30 gennaio 1933: Hitler al potere (1/3)

Il 30 gennaio 1933 Hitler veniva nominato cancelliere dal presidente della Repubblica tedesca, il generale Paul von Hindenburg: ecco la storia delle ultime "libere elezioni" della Germania pre-nazista.

Autore: Getty Images Ringraziamenti: Getty Images Copyright: 1936 Getty Images

Il 30 gennaio 1933 Hitler veniva nominato cancelliere dal presidente della Repubblica tedesca, il generale Paul von Hindenburg. Alle elezioni legislative del novembre 1932, le seconde in quell’anno e le ottave della sfortunata Repubblica di Weimar, il NSDAP (Partito Nazional Socialista dei Lavoratori Tedeschi) era risultato il partito di maggioranza relativa, con il 33.1% (quasi dodici milioni di voti), battendo ancora, come quattro mesi prima, l’SPD (i socialdemocratici, che avevano dominato la scena politica della repubblica di Weimar) che prese il 20.4% e il Partito Comunista (KPD), che ottenne il 16.9%. Il Partito del Centro Tedesco (DZP) sfiorò il 12%, tutti gli altri rimasero sotto il 10%.

Queste sono considerate le ultime elezioni relativamente libere della Germania pre-nazista. Quelle successive del marzo 1933, in cui il NASDP ottenne il 43.9%, arrivando così a controllare il Reichstag in alleanza con partiti minori, si svolsero in un clima ormai non più democratico. Eppure il NSDAP aveva perso quasi due milioni di voti rispetto a quelle del luglio 1932. Ma ormai la marcia verso il potere iniziata da Hitler nel 1919 era giunta in porto.

In realtà Hitler aveva chiesto la nomina a cancelliere già nell’estate del 1932, forte del suo 37.3%. Ma Hindenburg rifiutò, lasciando in carica von Papen, che era comunque molto vicino ai nazisti. A Hitler fu offerta la carica di vice cancelliere, ma a sua volta rifiutò. In ogni caso, von Papen inferse un duro colpo alla democrazia destituendo dal governo del gigantesco Land di Prussia (che da solo ospitava oltre la metà dei cittadini tedeschi) il socialdemocratico Otto Braun e assumendo direttamente il controllo del più grande stato tedesco.

Non era ancora il regime nazista, ci volle ancora qualche mese perché il nazismo conquistasse il pieno potere.
Torniamo al gennaio 1933. Il nuovo governo nazionale guidato da Hitler ha all’interno altri due nazisti: Frick e Göring.
Il 27 febbraio viene incendiato il Reichstag, il parlamento tedesco. Gli autori dell’atto sono gli stessi nazisti,
ma trovano un comodo capro espiatorio. Nei pressi dell’edificio in fiamme arrestano un uomo mezzo nudo, Marinus van der Lubbe, un muratore comunista emigrato dall’Olanda.

Arrestato assieme ad altri attivisti comunisti, confessa sotto tortura di essere l’autore dell’incendio. Condannato a morte per alto tradimento, viene giustiziato con la ghigliottina nel gennaio del 1934 (nonostante al tempo del presunto crimine la pena di morte non esistesse in Germania).

Segue una violenta ondata repressiva verso ogni oppositore. Nel marzo viene aperto il lager di Dachau, destinato ai prigionieri politici (e manterrà questa caratteristica fino a quando fu liberato il 29 aprile 1945 dalla 42a e 45a divisione di fanteria dell’US Army). Vale la pena ricordare che ben un milione di tedeschi non ebrei furono internati nei lager.

Sempre in marzo, il 23, il Reichstag ormai completamente dominato dai nazisti (molti deputati dei partiti di opposizione sono già stati arrestati) approva la legge per il conferimento dei pieni poteri al governo. A maggio vengono sciolti i sindacati e a giugno la SPD, il più antico partito socialdemocratico d’Europa (e il più longevo, dato che esiste ancora ed governa tutt’ora la Germania) viene dichiarato fuorilegge. Infine a luglio viene proibita la costituzione di qualsiasi altro partito all’infuori dell’NSDAP.

Questa la cronaca. La domanda è: come una nazione moderna, culturalmente molto sviluppata, poteva aver generato il nazismo? Certo, si tratta di una nazione fortemente influenzata dalla tendenza prussiana all’autoritarismo e una società fortemente gerarchizzata. Ma allo stesso tempo, questa nazione era sempre stata all’avanguardia nei diritti sociali (l’istruzione obbligatoria nella Prussia di Federico il Grande nel Settecento, il sistema pensionistico nella Germania di Bismarck nell’800) e in generale i lavoratori tedeschi poterono godere di diritti che nella maggior parte del mondo arrivarono molto tempo dopo. Non solo: la Repubblica di Weimar aveva visto una straordinaria fioritura culturale con cinema, letteratura, architettura, arte, musica, tanto da essere definita da Ernst Bloch una nuova età di Pericle.

E poi, per una serie di avvenimenti, seguì la barbarie totale. Come fu possibile?

È una domanda che si sono posti tantissimi studiosi ed è l’argomento di fondo del libro di Ian Kershaw Hitler e l’enigma del consenso (anche se il titolo originale è semplicemente Hitler), pubblicato per la prima volta nel 1991.
La genesi del nazismo, in realtà, venne da Mussolini e dal fascismo, che fu un’invenzione italiana, anche se il primo stato totalitario moderno fu indubbiamente l’URSS. Ma anche il termine totalitarismo nacque nell’Italia fascista, inventato dagli antifascisti italiani che lo utilizzavano con connotato dispregiativi (il primo fu Amendola in un articolo del 1923 su Il Mondo) e poi ripreso, in chiave positiva, dal regime fascista stesso.

Nella prossima puntata vedremo come sia avvenuta la completa conquista dello stato da parte di un personaggio che apparentemente sembrava destinato al fallimento totale. Scrive Ian Kershaw nel testo citato: “nella prima parte della sua vita Hitler non fece nulla che potesse anche solo lontanamente far presentire il destino di tragica grandezza che a distanza di qualche decennio lo avrebbe reso quasi padrone del mondo. Tutto invece lasciava prevedere un futuro di mediocrità e di grigiore”.

Vedremo inoltre le differenze e analogie con il fascismo italiano, che conquistò il potere in pochissimo tempo partendo più o meno nello stesso periodo (1919): soli tre anni, a differenza dei 14 del nazismo, anche se il regime fascista vero e proprio nacque nel 1925.

E infine, vedremo come lo schema complottismo, polarizzazione, tribalizzazione, demonizzazione, deumanizzazione, eliminazionismo (perfettamente evidenziato da Simone Conversano) già utilizzato da Mussolini, calzi alla perfezione (giustificando il luogo comune del contrasto tra inventiva italiana e organizzazione tedesca).

Indietro
  • Condividi