La scomoda realtà dietro la nuova guerra in Nagorno-Karabakh

La spiacevole verità nel conflitto fra Armenia e Azerbaijan: quello che sta succedendo è purtroppo inevitabile. Ma non è detto che per l'Occidente, il quale ha un ruolo MOLTO limitato, sia per forza un male.

Foto di Muhammed İKİTEPE / Pexel

Questo articolo è frutto delle discussioni che ho fatto con i tanti membri della redazione Ucraina di Liberi Oltre, la quale nei prossimi giorni continuerà ad aggiornare sulla situazione.

La guerra lampo che sta riportando, dopo decenni, il Nagorno-Karabakh sotto il controllo azero potrà sembrare totalmente imprevista all'osservatore occidentale. Ma era ampiamente prevedibile da chi ha familiarità con questo curioso ma sanguinoso conflitto. Se la situazione odierna ha sicuramente origine nel trauma del genocidio armeno del 1915-1917 è pur vero che la guerra di oggi è il risultato della guerra del 1988-1994 che ebbe origine addirittura prima della caduta dell'URSS e si risolse con una grande vittoria armena

Fonte: BBC

Dopo la prima sanguinosa guerra, oltre il Nagorno-Karabakh, l'Armenia ha occupato anche altre zone riconosciute dalla comunità internazionale come Azere per permettere la creazione di uno stato fantoccio nella regione occupata. Il tutto con il benestare e supporto di Mosca

La debacle militare e l'emergenza profughi ha interrotto negli anni 90 qualsiasi fragile percorso di riforma democratica ed economica in Azerbaijan. Oggi, Baku siede su un mare di gas e petrolio in mano a pochissimi. 

Una ricca elite che ha reinvestito molte risorse nell'esercito e che, con l'aiuto del fratello maggiore turco, ha ribaltato i rapporti di forza rispetto all'esercito armeno che, senza la Russia, non è in grado di tenere testa agli azeri.

La seconda guerra, nel 2020, ha visto Baku riconquistare gran parte del territorio attorno al Nagorno-Karabakh e bloccare così i rifornimenti Armeni alla regione. In questo modo, lo stato fantoccio armeno della Repubblica dell'Artsakh si è lentamente spento ed è stato sbaragliato

Fonte BBC

È difficile e doloroso fare previsioni su cosa succederà ora alla maggioranza armena insediata in Nagorno. Probabilmente sarà soggetta a violenze etniche di grave entità. Successe anche nel 2020. Ma mi chiedo davvero come tutto ciò si possa evitare. Ahimè né NATO né Iran né l'ormai insignificante contingente di peacekeeping russo presente laggiù hanno interesse ad impedire che il Nagorno-Karabakh torni azero.

Del resto, quando l'Occidente ha provato a fare qualcosa non è andata benissimo. Nel 2004 ad un Partnership for Peace della NATO a Budapest un soldato armeno Gurgen Margaryan è stato DECAPITATO da un compagno azero Ramil Safarov. 

Oggi Safarov (il decapitatore) è considerato un eroe nazionale in Azerbaijan mentre Margaryan un martire in Armenia. E il fatto che Orban si sia messo di mezzo alle questione, non ha aiutato a distendere gli animi.

Del resto, il grosso dilemma per l'Occidente è che l'Armenia è una democrazia imperfetta. Ma pur sempre una democrazia. Mentre gli Azeri sono una dittatura che, nonostante tutto, si è sempre dimostrata un partner commerciale abbastanza affidabile. Mentre la classe politica armena si è sempre dimostrata molto legata per motivi strategici alla Russia. L'attuale primo ministro armeno Nikol Pashinyan, nonostante venga spesso accusato di essere filo-occidentale, rimane molto legato a Mosca. Ma anche all'Iran.

E questo è proprio il punto focale. Oggi pare che finalmente l'Armenia abbia capito che Russia e Iran non sono partner affidabili e dipendere da loro è stato un grave errore. Ma i legami con l'Occidente sono troppo deboli e sporadici perché la situazione possa cambiare nel breve.

Fonte: nippon.com

Infine una considerazione sulla Russia. Il Nagorno, come la Transnistria, l'Ossezia, l'Abcazia e il Donbas sono stati tutti tentativi di mantenere controllo politico su stati nati dopo il collasso dell'URSS. Una dopo l'altra, queste entità de facto indipendenti stanno cadendo o trasformandosi. Un misero risultato di una politica estera russa fallimentare in grado di reggersi solo sulla forza militare che, dopo il 24 Febbraio 2022, sta pian piano svanendo.

Questa è forse l'unica lezione che l'Occidente può imparare. La ventennale relativa stabilità dei post-Soviet De-Facto States è ormai un lontano ricordo. E certamente queste terre di nessuno saranno sempre più un problema per la sicurezza europea.

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