Arriverà il giorno in cui il PD dirà qualcosa di economicamente sensato?

Sulla proposta di legge che dovrebbe punire le delocalizzazioni faremo presto una puntata di approfondimento e quindi non scriverò granché. Se non che per come sembra essere strutturata nelle anticipazioni di stampa e nei tweet del ministro del lavoro Andrea Orlando, rischia di passare alla storia come una delle piuù grandi idiozie che si siano mai lette in gazzetta ufficiale, con ripercussioni disastrose per l'attrattività del Paese. Chi non avesse pazienza può intanto leggere l'ottimo thread scritto qualche giorno fa da Massimo Famularo.

 

 

In questo scorcio di legislatura caratterizzato dalla centralità dei fondi del NGEU, il PD ha elaborato altre due proposte: la riforma dell'IRPEF e la Dote ai diciottenni. Ma se la prima, frutto anche del lavoro dell'indagine conoscitiva presso la Commissione Finanze della Camera, presenta alcuni elementi interessanti (i.e. Testo Unico del fisco, riordino e sostanziale cancellazione delle micro tasse) la Dote ai diciottenni, elevata a misura bandiera da Enrico Letta, imbarca acqua sotto tutti i profili; si veda qui.
L'ultima che ho avuto modo di leggere, non una proposta ma una misteriosa dichiarazione d'intenti venuta fuori nell'ambito dei gruppi di discussione denominati Agorà Democratiche recita così:

“Ora stanno arrivando i fondi del PNRR. Quelle risorse ci permetteranno di dire che Paese vogliamo: un Paese inclusivo, digitalizzato, ecosostenibile. In questo abbiamo l’occasione per rimettere al centro la montagna.”

Probabilmente i relatori del PD dovevano captare la benevolenza delle comunità montane o di qualche guida alpina, altrimenti non si spiega come al centro del pluriennale piano di ripresa possa esserci non la competitività, non il lavoro, non il miglioramento dei servizi e della burocrazia, bensì la montagna con i suoi (splendidi) sentieri. In assenza per ora di dettagli specifici, provo a capire cosa intenda il PD.

Fino ad ora la montagna, latu sensu, aveva beneficiato dei contributi previsti dal Decreto Ristori e dal Decreto Sostegni bis per complessivi 730 milioni di euro. Erano fondi destinati a ristorare per la mancata apertura degli impianti durante il lockdown i comuni, i gestori degli impianti di risalita  e i maestri di sci. Ma la storia dei contributi pubblici alla montagna non inizia certo con la pandemia.
Per decenni fra gli enti pubblici direttamente finanziati con la fiscalità generale ci sono state le Comunità Montane. Gli ultimi due decenni sono stati abbastanza travagliati per questa forma di enti pubblici. Travolti dall'onda di sdegno anticasta per via di clamorosi abusi (abbiamo avuto comunità montane nei pressi delle spiagge, soprattutto calabresi), furono sostanzialmente tagliate dalla legge di bilancio 192/2009 uscendo dal finanziamento centrale per entrare in quello regionale. Un episodio divertente, ma non nuovo per chi "frequenta" l'amministrazione pubblica, è recentissimo: le cessate Comunità Montane il primo gennaio 2021 sono state ridenominate Comunità di Montagna.

Per quanto riguarda il PNRR i territori montani beneficeranno di 798 milioni erogati dalla BEI per favorire il turismo. Nell'ambito della misura MC2C1 è prevista la creazione di "green communities" per la gestione del patrimonio forestale e delle risorse idriche, la produzione di energia da biomasse e biogas e la gestione di edilizia moderna. Nell'ambito delle risorse complessive destinate dal Piano Nazionale stiamo parlando grosso modo dello 0,3%. Un'inezia.
Dunque cosa intendono Letta e il suo PD?
Forse uno sviluppo sostenibile fondato sullo spopolamento delle città e il ripopolamento dei piccoli comuni di montagna? Se è così, non siamo tanto lontani dai tentativi di trasferimento forzato di epoca fascista. E perché la montagna e non le coste o la campagna? Perché ogni desiderio di una comunità, anche legittimo, deve essere finanziato con denaro pubblico? Perché gli agenti economici, produttori o cittadini consumatori, dovrebbero fare scelte decise dalla comand economy di via XX Settembre?
Come scrivevo sopra, quel che resta delle vecchie comunità montane ricade sotto la sfera legislativa regionale. Ogni regione può utilizzare i propri fondi per valorizzare le aree che ritiene di maggior interesse e con maggiori possibilità di generare valore aggiunto. Detto altrimenti sono i territori che si devono preoccupare dei territori. Questa smania da bulimia di fondi pubblici finirà come sempre col far male a quegli stessi territori. Inoltre, lo ricordava qualche settimana fa lo stesso Draghi in parlamento, abbiamo una responsabilità enorme nell'utilizzo di fondi prestati dai nostri partner europei.

Per quanto riguarda la comunicazione dei partiti, si tratta della solita tentazione fortissima di dire qualcosa che piaccia all'interlocutore di turno, nella fattispecie i sindaci e i rappresentanti di quelle aree. Non c'è, ripeto non c'è, nel PNRR alcuna centralità della montagna, bensì ci può essere niente altro che un progetto coerente di sviluppo dell'economia e di riduzione delle disuguaglianze territoriali. Questa retorica serve solo ad ingannare i cittadini.

Quello che vien da chiedersi, non senza un montante sconforto, è quando vedremo un partito politico, o anche solo un parlamentare, fare una proposta di politica economica che abbia almeno un senso; a sinistra come a destra.

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