L’Indonesia alle urne il 14 febbraio: un paese che ha un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro.

Il 14 febbraio 2024 in Indonesia si svolgeranno simultaneamente le elezioni presidenziali, regionali ed amministrative a vari livelli.

L'Indonesia, o Repubblica d'Indonesia, è uno Stato arcipelago composto da più di 17.500 isole suddiviso amministrativamente in 38 province. Vanta il quarto posto nella classifica dei paesi più popolosi al mondo con circa 270 milioni di abitanti, dopo India, Cina e Stati Uniti. Inoltre è il paese più popoloso a maggioranza musulmana. La sua capitale è Giacarta, situata sull’isola di Giava.

Si tratta di una Repubblica Democratica Presidenziale, in cui vige un sistema multipartitico ed una separazione dei poteri garantita dalla costituzione del 1945.

Il potere esecutivo è gestito dal Presidente, dal suo Vice-Presidente e dal Gabinetto. È solo dal 2004 che il Presidente ed il Vice-Presidente vengono eletti direttamente dalla popolazione, in quanto precedentemente tale compito era affidato all’Istituzione principale della Repubblica d’Indonesia, ovvero l’Assemblea Consultiva del Popolo (MPR). La durata della presidenza è di 5anni con un limite massimo di 2 mandati.

Il potere legislativo è gestito dalla su-menzionata Assemblea Consultiva del Popolo, la quale, sempre dal 2004, è transitata da un sistema uni-camerale ad uno bi-camerale. È composta da una camera bassa, dotata delle funzioni principali e che ha il potere di approvare Leggi, denominata Camera dei Rappresentanti del Popolo e che conta 575 membri; e da una camera alta, il Consiglio Rappresentativo Regionale, che conta 136 membri e non ha potere legislativo, seppur possa presentare dei Disegni di Legge, esprime le proprie opinioni e partecipa alle discussioni. Ad ogni modo i disegni di Legge necessitano di un’approvazionecongiunta della Camera dei Rappresentanti del Popolo e del Presidente, il quale gode in ultimo del potere di veto e della possibilità di emanare Decreti Presidenziali.

Il potere giudiziario è indipendente e le sue principali istituzioni sono la Corte Suprema e la Corte Costituzionale.

Questo piccolo e doveroso inquadramento si rende necessario in quanto l’Indonesia è sovente denominata come “la più grande democrazia del sud-est asiatico”. Di fatti, sulla carta, lo è. Il paese ha compiuto enormi passi in avanti nel tentativo di lasciarsi alle spalle un periodo trentennale di dittatura del generale Suharto (descritto come il grande Dhalang, burattinaio) che a partire dalla metà degli anni ’60 si è macchiato costantemente di crimini contro i diritti umani, instaurando un modus operandi noto come KKK (corruzione, collusione e nepotismo).

L’eredità di tale struttura sociale ancora pesa ed è palpabile nella società indonesiana, tant’è che essa viene definita una democrazia, ma secondo un approccio “minimalista”, ovvero tenendo conto più della forma delle istituzioni che del loro effettivo risultato nell’attuazione delle politiche. Una democrazia imperfetta insomma. Ma quale democrazia, in fin dei conti, non lo è? Lungi dal giudicare, non si può comunque non constatare la presenza di partiti cartello, di un rilevante tasso di corruzione e dell’ingombrante peso della politica e del nepotismo negli affari. Oltretutto la società civile non ha modo di controllare il potere militare.
In tale quadro, un tris di candidati, ciascuno dei quali in coppia con il proprio Vice, è in corsa per la successione di Joko “Jokowi” Widodo, il popolarissimo Presidente uscente che ha esercitato per 2 mandati consecutivi:

Prabowo Subianto, attuale Ministro della Difesa del governo dal 2019 e leader del partito di destra nazionalista Gerindra, tenta la sua terza candidatura alla presidenza dopo aver perso nelle tornate elettorali del 2014 e 2019 contro Jokowi. Personaggio controverso per il suo passato nelle forze speciali (Kopassus) e per il suo presunto ruolo in alcune operazioni “poco trasparenti” nella questione di Timor Est, la sua figura è altresì legata al generale Suharto avendone sposato la figlia più giovane. Stando ai recenti sondaggi, Prabowo è il favorito con un distacco di circa il 20%. Interessante notare come, a dispetto del suo passato e dei suoi legami familiari elitari, egli sia riuscito a trasformare la sua immagine durante la campagna elettorale grazie all’uso dei social tanto da essere percepito come un simpatico 73enne che balla ai comizi elettorali e che viene apprezzato dalle nuove generazioni di elettori. In coppia con Prabowo per il ruolo di Vice-Presidente è candidato il 36enne Gibran Rakabuming Raka, il figlio maggiore del Presidente uscente Jowoki. Gibran è sindaco di Surakarta dal 2020, posizione ricoperta in precedenza anche da suo padre. La sua candidatura è stata resa possibile grazie ad un parere favorevole della Corte Costituzionale  (della quale il cognato di Jowoki è giudice capo) che ha abolito il precedente limite minimo di età di 40 anni per l’eleggibilità a tale carica. Una decisione che ha sollevato non pochi dubbi circa il tentativo del Presidente uscente Jokowi di voler esercitare un’influenza oltre il suo mandato e di  voler creare una dinastia politica elitaria in Indonesia. Tutto ciò sembra tuttavia non aver intaccato in maniera significativa la sua popolarità.

Ganjar Pranowo, con un passato da giurista ed ex-governatore della popolosa provincia di Giava Centrale, è supportato dal partito al Governo dell’attuale Presidente Jowoki, il PDI-P. Di origini umili come Prabowo, Ganjar è tuttavia un outsider della casta politica e militare indonesiana ed è per questo supportato dalle classi sociali meno abbienti. Con un orientamento politico di sinistra, Ganjar conta sulla sua popolarità sui social e tra le giovani generazioni per vincere questa tornata elettorale. Tuttavia si è assistito ad un repentino calo nei sondaggi a seguito della sua decisione di supportare l’esclusione di Israele dalla coppa mondiale di calcio Under-20 che ha portato la FIFA a decidere di non tenere più l’evento in Indonesia. In coppia con Ganjar per il ruolo di Vice-Presidente è candidato l’attuale Ministro per il Coordinamento degli Affari Politici, Legali e della Sicurezza Mohammad Mahfud Mahmodin, anche noto come Mahfud MD. Egli è ampiamente rispettato dall’opinione pubblica grazie alla sua precedente carriera da giudice della Corte Costituzionale, durante la quale si è schierato con decisione e schiettezza contro la corruzione. Il suo ruolo nella tornata elettorale al fianco di Ganjar garantisce stabilità al candidato presidente e potrebbe inoltre attirare voti preziosi dall’associazione islamica Nahdlatul Ulama.

Anies Baswedan, Governatore di Giacarta dal 2017 al 2022, è stato apprezzato per il suo operato durante la Pandemia da Covid-19, seppur gli si contesti una gestione inefficace delle alluvioni ricorrenti nella capitale. La sua ascesa nel 2017 è stata controversa, in quanto avrebbe accettato l'appoggio di gruppi islamisti dalla linea dura. Non è membro di alcun partito politico, ma gode del supporto del PKS, un partito islamico conservatore di opposizione, del Nas-Dem, attualmente nella coalizione di Governo, ed il PKB, anch’esso nazionalista di matrice islamica che si ispira ai pankasila(i 5 principi). In coppia con Anies per il ruolo di Vice-Presidente è candidato Muhaimin Iskandar, anche noto come Cak Imin, attuale leader del partito PKB, ex-Ministro del Lavoro dal 2014 al 2019 e Vicepresidente della Camera dei Rappresentanti del Popolo dal 2019. Vanta forti legami con il Nahdlatul Ulama ed è parente di Abdurrahman Wahid, ex-Presidente e leader religioso molto rispettato.

In quella che sarà la più grande tornata elettorale giornaliera a livello mondiale, circa 205 milioni di elettori sceglieranno su cinque schede: l'accoppiata presidenziale e vice-presidenziale, i legislatori a livello nazionale, provinciale e di reggenza e un senatore regionale per il Parlamento nazionale. Gli elettori avranno a disposizione una finestra di sei ore per esprimere il proprio voto.

L'Indonesia ha tre fusi orari e i primi seggi, nella parte orientale, si apriranno alle 22:00 GMT del 13 febbraio, per poi chiudersi alle 06:00 GMT del 14 febbraio. Le cabine elettorali saranno sorvegliate da funzionari elettorali, membri del partito e osservatori indipendenti per evitare manipolazioni.

I partiti politici hanno una soglia di sbarramento del 4%, mentre un candidato presidenziale necessita di più del 50% dei voti complessivi e di almeno il 20% dei voti in più della metà delle province del Paese per vincere. In caso di non raggiungimento di tali soglie, a giugno si terrà un ballottaggio tra i due candidati con il maggior numero di voti.

Il prossimo presidente entrerà in carica a ottobre.

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