Chi è Zohran Mamdani, nuovo sindaco di New York?

Zohran Mamdani, foto di Dmitryshein, CC BY-SA 4.0, Wikimedia Commons.

Estero

di Fabio Lazzari,

34 anni, nato a Kampala (Uganda) nel 1991, figlio dell’accademico Mahmood Mamdani e della regista Mira Nair. È cresciuto a New York, dove la famiglia si è trasferita quando lui aveva 7 anni, e ha studiato Africana Studies al Bowdoin College.

Prima del salto a City Hall è stato deputato all’Assemblea dello Stato di New York per il distretto di Astoria (Queens). Democratico, membro dei Democratic Socialists of America, è il primo sindaco musulmano e di origine indiana della città. [1][2]

Mamdani ha impostato la corsa su un messaggio martellante: rendere New York di nuovo vivibile per chi lavora. Ha promesso: affitti congelati negli appartamenti “rent-stabilized”; bus gratis; childcare universale; salario minimo a 30 $/ora entro il 2030; supermercati cittadini a prezzi calmierati; tasse più alte su ricchi e grandi imprese.

Ha costruito una coalizione di giovani, affittuari, lavoratori dei servizi e sinistra organizzata (DSA, sindacati), battendo prima Andrew Cuomo nelle primarie democratiche e poi Cuomo (come indipendente) e Curtis Sliwa alle elezioni generali. [3]

In sintesi, i punti che emergono come più forti:

  • forte concentrazione su pochi “beni di base”: casa, trasporti, childcare, cibo;
  • un grande investimento strutturale sul childcare universale (0–3 anni) per ridurre il costo di crescere figli e aumentare la partecipazione al lavoro;
  • attenzione al trasporto pubblico di superficie (bus più rapidi, corsie preferenziali, biglietto azzerato);
  • un’agenda facilmente leggibile per gli elettori: meno frammentazione, più priorità chiare.

Dall’altra parte, le principali criticità che vengono segnalate:

  • uso massiccio di controlli di prezzo (rent freeze) e forte espansione di housing pubblico;
  • salario minimo portato a 30 $/ora, con impatto potenzialmente pesante su settori a bassa marginalità;
  • supermercati pubblici che rischiano di trasformarsi in aziende perennemente in perdita;
  • coperture fiscali molto ottimistiche, concentrate su una base imponibile ristretta e altamente mobile (top 1% e grandi corporations);
  • dipendenza da decisioni dello Stato di New York (Albany), che il sindaco non controlla.

Sul fronte casa, il pacchetto Mamdani ruota attorno a due mosse:

  • congelare gli affitti per gli appartamenti “rent-stabilized”, che rappresentano una parte molto ampia del mercato in affitto;
  • costruire circa 200.000 alloggi “affordable” in 10 anni, attraverso housing pubblico o fortemente sovvenzionato, per un costo stimato intorno ai 100 miliardi di dollari nel decennio. [4]

L’obiettivo è intervenire su un’emergenza reale: New York è una delle città più care al mondo per chi vive in affitto. Ma diversi economisti e osservatori avvertono che:

  • rent freeze prolungati riducono gli incentivi a investire e a mantenere gli immobili;
  • la pressione si sposta sul segmento non regolato, con nuovi aumenti di prezzo;
  • se il valore del real estate cala, si riduce anche il gettito fiscale legato alla casa, oggi fondamentale per il bilancio cittadino.

Il capitolo più costoso è il childcare:

  • estensione della gratuità anche alla fascia 0–3 anni (oggi coperta solo in parte, soprattutto 3–4 anni);
  • costruzione di un sistema di cura dell’infanzia di fatto universale.

Il costo stimato è fra 5 e 9,6 miliardi di dollari l’anno; molte analisi convergono su una cifra “di lavoro” attorno ai 6 miliardi. [4]

Gli effetti attesi sono:

  • aumento dell’occupazione, soprattutto femminile;
  • riduzione forte della spesa privata per chi ha figli piccoli;
  • trasformazione del childcare in una infrastruttura sociale permanente della città.

Le incognite stanno nella capacità di: costruire e gestire abbastanza strutture; garantire qualità e standard; bilanciare ruolo pubblico e operatori privati accreditati.

Mamdani punta molto sui bus:

  • bus gratuiti in tutta la città;
  • più corsie riservate (bus-only lanes);
  • aumento delle frequenze.

Il costo stimato per la sola gratuità dei bus è meno di 800 milioni di dollari l’anno, a cui andrebbero aggiunti gli investimenti infrastrutturali per corsie e priorità semaforiche. [5]

Un’altra proposta molto simbolica è la creazione di 5 supermercati comunali, uno per borough, che vendano generi alimentari a prezzi vicini all’ingrosso per contrastare caro spesa e “food deserts”.

Costo stimato: circa 60 milioni di dollari l’anno. [6]

Resta aperta la domanda su gestione, efficienza e rischio di perdite croniche a carico del bilancio cittadino.

Il programma prevede di portare il salario minimo di New York a 30 dollari l’ora entro il 2030, rispetto agli attuali circa 16,5 dollari, con aumenti graduali in più tappe. [7]

Molti osservatori sottolineano che l’impatto su ristorazione, commercio al dettaglio e altri settori a bassa marginalità potrebbe essere significativo, con rischi di riduzione dell’occupazione meno qualificata.

Coperture

La sezione “Paying for Our Agenda” indica tre leve principali:

  • aumento dell’aliquota corporate tax cittadina da circa il 7,25% all’11,5%;
  • introduzione di un +2% di sovraimposta sul reddito per chi guadagna oltre 1 milione di dollari l’anno;
  • una serie di interventi su multe, procurement e sprechi per qualche centinaio di milioni.

L’obiettivo complessivo è arrivare a circa 10 miliardi di dollari l’anno di nuove entrate, a fronte di un’agenda che costa circa altrettanto.

Economisti e centri studi avvertono che:

  • 9–10 miliardi di entrate aggiuntive sono calcolati in modo statico, senza considerare possibili fughe di contribuenti ad alta capacità di reddito e di imprese;
  • la platea colpita è ristretta ma altamente mobile, in un contesto in cui altri Stati (Florida, Texas, ecc.) offrono tassazione molto più leggera; parte della base imponibile potrebbe spostarsi altrove, erodendo il gettito proprio nel medio periodo in cui l’agenda Mamdani richiede più risorse. [8]

Molti dei punti-chiave del programma non dipendono solo dal sindaco, ma richiedono l’intervento dello Stato di New York:

  • tasse su redditi e imprese sono decise a livello statale;
  • il salario minimo è fissato per legge statale;
  • l’MTA, che gestisce bus e metropolitana, risponde in gran parte ad Albany;
  • il rent freeze passa da un Rent Guidelines Board formalmente indipendente, anche se nominato in parte dal sindaco.

The Guardian, Time e NY Focus insistono su questo punto: senza un cambio di linea a livello statale, molte promesse rischiano di restare sulla carta. [9]

In conclusione:

Il “piano Mamdani” per New York è un’agenda ad altissimo impatto comunicativo: promette di abbassare il costo della vita su quattro pilastri – casa, trasporti, childcare, cibo – tramite un intervento pubblico molto forte e un aumento significativo della pressione fiscale su ricchi e grandi imprese.

La vera prova sarà nella traduzione di queste promesse in politiche concrete:

  • tenuta dei conti pubblici nel medio periodo;
  • reazione di imprese e contribuenti più mobili;
  • capacità di trovare in Albany i voti necessari per cambiare leggi fiscali, salario minimo e governance del trasporto pubblico.

È su questi tre piani – bilancio, risposta dei mercati e politica statale – che si capirà quanta parte del programma sopravvivrà al passaggio dalla campagna di Mamdani alla realtà della New York che governerà dal 2026.

Tag: USANew YorkMamdani

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