Negli Stati Uniti l’attenzione è tutta sullo shutdown del governo federale, evento che non si verificava da sette anni e che rischia di ritardare la pubblicazione di dati macroeconomici cruciali. I mercati restano in attesa di un compromesso politico che possa sbloccare la situazione. Nel frattempo, la manifattura continua a mostrare segni di contrazione, confermando le difficoltà strutturali dell’economia. Anche il mercato del lavoro invia segnali di debolezza, con il settore privato che ha perso 32.000 posti a settembre, e il comparto immobiliare che rimane sotto pressione.
In Europa i riflettori restano puntati sull’inflazione, ancora sopra il target della BCE, con Francia e Spagna che registrano un’accelerazione dei prezzi. La banca centrale si mantiene prudente, rinviando qualsiasi decisione di allentamento monetario. Un segnale positivo arriva però dalla fiducia economica, in lieve miglioramento nonostante una crescita che rimane fragile e disomogenea tra i Paesi membri.
In Asia la situazione è eterogenea. Il Giappone resta appesa a un equilibrio incerto tra un’economia altalenante, elezioni imminenti e i dubbi sul futuro orientamento della Bank of Japan. In India e in Australia le banche centrali hanno scelto di mantenere invariati i tassi, riflettendo una strategia attendista di fronte a pressioni inflazionistiche ancora moderate. In Cina, invece, si registra un segnale incoraggiante: il PMI manifatturiero è tornato a crescere, pur in un contesto di ripresa ancora fragile e fortemente dipendente dalle esportazioni e dalle politiche di stimolo.
INDICATORI MACROECONOMICI
Inflazione
Italia: +1,7%, dal precedente +1,8% ⬇
Eurozona: +2% dal precedente +2%
Inghilterra: +3,8% dal precedente +3,6% ⬆
Stati Uniti: +2,9% dal precedente +2,7% ⬆
Disoccupazione
Italia: +6,5% dal precedente +6,1% ⬆
Eurozona: +6,2% dal precedente +6,3% ⬇
Inghilterra: +4,7% dal precedente +4,6% ⬆
Stati Uniti: +4,2% dal precedente +4,1% ⬆
Tassi d'interesse
Eurozona: 2,15%
Stati Uniti: 4,25 - 4,5%
Inghilterra: 4%
PIL: Q2 2025
Italia: -0,1%
Eurozona: +0,1%
Inghilterra: +0,3%
Stati Uniti: +3,8%
EUR/USD: 1,1741, +0,32% questa settimana, +13,40% da inizio anno
DXY: 97,64, –0,20% questa settimana, –10,60% da inizio anno
MERCATI FINANZIARI
FTSE MIB: 43.258,11, +1,43% questa settimana, +25,94% da inizio anno
STOXX 600: 553,57, +1,25% questa settimana, +8,28% da inizio anno
DAX: 24.359,30, +0,69% questa settimana, +21,84% da inizio anno
IBEX: 15.277,19, +3,03% questa settimana, +30,48% da inizio anno
CAC 40: 7.823,46, +2,60% questa settimana, +7,18% da inizio anno
NASDAQ: 22.780,50, +1,32% questa settimana, +17,40% da inizio anno
S&P 500: 6.715,78, +1,08% questa settimana, +13,76% da inizio anno
US10Y: 4,12%, –5,3 bps questa settimana, –45 bps da inizio anno
US02Y: 3,755%, –0,4 bps questa settimana, –50,1 bps da inizio anno
US10Y–US02Y: 0,365%, –4,9 bps questa settimana, +5 bps da inizio anno
IT10Y: 3,518%, invariato questa settimana, –4 bps da inizio anno
SPREAD BTP–Bund: 84,160 bps, –2,64 bps questa settimana, –32,94 bps da inizio anno
VIX: 16,64, +8,83% questa settimana, –3,31% da inizio anno
BTC/USD: $122.468,00, +9,15% questa settimana, +31,24% da inizio anno
FOCUS DELLA SETTIMANA
STATI UNITI
Stallo politico e governo in shutdown: rischio licenziamenti e dati economici bloccati
Il governo federale degli Stati Uniti è entrato in shutdown dopo il mancato accordo sul finanziamento tra Casa Bianca e Congresso, la prima interruzione dal 2019. La chiusura, totale poiché nessuna agenzia ha ricevuto nuovi stanziamenti, rischia di avere impatti economici e politici rilevanti. L’amministrazione Trump punta a sfruttare lo shutdown per ridurre la forza lavoro federale: l’OMB ha chiesto piani di licenziamento di massa e fino a 750.000 dipendenti potrebbero essere coinvolti.
Le conseguenze immediate comprendono lo stop ai dati economici chiave, incluso il rapporto sull’occupazione di settembre e l’indice dei prezzi al consumo. Anche servizi cruciali – dal CDC alle ispezioni ambientali, dai programmi per veterani ai prestiti federali – sono sospesi. Alcune funzioni essenziali, come esercito, sicurezza e previdenza sociale, continueranno, mentre parchi nazionali e musei chiuderanno parzialmente. TSA e controllori aerei lavoreranno senza retribuzione, con possibili disagi nei viaggi.
Lo shutdown arriva in un contesto già fragile: ADP segnala la perdita di 32.000 posti di lavoro privati a settembre e il PIL si è contratto nel secondo trimestre. Gli economisti stimano che uno stop prolungato potrebbe sottrarre fino allo 0,6%al PIL trimestrale, mentre il turismo rischia perdite da 1 miliardo di dollari a settimana.
Politicamente, Trump accusa i democratici di ostacolare tagli ai costi sanitari, mentre Chuck Schumer denuncia un attacco all’Affordable Care Act. Lo shutdown diventa così terreno di scontro sul potere esecutivo e potrebbe pesare sul voto di medio termine.
Manifattura in contrazione per il settimo mese, segnali misti tra produzione e ordini
L’attività manifatturiera statunitense resta in contrazione, anche se con un lieve miglioramento. L’indice ISM è salito a 49,1 a settembre, da 48,7 in agosto, confermando il settimo mese sotto la soglia di 50. La produzione ha mostrato un incremento moderato, ma i cali di nuovi ordini e scorte hanno limitato i progressi. L’indice dei prezzi resta positivo, pur rallentando, mentre l’occupazione continua a scendere. Solo il comparto petrolio e prodotti a base di carbone ha registrato espansione tra le sei principali industrie. Secondo l’ISM, consegne più lente suggeriscono un lieve miglioramento della domanda. Tuttavia, le tariffe e i costi elevati restano fattori critici. “Le condizioni macroeconomiche e la gestione dei tassi di interesse influenzano le decisioni di acquisto, mantenendo la produzione contenuta”, ha spiegato un intervistato del settore macchinari.
ADP: il settore privato perde 32.000 posti a settembre, segnali di debolezza sul lavoro
A settembre gli Stati Uniti hanno perso 32.000 posti di lavoro nel settore privato, secondo ADP, a fronte di attese di un aumento di 45.000. Il dato segue una revisione ad agosto a –3.000 e rafforza i timori di un mercato del lavoro in indebolimento. Il settore del tempo libero e dell’ospitalità ha registrato il calo più ampio con –19.000, mentre istruzione e sanità hanno creato 33.000 posti. La perdita è stata concentrata tra le piccole imprese (–40.000), mentre le grandi aziende hanno aggiunto 33.000 lavoratori. Economisti avvertono che il rallentamento occupazionale, unito alla chiusura del governo che potrebbe ritardare i dati BLS, aumenta l’incertezza. La Federal Reserve ha già tagliato i tassi di un quarto di punto, segnalando possibili ulteriori riduzioni per sostenere l’economia. Secondo Bank of America, il mercato del lavoro resta uno dei fattori determinanti per la banca centrale.
Trump salva l’Argentina con 20 miliardi: sostegno a Milei tra tensioni politiche e rabbia agricola
Il presidente Donald Trump ha approvato un pacchetto di salvataggio da 20 miliardi di dollari per l’Argentina, suscitando critiche interne e dubbi sulla coerenza della sua dottrina “America First”. L’intervento punta a rafforzare l’alleato Javier Milei, in difficoltà dopo la sconfitta elettorale a Buenos Aires e lo scandalo che ha colpito la sorella. Il Tesoro guidato da Scott Bessent ha predisposto scambi in dollari e sostegno valutario per stabilizzare il peso, in vista delle elezioni di ottobre.
La mossa, però, irrita gli agricoltori statunitensi, penalizzati dalla guerra commerciale con la Cina e ora superati dall’Argentina nelle forniture di soia a Pechino, nonostante gli aiuti finanziari americani. Senatori repubblicani come Chuck Grassley hanno denunciato la contraddizione.
Milei, noto come “El Loco”, ha varato tagli draconiani e deregulation, riducendo l’inflazione dal 289% al 34% annuo e ottenendo il sostegno del FMI. Ma la debolezza del peso e la fuga di capitali restano nodi irrisolti. Economisti avvertono che il salvataggio USA è “altamente rischioso”, mentre Trump punta a trasformarlo in un modello simbolico del suo approccio economico globale.
Il mercato immobiliare rallenta ma mostra segnali misti
I prezzi delle case negli Stati Uniti sono saliti dell’1,7% a luglio su base annua, in calo rispetto all’1,9% di giugno, segnando la crescita più debole da un anno. L’indice S&P Case-Shiller evidenzia forti differenze regionali: New York guida con +6,4%, seguita da Chicago e Cleveland, mentre Tampa (–2,8%) e Phoenix registrano cali. Il mercato, frenato da costi elevati e minore accessibilità, appare diviso tra città stabili e aree in difficoltà post-speculativa. Tuttavia, le vendite di case in sospeso hanno sorpreso al rialzo in agosto, sostenute dalle attese di un taglio dei tassi Fed, offrendo un segnale di resilienza in un contesto complessivamente debole.
EUROPA
Inflazione: Eurozona sopra il target, BCE prudente sui tassi
L’inflazione della zona euro è salita al 2,2% a settembre dal 2% di agosto, spinta soprattutto dalla Germania e da un calo più lieve dei prezzi energetici. L’inflazione core è rimasta stabile, con i servizi in lieve accelerazione al 3,2%, segnale che le pressioni di fondo non si sono del tutto attenuate.
Durante la riunione di ottobre la BCE dovrebbe mantenere il tasso di deposito al 2%, con mercati che vedono improbabili rialzi e aspettano eventuali tagli nel 2025. Christine Lagarde ha sottolineato che i rischi inflattivi restano “contenuti in entrambe le direzioni” e che le tensioni commerciali con gli Stati Uniti non hanno generato nuove spinte ai prezzi.
L’accordo tariffario UE-USA, che introduce un dazio base del 15%, ha ridotto l’incertezza, mentre la debolezza del dollaro ha limitato effetti importati sull’inflazione. La crescita economica rimane lenta, ma l’Eurozona dovrebbe evitare la recessione. Analisti prevedono che l’inflazione possa scendere sotto il 2% entro fine anno, aprendo la strada a nuovi tagli dei tassi nel medio termine.
Eurozona, fiducia in lieve miglioramento ma la crescita resta debole
Le imprese della zona euro hanno mostrato un cauto ottimismo a settembre dopo l’accordo commerciale tra Stati Uniti e UE, che ha fissato al 15% le tariffe sulla maggior parte delle esportazioni europee. L’indicatore della Commissione europea sul sentimento economico è salito a 95,5 da 95,3, restando però sotto la media storica e segnalando fiducia ancora fragile.
La BCE ha rilevato un aumento dei prestiti alle imprese, mentre i PMI hanno toccato un massimo da 16 mesi. Tuttavia, la crescita resta modesta: l’economia si è fermata nel secondo trimestre con l’entrata in vigore dei dazi statunitensi, e la BCE prevede un PIL piatto nel terzo trimestre prima di un recupero a fine anno.
Secondo Capital Economics, i dati puntano a un’espansione dello 0,2%, leggermente superiore alle stime BCE. L’OCSE ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita per il 2026 all’1%, confermando che l’Eurozona eviterà la recessione ma rimarrà in una fase di debolezza strutturale.
Francia, l’inflazione accelera nonostante lo stallo politico
L’inflazione annuale in Francia è salita all’1,1% a settembre, il ritmo più veloce dall’inizio dell’anno, spinta da energia e servizi. Il dato, inferiore al target BCE del 2%, consolida l’attesa di tassi invariati al 2%. Lo scenario resta fragile: la crisi politica, con la caduta del premier Bayrou, pesa su investimenti e occupazione. Trend simili emergono in Spagna e Belgio, mentre la Germania segnala un aumento della disoccupazione e nuovi tagli aziendali. Questi dati rafforzano la prospettiva di una BCE prudente, in attesa dell’inflazione dell’Eurozona attesa mercoledì.
Spagna, inflazione al 3%: BCE verso prudenza sui tassi
L’inflazione in Spagna è salita al 3,0% a settembre, massimo da giugno 2023, spinta da energia e bollette di cui è rallentato il calo. In Belgio il tasso è salito al 2,1%. Questi dati rafforzano le attese che la BCE mantenga i tassi fermi al 2% anche nella prossima riunione, rinviando eventuali tagli al 2026. L’inflazione di base in Spagna si è leggermente allentata, mentre Fitch e Moody’s hanno alzato il rating del Paese grazie a crescita solida, occupazione record e forte turismo. Francia e Germania pubblicheranno i loro dati prima dell’inflazione dell’Eurozona attesa mercoledì
RESTO DEL MONDO
Giappone tra elezioni, economia fragile e dilemma sui tassi
Le dimissioni del premier Shigeru Ishiba hanno aperto una cruciale corsa alla leadership del Partito Liberal Democratico, che sabato sceglierà il nuovo capo del governo, il quarto in cinque anni. Tra i candidati spiccano Sanae Takaichi, favorevole a politiche monetarie espansive, e Shinjiro Koizumi, che propone riforme fiscali e cooperazione rafforzata con gli USA. Intanto la BOJ valuta un possibile rialzo dei tassi già a ottobre, con il membro Asahi Noguchi che ha segnalato crescenti pressioni inflazionistiche, sebbene permangano rischi legati alle tariffe statunitensi. I dati economici restano deboli: ad agosto la produzione industriale è scesa dell’1,2% e le vendite al dettaglio dell’1,1% su base annua, primo calo dal 2022. Con esportazioni penalizzate dai dazi USA e consumi interni fragili, gli analisti di Moody’s stimano un impatto negativo sul PIL di almeno lo 0,5%. Le divisioni interne alla banca centrale potrebbero rinviare l’aumento dei tassi a gennaio.
RBA lascia i tassi invariati, focus sull’inflazione
La Reserve Bank of Australia ha mantenuto il tasso di cassa al 3,60%, segnalando cautela tra inflazione ancora alta e mercato del lavoro teso. La governatrice Michele Bullock ha evitato indicazioni sulle mosse future, affermando che le decisioni dipenderanno dai dati, in particolare sull’inflazione del terzo trimestre attesa il 29 ottobre. Dopo tre tagli da febbraio, la RBA potrebbe ridurre i tassi a novembre se l’inflazione di base resta sotto controllo. I mercati stimano un possibile minimo al 3,1%, mentre l’economia mostra consumi resilienti ma rischi globali e geopolitici restano elevati.
PMI Cina in rialzo, ma la crescita resta fragile
L’attività manifatturiera cinese ha mostrato segnali misti a settembre. L’indice ufficiale è salito a 49,8, sotto la soglia 50, mentre il PMI privato S&P Global è cresciuto a 51,2, spinto dalle esportazioni tornate in espansione per la prima volta da marzo. La produzione è migliorata, ma le aziende hanno frenato assunzioni e investimenti, mentre i prezzi restano in calo. I servizi si sono indeboliti, con il PMI non manifatturiero a 50,0. Pechino valuta un pacchetto da 500 miliardi di yuan per sostenere gli investimenti locali e i leader discuteranno a ottobre un nuovo piano quinquennale.
RBI ferma i tassi, pesa la politica tariffaria USA
La Reserve Bank of India ha mantenuto il tasso repo al 5,50% per la seconda riunione consecutiva, con posizione neutrale. La decisione riflette un contesto di inflazione in rallentamento, debolezza della rupia e nuove tariffe USA del 50% su alcune esportazioni indiane, inclusi i farmaci. L’impatto dei dazi annunciati da Trump resta incerto, ma la RBI avverte che i rischi per crescita e inflazione si sono modificati. Otto economisti su 13 prevedevano una pausa, cinque un nuovo taglio. Il governatore Sanjay Malhotra ha segnalato che la traiettoria dipenderà dall’effetto delle politiche commerciali globali.
PROSPETTIVE
Nella prossima settimana l’attenzione dei mercati sarà dominata dalla chiusura del governo statunitense, che continua a bloccare la pubblicazione dei principali dati economici, inclusi i payrolls di settembre. In attesa di sviluppi politici, gli investitori guarderanno ai verbali della Federal Reserve e all’indagine sui consumatori dell’Università del Michigan. Eventuali dati in ritardo, come quelli sul commercio e sulle richieste di disoccupazione, saranno pubblicati solo in caso di accordo. Intanto, il Tesoro USA procederà con aste su varie scadenze, per un totale di oltre 100 miliardi di dollari.
In Canada riflettori sull’occupazione e sulla bilancia commerciale, mentre in America Latina il Messico e il Brasile pubblicheranno i dati sull’inflazione.
In Europa, il focus sarà sulla produzione industriale di Spagna, Germania e Italia, oltre ai conti della BCE e agli incontri Ecofin ed Eurogruppo. L’offerta obbligazionaria resterà contenuta, con aste di Germania, Austria e Irlanda.
Nel Regno Unito pochi dati rilevanti, con l’indagine RICS sul mercato immobiliare. In Scandinavia, usciranno i dati sull’inflazione di Svezia e Norvegia, accompagnati da aste di titoli governativi, mentre la Svizzera terrà un’asta obbligazionaria. La Polonia affronterà una decisione delicata sui tassi: il mercato è diviso tra un ulteriore taglio o la conferma della politica attuale.
In Asia, attenzione al Giappone, con il report regionale della BoJ, i dati su consumi e partite correnti, oltre a nuove aste di JGB. La Cina, chiusa per la Golden Week, diffonderà dati su riserve valutarie e offerta di moneta. In Oceania, la RBNZ potrebbe tagliare i tassi ancora, mentre in Thailandia, Filippine e Taiwan i dati su inflazione e commercio guideranno le attese sulle prossime mosse monetarie.
Infine, la Malesia presenterà il bilancio 2026, con un focus su resilienza esterna e consolidamento fiscale.
