Recentemente il giornalista dell’Economist Tom Gardner si è recato a Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana (CAR), in cerca del gruppo Wagner, l’organizzazione paramilitare russa divenuta celebre per il suo fondatore Yevgeny Prigozhin. Prigozhin nell’estate del 2023 aveva condotto un ammutinamento contro il presidente Vladimir Putin, azione che gli era costata la vita in un misterioso incidente aereo poco dopo.
Il gruppo Wagner è presente nella CAR dal 2018, paese dove è riuscito a testare con grande successo l’efficacia delle sue tattiche politico-militari. Dopo la morte di Prigozhin, si pensava che le operazioni del gruppo Wagner si sarebbero ridimensionate o addirittura interrotte. Lo stato russo ha deciso infatti di prendere il controllo delle attività del gruppo nel continente africano, dandogli il nuovo nome di “Africa Corps”. Sotto questa nuova etichetta, i miliziani dell’ex Wagner hanno subito diverse perdite, come accaduto lo scorso luglio in uno scontro con i ribelli separatisti in Mali. Eppure nella Repubblica Centrafricana il gruppo ha mantenuto la denominazione Wagner e la sua presenza appare più forte che mai.
Dietro il successo del gruppo Wagner nella CAR c’è la figura di Dmitri Sytyi, ex braccio destro di Prigozhin. Secondo un report dell’ong Global Initiative Against Transnational Organized Crime, l’attività di Sytyi continua sotto l’attenta supervisione di Denis Pavlov, un agente dell’intelligence russa. I mercenari ora infatti agiscono sotto un più saldo controllo dello stato russo, che vuole evitare la nascita di nuovi Prigozhin. Il mantenimento del nome Wagner nella Repubblica Centrafricana sarebbe quindi solo una precisa scelta politica dell’apparato statale russo, che ha l’obiettivo di sfruttare l’influenza e la notorietà guadagnata dal vecchio brand di Prigozhin.
Con la crescita del gruppo Wagner, la Repubblica Centrafricana è diventata sempre meno accogliente nei confronti degli occidentali. Diversi giornalisti sono stati arrestati, e una legge contro gli “agenti stranieri” di ispirazione russa è attualmente in fase di lavorazione. Addirittura qualche anno fa tre giornalisti russi, che stavano indagando sulle attività di Wagner nella CAR, sono stati uccisi.
Il gruppo paramilitare sta inoltre costruendo nel paese una base per ospitare circa 10 mila truppe entro il 2030, un progetto che preoccupa i diplomatici occidentali. Si teme infatti che questa base possa rappresentare il punto di lancio per espandere l’influenza russa in tutto il continente, a partire dal Congo e dal Sahel, regione di enorme interesse strategico.
Per molti abitanti della CAR invece la Russia non ha solo salvato il governo del presidente centrafricano Touadéra dalle forze ribelli, ma ha salvato l’intera nazione.
Non avevamo niente. Eravamo tagliati fuori da tutto. Perfino i francesi ci hanno abbandonato. Ma i russi hanno combattenti forti. Loro sono gli unici che ci hanno aiutato.
ha raccontato un giovane soldato dell’esercito nazionale a Tom Gardner.
Come segno di gratitudine, la Repubblica Centrafricana ha adottato il russo come terza lingua ufficiale, dopo il francese e il sango. Attualmente gli studenti universitari seguono corsi obbligatori di russo, e si pianifica di estenderne l’insegnamento anche alle scuole primarie e secondarie. Nel centro di Bangui è stato eretto perfino un monumento in onore dei caduti del gruppo Wagner, adornato con molti bouquet di fiori in memoria di Prigozhin.
Non tutti però approvano l’operato dei mercenari. Ali Ousmane, un influente sceicco dell’area musulmana di Bangui, ha spiegato a Gardner che i mercenari si sono uniti alle forze di sicurezza statali per colpire le comunità musulmane considerate ostili al regime. Per Ousmane la nuova stabilità di Bangui è stata ottenuta a un prezzo troppo alto (1).
Nelle zone rurali del paese molti la pensano allo stesso modo. Tra il 2020 e il 2023, secondo diversi osservatori e gruppi per i diritti umani, centinaia di persone sono state uccise in raid condotti dal gruppo Wagner. Interi villaggi sono stati saccheggiati e numerose giovani donne hanno dichiarato di essere state stuprate dai “soldati bianchi” del gruppo.
Nel frattempo diverse migliaia di combattenti locali, tra cui ex-ribelli, si sono uniti a Wagner, diventando noti come “Black Russians”.
Dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel 2022, la competizione tra la Russia e le potenze occidentali nel continente africano si è riaccesa. Le operazioni di influenza e le campagne di disinformazione portate avanti dai russi nella Repubblica Centrafricana si sono diffuse in tutta la regione. Nel 2023 l’Africa Centre for Strategic Studies, un think-tank interno al dipartimento di difesa americano, ha segnalato che la Russia sta cercando di minare la democrazia in più di 24 paesi africani.
In risposta, Stati Uniti, Francia e Unione Europea stanno contestualmente cercando di instaurare legami con il governo della Repubblica Centrafricana. Nel 2023 l’amministrazione americana ha cercato di estromettere il gruppo Wagner dalla CAR offrendo al governo del paese i servizi della Bancroft Global Development, una società privata di sicurezza americana. Tuttavia l’accordo è naufragato a causa delle furiose proteste portate avanti dai mercenari russi (1).
Nel 2024 invece il presidente francese Emmanuel Macron ha siglato con il presidente centrafricano Touadéra un accordo per ristabilire gradualmente relazioni bilaterali più strette tra i due paesi. Touadéra in quell’occasione è riuscito anche a ottenere un impegno per nuovi aiuti economici francesi nella CAR.
Maxime Balalou, ministro della comunicazione della CAR, ha spiegato a Gardner che il suo paese si trova al centro di una guerra geopolitica. Ma la linea del governo centrafricano non è quella di schierarsi con una delle due parti. Per Balalou solo rifiutando di partecipare al gioco delle grandi potenze la Repubblica Centrafricana può trarre dei guadagni.
È in quest’ottica che bisogna leggere la scelta del presidente Touadéra di istituire il Bataillon d’intervention rapide (BIR), un battaglione addestrato dal Ruanda e non dal gruppo Wagner. Il BIR è visto come un tentativo di ribilanciare i rapporti con i partner internazionali, riducendo la dipendenza dalla Russia e garantendo maggiore controllo e indipendenza al governo centrafricano (2).
Conclusione
Il futuro degli equilibri politico-strategici della Repubblica Centrafricana rimane quindi incerto. Ma contro ogni previsione, è probabile che il gruppo Wagner continui a giocare un ruolo cruciale all’interno della CAR anche nei prossimi anni.
