La Settimana Economica | n. 51/2025

Economia

di Viktorio Todorov,

La terza settimana di dicembre si conclude con debolezza e incertezza macroeconomica americana e divisione interna europea.

Negli Stati Uniti la disoccupazione sale al massimo da quattro anni, mentre il rallentamento del mercato del lavoro è reso più difficile da interpretare dalla scarsa qualità dei dati post shutdown, che distorce anche la lettura di un’inflazione solo apparentemente in calo. In questo contesto, Donald Trump tenta in North Carolina di rilanciare una narrativa economica più ottimistica, in contrasto con i numeri più recenti.

In Europa prevale lo stallo politico. Falliscono sia il confronto sull’uso degli asset russi congelati sia l’intesa sul Mercosur, frenate da resistenze interne. Christine Lagarde ribadisce che l’economia dell’area euro si trova in una fase “buona”, ma la BCE rimane data dependent. In Germania la produzione industriale mostra segnali di recupero, mentre la fiducia dei consumatori rimane debole. Nel Regno Unito l’inflazione rallenta e i tassi scendono, ma la politica fiscale continua a pesare sull’economia.

In Asia, il Giappone registra un aumento delle esportazioni e avvia una svolta monetaria con il rialzo dei tassi. Situazione opposta in Russia, dove i tassi vengono ridotti a fronte di un’economia in rallentamento e inflazione ancora persistente. Il Canada, infine, riesce a mantenere l’inflazione sotto controllo, mostrando una tenuta relativa nel quadro globale.

INDICATORI MACROECONOMICI

Inflazione:
Italia: +1,3%, dal precedente +1,7% ⬇
Eurozona: +2,2% dal precedente +2,1%. ⬆
Inghilterra: +3,2% dal precedente +3,6% ⬇
Stati Uniti: +2,7% dal precedente +3% ⬇

Disoccupazione:
Italia: +6,1% dal precedente +6% ⬇
Eurozona: +6,4% dal precedente +6,4%
Inghilterra: +5,1% dal precedente +5% ⬆
Stati Uniti: +4,6% dal precedente +4,3% ⬆

Tassi d'interesse: 
Eurozona: 2,15%
Stati Uniti: 3,75-3,5%
Inghilterra: 3,75%

PIL: Q2 2025: 
Italia: 0%
Eurozona: +0,3%
Inghilterra: +0,3%
Stati Uniti: +3,8%

MERCATI FINANZIARI

EUR/USD: 1,1643, +0,39% questa settimana, +12,50% da inizio anno
DXY: 97,44, –0,30% questa settimana, –10,82% da inizio anno

S&P 500: 6.870,39, +0,31% questa settimana, +16,38% da inizio anno
NASDAQ: 23.578,12, +0,91% questa settimana, +21,51% da inizio anno
FTSE MIB: 43.519,07, +0,37% questa settimana, +26,70% da inizio anno
STOXX 600: 556,80, +0,83% questa settimana, +7,98% da inizio anno
DAX: 24.242,10, +0,22% questa settimana, +20,86% da inizio anno
CAC 40: 7.818,55, +0,31% questa settimana, +7,05% da inizio anno
IBEX 35: 15.108,64, +0,16% questa settimana, +29,93% da inizio anno

US10Y: 4,14%, +12,2 bps questa settimana, –43 bps da inizio anno
US02Y: 3,70%, –3 bps questa settimana, –48 bps da inizio anno
US10Y – US02Y: 0,44%, +15,2 bps questa settimana, +5 bps da inizio anno
IT10Y: 3,21%, –2 bps questa settimana, –9 bps da inizio anno
Spread BTP–Bund: 68,790 bps, –2,510 bps questa settimana, –48,31 bps da inizio anno

FOCUS DELLA SETTIMANA

STATI UNITI

Inflazione: calo apparente, ma dati distorti aumentano l’incertezza

L’inflazione statunitense è scesa al 2,7% annuo a novembre, sotto le attese, ma il dato va letto con cautela. Gli economisti avvertono che il government shutdown ha compromesso la raccolta delle informazioni, portando il Bureau of Labor Statistics a usare soluzioni tecniche che potrebbero aver sottostimato l’aumento dei prezzi. Anche l’inflazione core al 2,6% risulta poco affidabile. L’assenza dei dati di ottobre pesa soprattutto sui costi abitativi, che rappresentano circa un terzo del CPI e richiedono mesi per essere ricostruiti. Gli sconti del Black Friday rilevati in ritardo alterano inoltre le basi di confronto future, complicando le valutazioni della Fed in una fase già segnata da incertezze su lavoro e dazi.

Lavoro e affordability: rallentamento reale, dati poco chiari

Negli Stati Uniti emergono segnali di raffreddamento del mercato del lavoro, ma le letture restano incerte. A novembre la disoccupazione è salita al 4,6%, massimo da oltre quattro anni, mentre l’occupazione ha aggiunto 64.000 posti dopo il forte calo di ottobre. In tre degli ultimi sei mesi l’occupazione è diminuita. La crescita è concentrata in sanità e istruzione, mentre manifattura, finanza e informazione perdono addetti. I salari orari crescono del 3,5% annuo, segnale di pressioni in attenuazione. L’interpretazione è complicata dalle distorsioni post shutdown: assenza del CPI di ottobre, anomalie su affittisconti Black Friday. Con l’inflazione al 2,7%, l’ansia si sposta dal carovita alla sicurezza del lavoro. Crescono part time involontari e disoccupazione di lunga durata, soprattutto tra i white collar, mentre la Fed resta prudente sui tassi.

Trump rilancia la narrativa sull’economia, ma il quadro resta incerto

Donald Trump ha intensificato i messaggi sull’economia con un comizio in North Carolina, nel tentativo di arginare il malcontento degli elettori sui prezzi. Il presidente ha rivendicato il rallentamento dell’inflazione al 2,7% a novembre, presentandolo come prova del successo delle proprie politiche. Tuttavia, gli economisti invitano alla prudenza, segnalando possibili distorsioni nei dati legate allo shutdown federale. I sondaggi restano deboli, con solo il 31% di approvazione sulla gestione economica. Con disoccupazione al 4,6% e consumi sotto pressione, la Casa Bianca punta su tariffe, tagli fiscali e deregulation in vista delle elezioni di medio termine del 2026.

Mercato immobiliare: vendite in lieve ripresa, ma accessibilità resta un freno

Le vendite di case esistenti negli Stati Uniti sono aumentate dello 0,5%novembre, terzo rialzo consecutivo, raggiungendo 4,13 milioni su base annua, il livello più alto da febbraio. Il calo dei mutui al 6,21% ha dato un lieve impulso alla domanda, ma prezzi elevati e timori sul lavoro frenano gli acquisti. Su base annua le vendite scendono dell’1%, mentre il prezzo mediano sale a 409.200 dollari. Segnali timidi di ripresa, forse più evidenti nel 2026.

USA bloccano il petrolio venezuelano, crescono i rischi di escalation

La decisione dell’amministrazione Trump di intercettare con la marina le petroliere venezuelane sanzionate apre un terreno legale inesplorato e alimenta timori di escalation militare senza mandato del Congresso. La Casa Bianca parla di misura mirata, ma esperti di diritto internazionale avvertono che una “blockade” equivale a un atto di guerra. Il Pentagono preferisce il termine “quarantine” per limitarne la portata giuridica. I repubblicani sostengono l’azione, mentre i democratici temono un conflitto non dichiarato. Caracas denuncia una minaccia diretta alla propria economia, fortemente dipendente dal petrolio. Il rischio è che l’applicazione delle sanzioni in mare spinga verso uno scontro armato difficile da controllare.

EUROPA

UE rinvia l’accordo Mercosur, pesano le resistenze interne

L’Unione Europea ha rinviato a gennaio la firma dell’accordo di libero scambio con i Paesi Mercosur Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay. La decisione arriva mentre i leader UE discutono il finanziamento del sostegno all’Ucraina e riflette le resistenze di Francia e Italia, preoccupate per l’impatto sulle agricolture europee. L’intesa creerebbe una delle maggiori aree di libero scambio al mondo, con benefici per auto e vino UE e maggiore accesso di prodotti agricoli sudamericani. Bruxelles ha introdotto una clausola di salvaguardia per reintrodurre dazi in caso di danni ai produttori UE. In un contesto di tensioni commerciali globali, la Commissione considera l’accordo strategico, ma punta a più tempo per superare i nodi politici.

UE, salta il prestito con riparazioni russe: via libera a debito comune da 90 miliardi

I leader UE non hanno trovato l’accordo su un prestito basato sulle riparazioni russe e hanno ripiegato su 90 miliardi di euro di debito comune per finanziare l’Ucraina nel 2026-2027. Il piano sui beni russi bloccati si è arenato sulle richieste del Belgio di garanzie illimitate. Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia non parteciperanno grazie a un meccanismo di cooperazione rafforzata. Il prestito a Kyiv sarà senza interessi, ma rischia di trasformarsi in sovvenzione se Mosca non pagherà. Bruxelles rivendica la continuità del sostegno, ma il principio di far pagare la Russia resta irrisolto.

Sanzioni UE colpiscono i trader chiave del petrolio russo

L’Unione Europea ha sanzionato due trader accusati di facilitare le esportazioni energetiche russe, Etibar EyyubMurtaza Lakhani, colpendo il mercato clandestino che finanzia la guerra di Mosca. Secondo Bruxelles, i due avrebbero garantito un flusso rilevante di entrate alla Russia tramite spedizioni di petrolio su navi ad alto rischio che occultano l’origine del greggio. Le misure prevedono congelamento degli asset, divieto di ingresso e restrizioni commerciali. Petrolio e gas rappresentano fino a un terzo delle entrate del bilancio federale russo. Le sanzioni aumentano la pressione, ma difficilmente fermeranno un sistema parallelo che Mosca ha costruito in quasi quattro anni di guerra.

Lavoro in Europa, Regno Unito in difficoltà mentre Spagna e Italia brillano

Oltre 10 milioni di persone risultano disoccupate nelle cinque maggiori economie europee a fine 2025. Il Regno Unito è l’unico Paese con offerte di lavoro sotto i livelli pre pandemia, indice 80,2, circa 20% in meno rispetto al 2020, penalizzato da costi del lavoro più alti, incertezza normativa e produttività debole. Germania (115,6) e Francia (113,3) restano sopra i livelli pre Covid, ma in calo su base annua. Spagna (153,5) e Italia (168,1) guidano la classifica, con vacancy molto elevate grazie a crescita più sostenuta e carenze di manodopera, pur con disoccupazione ancora alta in Spagna al 10,5%.

Lagarde frena sui tassi, l’AI ridisegna la crescita europea

La BCE ha lasciato invariati i tassi, con Christine Lagarde che ha ribadito un approccio totalmente data dependent in un contesto di elevata incertezza. La presidente ha definito la politica monetaria “in una buona posizione”, senza fornire indicazioni sul percorso futuro. Le nuove stime vedono la crescita dell’area euro all’1,4% nel 2025 e l’inflazione media al 2,1%, con pressioni persistenti nei servizi e nei salari. Lagarde ha evidenziato un cambiamento strutturale trainato dagli investimenti in intelligenza artificiale, concentrati su software, dati e infrastrutture digitali. L’AI può sostenere la produttività, ma il suo impatto sul tasso neutrale resta incerto. Nessuna apertura a tagli imminenti.

Produzione industriale eurozona in ripresa, Germania traina

La produzione industriale dell’eurozona è cresciuta anche a ottobre, con un aumento dello 0,8% su base mensile dopo il +0,2% di settembre, secondo Eurostat. Si tratta dei primi due mesi consecutivi di espansione da marzo. I dati attenuano i timori legati ai dazi USA del 15% sulle esportazioni europee. Il recupero è sostenuto dalla Germania, dove lo stimolo fiscale inizia a riflettersi sull’attività. Energia, beni durevoli e beni capitali mostrano un miglioramento diffuso, mentre prezzi energetici più bassi e scorte in calo supportano la produzione. Per la BCE, i rischi macro non risultano più orientati al ribasso e ciò rafforza l’ipotesi di assenza di nuovi tagli dei tassi nel 2026.

Eurozona: fiducia dei consumatori in calo a dicembre

La fiducia dei consumatori nell’eurozona è diminuita a dicembre, con l’indicatore flash della Commissione Europea sceso a –14,6 da –14,2 di novembre, contro attese a –14,0. Il dato resta ampiamente sotto la media storica, nonostante il raffreddamento dell’inflazione e una tenuta dell’economia migliore del previsto ai dazi USA. Dopo la decisione della BCE di mantenere i tassi fermi, segnali di rallentamento dell’attività a fine 2025 indicano una ripresa ancora fragile.

Germania, fiducia in calo e stagnazione senza svolta

Il quadro economico tedesco resta fragile a fine 2025. La fiducia delle imprese è peggiorata a dicembre, con l’indice Ifo a 87,6, minimo da maggio e sotto le attese, confermando una fase di stagnazione con ordini deboli e attività privata in rallentamento. Il peggioramento coinvolge manifattura, servizi e commercio, mentre le costruzioni restano depresse. Anche il fronte dei consumatori mostra segnali negativi: l’indice GfK è sceso a -26,9, minimo da 21 mesi, spinto da una propensione al risparmio ai massimi da 17 anni. Timori su inflazione, pensioni e dazi USA pesano sulla domanda interna.

Regno Unito: inflazione in frenata, tassi in calo ma conti pubblici sotto stress

Nel Regno Unito l’inflazione è scesa al 3,2% a novembre, dal 3,6%, sorprendendo al ribasso e rafforzando le aspettative di un allentamento monetario. Il rallentamento, trainato da prezzi alimentari più bassi e da un calo dell’inflazione dei servizi al 4,4%, si accompagna a un mercato del lavoro più debole, con disoccupazione al 5,1% e crescita salariale privata in discesa sotto il 4%. In questo contesto, la Bank of England ha tagliato i tassi al 3,75%, con un voto spaccato 5 a 4, segnalando che altri tagli sono possibili ma che il ciclo si avvicina al punto di arrivo.

Sul fronte fiscale, il deficit di novembre è sceso a 11,7 miliardi di sterline, il minimo dal 2021, grazie a maggiori entrate. Tuttavia, il disavanzo cumulato resta elevato e le prospettive di crescita e produttività continuano a rappresentare un rischio per la sostenibilità dei conti pubblici.

Orologi svizzeri ancora in calo, pesano i dazi USA

Le esportazioni di orologi svizzeri sono diminuite anche a novembre, confermando un anno negativo per il settore. Le vendite verso gli USA sono crollate di oltre il 50% su base annua, trascinando il totale a -7,3%. Da inizio anno l’export segna -2,2%, rendendo probabile una chiusura in calo. I dazi USA, ridotti al 15% dopo l’estate, continuano a frenare la domanda. Secondo gli analisti, pesano il rientro dopo l’accumulo di scorte e l’incertezza sulle politiche commerciali future.

Norvegia, Norges Bank ferma i tassi al 4% e conferma allentamento graduale

La Norges Bank ha mantenuto il tasso di riferimento al 4%, in linea con le attese, ribadendo un percorso di allentamento molto graduale nei prossimi anni. L’inflazione di fondo resta intorno al 3% e la corona debole continua a spingere le prospettive sui prezzi, rendendo necessaria una politica restrittiva. Se lo scenario macro evolverà come previsto, la banca prevede uno o due tagli nel 2026 e un tasso poco sopra il 3% entro il 2028, con inflazione vicina al 2%.

Svezia, Riksbank conferma i tassi e rinvia il prossimo rialzo

La Riksbank ha mantenuto il tasso di riferimento all’1,75%, in linea con le attese, ribadendo che la prossima mossa sarà un rialzo, ma non nel breve periodo. L’inflazione evolve secondo le previsioni e l’economia mostra segnali di ripresa, con un mercato del lavoro in miglioramento. La banca centrale ritiene che l’attuale livello dei tassi sostenga l’attività e favorisca la stabilizzazione dell’inflazione vicino al 2%. Le proiezioni indicano tassi invariati per tutto il 2026, prima di un aumento graduale.

RESTO DEL MONDO

Giappone: export in ripresa e svolta monetaria della BoJ

Le esportazioni giapponesi sono cresciute per il terzo mese consecutivo a novembre, con un aumento del 6,1% annuo, sopra le attese. Particolarmente rilevante il rimbalzo verso gli Stati Uniti (+8,8%), primo segnale positivo in otto mesi, insieme al +7% degli ordini di macchinari core a ottobre, indicatore di investimenti più solidi. Il quadro ha rafforzato la svolta della Bank of Japan, che ha alzato i tassi allo 0,75%, massimo da 30 anni. La mossa riflette un’inflazione persistente e maggior fiducia nella dinamica salariale, ma resta accompagnata da cautela. Dazi USA, concorrenza cinese e un possibile apprezzamento dello yen rappresentano ancora rischi per crescita ed export, suggerendo una normalizzazione graduale della politica monetaria.

Canada, inflazione sotto controllo nonostante il caro alimentare

Le pressioni inflazionistiche in Canada restano contenute, secondo il governatore della Bank of Canada Tiff Macklem, nonostante l’aumento dei prezzi alimentari. A novembre l’inflazione complessiva si è attestata al 2,2%, mentre l’inflazione core media è scesa al 2,8%, il livello più basso da gennaio. Il tasso di riferimento, al 2,25%, è giudicato adeguato a sostenere una crescita moderata mantenendo la stabilità dei prezzi. Il caro alimentare, in aumento del 4,7%, riflette fattori temporanei come clima, costi di trasporto e dazi USA. L’obiettivo del 2% resta centrale nella strategia monetaria.

Russia taglia i tassi al 16%, ma la stretta resta

La Banca centrale russa ha ridotto il tasso di riferimento dal 16,5% al 16%, quinto taglio consecutivo dopo il picco del 21% di giugno. L’istituto ha però ribadito che la politica monetaria resterà restrittiva a lungo, per riportare l’inflazione verso il target del 4%. A novembre i prezzi crescevano del 6,6%, in rallentamento grazie al raffreddamento dell’economia. Il PIL è atteso crescere solo dello 0,6% quest’anno e dell’1% nel prossimo, mentre la spesa per la guerra supera il 7% del PIL. L’aumento sulla tassazione previsto per il 2026 potrebbe riaccendere le pressioni sui prezzi.

Stallo sul Canale di Panama tra USA e Cina

Il piano di vendita di oltre 40 porti, inclusi due sul Canale di Panama, a un consorzio guidato da BlackRock da 22,8 miliardi di dollari è bloccato dalle richieste di Pechino. La Cina pretende una quota di controllo per Cosco, condizione respinta da Washington e dagli acquirenti. La Casa Bianca ribadisce che un controllo cinese è inaccettabile per la sicurezza. Intanto CK Hutchison mantiene la gestione, con ricavi portuali in crescita del 9% nel primo semestre 2025. Oltre il 40% del traffico container USA passa dal canale, rendendo lo stallo strategicamente rilevante.

Messico, Banxico taglia al 7% ma apre a una pausa

La Bank of Mexico ha ridotto il tasso di riferimento di 25 punti base al 7%, il 12° taglio consecutivo, con voto 4 a 1, segnalando però una possibile pausa nel 2026. L’istituto manterrà un approccio dipendente dai dati, valutando l’impatto di tasse e dazi in arrivo a gennaio. L’inflazione resta elevata, al 3,8% a novembre, con core al 4,43%, mentre la crescita appare debole. Banxico vede l’inflazione tornare al 3% nel terzo trimestre 2026, ma con rischi orientati al rialzo.

Indonesia mantiene i tassi, priorità alla stabilità della rupia

La banca centrale indonesiana ha lasciato invariato il tasso di riferimento al 4,75%, scelta in linea con le attese e motivata dalla necessità di sostenere la stabilità della rupia in un contesto globale incerto. Confermati anche i tassi sui depositi al 3,75% e sui prestiti al 5,50%. L’inflazione è attesa entro il range 1,5%-3,5% nel 2026, mentre la crescita è stimata tra 4,9% e 5,7%. La banca valuta spazio per futuri tagli, ma solo se il cambio resterà stabile.

Taiwan mantiene i tassi fermi, crescita trainata dall’AI

La banca centrale di Taiwan ha lasciato invariato il tasso di riferimento al 2,000% per la settima riunione consecutiva, restando tra le poche a non aver allentato la politica monetaria nel 2025. La scelta riflette una crescita economica molto solida, sostenuta dalla domanda globale di intelligenza artificiale, e un’inflazione sotto controllo. Le esportazioni sono cresciute del 56% a novembre, massimo da inizio 2010, mentre l’inflazione annua è attesa all’1,66%. Con una crescita prevista al 7,37% nel 2025, la banca centrale ha ampio spazio per restare in pausa.

S&P promuove il Paraguay a BBB-, fiducia su crescita e investimenti

Standard & Poor’s ha migliorato il rating sovrano del ParaguayBBB-/A-3, con outlook stabile, citando politiche pro business e solidità macroeconomica. L’agenzia prevede una crescita del PIL del 5,4% nel 2025, seguita da 4% nel 2026-2027. Rivista al rialzo anche la valutazione di trasferibilità a BBB+. Gli investimenti privati sono attesi in aumento del 17% quest’anno e al 27% del PIL entro il 2028, segnale di progressiva diversificazione economica.

PROSPETTIVE 

PMI globali in rallentamento, pesano daziincertezza geopoliticacosti di input in aumento. Crescita ancora positiva, ma meno sincronizzata. Le banche centrali restano prudenti.

Con i mercati assottigliati dalle festività, l’attenzione degli investitori si concentra su pochi dati chiave e sulle indicazioni di politica monetaria. Negli Stati Uniti, il focus è sul PIL e sugli indicatori reali dopo i ritardi causati dallo shutdown. Il quadro segnala un mercato del lavoro più debole e un’inflazione in rallentamento, elementi che mantengono aperta l’ipotesi di un taglio dei tassi della Federal Reserve nel 2026, con marzo come finestra più probabile secondo diversi analisti.

Nell’eurozona, i dati residui di fine anno arrivano dopo una comunicazione della European Central Bank giudicata moderatamente hawkish. Le nuove proiezioni indicano crescita trainata da investimenti ed export, ma l’incertezza resta elevata. Il consenso di mercato vede il tasso sui depositi fermo al 2% nel 2026, con il prossimo movimento più avanti.

Nel Regno Unito, la Bank of England ha già tagliato al 3,75% con voto diviso. Inflazione e salari rallentano, ma l’economia appare fragile. Gli investitori cercheranno conferme sul ritmo dei prossimi tagli, attesi graduali.

In Giappone, l’attenzione è sulle indicazioni del governatore Ueda dopo il rialzo allo 0,75% deciso dalla Bank of Japan. Dati su prezzi, occupazione e produzione offriranno segnali sulla sostenibilità della normalizzazione, mentre gli acquisti di JGB mirano a stabilizzare il mercato.

In Cina, la People’s Bank of China dovrebbe lasciare invariati i tassi, valutando se ulteriore stimolo sia necessario. PMI e profitti industriali diranno se la tregua commerciale sostiene il sentiment.

Nel resto dell’Asia-Pacifico, verbali della RBA, inflazione e dati commerciali completeranno il quadro: tariffeAI restano i principali fattori di rischio per il 2026.

STATI UNITI: 

Can Labor Unions Recover? Two Experts Square Off - WSJ

Spooked by AI and Layoffs, White-Collar Workers See Their Security Slip Away

U.S. Unemployment Rose in November ​Despite Job Gains - WSJ

Jobs Could Soon Replace Prices as Focus of Anxiety - WSJ

The Data Problems in Thursday’s Inflation Report Will Linger for Months - WSJ

Inflation Eased to 2.7% in Report Distorted by Government Shutdown - WSJ

A new round of confusing economic data is muddying the picture

Trump’s oil sanctions test legal limits with Venezuela tanker blockade | Euronews

Trump Touts Economy at North Carolina Rally Amid Voter Skepticism - WSJ

Home Sales Rose in November for the Third Consecutive Month - WSJ

EUROPA:

BOE Expected to Cut as ECB Settles Into Its Good Place - WSJ

Rival Kingpins of Russian Oil Trade Hit by EU Sanctions - WSJ

Eurozone Industry Extends Gains - WSJ

U.K. Unemployment Rises to Pandemic-Era Highs - WSJ

German Business Sentiment Unexpectedly Retreats as 2026 Outlook Weakens - WSJ

Bank of England Cuts Rates While ECB Holds Steady - WSJ

Sweden’s Riksbank Holds Key Rate Steady, No Changes Expected for Some Time - WSJ

U.K. Inflation Slows to Eight-Month Low as BOE Prepares Rate Decision - WSJ

Swiss Watch Industry’s Tough Year Continues as U.S. Exports Drop by Half - WSJ

Norway’s Central Bank Still Expects to Lower Borrowing Costs Slowly - WSJ

U.K. Government Borrowing Fell, But Challenges Ahead - WSJ

EU Delays Mercosur Deal Sign-Off to January - WSJ

German Consumer Sentiment Sinks to Near Two-Year Low - WSJ

EU to issue €90 billion in joint debt for Ukraine after hitting a wall on reparations loan | Euronews

ECB's Lagarde: AI fuels investment, no rate path set | Euronews

Eurozone Consumer Confidence Weakens in December - WSJ

RESTO DEL MONDO:

Inflationary Pressures Appear Contained, Bank of Canada’s Macklem Says - WSJ

Japan Exports Growth Streak Continues, Boosting Rate Hike Hopes - WSJ

Panama Ports Deal Hits Impasse as China Makes New Demands for Its Approval - WSJ

Bank of Japan on Cusp of Raising Rates to Highest in 30 Years - WSJ

Indonesia’s Central Bank Holds Rates as Rupiah Stability in Focus - WSJ

Taiwan Central Bank Holds Rates Again as Economy Powers On - WSJ

S&P Upgrades Paraguay’s Credit Rating, Citing Private Investment, Economic Stability - WSJ

Bank of Mexico Makes 12th Consecutive Interest-Rate Cut - WSJ

The Bank of Japan Raised Rates. Here’s Why You Should Care. - WSJ

Russia’s Central Bank Cuts Key Rate, But Policy to Stay Tight - WSJ

Bank of Japan hikes interest rates: Is a global bond crisis looming? | Euronews

Tag: Settimana Economicaindicatori macroeconomicimercati finanziari

Continua a leggere

Tutti gli articoli