Punto Stampa a Cura di: Gabriele Fabozzi, Alexei Polianski, Franz Forti
Revisione a Cura di: Marco Todisco
Conducono: Mario Rossomando, Franz Forti
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Argomenti principali della giornata:
Israele |
Le forze armate israeliane (IDF) hanno annunciato di aver catturato una serie di siti governativi, il parlamento e il quartier generale della polizia a Gaza City. Continuano poi i combattimenti intorno all’ospedale di Dar al-Shifa, con l’IDF e l’intelligence americana che sostengono che sotto l’ospedale via sia un centro di comando di Hamas, mentre Hamas nega tali affermazioni. Nel frattempo, la situazione umanitaria all’interno dell’ospedale rimane “catastrofica” secondo il vice ministro della salute palestinese, il quale sostiene che la proposta di Israele di evacuare l’ospedale non sia realistica. Nel rapporto del ministero della salute del 12 Novembre, l’evacuazione dovrebbe coinvolgere circa 700 pazienti in condizioni molto precarie, oltre a centinaia di elementi del personale medico e più di mille di sfollati. |
Ucraina |
L’ European External Action Service ha comunicato ai rappresentanti dei Paesi membri che molto probabilmente l’UE non riuscirà a raggiungere l’obiettivo di fornire il quantitativo di munizioni promesse all’Ucraina entro marzo 2024. Finora è stato consegnato appena il 30% delle munizioni promesse. Diversi portavoce dell’UE si sono rifiutati di commentare, mentre il ministro degli Esteri ucraino Kuleba non ha fatto sconti, dichiarando che i motivi di questo ritardo sono l’eccessiva burocrazia e lo stato pietoso dei depositi e dell’industria bellica europea. Il capo dell'ufficio del presidente ucraino Andriy Yermak ha dichiarato il 13 novembre che le forze ucraine hanno stabilito un "punto d'appoggio" sulla riva orientale (sinistra) dell'oblast di Kherson. Le forze russe hanno condotto un’altra ondata di attacchi missilistici, aerei e droni contro le retrovie ucraine nella notte tra il 13 e il 14 novembre. L'aeronautica militare ucraina ha riferito il 14 novembre che durante la notte le forze russe hanno lanciato nove droni Shahed-131/-136 dalla direzione di Primorsko-Akhtarsk, Krasnodar Krai; un missile balistico Iskander-M dalla direzione di Dzhankoi, Crimea occupata; e missili da crociera Kh-35 dalla direzione dell'oblast' di Zaporizhia occupata. Secondo quanto riferito, le forze ucraine hanno abbattuto sette dei nove Shahed. Il Comando operativo meridionale dell'Ucraina ha chiarito che un missile balistico, presumibilmente l'Iskander-M, ha colpito un'area aperta vicino a Chernobaiivka, nell'oblast di Kherson, e le forze russe hanno lanciato Kh-59 negli oblast di Mykolaiv e Kherson. Il portavoce dell'aeronautica ucraina, il colonnello Yuriy Ihnat, ha osservato che le forze russe utilizzano missili balistici più frequentemente perché sono più difficili da intercettare per le difese aeree ucraine. |
Russia |
È probabile che il governo russo stia tentando di costringere Google a cessare le operazioni in Russia. Il 14 novembre la Corte di giustizia di Mosca ha inflitto a Google una multa di 15 milioni di rubli (circa 165.745 dollari) per la ripetuta mancata localizzazione dei dati personali dei cittadini russi in Russia. Il censore statale russo Roskomnadzor richiede che i servizi stranieri basati su Internet localizzino i database degli utenti russi a partire dal 1 luglio 2021, e i tribunali russi hanno già multato Google di 15 milioni di rubli nel giugno 2022 per non aver rispettato questa legge. |
Europa |
UE: L’Unione Europea starebbe considerando la possibilità di inasprire l’applicazione delle sanzioni per gli operatori che evadono il price cap di 60 dollari al barile sul petrolio russo, introdotto nel dicembre 2022 per ridurre le entrate dello stato russo sulle vendite di greggio, pur non distruggendo completamente l’offerta di petrolio sul mercato internazionale. Il price cap prevede che carichi di greggio russo trasportati verso Paesi terzi possano avvalersi di finanziamenti ed assicurazioni europee e dei paesi del G7 solo qualora i carichi vengano venduti a meno del price cap. Fino a luglio scorso, il prezzo di vendita all’ingrosso dello Urals, il greggio di riferimento per la Russia, era sotto i 60 dollari al barile. Ciononostante, esso veniva pagato dalle raffinerie (molte delle quali in India) ad un prezzo maggiorato, ma comunque al di sotto del prezzo di consegna di altri tipi di greggio. Secondo un’indagine del Washington Post, la raffineria greca Motor Oil Hellas sarebbe responsabile di immettere sul mercato occidentale e nell’industria militare americana del materiale di derivazione dal greggio russo. Da luglio scorso, poi, il prezzo all’ingrosso dello Urals è anch’esso salito al di sopra dei 60 dollari al barile, per via di meno offerta da parte dei Paesi dell’OPEC ed altri fattori congiunturali, e molti operatori hanno continuato a trasportare greggio russo. Ciò sembra indicare una lasca applicazione delle sanzioni e dei controlli, motivo per cui i Paesi del G7 discutono un inasprimento delle regole. Già la settimana scorsa, il Dipartimento del Tesoro degli USA ha bloccato due operatori, uno degli Emirati Arabi Uniti ed uno della Turchia, che commerciavano greggio russo pagato oltre il price cap, pur avvalendosi di assicurazioni rilasciate negli Stati Uniti. Germania: Un leak ha rivelato che il giornalista tedesco Hubert Seipel ha ricevuto 600.000 euro da parte di compagnie legate all’oligarca russo Alexei Mordashov. L’oligarca è un uomo d’affari del settore metallurgico e finanziario, notoriamente affiliato al regime di Putin. Il giornalista, considerato da molti uno dei massimi esperti di Russia in Germania ed Europa, non ha mai nascosto di aver conosciuto Putin di persona e tantomeno ha nascosto di aver ricevuto soldi da Mordashov, giustificandosi però col fatto che l’oligarca russo avrebbe ‘’solo’’ finanziato un suo libro. I soldi sarebbero stati ricevuti dal giornalista tramite un sistema di conti offshore. Tale vicenda ha riacceso il dibattito in Germania, mostrando ancora una volta la vulnerabilità del Paese ad influenze russe. Germania: Il governo tedesco ha accettato di fornire 7.5 miliardi di euro in garanzie statali in favore di Siemens Energy, colosso tedesco nella produzione di sistemi di generazione elettrica e pilastro fondamentale della strategia tedesca di decarbonizzazione, la cosiddetta Energiewende. Tali aiuti fanno parte di un pacchetto più ampio, una parte del quale verrà finanziato da banche private ed una parte che verrà invece finanziata dall’azienda madre, Siemens. Già a luglio scorso, il titolo dell’azienda era crollato del 37% per via delle grosse perdite di Siemens Gamesa, l’azienda sussidiaria che si occupa della produzione di turbine eoliche. Oltre a problemi tecnici su alcuni dei nuovi modelli prodotti dall’azienda, il buco di bilancio proveniva principalmente da fattori inflattivi, visto che quasi sempre aziende produttrici di turbine eoliche si impegnano in contratti a termine a prezzi fissi. A pesare sono soprattutto l’aumento dei costi del ferro e delle terre rare, quest’ultime fondamentali per i generatori. Tali fattori hanno scoraggiato investitori a fornire credito all’azienda, una dinamica vista anche con altre aziende nel settore, come la svedese Orsted. Inoltre, vi è una forte competizione da parte cinese, che, grazie a forti sovvenzioni statali, riesce a fornire turbine eoliche a prezzi estremamente competitivi. Vista la forte pressione sul settore, a fine ottobre la Commissione europea ha proposto un pacchetto di misure volto a permettere ad operatori europei di accedere in modo più celere a finanziamenti e di essere favorite in caso di sussidi statali. |
Politica internazionale | |
Asia e Pacifico | Australia: Un attacco cibernetico nella giornata di venerdì scorso ha interrotto le operazioni di alcuni dei porti più grandi dell’Australia, causando ritardi e congestioni logistiche. L’operatore portuale DP World, responsabile per la gestione di circa il 40% dei container nel sistema portuale australiano, ha affermato che solo nella giornata di lunedì la situazione è tornata sotto controllo. Secondo quanto riportato dalla BBC, l’Australia avrebbe visto un aumento degli attacchi cibernetici dal 2022 (periodo che per molti altri Paesi, inclusa l’Italia, è già stato un annus horribilis), tanto da aver spinto il governo del primo ministro Anthony Albanese ad annunciare un piano per ristrutturare completamente l’impianto normativo che concerne la cybersicurezza. |
Nord America | USA: La Camera dei rappresentanti ha introdotto un atto che, se approvato anche dal Senato entro venerdì, eviterà il tanto temuto shutdown governativo. Lo speaker repubblicano della Camera, Mike Johnson (eletto solo tre settimane fa), ha incassato i voti dei repubblicani moderati e dei democratici, facendo, di fatto, esattamente ciò che aveva spinto la maggioranza repubblicana a rimuovere dell’ex speaker della Camera, Kevin McCarthy. La proposta prevede il finanziamento, in due tranche, di alcune agenzie federali fino al 19 gennaio e al 2 febbraio, ma non prevede i tagli al budget costantemente richiesti dai repubblicani. Viene anche esclusa la richiesta del presidente Joe Biden di ulteriori 106 miliardi di dollari per aiuti all’Ucraina, Israele, e per controlli più stringenti alle frontiere. Nonostante molti rappresentanti repubblicani abbiano votato a favore (verosimilmente per evitare una nuova rimozione di uno speaker repubblicano), molti hanno espresso forti malumori, dichiarando che tale strategia non sarebbe, per loro, sostenibile. |
