Di impoverito c'è solo il giornalismo italiano

No, mannaggia a voi e a chi vi dà da mangiare, il Regno Unito non invierà in Ucraina delle “bombe all’Uranio impoverito”.

Per un semplice motivo: le bombe all’Uranio impoverito NON ESISTONO.

Partiamo dall’inizio: l‘Uranio impoverito è il prodotto di scarto del processo di arricchimento, ed è quindi Uranio 238 sostanzialmente puro (la percentuale di U-235 è inferiore allo 0,2%). Dal momento che l‘Uranio 238 NON è fissile, ne consegue ovviamente che l’Uranio impoverito non può fisicamente dare luogo ad un’esplosione nucleare.

Né peraltro può dare luogo a un’esplosione di altro tipo: l’Uranio impoverito non è esplosivo. E già qui capiamo che, tanto per cambiare, i giornalisti italiani hanno consumato ossigeno inutilmente.

Per cosa si usa l’Uranio impoverito, quindi? In ambito civile ha alcune applicazioni in aeronautica e in alcuni casi si usa addirittura come materiale schermante per radiazioni (è più denso del piombo). In ambito militare invece viene utilizzato come anima in alcune tipologie di munizioni, in particolare per quelle anticarro, dal momento che l’elevata densità lo rende particolarmente penetrante e che, se lavorato adeguatamente, può acquisire caratteristiche di durezza e resistenza paragonabili a quelle dell’acciaio.

Dal momento che poi l’Uranio è piroforico (se surriscaldato si può incendiare a contatto con l’aria) è possibile fabbricare proiettili anticarro penetranti E incendiari, molto superiori a quelli al tungsteno solitamente utilizzati (che tra l’altro sono anche più costosi, perché l’Uranio impoverito essendo un prodotto di scarto costa abbastanza poco).

L’Uranio impoverito è un’arma non convenzionale? No! Attualmente NON è vietato dalle convenzioni internazionali (come ad esempio il fosforo bianco).

Quanto è radioattivo? Molto poco: l’Uranio 238 è un alfa-emettitore puro, per cui può essere maneggiato anche a mani nude. In caso di inalazione o ingestione può ovviamente creare problemi, ma non dovuti alla radioattività: il tempo di dimezzamento biologico dell’Uranio va da poche ore a pochi giorni, mentre il tempo di dimezzamento fisico è di circa 4,5 MILIARDI di anni, quindi la dose equivalente assorbita dal corpo umano resta in ogni caso bassa.

Talmente bassa che, a meno di grandi concentrazioni, l’Uranio impoverito è meno radioattivo del fondo naturale. I problemi possono insorgere a causa della tossicità chimica, dal momento che l’Uranio è comunque un metallo pesante e all’impatto produce una polvere che, se inalata, può produrre effetti analoghi a quelli dell’amianto, ma in questo non è molto diverso dalle alternative.

Quindi, le commissioni di inchiesta sui morti per Uranio impoverito nei Balcani? Posto che un legame causa-effetto NON È MAI STATO DIMOSTRATO e che anche nei risarcimenti alle famiglie dei militari deceduti si parla di “morte in servizio” e non si fa riferimento all’Uranio impoverito, è possibile che i soldati non fossero stati adeguatamente preparati a proteggersi dall’inalazione del particolato di Uranio (che si produce all’impatto del proiettile), e che quindi si siano ammalati per quello. È anche possibile che vi fossero altre cause, che ovviamente nessuno si è disturbato ad indagare.

Quindi, niente bombe, niente escalation nucleare, semplicemente proiettili anticarro particolarmente efficaci, che peraltro i russi utilizzano dall’inizio della guerra (nonostante le dichiarazioni improbabili di Putin). Se ai russi la cosa non sta bene possono sempre ritirarsi, così nessuno userà quei proiettili su di loro.

 

Aggiornamento: il titolo dell’articolo dell’ANSA è stato successivamente modificato. L’articolo di Open invece riporta il titolo corretto se aperto, ma l’anteprima Facebook continua a mostrare il titolo vecchio.

Standing ovation invece per RAI-News che definisce addirittura i proiettili all’Uranio impoverito “armi con elementi nucleari”, evidentemente ipotizzando che gli atomi diversi dall’Uranio siano privi di nucleo.

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