La crisi infinita - Cinque motivi per non augurarsi un governo Pd-Cinque Stelle

Sicuri che non andare al voto per non consegnare l’Italia a Salvini sia una buona idea? Forse i rischi per il Paese sarebbero maggiori. E forse sarebbe un ulteriore alibi per un’opposizione che dovrebbe, invece, cercarsi una proposta valida

Sicuri che non andare al voto per non consegnare l’Italia a Salvini sia una buona idea? Forse i rischi per il Paese sarebbero maggiori. E forse sarebbe un ulteriore alibi per un’opposizione che dovrebbe, invece, cercarsi una proposta valida.

Il consenso politicamente corretto di questi giorni dice che:

  1. Un governo guidato da Matteo Salvini (con l’appoggio di Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi) va evitato a ogni costo.
  2. La Lega ha staccato la spina al governo gialloverde ora perché non intende prendersi la responsabilità di una legge di bilancio per il 2020 coerente con il patto di stabilità.
  3. Il piano di Salvini è quello di provocare l’uscita dell’Italia dall’Euro, e su questo tema si concentrerà la sua campagna elettorale.
  4. Nella misura in cui l’uscita dall’Euro e dall’Unione Europea costituisce lo spartiacque, occorre costruire una coalizione che includa tutte le forze che ad esse si oppongono.
  5. Per alcuni sarebbe persino auspicabile che Partito Democratico e Cinque Stelle unissero le loro forze in una nuova maggioranza che impedisse le elezioni mandando la Lega all’opposizione.

Tutto sbagliato, tutto da ripensare. La nostra opinione di Salvini è pessima, quindi non valutiamo positivamente il suo arrivo al potere. Ma l’accordo con il pensiero comune politicamente corretto finisce qui. Tutto il resto è puro wishful thinking che, se trasformato in pratica politica, causerebbe danni ancora maggiori di quelli di cui già soffriamo.

Salvini è tante cose sgradevoli ma non è né scemo né suicida: sa benissimo che uno scontro diretto con i mercati finanziari per l’uscita dall’Euro provocherebbe una catastrofe

Ci permettiamo quindi di sottomettere alla vostra attenzione le seguenti cinque proposizioni alternative, forse politicamente scorrette ma decisamente più realistiche. Oltre all’accettazione della realtà attuale e dei fatti storici, esse si fondano su due semplici presupposti. Che Matteo Salvini è tante cose sgradevoli ma non è né scemo né suicida: sa benissimo che uno scontro diretto con i mercati finanziari per l’uscita dall’Euro provocherebbe una catastrofe simile a quella greca. Che un governo PD-Cinque Stelle applicherebbe passivamente l’aumento Iva senza contrattare nulla con la Ue e non riuscirebbe a far nulla di concreto perché diviso su tutto il resto. Permetterebbe inoltre a Salvini di scatenare le piazze contro la truffa del palazzo, e in questo caso il leader della Lega non avrebbe nemmeno torto.

Se si sta cercando di fare il possibile perché il paese entri in una situazione di conflitto socio-politico simile a quello degli anni ’70, questa è senz’altro un’opzione da considerare.
Dunque, a nostro modo di vedere le cinque proposizione alternative sono le seguenti.

1) Un governo Salvini Berlusconi Meloni sarebbe dannoso, ma non necessariamente più dannoso di quello che sta tirando le cuoia. La sua dannosità dipenderà sia dalla sua forza parlamentare sia dai contenuti alternativi che le eventuali opposizioni saranno in grado di esprimere.

2) Salvini ha staccato ora la spina perché l’ignavia del Presidente della Repubblica, dell’opposizione e dei suoi ex-alleati gli hanno consegnato tutto quello che attendeva per farlo. Nell’ordine: una legge sulla “sicurezza” che corrisponde ai suoi desiderata e rispetta la sua più importante promessa elettorale; un totale dominio del dibattito politico ed il controllo dell’80% del sistema mediatico; un casus belli (TAV) che dimostra come gli ex-alleati siano contro gli investimenti e la crescita economica che il Nord produttivo chiede mentre lui è dal lato opposto. Salvini vuole fare la legge di bilancio per il 2020 (e 2021 e 2022, eccetera) solo che intende farla nei suoi termini e senza dover scendere a patti con idiozie assistenziali e pseudo-ecologiche derivate dall’ideologia tutt’ora dominante a sinistra.

3) Salvini non ha mai avuto alcuna intenzione di uscire dal sistema Euro. Ha utilizzato gli scemotti no-euro, fra gli altri, per compattare dietro a se le frange più estreme del mondo sovranista e togliere voti al partito della Casaleggio Associati che li aveva inizialmente attratti. Salvini intende, forse, logorare nel tempo l’Unione Europea (se è vera l’ipotesi secondo cui coopera con Putin) e certamente vuole tenere aperto un conflitto di variabile intensità con la medesima per poter soddisfare il nazionalismo vittimista di una parte molto consistente del suo elettorato. Ma non intende provocare l’uscita dall’Euro. Egli dirà agli altri paesi UE: “ho bisogno di una eccezione biennale o triennale al sentiero di rientro dall’eccesso di debito/deficit, come altri paesi hanno avuto in circostanze particolari. Ne ho bisogno per fare riforme e investimenti pubblici, poi convergeremo sul sentiero inizialmente concordato”. E troveranno una maniera di patteggiare.

Il “pericolo” leghista non si batte con le furbizie di uno stile di far politica che la rivoluzione populista ha oramai sepolto

4) La coalizione in difesa dell’euro diventerebbe un’armata Brancaleone in marcia contro un nemico inesistente. Priva di alcuna altra proposta positiva (perché divisa su ogni tema altro dall’Euro) a fronte di un Salvini che parlerebbe (come ha cominciato a fare, senza che molti se ne siano resi conto) di riformare la giustizia, la scuola, le infrastrutture, l’autonomia regionale, il fisco e così via. L’uomo dei “Sì per gli italiani” contro l’armata dei politicanti che sanno solo dire no ed obbedire ai diktat di Bruxelles! Un invito a nozze migliore non si può immaginare.

5) Il “pericolo” leghista non si batte né con le furbizie di uno stile di far politica che la rivoluzione populista ha oramai sepolto né con il terrorismo psicologico dell’Italexit. Si batte con una proposta positiva di futuro per l’Italia – una proposta che sia più convincente, credibile ed attraente di quella salviniana, soprattutto per quell’enorme fetta di elettorato che ora sta seduto in panchina a guardare. Questa proposta oggi non esiste nemmeno lontanamente e di questo merita preoccuparsi, non dei trucchi di palazzo e di uno spauracchio che non esiste. Hic rodus hic salta.

[fonte: Linkiesta]

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