Moneta legale Vs elettronica: il caos (in malafede?) di Fratelli d’Italia

Nel corso delle ultime settimane è tornato in auge il famigerato dibattito sulla moneta legale ed elettronica, sul coinvolgimento del sistema bancario nei mezzi di pagamento ecc., dibattito che non per ultimo ha visto protagonista Fratelli d’Italia sia per mano di Meloni che dei suoi parlamentari, primo fra tutti il responsabile del centro studi del partito, deputato Filini.

Egli ha infatti affermato quanto segue:

Escludendo la parte del giro d’affari, poiché non è quello che qui ha attratto la mia attenzione, quanto ci sta di vero nelle parole di Filini?
Non molto a mio avviso, perché al di là del mero formalismo giuridico si stravolge letteralmente il quadro totale della realtà: questi sono pericolosi giochi di parole.

Che cos’è la moneta a corso legale?
Partiamo dalle basi, “classroom 101” style: che cos’è la moneta?
Per moneta si intende quello strumento emesso dallo Stato tramite la propria Banca Centrale (nell’Eurosistema è compito delle BC Nazionali su delega BCE; in Italia la moneta metallica è emessa dalla Zecca) e al quale il mercato riconosce la funzione di denaro, poiché in possesso delle tre caratteristiche fondamentali: unità di conto, riserva di valore e mezzo di pagamento.

Cos’è dunque la moneta legale?

Qui dobbiamo essere molto chiari e diretti: legale è l’abbreviazione di un’espressione più ampia e completa quale moneta a corso legale forzoso.

Storicamente e giuridicamente – come spiegò la Banca d’Italia qualche anno fa nel periodo di voga dell’assurda idea di una moneta fiscale[1] – tale espressione è attribuita al contante perché è l’unico mezzo di pagamento a cui si attribuisce:

  • obbligo di accettazione (salvo accordo delle parti);
  • accettazione al valore nominale pieno (il valore della moneta è pari a quello indicato sulla banconota o sulla moneta metallica);
  • potere di estinzione dell’obbligazione pecuniaria;

ma ciò non significa che sia l’unica forma di moneta che sia legalmente utilizzabile.

Infatti il corso forzoso è nato secoli fa quando si iniziò a vernir meno la redimilità delle banconote, cioè la loro convertibilità in oro e argento, introducendo dunque il c.d. valore fiduciario della moneta: lo Stato forza i cittadini per legge ad accettare il valore facciale e l’impossibilità di rifiutarla per l’estinzione delle proprie obbligazioni.

Se io faccio una spesa da 100 euro e pago il commerciante con una banconota da € 100, quest’ultimo sarà obbligato ad accettarlo, salvo l’accordo per l’uso di strumenti alternativi (vedasi infra). Quindi è un falso dire che la moneta contante è l’unica avente corso legale, anche perché la creazione di moneta da parte delle Banche Centrali non avviene per mano di enormi stamperie.

Il contante è infatti solo una parte minoritaria dell’aggregato monetario M0:

M0 = contante (c.d. moneta legale) + riserve delle banche presso la BC

E qui vi sono due punti fondamentali da comprendere:

  1. M0 – noto altresì come base monetaria – è solo una parte della moneta esistente;
  2. l’immissione di moneta da parte delle BC avviene principalmente tramite le Operazioni di Mercato Aperte, le quali sono condotte elettronicamente tramite le riservedelle banche presso la BC, le quali sono dunque una sorte di c/c (elettronici anch’esse).

La moneta privata: il ruolo del sistema bancario (classroom 101, vol. 2)
Su tali basi possiamo fare ora il prossimo passo: che cosa è la moneta privata?

Riprendendo l’approfondimento della BCE disponibile sul suo sito,[2] non siamo di fronte se non a quello che è la realtà pluridecennale dei fatti: la stragrande maggioranza della moneta in circolo è creata dal sistema bancario. Complotto?

Nah, è solo la creazione italiana del meccanismo del moltiplicatore dei depositi: del denaro che noi depositiamo presso una banca, solo una minima parte resta lì (c.d. riserva obbligatoria), mentre il resto può essere utilizzato dalla banca per concedere finanziamenti.

Questi daranno a loro volta vita a consumi e nuovi depositi che riattiveranno il circolo e così via discorrendo da capo.

Non a caso ai corsi di politica monetaria si parla di questa come moneta bancaria.

E che cosa possiamo notare? Tre punti fondamentali:

  1. tale moneta si fonda su quella emessa in partenza dalla Banca Centrale che funziona dunque da ancoraggio economico e legale, fermo restando alla base la fiducia degli agenti economici;
  2. se il sistema bancario fosse interamente (o principalmente) di proprietà statale davvero parleremmo ancora di moneta privata?
  3. la moneta bancaria è elettronica nel senso sostanziale del termine;

e quest’ultimo lo affrontiamo ora con l’ultimo aspetto: servizi di pagamento e moneta elettronica.

Servizi di pagamento e moneta elettronica: i servizi si pagano

Visto dunque la legalità della moneta bancaria e il suo ruolo centrale per il funzionamento della nostra società, vi chiedo: con quano contante girate per fare i vostri acquisti?
Pagate tutto in contanti o usate anche altri strumenti come bonifici, assegni, carte di credito ecc?

Bene, se la risposta è quest’ultima congratulazioni: state usando i c.d. mezzi di pagamento alternativi al contante.[3] E sono quasi tutti elettronici.

Questi strumenti previsti dalla legge ed offerti da intermediari autorizzati – tradotto: illegale dove? – vi consentono di trasferire e ricevere elettronicamente fondi che finiscono sui nostri conti elettronici. E perché ci fidiamo di essi? Perché in ogni momento io posso chiedere la loro conversione in moneta contante al loro valore nominale intero (esempio immediato: prelievo col bancomat). E perché li usiamo? Per gli stessi motivi con i quali alcuni di essi nacquero già secoli fa: sicurezza e celerità delle transazioni, caratteristiche che però richiedono personale e infrastrutture che le garantiscano.

Che vuol dire questo?

Che siamo di fronte a un servizioe che come ogni cosa ha un suo costo: non puoi avere la moglie ubriaca e la botte piena. Se poi esistono persone che si oppongono a tali servizi per il costo, vorrei ricordare che non siamo più nel secolo scorso o a inizio millennio: anche qui la concorrenza – stimolata specialmente dalla normativa europea – ha fatto il suo dovere. Invero pensate che il contante non abbia a sua volta dei costi di produzione, trasporto, sicurezza?

E per quanto riguarda invece la moneta elettronica?

Se sostanzialmente abbiamo capito che essa è formata sia da moneta legale che da quella bancaria, nel nel senso stretto e giuridico dell’espressione la si usa per indicare un sistema alternativo al contante nato per facilitare l’accesso ai sistemi di pagamento ai soggetti non bancari.

Riassumendone infatti la definizione normativa contenuta nel TUB (in recepimento della normativa UE), non è altro che un credito verso il suo emittente (autorizzato dalla BI e noto come IMEL): tu depositi presso di lui una data somma di denaro (contante, bonifico ecc) e questa viene memorizzata elettronicamente per essere poi usata tramite strumenti come carte prepagate, app ecc.

Conclusioni: i giochi di parole sulla moneta sono pericolosi
Ora potete dunque comprendere perché le affermazioni provenienti da Fratelli d’Italia sono un grave stravolgimento della realtà.
Tenendo infatti debitamente conto dell’odierno contesto storico, siamo di fronte a un uso sostanzialmente non corretto della terminologia, l’ennesima uscita contro il sistema finanziario tipica di una certa parte dell’agorà politica e che qui si inserisce nella c.d. opera al nero di Giorgia (cit. Phastidio.net).

Le distorsioni e le menzogne sulla monetà legale non sono infatti un appannaggio esclusivo di Fratelli d’Italia, ma girano anche in Lega e nella sinistra.
Rimanendo però qui focalizzati sui primi, Capone su Il Foglio[4] ci ha giustamente ricordato come le loro posizioni in materia di moneta e banche sfocino da anni nel più becero complottismo (vedasi le posizioni di Meloni e associati su Franco CFA, il MES, i Minibot, sulla BCE e FMI, nonché le proposte di legge presentate per nazionalizzare Banca d’Italia).
Non a caso lo stesso Filini è seguace delle posizioni complottiste e deviate della c.d. scuola auritiana, altro esempio di c.d. pensiero economico eterodosso che personalmente preferisco definire francamente per ciò che è: un abnorme ammasso di stronzate smentite sia dalla teoria che dai dati.

Lascio ordunque a voi le conclusioni, altro qui da aggiungere non vi è. Per ora.

 

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