La Settimana Economica | n. 41/2025

La seconda settimana di ottobre si chiude con una parola chiave: instabilità politica.
Dagli Stati Uniti all’Europa, fino al Giappone, le tensioni interne e le incertezze di politica economica hanno dominato i mercati.

Negli Stati Uniti pesa l’incertezza. All’interno della Federal Reserve, il board appare diviso e la fiducia verso Jerome Powell vacilla. Nel frattempo, Donald Trump amplia le tariffe “per motivi di sicurezza nazionale” e minaccia nuove misure contro la Cina, innescando reazioni negative sui mercati. Il mercato del lavoro continua a indebolirsi, con nuovi licenziamenti e una crescita salariale moderata, ma si intravedono segnali positivi: tassi sui mutui in calo e un aumento dei rifinanziamenti.

In Europa domina la crisi politica francese: le dimissioni a sorpresa del neo-premier Sébastien Lecornu mettono in difficoltà l’Eliseo e sollevano timori di instabilità per l’intera area euro. In Germania, gli export rallentano sotto il peso delle tariffe statunitensi, mentre in Italia l’attenzione resta concentrata sulla prossima manovra di bilancio, con un debito pubblico elevato e la Commissione Europea pronta a monitorare il deficit.

In Asia, il Giappone fa la storia con la nomina di Sanae Takaichi, la prima premier donna del Paese. Conservatrice e vicina alla linea di Shinzo Abe, Takaichi punta a rilanciare la crescita con una politica monetaria espansiva e riforme strutturali, richiamando la stagione dell’Abenomics.

Infine, in Canada, il deficit commerciale si amplia ai massimi da anni: le esportazioni crollano e le tariffe imposte da Washington iniziano a mostrare il loro effetto, pesando su manifattura e bilancia dei pagamenti.

INDICATORI MACROECONOMICI 

Inflazione: 
Italia: +1,7%, dal precedente +1,8%
Eurozona: +2% dal precedente +2%. 
Inghilterra: +3,8% dal precedente +3,6%
Stati Uniti: +2,9% dal precedente +2,7%

Disoccupazione: 
Italia: +6,5% dal precedente +6,1%
Eurozona: +6,2% dal precedente +6,3%
Inghilterra: +4,7% dal precedente +4,6%
Stati Uniti: +4,2% dal precedente +4,1%

Tassi d'interesse: 
Eurozona: 2,15%
Stati Uniti: 4,25 - 4,5%
Inghilterra: 4%

PIL: Q2 2025: 
Italia: -0,1%
Eurozona: +0,1%
Inghilterra: +0,3%
Stati Uniti: +3,8%

EUR/USD: 1,1741, +0,32% questa settimana, +13,40% da inizio anno
DXY: 97,64, –0,20% questa settimana, –10,60% da inizio anno

MERCATI FINANZIARI

S&P 500: 6.715,78, +1,08% questa settimana, +13,76% da inizio anno
NASDAQ: 22.780,50, +1,32% questa settimana, +17,40% da inizio anno
FTSE MIB: 43.258,11, +1,43% questa settimana, +25,94% da inizio anno
STOXX 600: 553,57, +1,25% questa settimana, +8,28% da inizio anno
DAX: 24.359,30, +0,69% questa settimana, +21,84% da inizio anno
IBEX: 15.277,19, +3,03% questa settimana, +30,48% da inizio anno
CAC 40: 7.823,46, +2,60% questa settimana, +7,18% da inizio anno

US10Y: 4,12%, –5,3 bps questa settimana, –45 bps da inizio anno
US02Y: 3,755%, –0,4 bps questa settimana, –50,1 bps da inizio anno
US10Y–US02Y: 0,365%, –4,9 bps questa settimana, +5 bps da inizio anno
IT10Y: 3,518%, invariato questa settimana, –4 bps da inizio anno
SPREAD BTP–Bund: 84,160 bps, –2,64 bps questa settimana, –32,94 bps da inizio anno

VIX: 16,64, +8,83% questa settimana, –3,31% da inizio anno

BTC/USD: $122.468,00, +9,15% questa settimana, +31,24% da inizio anno

FOCUS DELLA SETTIMANA 

STATI UNITI 

Fed divisa sui prossimi tagli dei tassi, Powell cerca equilibrio tra inflazione e crescita

I verbali della riunione della Federal Reserve del 16-17 settembre mostrano un comitato spaccato sulla portata dei futuri tagli ai tassi. La Fed aveva ridotto il tasso di riferimento di un quarto di punto, portandolo tra il 4% e il 4,25%, per contrastare il rallentamento dell’occupazione più che l’inflazione ancora elevata. Una stretta maggioranza di funzionari prevede altri due tagli entro fine anno, ma sette membri restano contrari, segno di un consenso fragile attorno al presidente Jerome Powell.

Il dissenso più marcato è arrivato dal governatore Stephen Miran, nominato da Trump, che aveva sostenuto un taglio più profondo di mezzo punto. La recente chiusura del governo complica il quadro, bloccando la pubblicazione dei dati economici chiave e costringendo la Fed a operare “alla cieca” con informazioni private o aneddotiche.

Gli investitori scommettono su un nuovo taglio alla riunione del 28-29 ottobre, mentre Powell continua a cercare un equilibrio tra il rischio di un’economia troppo debole e un’inflazione ancora persistente.

Trump amplia le tariffe “per la sicurezza nazionale” e prepara la nuova narrativa economica

Il presidente Donald Trump sta estendendo l’uso della “sicurezza nazionale” per imporre nuove tariffe su legno, mobili, robotica e dispositivi medici, con l’obiettivo dichiarato di ricostruire le basi industriali americane. Attraverso la Sezione 232 del Trade Expansion Act del 1962, la Casa Bianca amplia la protezione su un numero crescente di beni, sostenendo che il declino di settori come il legno minaccia la sicurezza economica e militare. Critici parlano di eccesso di potere e costi più alti per le imprese, mentre l’amministrazione difende la misura come strumento per rilocalizzare la produzione.

Sul fronte politico, Trump tenta di riformulare il messaggio economico in vista delle elezioni di metà mandato del 2026, promettendo una ripresa dei posti di lavoro nel 2026 grazie alla “One Big Beautiful Bill”. Nonostante i segnali di crescita del PIL, l’occupazione debole e l’inflazione persistente pesano sul consenso. I consiglieri lo spingono a puntare su fiducia e visione a lungo termine, ma molti economisti avvertono che tariffe e restrizioni migratorie rischiano di frenare la ripresa.

Mercato del lavoro in indebolimento tra licenziamenti federali e chiusura del governo

Circa 100.000 lavoratori federali sono usciti questa settimana dal libro paga del governo statunitense, aggravando il rallentamento del mercato del lavoro. Le partenze derivano dal piano di dimissioni differite dell’amministrazione Trump, che ha già coinvolto oltre 150.000 dipendenti, e coincidono con la chiusura del governo, che ha sospeso circa 750.000 persone. Le riduzioni, sommate a un blocco delle assunzioni ed a licenziamenti mirati, hanno paralizzato diversi servizi pubblici.

Dati alternativi di Bank of America, Carlyle Group e Goldman Sachs mostrano un ulteriore indebolimento delle assunzioni e un aumento della disoccupazione, mentre la mancanza di statistiche ufficiali, a causa dello shutdown, costringe gli analisti a basarsi su stime private. Le aziende assumono meno, i margini sono compressi dalle tariffe e la fiducia dei lavoratori cala. Sebbene la disoccupazione resti bassa, gli economisti avvertono che le prossime settimane potrebbero portare un “orribile rapporto sull’occupazione”, segnalando un mercato del lavoro sempre più fragile.

Caos amministrativo: il capo della Sicurezza Sociale nominato a guidare anche l’IRS

L’amministrazione Trump ha nominato Frank Bisignano, attuale commissario della Social Security Administration, come nuovo “amministratore delegato” dell’IRS, segnando il settimo cambio di leadership fiscale del secondo mandato. La mossa, voluta dal segretario al Tesoro Scott Bessent, evita la conferma del Senato e affida a Bisignano il compito di gestire due agenzie in crisi mentre l’IRS affronta la stagione fiscale e l’attuazione della “One Big Beautiful Bill”.

Critici e dipendenti definiscono la decisione “sconcertante”, sottolineando l’impossibilità di guidare efficacemente due enti già sotto pressione. Bisignano, ex dirigente di JPMorgan e Fiserv, promette di introdurre tecnologie come l’intelligenza artificiale, ma i lavoratori temono nuovi disservizi in un apparato pubblico già indebolito.

Tensione alla Casa Bianca: Trump minaccia licenziamenti per sbloccare lo shutdown

La Casa Bianca aumenta la pressione sui dipendenti federali per spingere i democratici ad accettare il piano di spesa repubblicano e porre fine alla chiusura del governo, giunta al settimo giorno. Un nuovo promemoria dell’Ufficio di Gestione e Bilancio sostiene che l’amministrazione non sia obbligata a pagare gli arretrati ai lavoratori in congedo, scatenando proteste. Il presidente Trump ha detto che la decisione “dipenderà da chi stiamo parlando”, mentre valuta licenziamenti permanenti e tagli ai programmi federali. I democratici accusano la Casa Bianca di usare i lavoratori come leva politica, mentre cresce l’incertezza sui sussidi sanitari ACA in scadenza e sul futuro dei servizi pubblici.

Boom del rifinanziamento: i mutuatari corrono per bloccare tassi più bassi

Un calo dei tassi ipotecari al 6,26% ha scatenato un boom del rifinanziamento negli Stati Uniti, con un aumento dell’80% nelle richieste in sole tre settimane, secondo la Mortgage Bankers Association. I proprietari di casa, soprattutto quelli che hanno acquistato di recente, stanno cercando di alleggerire i propri pagamenti mensili o accedere alla liquidità immobiliare. Secondo ICE Mortgage Technology, 3,1 milioni di mutuatari potrebbero risparmiare quasi 400 dollari al mese con un rifinanziamento. Anche un piccolo calo dei tassi potrebbe rilanciare il credito e sostenere i consumi, offrendo un potenziale stimolo all’economia.

Washington interviene per salvare l’Argentina e sostenere Milei

L’amministrazione Trump ha approvato un salvataggio da 20 miliardi di dollari per l’Argentina, includendo l’acquisto diretto di pesos sui mercati globali e un accordo di swap valutario con la banca centrale argentina. Il segretario al Tesoro Scott Bessent ha definito l’intervento “un passo eccezionale” per sostenere il presidente Javier Milei, alleato politico di Trump, lodandone le politiche libertarie. Economisti come Brad Setser criticano la decisione, ricordando la lunga storia di default argentini, mentre gli agricoltori statunitensi temono nuove perdite di mercato dopo la sospensione delle tasse sulle esportazioni che favorisce la Cina.

EUROPA

Europa Centrale ed Orientale: vent’anni di successo, ma il futuro preoccupa

Uno studio della Warsaw School of Economics mostra che gli 11 Paesi dell’Europa centrale e orientale entrati nell’UE dopo il 2004 hanno vissuto un “miracolo economico”: tra il 2004 e il 2024 la loro crescita media è stata del 3,2%, quasi il doppio di quella dell’UE-15, riducendo del 30% il divario di sviluppo. Tuttavia, gli economisti avvertono che il prossimo decennio sarà più difficile. La regione affronta due minacce principali: il declino demografico, con tassi di fertilità in forte calo, e il basso livello di innovazione. Solo il 5,9% delle imprese polacche utilizza l’intelligenza artificiale, penultimo dato in Europa. Il rapporto evidenzia inoltre un “capitalismo patchwork”, con istituzioni incoerenti e regole frammentate. La Romania emerge come il Paese con la convergenza più rapida, mentre l’Ungheria resta indietro con una crescita media del 2%.

Export tedesco in calo, pesa l’impatto delle tariffe USA e la debole domanda europea

Le esportazioni tedesche sono diminuite dello 0,5% ad agosto, contro le attese di un aumento, mentre le importazioni sono scese dell’1,3%, secondo Destatis. Il calo è stato trainato da un commercio più debole con i partner europei (–2,5%) e da un ulteriore indebolimento verso gli Stati Uniti (–2,5%), quinto calo consecutivo e minimo dal 2021. L’economista Ralph Solveen di Commerzbank prevede che la tendenza continuerà a causa delle tariffe USA del 15% e dell’euro più forte, mentre la ripresa tedesca dovrà poggiare su tassi BCE più bassi e spesa pubblica. In controtendenza, le esportazioni verso la Cina sono salite del 5,4%, ma la produzione industriale tedesca resta fragile, in calo del 4,3% ad agosto, segnalando una ripresa ancora lontana.

Meloni tra stabilità politica e crescita ferma: l’Italia cerca la svolta economica

Dopo tre anni al governo, Giorgia Meloni guida uno dei governi più stabili dell’Italia recente, ma la crescita economica resta fiacca: secondo Istat, il PIL salirà solo dello 0,6% nel 2025. Gli imprenditori chiedono di accelerare sulle riforme fiscali e regolamentari, mentre la revisione del Testo Unico della Finanza punta a rendere i mercati più competitivi. Tuttavia, la lentezza burocratica e la frammentazione normativa frenano gli investimenti. La Confindustria invoca semplificazione e meno sanzioni, mentre le banche italiane, tra fusioni fallite e scarsa integrazione europea, restano indietro. Con un debito pubblico al 137,9% del PIL, Meloni deve bilanciare disciplina fiscale e stimolo alla crescita. La vera sfida, secondo gli analisti, sarà costruire una narrazione di fiducia e competitività, capace di trasformare la stabilità politica in progresso economico reale.

RESTO DEL MONDO 

Takaichi alla guida del Giappone: ritorno alle Abenomics, ma in un contesto più fragile

L’elezione di Sanae Takaichi alla guida del Partito Liberal Democratico apre la strada alla prima premier donna del Giappone e segna un potenziale ritorno all’Abenomics. Nazionalista e conservatrice, Takaichi è vicina all’eredità di Shinzo Abe e ha già promesso una politica monetaria espansiva per sostenere la crescita. I mercati hanno reagito con entusiasmo: il Nikkei 225 è salito, mentre lo yen ha registrato il peggior calo da maggio, riattivando il carry trade. Tuttavia, la nuova “Lady di Ferro” giapponese si trova di fronte a sfide complesse: un debito pubblico oltre il 250% del PIL, spazi fiscali ridotti e la Bank of Japan determinata a preservare la propria indipendenza. Il suo obiettivo resta rilanciare la “terza freccia” delle Abenomics (le riforme strutturali) per snellire la burocrazia, incentivare la concorrenza e rafforzare la competitività industriale del Giappone.

Il deficit commerciale del Canada si allarga tra tariffe e calo delle esportazioni

Il deficit commerciale del Canada è salito ad agosto a 6,32 miliardi di dollari canadesi, il secondo più alto di sempre, a causa del calo delle esportazioni (-3%) e dell’aumento delle importazioni (+0,9%). Le tariffe imposte dall’amministrazione Trump su acciaio, rame e legname hanno colpito duramente l’economia canadese, riducendo le spedizioni verso gli Stati Uniti del 3,4% e ampliando il deficit con i Paesi non statunitensi a un record di 12,8 miliardi di dollari canadesi. La contrazione del commercio, unita al calo degli investimenti aziendali, ha frenato il PIL nel secondo trimestre. Tuttavia, a settembre, l’occupazione è rimbalzata di 60.400 posti, grazie soprattutto al settore manifatturiero, segnale di una possibile stabilizzazione del mercato del lavoro dopo mesi di debolezza.

Trump rilancia lo scontro commerciale con la Cina sulle terre rare

Il presidente Donald Trump ha annunciato una tariffa aggiuntiva del 100% e nuovi controlli sulle esportazioni di software strategici contro la Cina, dopo che Pechino ha limitato la vendita di minerali di terre rare, cruciali per semiconduttori e veicoli elettrici. Le misure entreranno in vigore il 1° novembre, aprendo un mese di tensione prima che le restrizioni cinesi scattino a dicembre. I mercati hanno reagito con forti ribassi, con l’S&P 500 in calo del 2,7% e il Nasdaq del 3,5%. Trump ha lasciato aperta la possibilità di un compromesso, ma ha anche minacciato di annullare il vertice con Xi Jinping, segnale che la tregua commerciale tra Washington e Pechino è nuovamente a rischio.

La Corea del Sud protesta contro le tariffe sull’acciaio di Trump

Il sindaco di Pohang, Lee Kang-deok, ha inscenato una protesta davanti alla Casa Bianca contro le tariffe del 50% sull’acciaio imposte dagli Stati Uniti, che stanno mettendo in ginocchio la città simbolo della siderurgia sudcoreana. Le nuove misure, volte a rilanciare la produzione americana, hanno aggravato la crisi di Posco e Hyundai Steel, costrette a chiudere impianti e ridurre personale. Pohang è ora classificata come “zona di crisi industriale”, ma i tagli e la domanda in calo pesano su imprese e lavoratori. Lee ha definito le tariffe “un colpo agli alleati” e chiede a Washington di “fermare la guerra economica” contro Seoul.

PROSPETTIVE

La settimana si apre con l’incertezza legata alla chiusura del governo USA, che ritarda diversi dati chiave e lascia la Federal Reserve senza indicatori aggiornati. 

Negli Stati Uniti il CPI di settembre dovrebbe comunque essere pubblicato, mentre retail sales, PPI e payrolls restano a rischio di rinvio. I mercati prezzano ormai come quasi certa una nuova riduzione dei tassi a fine ottobre e un’altra a dicembre.

In Europa, l’attenzione è divisa tra il rinnovato nervosismo politico in Francia dopo le dimissioni di Lecornu e i dati sull’inflazione finale (Germania, Spagna e area euro), oltre all’indice ZEW tedesco, atteso in calo. Prosegue il ciclo di aste sovrane (Bund, BTP, OAT, Bonos) in un contesto di tassi in discesa.

Nel Regno Unito, i dati su occupazione e PIL guideranno le attese sulla Bank of England, che dovrebbe mantenere un approccio cauto mentre l’inflazione resta alta e la crescita fiacca.

In Asia, fari puntati sulla Cina, con dati su commercio, inflazione e investimenti esteri che offriranno indizi sull’impatto delle tensioni con Washington. La BoJ e la RBA forniranno nuovi segnali di politica monetaria, mentre Singapore e Malesia pubblicano le stime di crescita del terzo trimestre.

In India, l’inflazione attesa in raffreddamento potrebbe aprire spazio a futuri tagli dei tassi da parte della RBI.

Tag: Settimana Economicaindicatori macroeconomicimercati finanziariEuropaUSA

La Settimana Economica

La rubrica settimanale a cura di Viktor Todorov che analizza le principali notizie economiche e l’andamento dei mercati finanziari.

Continua a leggere

Tutti gli articoli