Punto Stampa a Cura di: Elsa Qushku, Ugo Gambardella, Gabriele Fabozzi, Franz Forti
Conducono: Franz Forti, Gabriele Fabozzi
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Argomenti principali della giornata:
Israele |
Un attacco aereo israeliano ha colpito l’area residenziale di Jabaliya, nella parte nord di Gaza City, causando, secondo le autorità palestinesi, più di 50 morti. Israele ha confermato di essere responsabile per l’attacco, affermando di avere eliminato dozzine di combattenti di Hamas e Ibrahim Biari, un comandante locale di Hamas che, secondo quanto riportato dalle Forze armate israeliane (IDF), sarebbe stato centrale nel coordinamento dell’attacco del 7 ottobre. Israele ha anche ammesso e riconosciuto la presenza di vittime civili e di danni collaterali. Nel frattempo si sono intensificati, da venerdì scorso, i combattimenti tra Hamas e l’IDF all’interno della striscia di Gaza, con gran parte del materiale fotografico che indica un accerchiamento di Gaza City da parte di forze di terra e veicoli corazzati israeliani. |
Ucraina |
Le forze ucraine hanno continuato le operazioni offensive vicino a Bakhmut e nell'oblast occidentale di Zaporizhzhia il 31 ottobre. Lo stato maggiore ucraino ha riferito che le forze ucraine hanno continuato le operazioni offensive nelle direzioni di Melitopol (oblast occidentale di Zaporizhzhia) e Bakhmut. Il presidente ucraino Zelenskyy ha incontrato il comandante in capo generale ucraino Valerii Zaluzhnyi per discutere la situazione sul fronte nelle direzioni Kupyansk, Avdiivka e Kherson. Le forze russe hanno lanciato una serie di attacchi missilistici e droni contro l'Ucraina il 31 ottobre. Lo stato maggiore ucraino ha riferito che le forze russe hanno lanciato quattro missili Iskander-M e un missile di difesa aerea S-300 contro obiettivi in Ucraina. Il capo dell'amministrazione militare dell'oblast di Zaporizhzhia, Yurii Malashko, ha riferito che le forze russe hanno colpito la città di Zaporizhzhia con un missile. Funzionari ucraini hanno riferito che le forze russe hanno lanciato un numero imprecisato di droni Shahed-131/136 contro obiettivi negli oblast di Khmelnytskyi e Poltava e che le difese aeree ucraine si sono attivate in questi oblast. |
Russia |
| Secondo quanto riportato dal Financial Times, la Russia ha ulteriormente limitato la possibilità per compagnie occidentali di incassare ricavi provenienti dalla vendita di quote societarie e asset in Russia in dollari o euro. Società occidentali che lasceranno il mercato russo dovranno stabilire un prezzo di vendita in rubli o subire un’ulteriore dilazione dei pagamenti rispetto a quella già esistente. Le misure introdotte, adottate per risollevare il valore del rublo (che da inizio agosto vale poco più di 1 centesimo di dollaro), prevedono anche l’obbligo per società esportatrici in Russia di vendere una parte consistente dei propri ricavi (in dollari) sul mercato internazionale (ottenendo rubli). Tali restrizioni si aggiungono alle già dure regole per società straniere in uscita dal mercato russo, tra cui una donazione “volontaria” del 15% dei ricavi al budget statale. |
Europa |
Francia: Ieri mattina, secondo quanto riportano i media francesi, la polizia ha sparato a una donna nella stazione della metropolitana di Parigi bibliothèque François-Mitterrand. La polizia riferisce che la donna aveva minacciato di “sfasciare tutto”. La squadra speciale della polizia intervenuta, ha isolato la donna che si rifiutava di mostrare le mani agli agenti mentre gridava Allahu Akbar. A questo punto, gli agenti hanno aperto il fuoco colpendo la donna allo stomaco. La donna si trova ora in ospedale, in condizioni critiche. Sempre a Parigi, le autorità hanno aperto un’inchiesta su dozzine di stelle di David apparse durante la notte in alcuni quartieri sulle facciate di alcuni edifici residenziali e alcuni negozi. Tali atti di antisemitismo (ne sarebbero già stati registrati più di 800 nel Paese dal 7 ottobre, il giorno dell’attacco di Hamas) si erano intensificati nel fine settimana, e fanno parte di una crescente ondata di attacchi contro ebrei. |
Politica internazionale | |
Nord America | Messico: Secondo le autorità dello stato di Guerrero, nel sud del Messico, sarebbero oltre 100 i morti e dispersi in seguito al passaggio dell’uragano Otis la settimana scorsa. In seguito alla distruzione causata dai forti venti e dalle inondazioni, le autorità si sono trovate a fare i conti con episodi sempre più frequenti di sciacallaggio, nonostante il dispiegamento di oltre 17000 effettivi delle forze dell’ordine messicane nelle aree colpite. Non sono mancate critiche sulla lentezza delle forniture di genere di prima necessità e di soccorso in alcune zone.
Secondo l’Organizzazione meteorologica mondiale, quella che prima era la “tempesta tropicale” Otis si sarebbe trasformata in uragano ad una velocità record, superata solo dall’uragano Patricia del 2015. Quest’ultimo fu l’uragano più intenso mai registrato nell’emisfero occidentate in termini di pressione atmosferica ed il più potente di sempre a livello globale per quanto riguarda la velocità del vento, con velocità sostenute di 345 km/h. |
America Latina | Bolivia: La Bolivia ha rotto i rapporti diplomatici con Israele, accusando quest’ultimo di commettere “crimini contro l’umanità” nei suoi attacchi sulla striscia di Gaza. I rapporti diplomatici tra i due Paesi erano già stati interrotti nel periodo tra il 2009 - su iniziativa dell’allora presidente Evo Morales in risposta alle azioni di Israele a Gaza - ed il 2020, quando il governo della presidente ad-interim Jeanine Áñez li ristabilì. Oltre alla Bolivia, nell’America Latina anche la Colombia ed il Cile hanno ritirato i propri ambasciatori in segno di protesta. |
Asia e Pacifico | Pakistan: il 3 ottobre scorso, il ministro degli Interni pakistano, Sarfraz Bugti, ha dichiarato che tutti i migranti irregolari avrebbero dovuto lasciare volontariamente il Paese entro il 1 novembre o essere deportati. Secondo quanto dichiarato dai media pakistani, il governo non scenderà a “nessun compromesso in merito agli immigrati clandestini” e che chi da mercoledì sarà sorpreso senza un permesso di soggiorno regolare, sarà trattenuto nei centri di deportazione che sono stati costruiti durante le scorse settimane in tutto il Paese. Ad essere colpiti sono principalmente gli immigrati Afghani Finora il Pakistan ha accolto il più grande numero di rifugiati afghani al mondo, 4,4 milioni di persone, la maggioranza dei quali giunta nel Paese già tra il 1979 e il 1989 in seguito all’occupazione sovietica, alla quale poi si sono poi aggiunti 600.000 rifugiati, dopo che i Talebani hanno ripreso il controllo dell’Afghanistan nel 2021. Poiché gli Afghani rappresentano il maggior numero di immigrati sul territorio pakistano, i provvedimenti del governo colpiscono in particolare gli 1,7 milioni di afghani residenti irregolarmente che si sono visti costretti a lasciare il Paese per paura di forti ripercussioni da parte delle autorità pakistane. Il governo talebano in Afghanistan e le autorità pakistane hanno riportato che, tra il 23 settembre e il 22 ottobre, più di 60.000 afghani sono ritornati dal Pakistan. Motivazioni Il Pakistan sta attraversando una dura crisi economica caratterizzata da un’inflazione che ha raggiunto livelli record. Poiché è a corto di liquidità, per evitare la bancarotta, il Paese ha dovuto chiedere a luglio un prestito di tre miliardi di euro al Fondo Monetario Internazionale. Alla luce di ciò il Paese afferma che anche i migranti privi di documenti abbiano contribuito a prosciugare le sue risorse per decenni. Inoltre, il governo pakistano, pur non avendone le prove, ha affermato che vi fosse un coinvolgimento di afghani negli attentati che nell’ultimo anno hanno colpito le zone di confine. Si temono gravi conseguenze per i diritti dei migranti Benché il ministro degli interni pakistano, Sarfraz Bugti, abbia assicurato che nei centri da lui definiti ‘di accoglienza’, i cittadini afghani saranno trattati nel rispetto dei diritti umani, con particolare riguardo per donne a bambini, il New York Times e Reuters hanno riportato che i cittadini afghani irregolari siano stati sottoposti a crescenti pressioni per lasciare il Paese, con improvvisi sfratti, licenziamenti, retate e arresti da parte della polizia. Molti di loro, per non rischiare le ripercussioni del governo talebano, sono fuggiti in Pakistan e hanno fatto una richiesta per i programmi di reinsediamento in vari stati, tra i quali USA, UK, Canada e Germania; tuttavia ora si ritrovano in limbo burocratico a causa dei visti scaduti e dell’impossibilità di dimostrare che sono residenti al di fuori del territorio afghano. Alto tasso di disoccupazione e carestia sotto il governo talebano Le già limitate risorse dello Stato afghano sono messe a dura prova dalle sanzioni internazionali imposte nel settore bancario e dai tagli degli aiuti esteri avvenuti dopo il ritorno dei Talebani nel 2021. Da allora, secondo la Banca Mondiale, il tasso di disoccupazione è più che raddoppiato portando, stando alle stime delle Nazioni Unite, fino a 15 milioni di persone, circa il 40% della popolazione afghana, in una situazione di carestia e due terzi di essa bisognosa di aiuti umanitari. Ad aggravare la già difficile situazione dei cittadini afghani, sono stati diversi terremoti che si sono verificati nel mese di ottobre, il peggiore dei quali di magnitudo 6.3, e che hanno causato più di 1.500 morti e più di 2000 feriti. Secondo le Nazioni Unite, circa 43.000 persone sono state direttamente interessate dai terremoti. Anche strutture di assistenza sanitaria, fonti d’acqua potabile e uffici hanno subito danni di diversa gravità. L’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) hanno concordato su possibili gravi conseguenze a cui andranno incontro coloro che sono fuggiti nel 2021 e che potrebbero subire ripercussioni dal governo talebano; ma anche le donne e le ragazze, poiché costrette a tornare in un Paese in cui i diritti delle donne sono significativamente peggiorati, dal momento che è stato loro vietato di accedere all’istruzione e al lavoro. Myanmar: Nelle ultime settimane si sono intensificati i combattimenti tra le forze della giunta militare del Myanmar (la quale dal 2021 governa il Paese in seguito ad un colpo di stato) e la “Three Brotherhood Alliance” (TBA), un’alleanza di gruppi paramilitari facenti capo a tre gruppi etnici diversi. Non è insolito per i gruppi armati del Myanmar essere organizzati su base etnica e combattere per maggiore autonomia verso il potere centrale, ma dall’ultimo colpo di stato, gran parte dei gruppi si sono alleati con le Forze di difesa del popolo (PDF), l’ala armata del governo civile in esilio. Si stima che i tre gruppi insieme abbiano almeno 15000 combattenti. Gli attacchi coordinati della TBA si sono verificati nello stato dello Shan, al confine con la Cina, dove i ribelli hanno cercato di prendere il controllo di alcune città chiave. Le Nazioni Unite temono che più di 6000 persone siano state costrette ad abbandonare le loro case per cercare rifugio nelle foreste dello Shan o addirittura in Cina. Tali scontri avvengono proprio durante la visita a Naypyidaw del ministro per la Pubblica Sicurezza cinese Wang Xiaohong, il quale, in un incontro con il facente funzione di ministro degli Interni, il generale Yar Pyae, ha discusso nella giornata di ieri proprio su questioni legate alla sicurezza delle zone di confine tra Myanmar e Cina. La Cina ha un forte interesse a preservare la stabilità dello Shan. Non solo vi è una significativa minoranza di etnia Han, ma negli ultimi decenni la Cina ha effettuato grossi investimenti nella regione, non ultimo il tentativo di costruire un collegamento ferroviario (il Muse-Mandalay railway project) da 1 miliardo di dollari, in seno all’iniziativa Belt and Road. In contemporanea a tali eventi, i governi di UK, USA e Canada hanno imposto nuove sanzioni a figure di spicco della giunta militare, in particolare a persone responsabili per l’approvvigionamento di armi. Gli Stati Uniti hanno inoltre posto ulteriori sanzioni alla principale compagnia petrolifera del Myanmar (la principale fonte di reddito per la giunta all’estero), pur non introducendo un blocco totale. |
