L'odio per l'occidente esiste? Sì, ma è soprattutto una moda occidentale. Ed è sbagliata.

“Il mondo non ama l'Occidente" – cliché (mantra, si direbbe) ripetuto nell’ennesimo articolo capzioso pubblicato ieri nel contesto delle ennesime puntualizzazioni anch’esse capziose in merito alla illegittima invasione dell’Ucraina da parte della Russia. La frase passa relativamente in secondo piano, perché non è (solo) quello il punto dell’articolo, ma non dovrebbe.
 

Il motivo è profondo, oserei dire culturale, ormai mainstream (in occidente, paradossalmente) e martellante da diverse decadi. Il refrain secondo cui i mali del mondo essere tutti riconducibili a pessime condotte occidentali. Il mondo odierebbe l'occidente, le disuguaglianze sono figlie dell'occidente, le guerre sono riconducibili sempre e comunque a politiche occidentali, e anche laddove sia praticamente impossibile sostenere questa tesi (esempio eclatante è proprio la guerra in Ucraina), ci va infilato a forza qualche peccato originale ed errore strategico occidentale.

L'occidente in generale e gli US in particolare di errori da farsi perdonare ne ha sicuramente una lunga lista. Guerra di Corea, Vietnam, Afghanistan, Iraq sono fra gli esempi che nel dibattito di oggi ricorrono frequentemente, non a torto. L'occidente ha anche una sua sfera di influenza geopolitica nella quale imbarca e ha imbarcato alleanze e cooperazioni pelose e/o operato scelte non limpide (vedasi Saudi e Libia, fra le altre numerose). Tuttavia…

Da dove nasce, effettivamente, questa cialtronata ideologica, che andrebbe definita chiacchera da bar se non fosse una tendenza trasversale agli schieramenti politici? Un aspetto saliente della psicologia individuale e di massa consiste nel percepire in maniera estremamente più intensa le notizie e le emozioni negative rispetto a quelle positive. È un fenomeno noto su cui il giornalismo gioca da sempre, ma che diventa particolarmente pernicioso quando una narrativa sbagliata, spinta da propaganda più o meno in malafede, si fa strada nell'immaginario collettivo, radicandovisi. Questa fenomenologia ha a mio avviso provocato il nascere e lo svilupparsi dell’insopportabile cliché antioccidentale. Un luogo comune che nasce soprattutto a sinistra nel XX secolo, più o meno dagli anni ’60 in avanti, progressivamente si estende a destra, e radicandosi negli anni riemerge con fastidiosa puntualità allo scoppio di ogni crisi geopolitica, aprioristicamente e al netto delle considerazioni critiche nel merito.

Ecco alcuni fatti che dovremmo ripeterci tutti i giorni davanti allo specchio.


Fatto: le istituzioni occidentali sono le più solide, eque ed inclusive che la razza umana abbia mai conosciuto. Da ripetere: che abbia mai conosciuto. Non si contano i luoghi, nel mondo, in cui non possiamo dire, pensare o agire come vogliamo. Non si contano le pseudo-democrazie o le plateali dittature. Se vogliamo offrire una definizione che connoti realmente l’occidente, potremmo partire da qui: è quel posto dove non ti licenziano / arrestano / squartano se non ti piace il governo, sei gay, o sei membro di un’associazione e/o di un partito di minoranza. Ed è lo stesso posto che pur garantendoti queste libertà, ti permette addirittura di sostenere apertamente che ti facciano schifo, fintanto che non cerchi di negarle agli altri.

Fatto: da quando gli standard socioeconomici occidentali si sono affermati nei paesi che li hanno adottati, il tenore di vita e la ricchezza medie sono aumentati esponenzialmente ed hanno continuato nei secoli, nonostante le crisi economiche, le guerre, le carestie (che pure non si sono interrotte, dal 1800 ad oggi). La ricchezza che abbiamo: parliamone. Ne abbiamo in quantità smisurate e facciamo finta di non averne, così possiamo ammantarci di falsa onestà intellettuale quando critichiamo il capitalismo. Il capitalismo, questo pessimo sistema socioeconomico (ormai una parolaccia, secondo molti, completamente a torto) che osa farci vivere benissimo e offrirci la libertà di criticarlo in continuazione. Benché il tema delle disuguaglianze non sia secondario e permangano aree di profondo disagio sociale, basta confrontare tutti gli indici di sviluppo occidentali con quelli del resto del mondo per comprendere rapidamente in che triangolazione geopolitica e temporale fortunatissima ci siamo trovati a vivere. Nei 12.000 anni di esistenza della razza umana e nei 4 miliardi di esistenza del pianeta, il track record storico e preistorico indica chiaramente che nessuna specie animale o popolazione umana ha mai vissuto bene come noi “occidentali”. In occidente la ricchezza è alla portata della maggioranza della popolazione, e a morire di fame è la più striminzita minoranza della popolazione on record: 2/100k in Francia, peggiore performance in Europa, 46/100k in Somalia, e anche in questo caso (un failed state fra i peggiori al mondo) siamo alla metà delle statistiche del 1990 (fonte). Ulteriori metriche non lasciano spazio di manovra ad alcun dubbio: aspettativa di vita alla nascita, istruzione, reddito pro-capite, etc. etc. etc. Non è MAI esistito, nella storia dell'umanità, un sistema in cui così tanti abbiano avuto così tanto, abbiano potuto vivere senza preoccuparsi quotidianamente di morire di fame, abbiano potuto sviluppare le proprie potenzialità e contribuire alla crescita collettiva.

Fatto: l'occidente vanta uno sviluppo tecnologico, figlio dell'impianto istituzionale ed economico di cui sopra, che ha avviato un circolo virtuoso di ricchezza e benessere auto-alimentatosi. Senza andare a ripescare troppi dati e troppi dettagli - anche se dovremmo: il salario medio in USA, sottolineo USA, nel 1800 era di 2-3 dollari al giorno -, pensiamo a quello che è successo nel settore tech negli ultimi 30 anni. Quanta gente, vedendo il primo video pixellato su Quicktime nel 1998, avrebbe scommesso che il cittadino medio nel 2022 avrebbe girato con uno smartphone (a tutti gli effetti un mini-computer, salvo il fatto che è molto più potente di quelli dell’epoca) in tasca? Io mi ricordo quel momento come fosse ieri: pensai stupidamente che quella tecnologia non sarebbe andata da nessuna parte. Quanta gente avrebbe scommesso che ci saremmo ordinati un pasto, controllato investimenti, spostato soldi sui conti correnti, organizzato corsi, prenotato un taxi con lo stesso messo? Quanti posti di lavoro in più e quanti consumi in meno sono stati creati con queste tecnologie? Paragrafo a parte meritererebbe il discorso climate change: chi vorrebbe risolverlo senza l’impianto economico e tecnologico figli del capitalismo probabilmente ha bisogno di tornare sui libri. Delle scuole medie.


Fatto: lo "stile di vita" occidentale, talmente odiato da essere imitato e contaminato da tutti “gli altri” (ancora, con le dovute generalizzazioni del caso). Esempio che mi ha colpito come pochissimi altri: uno dei concerti più affollati che la storia ricordi fu il Monsters of Rock 1991 a Mosca. In un URSS in procinto di crollare, i Metallica suonarono "Creeping Death" di fronte ad un oceano di più di un milione di persone letteralmente impazzite. Quanti prodotti, quanta musica, quanto stile di vita occidentale venivano contrabbandati in ex-URSS? La moda occidentale, a sua volta sostenuta e guidata da quello sviluppo socioeconomico di cui sopra, è tuttora la più imitata, seguita e amplificata al mondo. È anche quella che più si apre e si presta a contaminazioni interessanti, banalmente perché esistono le condizioni strutturali per farlo. Non è un caso che fenomeni social di massa come TikTok e Instagram siano letteralmente assaltati da influencer e content creators provenienti da tutti gli angoli del globo. In Russia ci sono le sanzioni? Controllate i vostri influencer russi preferiti su TikTok, Instagram e, senza ipocritamente prenderci in giro, Onlyfans. Hanno tutti o quasi bypassato il ban russo. Probabilmente qualcuno non li ha avvertiti che l’occidente va odiato.

E infine, fatto: a qualsiasi alternativa all’occidente mancano tutte o buona parte delle caratteristiche di cui sopra. La popolazione ne è contenta? Ai dati sull’immigrazione e sugli indici socioeconomici l’ardua sentenza (spoiler alert: no).

È pertanto assai discutibile che il mondo non ami l’occidente. Non si può né si deve, in una discussione intellettualmente onesta e precisa, esimere l’occidente da critiche quando sbaglia: l’occidente è culturalmente forte anche per questo. Ma un conto è la critica circostanziata e precisa a fatti, persone e azioni… un altro sono le generalizzazioni pelose, le false equivalente, gli slogan propagandistici dettati da ignoranza o (peggio) da malafede. Non esiste alcuna contraddizione nell’essere stati fortemente critici nei confronti degli USA per l’invasione dell’Iraq nel 2003 ed essere fortemente critici nei confronti della Russia per l’invasione dell’Ucraina oggi. Esiste, al contrario, una enorme contraddizione a sostenere che il mondo ci odia per un’invasione che non abbiamo provocato, da parte di una dittatore / terrorista a cui ne abbiamo lasciate passare anche troppe, e che viola qualsiasi principio della filosofia e della cultura occidentale a cui apparteniamo.

 
Il mondo non ama l’Occidente? Direi che l’Occidente di motivi per farsi amare ne ha tanti, decisamente più di tutte le alternative, e che diversi indicatori puntino nella direzione diametralmente opposta. La realtà dei fatti è che spesso l’occidente è amato o, alla peggio, invidiato, e in quest’ultimo caso chi lo fa spesso non riesce a capacitarsi del perché quelle istituzioni, quell’impianto sociopolitico, quel progresso tecnologico e quel benessere non riesca ad ottenerli a forza di violenza e repressione. I dittatori al potere oggi sono una causa persa, ma gli occidentali che l’occidente non lo amano (per moda o per convenienza, a seconda dei casi) forse dovrebbero domandarsi se non siano loro stessi “wannabe” dittatori.

In caso contrario, ripasso di storia e geografia caldamente consigliati.

Indietro
  • Condividi