Chi sei, Russia mia?

“La Russia non è mai forte quanto essa appare; la Russia non è mai debole quanto essa appare”:
Questa frase, a molti attribuita, ben spiega l’imprevedibilità del gigante tra le nazioni.

Foto di Sun452

Ciò in parte è un effetto voluto, tramite una storica maestria nell’arte dell’inganno, sotto il termine locale di “Maskirovska”, in parte è effetto involontario della forte corruzione e delle difficoltà materiali di controllare un territorio così esteso. La distorsione delle proprie capacità, sia voluta che involontaria, è rivolta all’esterno, agli attori internazionali, e allo stesso tempo all’interno, al proprio popolo, per propaganda, ai rispettivi superiori, per nascondere malefatte, al leader per non incorrere in contraddizione. Così come noi non conosciamo la Russia, la Russia non conosce sé stessa.

“L’Esercito è una copia della società e soffre di tutte le sue malattie, generalmente ad una temperatura maggiore” diceva Trotzkij. Il rapporto che l’opinione pubblica ha con le proprie Forze Armate è ossimorico. Esse rimangono “Parens Patriae”, motivo di orgoglio nazionale, vincitrici della “Grande Guerra Patriottica” e allo stesso tempo sono esemplificative della cattiva gestione della cosa pubblica, dell’abuso oligarchico di classe, un luogo pericoloso per i figli della Federazione. Nel 2010 il 35% dei giovani non avrebbe voluto essere arruolato (The Russian Soldier Today/Iva Savic). Tre sono i motivi della cattiva fama di cui gode l’ambiente militare russo: 1.) Il pessimo stato degli alloggi militari; 2.) Una corruzione dilagante; 3.) la “Dedovshchina”, il nonnismo. Tutti e tre questi elementi si alimentano vicendevolmente e si fondono tra loro, dando vita ad un ambiente umanamente degradante e militarmente inefficiente. 

Lo stato delle strutture militari è pessimo per via di una spesa militare del tutto inadeguata a sostenere il capitale umano che la Russia sogna di avere. Vi sono notizie di basi che non riescono a pagare le bollette di luce e gas. In aggiunta il materiale edile e tutto ciò che ha un minimo valore finisce in un mercato nero ben oliato (fusione tra stato, alloggi e corruzione).

Tanti sono gli esempi di corruzione: vendita privata di materiali appartenenti alle Forze Armate; un complicato sistema di truffe per cui risulta del personale fantasma il cui salario viene percepito da ignoti terzi; specializzazione di personale che avviene solo sulla carta per percepire un aumento del salario, casi, questi ultimi, che fanno sovrastimare le effettive capacità delle Forze Armate ai più alti ranghi; “Prizyvniki”, soldati di leva, costretti fisicamente a firmare contratti (fusione tra Corruzione e Nonnismo) e infine, per portare un esempio che unisca il problema degli alloggi con il nonnismo, la vendita per estorsione dei posti letto più salubri negli alloggi militari.  

La “Dedovshchina”, letteralmente “la legge dei nonni”, è la più grave delle tre piaghe che affliggono le Forze Armate Russe. Come ogni forma di nonnismo essa si basa su una struttura gerarchica parallela, fondata sul tempo trascorso in servizio, il cui grado più basso è assegnato ai coscritti, ma anche ai “Kontraktniki”, appena giunti. Come ogni forma di nonnismo ha come musa ispiratrice la noia e come obbiettivo la denigrazione. 

Differentemente da altri nonnismi raggiunge dei gradi di brutalità estremi, tanto che nel 2005 si sono registrati 416 decessi tra il personale non combattente. Morti queste, direttamente imputabili alle pratiche disumane della “Dedovshchina” o suicidi, indirettamente attribuibili alle stesse, per la vergogna e lo stress emotivo causati. Infine, esiste anche una gerarchia “razziale”, riconducibile all’antica pratica russa dell’associazionismo etnico, il “Zemlyachstvo”. 

Dalla fine dell’Unione Sovietica si tenta di rendere più efficienti e sostenibili le Forze Armate, ma mai nessuna riforma è riuscita ad essere portata a termine, rendendo ogni successivo progetto di volta in volta più complesso. La riforma che più si avvicinò all’impresa fu la “Serdyukov-Makarov” del 2008 che però nel 2012 si infranse sugli scogli di un improvviso cambio ai vertici del Ministero della Difesa e dello Stato Maggiore, enti finiti sotto il controllo dell’ormai noto duo “Shoygu-Gerasimov”. Anche se la sostituzione fu ben motivata da uno scandalo di corruzione che colpì l’allora ministro, la riforma si presentava così profonda e radicale da far sorgere qualche dubbio sulle reali motivazioni di tale scelta. 

Dopo aver fissato quali fossero gli obbiettivi strategici a cui lo strumento militare avrebbe dovuto rispondere negli anni a venire, la “Serdyukov-Makarov” si sarebbe dovuta svolgere in due fasi. La prima, prevista per l’arco di tempo 2008-2012 rivolta al personale, la seconda, programmata per il periodo 2011-2020 rivolta all’acquisizione di nuovi sistemi d’arma. Si delinearono immediatamente due approcci rivoluzionari. Il primo: la diminuzione del personale, la sua ristrutturazione gerarchica e la parziale professionalizzazione. Il secondo: l’introduzione e valutazione di sistemi d’arma anche occidentali per incentivare la viziata e dormiente industria locale a tenere il passo con i tempi e conseguentemente il rifiuto di acquisire nuovi sistemi d’arma ritenuti già obsoleti. Inevitabilmente tali mosse attirarono l’antipatia rispettivamente dell’ambiente militare, che vedeva messe in pericolo le proprie comode poltrone, e delle oligarchie industriali, improvvisamente non più così sicure di poter piazzare contratti. Serdyukov, mosso da spirito crociato, non aveva tenuto conto dell’elemento umano che gli si rivoltò contro. Oltretutto la riforma non prevedeva nessun investimento significativo per le strutture militari e nessun impegno a combattere la piaga della “Dedovshchina”. Serdyukov non conosceva la sua Russia o forse non voleva vederla. Dopo essere riuscito a compiere la prima parte della riforma egli venne sostituito dal ministro Shoygu che (anche per via delle sanzioni imposte alla Federazione nel 2014) non riuscì mai nemmeno ad avvicinarsi all’obbiettivo, posto dal suo predecessore, di sostituire il 70% del parco mezzi delle Forze Armate.

Il soldato russo rimane dunque sostanzialmente soldato dell’Armata Rossa ma orfano della sua etica. Continuerà ad andare al fronte con le ginocchia alla pancia seduto nel suo stretto BMP-2, mentre la propaganda russa mostra a tutti i rendering del prestante Kurganets-25 che continuerà a muoversi solo sulla carta e in cui egli avrebbe potuto distendere le gambe.   

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