Negli Stati Uniti, il mercato del lavoro mostra un rallentamento netto, creando uno scenario difficile per la Federal Reserve: occupazione in calo, fiducia della classe media in discesa e consumi più prudenti. Eppure Wall Street continua a correre, con le valutazioni ai massimi storici e un’evidente dicotomia tra economia reale e mercati finanziari.
In Europa, la crescita resta debole, ma un mercato del lavoro resiliente fornisce una parziale protezione. La BCE rimane ferma in attesa, mentre le singole economie mostrano fragilità specifiche: la Germania soffre il commercio globale, con ordini industriali ai minimi e PIL in contrazione; la Francia è segnata da tensioni politiche che minacciano la stabilità economica; il Regno Unito, pur sostenuto da vendite al dettaglio in rialzo, resta esposto al rischio stagflattivo a causa delle pressioni fiscali e valutarie.
Nel resto del mondo emerge un quadro eterogeneo: la Corea del Sud sorprende con prospettive di ulteriori tagli ai tassi e un export ormai in stallo; la Cina manda segnali contrastanti, con manifattura fragile ma servizi in ripresa; la Turchia lotta ancora con un’inflazione elevata, mentre i tagli ai tassi rischiano di surriscaldare l’economia; l’Australia cresce più del previsto ma con investimenti pubblici in forte calo; il Canada riduce il deficit commerciale grazie al rimbalzo delle esportazioni, mostrando una risposta più resiliente alle turbolenze tariffarie di Washington.
INDICATORI MACROECONOMICI
Inflazione:
Italia: +1,7%, dal precedente +1,8% ⬇
Eurozona: +2% dal precedente +2%.
Inghilterra: +3,8% dal precedente +3,6% ⬆
Stati Uniti: +2,7% dal precedente +2,4% ⬆
Disoccupazione:
Italia: +6,5% dal precedente +6,1% ⬆
Eurozona: +6,2% dal precedente +6,3%⬇
Inghilterra: +4,7% dal precedente +4,6% ⬆
Stati Uniti: +4,2% dal precedente +4,1% ⬆
Tassi d'interesse:
Eurozona: 2,15%
Stati Uniti: 4,25 - 4,5%
Inghilterra: 4%
PIL: Q2 2025:
Italia: -0,1%
Eurozona: +0,1%
Inghilterra: +0,3%
Stati Uniti: +3,3%
EUR/USD: 1,17155, +0,26% questa settimana, +13,16% da inizio anno
DXY: 97,839, –0,42% questa settimana, –10,44% da inizio anno
MERCATI FINANZIARI
FTSE MIB: 41.607,81, –1,39% questa settimana, +21,14% da inizio anno
STOXX 600: 553,57, +1,25% questa settimana, +8,28% da inizio anno
DAX: 24.359,30, +0,69% questa settimana, +21,84% da inizio anno
IBEX: 15.277,19, +3,03% questa settimana, +30,48% da inizio anno
CAC 40: 7.923,46, +2,60% questa settimana, +7,18% da inizio anno
NASDAQ: 21.700,39, +1,14% questa settimana, +11,84% da inizio anno
S&P 500: 6.481,51, +0,33% questa settimana, +9,80% da inizio anno
US10Y: 4,08%, –15 bps questa settimana, –49 bps da inizio anno
US02Y: 3,755%, –0,4 bps questa settimana, –50,1 bps da inizio anno
US10Y–US02Y: 0,325%, –18 bps questa settimana, +0,5 bps da inizio anno
IT10Y: 3,518%, invariato questa settimana, –4 bps da inizio anno
SPREAD BTP-Bund: 87,050 bps, –1,5 bps questa settimana, –30,05 bps da inizio anno
VIX: 15,19, –1,04% questa settimana, –11,74% da inizio anno
BTC/USD: $110.779,00, +2,32% questa settimana, +18,67% da inizio anno
FOCUS DELLA SETTIMANA
STATI UNITI
Mercato del lavoro in forte rallentamento, cresce la pressione sulla Fed
Ad agosto l’economia statunitense ha creato solo 22.000 posti di lavoro, ben sotto le attese (75.000) e con la revisione al ribasso di giugno a 13.000, il primo calo dal 2020. Il tasso di disoccupazione è salito al 4,3%, mentre dall’inizio dell’anno sono stati aggiunti appena 598.000 posti, il minimo dal 2009 (escluso il 2020). La debolezza, accentuata dopo l’annuncio dei dazi di Trump, riguarda soprattutto manifattura e settore pubblico, mentre sanità e servizi sociali restano solidi. Il sentiment dei consumatori è tornato in calo, rafforzando l’ipotesi di un imminente taglio dei tassi Fed.
La direzione è ormai segnata: i mercati prezzano con probabilità del 98% un taglio da 25 punti base già alla riunione del 17 settembre. L’incognita resta il percorso successivo: per il 2026 gli operatori scontano più tagli di quelli previsti dalla stessa Fed. Con i servizi resilienti, i salari in crescita moderata (+3,7% annuo) e i dazi che spingono sui prezzi, difficilmente la banca centrale avvierà un ciclo aggressivo, a meno di un crollo più marcato dell’occupazione. Ma con l’attenzione sempre più rivolta al mercato del lavoro, il margine di prudenza si assottiglia.
La classe media sotto pressione, i consumi in frenata
Ad agosto il sentiment dei consumatori è sceso del 6%, segnando un’inversione rispetto ai mesi precedenti. Il pessimismo sul lavoro cresce, con più famiglie che si aspettano un calo del reddito. In particolare, la classe media (53.000–161.000 $ annui) mostra un netto deterioramento della fiducia: le famiglie tra 50.000 e 100.000 $ si avvicinano oggi alle opinioni più cupe dei redditi bassi.
Molti CEO di settori come ristorazione, moda e compagnie aeree segnalano che i clienti medi “sono sempre più stretti”, mentre i redditi alti continuano a sostenere la domanda di beni di lusso. Cresce l’uso di marchi generici e il taglio delle spese non essenziali: oltre il 70% degli intervistati dall’Università del Michigan prevede di ridurre i consumi nei prossimi 12 mesi.
Wall Street: rally record ma valutazioni ai massimi storici
L’S&P 500 ha toccato nuovi record, ma a caro prezzo: l’indice scambia a 3,23 volte le vendite, massimo storico, e a 22,5 volte gli utili attesi, ben oltre la media ventennale (16,8). La concentrazione resta estrema: le 10 maggiori società valgono quasi il 40% del benchmark, con nove colossi oltre i 1.000 miliardi $. Il boom di Nvidia e Microsoft sostiene i margini, ma cresce il timore di vulnerabilità. Ad aprile i piani tariffari di Trump hanno già scatenato una correzione nelle Magnificent Seven. Alcuni gestori, come Barrow Hanley, vedono opportunità nei titoli “value” al di fuori della megacap tech.
EUROPA
Eurozona: crescita debole ma occupazione resiliente, la BCE resta prudente
Nel secondo trimestre il PIL dell’Eurozona è salito di appena lo 0,1%, segnando un brusco rallentamento rispetto allo 0,6% dei primi tre mesi. La frenata è stata trainata dalla Germania, in contrazione del -0,3%, con industria e fiducia colpite dalle nuove tariffe USA e ordini in calo per il terzo mese consecutivo. Il calo delle esportazioni e degli investimenti ha frenato l’attività complessiva, mentre la spesa delle famiglie ha fornito un sostegno parziale.
Nonostante la debolezza del PIL, il mercato del lavoro resta sorprendentemente solido: a luglio la disoccupazione è scesa al 6,2%, minimo storico, dal 6,3% di giugno, con 170.000 disoccupati in meno e una flessione particolarmente marcata tra i giovani sotto i 25 anni. Le imprese restano caute nel licenziare in un contesto caratterizzato da popolazione attiva in calo, segnalando una resilienza che contribuisce a stabilizzare la domanda interna.
Anche sul fronte dei prezzi lo scenario appare gestibile: ad agosto l’inflazione è risalita leggermente al 2,1% annuo (dal 2,0% di luglio), mentre il dato core è rimasto stabile al 2,3%. Con prezzi vicini al target e occupazione ai minimi storici, la BCE, nella riunione di settembre, dovrebbe confermare i tassi fermi al 2,0%, proseguendo la pausa avviata a luglio. Gli analisti si aspettano che l’istituto mantenga un approccio prudente per diversi mesi, valutando solo in seguito eventuali nuovi tagli, anche alla luce dei rischi globali e delle tariffe USA che minacciano le esportazioni.
UE vs Google: maxi multa da 2,95 miliardi e nuove tensioni con gli USA
La Commissione europea ha inflitto a Google una multa record da 2,95 miliardi di euro per abuso di posizione dominante nel settore della pubblicità digitale, accusandola di favorire il proprio strumento AdX a danno della concorrenza. L’azienda ha 60 giorni per adeguarsi, ma ha definito la decisione “ingiustificata”.
La mossa arriva in un contesto delicato: il presidente Trump ha già minacciato tariffe contro l’UE se colpisse ancora le Big Tech americane. La vicenda si intreccia con il fragile accordo commerciale bilaterale che ha fissato i dazi USA al 15% sulle importazioni europee, ma che resta incompleto (auto al 27,5% e diverse esenzioni ancora da negoziare). La disputa potrebbe dunque acuire le tensioni transatlantiche proprio mentre UE e USA cercano di contenere i rischi di escalation.
UK: vendite al dettaglio in rialzo, ma i rischi fiscali frenano l’ottimismo
A luglio le vendite al dettaglio nel Regno Unito sono salite dello 0,6% su base mensile, leggermente al di sopra le attese (+0,5%). Clima favorevole ed Europei di calcio femminile hanno sostenuto i consumi, soprattutto nel settore abbigliamento e online. Tuttavia, gli analisti avvertono che l’effetto è temporaneo: i possibili aumenti fiscali nel bilancio di novembre rischiano di pesare sulla fiducia delle famiglie. La sterlina ha reagito con un rialzo a 1,3471 $ e 0,8662 €/£, favorita anche dalle parole di Andrew Bailey (BoE), che ha lasciato aperta la porta a tagli dei tassi, seppur in un quadro di inflazione ancora incerta.
Germania: ordini di fabbrica in caduta, pesa il commercio globale
A luglio gli ordini industriali tedeschi sono crollati del –2,9% su base mensile, ben oltre le attese di un +0,7% e segnando il terzo calo consecutivo, il più forte da gennaio. A pesare è stato soprattutto il crollo degli ordini esteri (–3,1%), con un –3,8% all’interno dell’Eurozona e –2,5% sul mercato domestico. L’arretramento riflette le tensioni commerciali e le nuove barriere tariffarie, che frenano l’export. Senza i grandi contratti (oltre 50 mln €), gli ordini sarebbero cresciuti dello 0,7%. Male le apparecchiature elettriche, in controtendenza l’auto e i beni di consumo.
Francia: rischio politico ed economia sotto pressione
L’8 settembre la Francia affronta un delicato voto di fiducia: il premier François Bayrou ha legato la sopravvivenza del governo al piano di risparmio da 44 mld € per ridurre deficit (5,8% PIL) e debito (116%). L’opposizione promette di bocciarlo, aprendo a una stagione di nuova instabilità politica. Nonostante una crescita trimestrale resiliente (+0,3% nel Q2) e segnali di ripresa manifatturiera, l’incertezza mina fiducia e investimenti. Medef avverte di rischi immediati per imprese e occupazione, mentre gli analisti temono un declassamento del rating sovrano. Senza riforme, il debito potrebbe superare il 120% del PIL entro il 2027.
RESTO DEL MONDO
Corea del Sud: export in frenata e inflazione debole aprono la strada a nuovi tagli
Ad agosto le esportazioni sudcoreane sono cresciute solo dell’1,3% annuo (vs +5,8% a luglio), frenate dal calo delle spedizioni verso USA (–12%) e Cina (–2,9%) sotto il peso delle tariffe di Trump. La tenuta dei semiconduttori (+27%) non è bastata a compensare la debolezza di auto, acciaio e petrolchimici. Sul fronte interno, l’inflazione è scesa all’1,7%, minimo da nove mesi, ben sotto il target della BoK. Con crescita e prezzi in raffreddamento, la banca centrale, che ha già tagliato i tassi di 100 bps dal 2024, potrebbe riprendere l’allentamento già a ottobre, con ulteriori riduzioni nel 2026.
Cina: segnali contrastanti tra manifattura fragile e servizi in ripresa
Ad agosto l’attività manifatturiera cinese mostra timidi segnali di ripresa: il PMI privato RatingDog/S&P Global è tornato sopra quota 50 (50,5, massimo da 5 mesi), grazie a nuovi ordini interni, mentre l’indice ufficiale resta in contrazione (49,4). Le esportazioni restano deboli, con solo un rallentamento del calo, e le imprese continuano a ridurre personale. Più dinamico il settore dei servizi, dove il PMI privato è salito a 53, massimo da oltre un anno, sostenuto da capital markets, trasporti e telecomunicazioni. Tuttavia, persistono pressioni sui margini: salari e costi delle materie prime in aumento spingono le aziende ad assorbire rincari e ridurre spese. La ripresa appare dunque sbilanciata, dipendente dal rafforzamento della domanda interna e da stimoli fiscali.
Turchia: ripresa solida, ma rischi di surriscaldamento
Nel secondo trimestre il PIL turco è cresciuto del 4,8% annuo, in accelerazione dal 2,3% del trimestre precedente. La ripresa riflette i tagli ai tassi di interesse, iniziati a fine 2024 dopo il picco del 50%, che hanno rilanciato la domanda interna. Tuttavia, gli analisti avvertono che la spinta potrebbe alimentare un nuovo surriscaldamento, ostacolando la riduzione del deficit delle partite correnti e rallentando la discesa dell’inflazione. Dopo due anni di politica monetaria ortodossa, che aveva raffreddato i prezzi, la banca centrale stima ora un ritorno a un’inflazione a una cifra entro il 2027. Il dilemma resta: sostenere la crescita senza compromettere la stabilità macroeconomica.
Australia: crescita sopra le attese, ma investimenti in calo
Nel secondo trimestre il PIL australiano è cresciuto dello 0,6% trimestrale e dell’1,8% annuo, meglio delle attese (1,6%), ma il ritmo resta debole. La crescita è stata trainata dalla domanda interna, con la spesa delle famiglie in aumento (+0,9%), soprattutto nei consumi discrezionali (+1,4%). A frenare sono stati invece gli investimenti pubblici, crollati del 3,9%, la peggior caduta dal 2017 (esclusa la pandemia).
Il Tesoriere Jim Chalmers ha accolto i dati come un segnale di ripresa, pur riconoscendo sfide strutturali legate alla produttività. Intanto, la disoccupazione resta bassa e l’inflazione è tornata nella fascia obiettivo (2–3%), consentendo alla RBA di mantenere un orientamento espansivo. Tuttavia, il rafforzamento della domanda interna potrebbe limitare l’entità dei futuri tagli dei tassi, mentre le tensioni globali e il rischio di rallentamento in Asia, soprattutto in Cina, restano fattori da monitorare.
Canada: deficit commerciale in calo, esportazioni in ripresa
A luglio il deficit commerciale canadese si è ridotto a 4,94 miliardi C$, meglio delle attese (5,3 mld) e in miglioramento rispetto al record negativo di aprile (7,57 mld). Si è comunque trattato del sesto deficit consecutivo.
Le esportazioni sono salite per il terzo mese di fila (+0,9%), spinte da greggio e auto dirette negli Stati Uniti, mentre le importazioni sono scese dello 0,7%. Le spedizioni verso gli USA sono cresciute del +5%, portando il surplus bilaterale a 6,73 miliardi C$, massimo da quattro mesi. Al contrario, il deficit con il resto del mondo si è ampliato a 11,7 miliardi C$.
Stati Uniti:
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Europa:
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Resto del Mondo:
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