SINTESI DELLA SETTIMANA
La settimana si conclude all'insegna di diffusi contrasti globali: Fed sotto assedio politico, Europa tra inflazione stabile ma crescita fragile, paesi emergenti che resistono e Canada e Australia che frenano.
Negli Stati Uniti, alla solidità della crescita trainata dagli investimenti, si contrappongono un mercato del lavoro in raffreddamento e un’inflazione ancora sotto i riflettori.
In Eurozona, inflazione stabile ma quadro fragile: in Germania la fiducia dei consumatori scende ai minimi e l’occupazione rallenta, mentre il Regno Unito affronta una sterlina vulnerabile e il rischio di stagflazione.
Scenario misto nel resto del mondo: Corea del Sud, India e Messico mostrano resilienza, ma Canada e Australia fanno i conti con contrazioni e pressioni inflazionistiche.
INDICATORI MACROECONOMICI
Inflazione:
Italia: +1,7%, dal precedente +1,8% ⬇
Eurozona: +2% dal precedente +2%.
Inghilterra: +3,8% dal precedente +3,6% ⬆
Stati Uniti: +2,7% dal precedente +2,4% ⬆
Disoccupazione:
Italia: +6,5% dal precedente +6,1% ⬆
Eurozona: +6,2% dal precedente +6,3% ⬇
Inghilterra: +4,7% dal precedente +4,6% ⬆
Stati Uniti: +4,2% dal precedente +4,1% ⬆
Tassi d'interesse:
Eurozona: 2,15%
Stati Uniti: 4,25 - 4,5%
Inghilterra: 4%
PIL: Q2 2025:
Italia: -0,1%
Eurozona: +0,1%
Inghilterra: +0,3%
Stati Uniti: +3,3%
EUR/USD: 1,16854, –0,27% questa settimana, +12,87% da inizio anno
DXY: 97.839, –0,42% questa settimana, –10,44% da inizio anno
MERCATI FINANZIARI
FTSE MIB: 42.196,20, –2,57% questa settimana, +22,85% da inizio anno
STOXX 600: 553,57, +1,25% questa settimana, +8,28% da inizio anno
DAX: 24.359,30, +0,69% questa settimana, +21,84% da inizio anno
IBEX: 15.277,19, +3,03% questa settimana, +30,48% da inizio anno
CAC 40: 7.923,46, +2,60% questa settimana, +7,18% da inizio anno
NASDAQ: 21.455,55, –0,19% questa settimana, +10,57% da inizio anno
S&P 500: 6.460,25, –0,10% questa settimana, +9,44% da inizio anno
US10Y: 4,23%, –2,4 bps questa settimana, –34 bps da inizio anno
US02Y: 3,755%, –0,4 bps questa settimana, –50,1 bps da inizio anno
US10Y–US02Y: 0,505%, –6,2 bps questa settimana, +19,1 bps da inizio anno
IT10Y: 3,518%, 0 bps questa settimana, –4 bps da inizio anno
SPREAD: 88,610 bps, +6,1 bps questa settimana, –28,49 bps da inizio anno
VIX: 15,35, +8,02% questa settimana, –10,81% da inizio anno
BTC/USD: $108.345,00, –4,52% questa settimana, +16,07% da inizio anno
FOCUS DELLA SETTIMANA
STATI UNITI
Fed sotto pressione tra indipendenza minacciata e dilemmi economici
La Federal Reserve si trova al centro di una tempesta che intreccia politica e macroeconomia. Da un lato, la Casa Bianca ha aperto un fronte diretto contro l’istituzione, con Donald Trump che ha annunciato il licenziamento di Lisa Cook, governatrice nominata da Joe Biden, tra accuse di irregolarità mai dimostrate. La mossa, che finora non si è mai vista nella storia della banca centrale, comporta il rischio di perdita di indipendenza del board dato che Trump consoliderebbe una maggioranza di quattro membri su sette a seguito della recente nomina del suo consigliere Stephen Miran.
Il nodo cruciale riguarda l’indipendenza della politica monetaria: se la Fed venisse percepita come uno strumento politico, si rischia uno scenario simile agli anni Settanta, quando le interferenze della Casa Bianca portarono a un crollo di credibilità e all’esplosione dell’inflazione. Non a caso, i rendimenti dei Treasury a breve sono scesi, segnalando aspettative di tagli dei tassi, mentre quelli a lungo sono saliti, con lo steepening della curva al massimo dal 2021: segnale di dubbi sulla capacità della Fed di restare ancorata alla stabilità dei prezzi.
Allo stesso tempo, le recenti parole di Jerome Powell a Jackson Hole hanno evidenziato la difficoltà della Fed nel bilanciare le sue due missioni: sostenere l’occupazione e garantire la stabilità dei prezzi. Il presidente ha aperto alla possibilità di un taglio dei tassi, motivato dai segnali di rallentamento del mercato del lavoro: disoccupazione al 4,2%, assunzioni in calo, minori dimissioni volontarie e una crescita salariale in indebolimento (+2,4% annuo secondo la Fed di Atlanta).
Sul fronte dei prezzi, l’impatto delle tariffe imposte da Trump appare finora contenuto (inflazione 2,7% headline, 3,1% core). Ma un fattore cruciale resta quello degli affitti, cresciuti di oltre il 50% dal 2020 e ancora in aumento del +3,7–3,8% annuo. Paradossalmente, i tassi elevati stanno alimentando l’inflazione anziché raffreddarla, spingendo verso l’alto i canoni abitativi attraverso il blocco della mobilità immobiliare e la scarsità di nuove costruzioni.
Sul piano reale, nel secondo trimestre l’economia americana ha sorpreso positivamente: il PIL reale è cresciuto del 3,3% annualizzato, rispetto al 3,0% della stima preliminare. La revisione riflette soprattutto la ripresa degli investimenti aziendali (+5,7%), trainati dal settore tecnologico e dal boom legato all’intelligenza artificiale.
Il mercato del lavoro, pur in fase di raffreddamento, resta resiliente: le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione sono scese a 229.000, leggermente sotto le attese, confermando che la dinamica occupazionale rimane solida.
La Fed si trova quindi in una “situazione difficile”: da un lato rischia di subire la pressione politica della Casa Bianca, dall’altro deve affrontare un’economia che mostra segnali di rallentamento strutturale ma con un’inflazione ancora sopra l’obiettivo. In questo intreccio, Powell dovrà decidere se procedere con un taglio dei tassi già a settembre, cercando di proteggere al tempo stesso l’indipendenza monetaria, oggi più fragile che mai.
Immigrazione in calo e rischi per la crescita economica
Il presidente della Fed Jerome Powell ha definito il mercato del lavoro in un “curioso equilibrio”: domanda di lavoratori in calo, disoccupazione stabile al 4,2% per via di una brusca frenata dell’immigrazione netta, stimata negativa di 205.000 unità nel 2025.
Gli immigrati, principale motore della crescita della popolazione attiva, senza flussi positivi permetterebbero la creazione di soli 24.000 posti di lavoro al mese, contro i 155.000 della media 2015–2024. Questo limita la crescita potenziale e pesa su bilancio pubblico ed edilizia abitativa.
Secondo il WSJ, le politiche migratorie di Trump potrebbero ridurre la crescita di 0,2 punti nel 2025 e 0,3 nel 2026, aggravando un trend demografico già fragile: il CBO prevede che entro il 2033 i decessi supereranno le nascite. Senza nuovi flussi migratori, l’economia rischia meno dinamismo e reddito pro capite più basso nel lungo periodo.
Trump colpisce l’India: tariffe al 50% e rischio shock occupazionale
Mercoledì sono entrate in vigore le tariffe del 50% imposte dagli Stati Uniti sui prodotti indiani, parte questa della strategia di Donald Trump per colpire anche le importazioni legate al petrolio russo.
Pur non essendo un partner commerciale di primo piano come Cina, Canada, Messico o UE, l’India esporta verso gli USA beni per 86,5 miliardi di dollari l’anno (circa il 2% del PIL). Ora, il 66% di queste esportazioni è soggetto al dazio maggiorato, rendendo non competitivi settori chiave come tessile, gioielli, gemme, gamberetti, tappeti e mobili.
Secondo la Global Trade Research Initiative, l’impatto potrebbe essere drastico: crollo del 70% delle vendite nei comparti colpiti, con un calo complessivo del 43% delle esportazioni indiane negli USA e centinaia di migliaia di posti di lavoro a rischio.
EUROPA
Eurozona: inflazione sotto controllo, BCE cauta sui prossimi passi
Ad agosto l’inflazione è rimasta moderata in tre delle quattro principali economie dell’Eurozona, rafforzando l’idea che la Banca centrale europea possa mantenere invariati i tassi a settembre.
In Spagna l’indice armonizzato si è attestato al 2,7% annuo, con variazione nulla su base mensile; in Francia è salito allo 0,8%, trainato dai servizi ma con alimentari ed energia stabili; in Italia l’inflazione si è fermata all’1,7%, in lieve calo sul mese precedente. Solo la Germania ha registrato una dinamica leggermente più alta, con prezzi al 2,2% annuo (+0,1% mensile), spinti dagli alimentari.
Parallelamente, l’ISTAT ha confermato che il PIL italiano si è contratto dello 0,1% nel secondo trimestre, con una crescita annua dello 0,4%, segnalando una fase di rallentamento.
I verbali della BCE di luglio mostrano un Consiglio direttivo soddisfatto della stabilità dei prezzi, con rischi sull’inflazione giudicati “bilanciati”. Tuttavia, restano incertezze legate al commercio internazionale, alle finanze pubbliche francesi e al rafforzamento dell’euro.
Gli analisti di ING avvertono che un nuovo taglio dei tassi non è del tutto escluso: pur apparendo controintuitivo in un contesto di relativa resilienza economica, potrebbe rappresentare un’“assicurazione preventiva” contro eventuali shock futuri.
Germania: fiducia dei consumatori ai minimi, cresce il timore per l’economia
Il morale dei consumatori tedeschi continua a deteriorarsi, riflettendo le crescenti pressioni sulla più grande economia europea. L’indice GfK sul clima dei consumi è sceso a –23,6 punti nelle previsioni per settembre, il livello peggiore da sei mesi e il terzo calo consecutivo. La lettura si colloca ben al di sotto delle attese degli economisti (–21,5), segnalando una fase di pessimismo diffuso.
Il peggioramento del sentiment arriva dopo che i dati del PIL hanno certificato una contrazione dello 0,3% nel secondo trimestre, più marcata delle stime iniziali, confermando lo stallo di un’economia ancora appesantita dalla debolezza industriale e dall’incertezza sul commercio internazionale.
Le speranze di una ripresa entro la fine dell’anno appaiono sempre più lontane. L’aumento della disoccupazione, l’avvio incerto del governo Merz e la politica tariffaria degli Stati Uniti, che pesa sulle esportazioni, stanno minando la fiducia delle famiglie. Per GfK, il quadro è chiaro: “non ci sono al momento segnali di un’inversione di tendenza”.
Regno Unito: attese sui tassi troppo caute, sterlina a rischio
Secondo UBS, le aspettative di mercato sui tagli dei tassi della Banca d’Inghilterra risultano eccessivamente prudenti e potrebbero lasciare la sterlina vulnerabile. La difficile situazione fiscale del Paese, unita a una crescita modesta e a un’inflazione che potrebbe raffreddarsi più rapidamente del previsto, apre la strada a riduzioni più consistenti di quelle attualmente prezzate.
La BoE ha tagliato i tassi al 4,00% con un voto molto risicato, ribadendo un approccio “graduale e attento”. I mercati monetari valutano oggi solo il 39% di probabilità di un ulteriore taglio entro fine anno, ma UBS prevede un taglio da 25 punti base nel 2025 e altri 50 punti base entro metà 2026. Questo scenario potrebbe spingere l’euro verso quota 0,88 sterline, rispetto agli attuali 0,8653.
Sul fronte macro, l’inflazione britannica è salita al 3,8% a luglio, massimo da 18 mesi, e la BoE stima un picco al 4% a settembre. Tuttavia, un mercato del lavoro in raffreddamento e possibili misure fiscali restrittive potrebbero riportare l’inflazione vicino al 2,2% entro il 2026.
Per ora la sterlina resta sostenuta dal suo “santo rendimento”, ma UBS avverte: se questo vantaggio dovesse venire meno, la valuta rischierebbe una correzione significativa. Al momento la sterlina scambia a 1,3462 dollari, in calo dello 0,3%.
RESTO DEL MONDO
Australia: inflazione ai massimi da un anno, RBA più cauta sui tagli
A luglio l’inflazione australiana è salita al 2,8% annuo, massimo da un anno e sopra il 2,3% atteso. A trainare il rialzo sono stati soprattutto alloggi, cibo ed energia: i costi dell’elettricità, dopo la fine dei sussidi, sono balzati del 13,1%, mentre gli affitti sono cresciuti del 3,9%, minimo dal 2022.
La Reserve Bank of Australia, che aveva aperto a nuovi tagli dei tassi, ora appare più cauta: secondo Capital Economics, l’allentamento continuerà, ma con un ritmo meno aggressivo dei tre tagli ipotizzati inizialmente.
Filippine: terzo taglio consecutivo dei tassi, restano i rischi dai dazi USA
La banca centrale filippina ha ridotto i tassi al 5%, terzo taglio consecutivo, grazie a un’inflazione ai minimi da sei anni (1,7% attesa per il 2025, sotto il target 2–4%). La domanda interna sostiene l’economia, ma i dazi USA del 19% sulle esportazioni e l’incertezza sugli investimenti esteri restano fattori di rischio. Il BSP ha ribadito che le prossime mosse dipenderanno da inflazione e crescita.
Corea del Sud: tassi fermi, crescita rivista al rialzo
La Banca di Corea ha lasciato invariato il tasso di riferimento al 2,50%, mantenendo una certa prudenza nonostante il lieve miglioramento delle stime di crescita: +0,9% nel 2025 e +1,6% nel 2026. L’inflazione è attesa al 2,0% quest’anno e all’1,9% nel 2026, ma il debito delle famiglie e la fragilità del mercato immobiliare restano punti critici. Sul fronte commerciale, i dazi USA restano elevati su acciaio e beni industriali, mentre il supporto di esportazioni e chip IA potrebbe indebolirsi. Con il governo che punta su stimoli fiscali, gli analisti prevedono nuovi tagli dei tassi entro fine anno.
India: crescita record, ma le tariffe USA offuscano l’outlook
Nel secondo trimestre l’economia indiana è cresciuta del 7,8% annuo, oltre le attese e in accelerazione dal 7,4% precedente. La spesa pubblica (+7,4%) ha sostenuto l’attività, compensando consumi privati in rallentamento e debolezza estrattiva, mentre manifattura (+7,7%) e agricoltura (+3,7%) hanno mostrato solidità. L’ottimismo è però smorzato dalle tariffe USA al 50%, entrate in vigore mercoledì, che colpiscono settori chiave come abbigliamento, tessuti, gioielli e mobili. Gli analisti temono un crollo di competitività e pressioni su export e investimenti. La rupia è scesa a un minimo storico (88,3/USD), mentre la RBI stima crescita al 6,5%, ma con rischi al ribasso.
Messico: previsioni al rialzo, ma crescita ancora fragile
La Banca del Messico ha rivisto in meglio le stime di crescita dopo i dati positivi del secondo trimestre: +0,6% nel 2025 (dallo 0,1%) e +1,1% nel 2026 (dallo 0,9%). Nonostante l’upgrade, lo scenario resta debole: l’espansione sarà lenta nella seconda metà del 2025 e solo moderata nel 2026. A trainare il PIL sarà soprattutto il consumo privato, mentre investimenti modesti e consolidamento fiscale limiteranno la spesa pubblica. L’inflazione dovrebbe attestarsi al 3,7% nel Q4 2025, con ritorno al target del 3% soltanto a partire dal terzo trimestre 2026.
Canada: contrazione record, pesa la guerra commerciale con gli USA
Nel Q2 2025 il PIL canadese è sceso dell’1,6% annualizzato, peggior risultato dal 2020. La caduta è stata trainata dal crollo delle esportazioni (–26,8%), colpite dai dazi USA su acciaio, alluminio e beni industriali, e dal calo degli investimenti aziendali (–10%). Sul fronte interno, i consumi privati (+4,5%) e la spesa pubblica (+5,1%) hanno sostenuto la domanda interna (+3,4%), ma non hanno evitato la contrazione complessiva. La produzione industriale resta fragile, con due quinti dei produttori colpiti dalle tariffe. I mercati prezzano ora il 50% di probabilità di un taglio dei tassi il 17 settembre, mentre il rischio recessione rimane alto.
PROSPETTIVE
Il quadro internazionale rimane segnato da un equilibrio fragile: crescita resiliente in alcuni Paesi, debolezza strutturale in altri, il tutto aggravato dalle tensioni tariffarie e dalle pressioni politiche sulle banche centrali.
Negli Stati Uniti il PIL del secondo trimestre è stato rivisto a +3,3% annualizzato (da 3,0%), trainato da investimenti aziendali (+5,7%) ed export netto record. I consumi però hanno rallentato a +1,6%, segnalando fragilità.
La fiducia dei consumatori è scesa a 97,4, con inflazione attesa al 6,2%.
Powell prepara i mercati a un possibile taglio dei tassi a settembre, ma il rischio di stagflazione (crescita debole + inflazione in risalita) rende la decisione complessa.
Nell’Eurozona, ad agosto, l’inflazione è rimasta sotto le attese in Spagna, Francia e Italia, mentre la Germania ha visto un modesto +2,2%.
La BCE resta soddisfatta della stabilità dei prezzi (target 2%), ma riconosce rischi per la crescita legati a tariffe e geopolitica.
Un taglio a settembre non è lo scenario base, ma resta possibile come insurance cut.
In Francia l’8 settembre il premier François Bayrou affronterà un voto di fiducia legato al piano di bilancio 2026 (tagli da 43,8 mld €).
Il rischio di caduta del governo aumenterebbe l’instabilità politica, ritardando la riduzione del deficit (dal 5,4% al 4,6%) e aumentando la pressione sul debito pubblico (117,6% PIL).
Per i mercati: banche e utilities francesi più esposte, euro vulnerabile se la crisi si allargherà.
In Germania il numero di disoccupati ha superato quota 3 milioni (6,3%), massimo dal 2015. La stagnazione industriale pesa sui settori chiave come l’auto.
La prospettiva è di consumi deboli e pressione politica per più stimoli fiscali.
L’euro resta fragile, con rischio di allargamento dello spread Francia-Germania.
Nel Regno Unito l’inflazione è risalita al 3,8% a luglio, massimo da 18 mesi. La BoE, che ha tagliato i tassi di 25 punti base ad agosto (decisione 5–4), potrebbe fermarsi nei prossimi mesi.
La fiducia dei consumatori è migliorata (–17), ma resta debole. Il rischio è quello della stagflazione: crescita fragile, inflazione alta e sterlina sotto pressione.
UBS avverte che le aspettative di taglio tassi sono troppo caute: se la politica fiscale si irrigidisce, la sterlina potrebbe scendere oltre quota 0,88 EUR/GBP.
In Giappone l’inflazione core si è attestata al 3,1% a luglio, ben sopra il target 2%.
Il PIL è cresciuto per il quinto trimestre consecutivo (+0,3%), rafforzando l’idea che la BoJ possa alzare i tassi a ottobre, soprattutto per contrastare l’effetto degli affitti e dei prezzi alimentari.
Il governatore Ueda resta prudente, ma il mercato sconta un’uscita graduale dalla politica ultra-accomodante.
In Canada, nel Q2, il PIL canadese è sceso dell’1,6% annualizzato, peggior calo dall’inizio della pandemia.
Il crollo delle esportazioni (–26,8%) e degli investimenti aziendali (–10%) riflette l’impatto delle tariffe USA.
La BoC potrebbe essere costretta a tagliare i tassi già a settembre, con rischio recessione nella seconda metà dell’anno.
In India l’economia ha sorpreso con una crescita del 7,8% (aprile-giugno), sopra il 6,6% atteso.
La spesa pubblica (+7,4%) ha compensato la debolezza dei consumi.
Ma l’entrata in vigore delle tariffe del 50% di Trump su tessili, gioielli e mobili rischia di ridurre le esportazioni del 43% verso gli USA.
La rupia ha toccato minimi storici (USD/INR 88,29).
In Messico la Banxico prevede ora +0,6% nel 2025 (da +0,1%) e +1,1% nel 2026.
La crescita sarà “lenta ma moderatamente positiva”, sostenuta dai consumi, ma frenata da investimenti deboli e consolidamento fiscale.
L’inflazione dovrebbe tornare al 3% target entro Q3 2026.
In Corea la BoK ha mantenuto i tassi al 2,5%, in attesa di un possibile taglio a ottobre.
La crescita è stata rivista a +0,9% nel 2025, sostenuta dagli investimenti negli USA e dall’export di chip AI.
Il problema resta il debito delle famiglie e le tariffe USA (15% auto, 50% acciaio), che pesano sulle esportazioni.
In Australia a luglio l’inflazione è salita al 2,8% annuo, massimo da un anno, spinta da energia, affitti e alimentari.
La RBA resta orientata a ulteriori tagli dei tassi, ma l’aumento dei prezzi potrebbe ridurre lo spazio di allentamento.
Nelle Filippine la BSP ha abbassato i tassi di 25 punti base al 5,0%, terzo taglio consecutivo.
Inflazione all’1,7% consente ancora margini di manovra.
Ma le esportazioni verso gli USA (–19% tariffa media) restano un punto debole, mentre gli IDE (investimenti esteri diretti) sono sotto pressione per l’incertezza globale.
In Nuova Zelanda il PIL si è fermato nel Q2, colpito dallo “shock di incertezza” legato alle tariffe USA.
La RBNZ (Reserve Bank of New Zealand) ha già tagliato i tassi di 250 punti base dal 2024, ma consumi e mercato immobiliare restano deboli.
Ulteriori tagli sono probabili entro fine anno.
STATI UNITI:
How a Historic Immigration Drop Is Changing the Job Market - WSJ
Trump Says He Is Removing Fed Governor Lisa Cook, Citing Mortgage Fraud Allegations - WSJ
Alberto Forchielli | Il Sole 24 Ore
U.S. Economy Grew Faster in Second Quarter, New Estimate Shows - WSJ
Trump’s 50% tariffs on India kick in. Clothes, jewelry and shrimp are getting hit. - MarketWatch
EUROPA:
Inflation in France, Spain and Italy was lower than expected in August, data shows | Euronews
German Consumers Feel Ever Gloomier as Economy Slumps - WSJ
Sterling Seen Vulnerable as BOE Rate-Cut Bets Look Conservative - WSJ
RESTO DEL MONDO:
Australian Inflation Indicator Jumps, Backing RBA Caution on Rate Cuts - WSJ
Philippine Central Bank Cuts Rates Again to Support Economy - WSJ
Bank of Korea Stands Pat for Second Time; Lifts Growth Forecast - WSJ
India’s Economic Growth Unexpectedly Picks Up Speed
Bank of Mexico Raises Economic Growth Estimates - WSJ
Canada Economy Contracts in Second Quarter as Tariffs Sink Exports - WSJ
