Per rispondere a questa domanda, prendiamo in considerazione i seguenti fatti.
Fatto Numero 1
La Russia vuole ricostruire il suo impero in Europa. La leadership politica russa lo ha dichiarato apertamente in diverse occasioni: l’Ultimatum alla NATO del 2021, con il discorso di Putin del Club Valdaj nel 2022, recenti interviste in cui i Paesi Baltici vengono definiti “fascisti che rubano la terra”, che apparterrebbe di diritto “solo alla Russia”. In alcuni casi si è arrivati ad episodi paradossali, come in Alaska quando il ministro Lavrov partecipa a un vertice di pace indossando una maglietta nostalgica dell’Unione Sovietica, minacciando apertamente paesi che fanno parte della NATO e dell’Unione Europea.
Fatto Numero 2
Il benessere europeo dipende in larga misura dal mercato unico europeo. Questo sistema consente di attrarre investimenti, creare opportunità per imprese, lavoratori e commercio, con un’efficienza che le singole economie nazionali non potrebbero garantire. E questo vale anche per l’Italia, un paese con una forte componente di export che beneficia ampiamente della stabilità del mercato unico e dei suoi vantaggi.
I dati indicano che il mercato unico, seppur incompleto in molti settori, rappresenti il 15 % del commercio mondiale. Inoltre, si stima che il mercato unico contribuisca ad un aumento del PIL Europeo compreso tra l’8 % e il 9 % annuo e che nel corso degli anni, abbia generato 56 milioni di posti di lavoro.
Fatto numero 3
Il mercato unico non è nato per caso. È il risultato di precise scelte politiche dei Paesi europei: integrare le proprie economie, abbattere barriere doganali e cooperare in settori strategici come energia e servizi.
Ma la sua esistenza si deve anche a condizioni eccezionali: pace duratura, rispetto dello Stato di diritto e solide alleanze strategiche e militari (come quella con la NATO), che hanno permesso al mercato unico di consolidarsi.
Alla luce di questi fatti, poniamoci una domanda: il mercato unico potrebbe sopravvivere se la Russia attaccasse, anche solo parzialmente, l’Europa?
La risposta è semplice: no. Un’aggressione russa farebbe venir meno le condizioni di pace e stabilità politica che costituiscono il presupposto stesso dell’esistenza del mercato unico. In altre parole, una guerra, anche limitata ai paesi baltici, metterebbe fine ad uno dei pilastri del benessere che fortunatamente esiste ancora in Europa.
Non si tratterebbe soltanto di un’emergenza militare, ma di una frattura sistemica che travolgerebbe tutte le catene del valore in Europa, gli investimenti, la fiducia dei mercati e, in ultima analisi, la coesione stessa dell’Europa e quindi dell’Italia.
Un esempio volutamente paradossale
Molte Fiat 500 e Jeep Avenger vendute in Italia non vengono prodotte a Torino o a Melfi, ma nello stabilimento Stellantis di Tychy, in Polonia. Sono tra le auto più acquistate dagli italiani e generano, tra ricambi che esportiamo, componentistica fornita da terzi e servizi collegati, un indotto che vale miliardi di euro per il nostro Paese.
Ora immaginiamo che l’ipotesi fatta sopra si realizzi: la Russia invade parzialmente l’Europa, magari passando per il famigerato corridoio di Suwałki, che collega la Polonia alla Lituania. In uno scenario del genere, la filiera produttiva dell’automotive polacca rischierebbe di bloccarsi all’improvviso. L’import/export calerebbe bruscamente e in Italia non arriverebbero più proprio quei modelli che oggi trainano il mercato e sostengono un indotto da milioni di posti di lavoro. E non citiamo intenzionalmente le conseguenze legate all’articolo 5 della NATO, che uno scenario di invasione del genere aprirebbe.
Questo esempio, volutamente forzato e limitato, vuole chiarire un punto semplice. Il mercato unico europeo non è un concetto astratto inventato a Bruxelles. È qualcosa che incide direttamente sulla vita quotidiana delle persone, perché ci permette di produrre, commerciare e lavorare senza barriere, garantendo stabilità e opportunità anche alla gente comune. E un’eventuale invasione militare lo metterebbe in crisi.
E quindi come facciamo a prevenire tutto ciò?
Chi scrive non ha particolari competenze militari e intende lasciare a chi si occupa di deterrenza militare il delicato compito di parlare delle sfide per la difesa Europea. Il Canale di Liberi Oltre ne parla da tempo e con vari esperti.
Tuttavia, quando il governo, per voce del ministro Tajani, o l’opposizione ripetono che “non siamo in guerra con la Russia”, danno l’impressione dello struzzo che nasconde la testa sotto la sabbia più che di un Paese consapevole delle proprie sfide. Per questo occorre coraggio e volontà di capire che, invece, un nemico esiste e rappresenta una minaccia reale al nostro benessere.
Certo, un’invasione diretta dell’Italia da parte della Russia appare improbabile, ad oggi. Ma il nostro benessere non deve reggersi su un isolamento “da struzzo”, deve basarsi su una pace solida in Europa, garantita dal rispetto dello stato di diritto e dalle opportunità offerte dal mercato unico. E, purtroppo, tutto ciò è esattamente ciò che la Russia vuole distruggere.
