Vivo sull’acqua, vivo di acqua

L’acqua è un bene comune e un capitale naturale collettivo quindi per noi “esseri umani” risulta una “battaglia non-violenta” necessaria quella di rendere quell’asticella il più visibile possibile.

E se le mille bolle blu fossero blu per effetto di coloranti nocivi? E se il divieto di balneazione venisse tolto considerando solo lo 0,001% di microorganismi presenti e nocivi? Un bagno nel plutonio lo faresti con il sorriso sulle labbra? 
Prendo spunto da un articolo uscito il 26 agosto di un paio di anni fa sul Fatto Quotidiano scritto da Pietro Mecarozzi e dall’intervento sull’argomento “acqua e fanghi” di Gea Volpe ingegnere idrico, in occasione di una delle diffuse/seminari promosse da Eumans con Marco Cappato e Andrea Salinbeni. 
Parlavamo di acqua, della sua importanza, ben noto a tutti, e della sua poca cura! Si, si ha poca cura dell’acqua. Ricordo bene, durante il mio periodo universitario, di aver partecipato in occasione di un laboratorio di chimica, alla “titolazione” di alcune delle acque in commercio, evito di spiegarvi il metodo ed evito di sottoporvi dati,  numeri e codici assolutamente noiosi e incomprensibili, mi preme però farvi sapere che la maggior parte delle acque in commercio non solo non sono sicure ma sono per di più dannose.
Nell’articolo si parlava di “troppa chimica” non quella che fa scaturire la passione ma quella che mixa in un mortale cocktail pesticidi, nitrati, fertilizzanti e antibiotico (quelli usati negli allevamenti intensivi). Questo cocktail noi ce lo beviamo in scioltezza, ghiaccio e limone ogni singolo giorno! 
Do I numeri, in tutti i sensi:

  • 95 mila i cittadini sottoposti a bio monitoraggio 
  • 58% le falde in buono stato (quindi poco più della metà) 
  • 20 milioni ripeto MILIONI di italiani riforniti dalle acque del Po 
  • 350 mila persone in Veneto contaminate da PFAS

Ho fatto una veloce ricerca e ad occhi sgranati ho scoperto: PFAS “acidi perfluoroacrilici” categoria tensioattivi utilizzati fin dal 1950. Ora è bene fare un rapido ripasso sul tema: “chimica/influenza/organismo”
L’organismo umano non è in grado di metabolizzare ed eliminare questi tensioattivi, anzi tende ad accumularli, questi poi si legano alle proteine del sangue recuperate durante la filtrazione renale rimanendo così in circolo per lungo tempo. Altro dato, servono dalle 72 (se va bene) ore fino a 14,7 anni per dimezzare la presenza nel sangue di PFAS, chiaro? Dimezzare non eliminare!
Ma cosa causa questo livello chimico nel sangue? Se ti va bene ipercolesterolemia, tiroiditi e problemi al fegato o reni, se va male tumori ai testicoli o mammella fino alla morte, e non si tratta di un drammatico scenario descritto dal classico foglietto illustrativo di un banalissimo medicinale antinfiammatorio. 
Da nord a sud Italia la situazione è allarmante:

  • Inadeguata conoscenza?
  • Monitoraggio scarso?
  • Incapacità a far fronte velocemente al problema? 

I problemi evidenziati sono molti, da una politica che non tiene conto di corretti sgravi fiscali, ad un ritorno a soluzioni che tengano conto di una risorsa e una ricchezza indiscussa nel nostro paese quale il “turismo”, fino a problematiche più tecniche quali: collettori non funzionanti, pompe di scorta non esistenti, depuratori non funzionanti, scarichi di fanghi non correttamente depurati. 
Ce ne parla chiaramente Gea Volpe
Gli scarichi reflui trattati devono sottostare a limiti normativi che si basano su determinati agenti, questi limiti non considerano la qualità dell’asta fluviale (per motivi naturali e di cambiamento climatico/ambientale i punti di scarico non trattati sono aumentati) non correttamente monitorata. 

La legge non prende in considerazione nel decretare il grado di balneabilità di alcuni microorganismi nocivi, si controlla per lo più la carica batterica di E.coli, ma molti metalli pesanti (plutonio), che si sono perfettamente adattati,  non vengono evidenziati e non influiscono sull’asticella “rischio idrogeologico” o meglio “acqua contaminata” 
L’acqua è un bene comune e un capitale naturale collettivo quindi per noi “esseri umani” risulta una “battaglia non-violenta” necessaria quella di rendere quell’asticella il più visibile possibile. 
La proposta è di sottolineare non solo le concentrazioni di ognuno di quegli elementi chimici, che prese singolarmente risultano sotto i limiti, ma calcolarne la sommatoria che crea un impatto altrimenti non considerato. Migliorare la raccolta naturale delle acque nei comuni con un corretto controllo dei filtri per le microplastiche. 

Regolamentare tutto con maggiore attenzione e influire su un corretto utilizzo dell’acqua e su una miglior consapevolezza della sua importanza. 
Ricordiamoci tutti che la magia di questa nostra terra è contenuta nell’acqua. 
 

 

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