Spiderweb con i propri alleati, o che addirittura abbia ricevuto aiuto nella preparazione e/o nell’esecuzione, l’osservazione da fare sarebbe che, al di là delle parole, l’occidente rimane un partner fondamentale della causa ucraina e che nonostante le dichiarazioni discutibili, per usare un eufemismo, di alcuni governi apparentemente filorussi, l’occidente è tutto sommato unito nel voler contrastare l’imperialismo russo.

Da quanto emerso finora sembra però che la risposta sia no, per cui la conclusione da trarre è che a discapito di quanto venga detto dai suoi detrattori, l’Ucraina è in grado di condurre operazioni, anche molto complesse e richiedenti un elevato livello di professionalità, per difendersi dall’invasore russo. È palese che Kyiv non abbia alcuna intenzione di arrendersi, indipendentemente da ciò che i suoi alleati decidono di fare, continuando a combattere sinché necessario, in ogni modo possibile. A ulteriore riprova di ciò, è notizia dell’ultim’ora che l’SBU abbia appena condotto un’altra operazione a sorpresa (24), stavolta facendo saltare alcune cariche esplosive sul Ponte di Kerch, costruito dalla Russia per connettere il suo territorio alla Crimea, illegalmente annessa nel 2014. Ciò detto, il governo ucraino ha comunque mostrato più volte apertura a negoziare un cessate il fuoco, che di certo non ha intenzione di approcciare da una posizione di debolezza, con i fatti qui discussi che ne dimostrano le capacità per farlo.

Infine, l’operazione Spiderweb è l’ennesima prova che le cosiddette linee rosse da non superare per provocare l’ira nucleare di Mosca sono sostanzialmente un bluff. Stavolta la Russia ha subito un duro colpo contro la sua flotta di bombardieri strategici, con ripercussioni negative per la sua capacità di mantenere un’efficace triade nucleare, ma è più che ragionevole pensare che non siamo all’alba di un conflitto nucleare che Mosca stessa è ben lungi dal provocare. Sarebbe tuttavia ingenuo non aspettarsi una risposta russa e conoscendo l’assoluta assenza di apprezzamento per i più basici valori morali e per la vita umana da parte del Cremlino, è possibile che quest’ultimo scagli un violento attacco contro l’Ucraina e la sua popolazione civile in un prossimo futuro. 

È per questo motivo che l’invito a supportare le donne e gli uomini ucraini che stanno combattendo e che si sacrificano non solo in nome della loro libertà, ma anche di quella europea, rimane sempre un atto dovuto di umanità e gratitudine.

Slava Ukraini!

Tag: guerra in UcrainaRussiaUcrainabasi militariSpiderweb

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