Siamo sopravvissuti a Mariupol: parte quarta

Thread e traduzione ad opera di Yuliya Romanyuk, che ringrazio profondamente

Foto di Maksim Romashkin / Pexel

Il racconto diventa sempre più duro, se ne percepisce l'ansia e non solo. Il freddo, la vita nei seminterrati, il cibo che scarseggia. Come scrive Yuliya in un post di oggi:

Quello che viene mostrato nel documentario "20 giorni a Mariupol" è solo il preludio di un inferno.

cit. Yuliya Romanyuk

 

Perchè sì, il documentario "20 Days in Mariupol" ha vinto l'Oscar, il primo per l'Ucraina 🇺🇦.
Ma continuiamo con la nostra lettura:

 

6 marzo 2022, Mariupol, viale Stroiteley

Finché eravamo solo noi nell'appartamento della suocera, andava relativamente bene. È una vecchia spaventata dalla guerra, cosa ci si può aspettare. Il giorno dopo è arrivata da Novoselovka la cognata con i bambini. E qui è iniziato il bello. La sorella di Dmitro, che mi disprezza profondamente sin da quando ci conosciamo, dalla primavera del 2000, saluta tra i denti. Ci facciamo gli auguri educati per i compleanni dei bambini, ma non c'è calore, solo cortesia. Ha un appartamento nella casa accanto a quella della suocera, proprio di fronte al Tribunale di Primorsk, e una casa a Novoselovka. Andavano a dormire nel loro appartamento, ma di giorno passavano tutto il giorno da loro madre, la mia suocera. La tensione sale. Sento sulla pelle l'antipatia e l'ostilità della cognata. Ma cosa posso fare? Solo fingere di non notare il suo atteggiamento ostile. Naivemente pensavo, dopo aver parlato con S, con cui non avevamo avuto contatti da agosto, e con F., con cui non avevamo avuto contatti da Capodanno, che la guerra fosse un fattore di fraternizzazione e pacificazione, visto che ci trovavamo tutti in questa triste barca, non so se la barca di Caronte o il "Titanic". Ma evidentemente, a giudicare dalle azioni della mia cognata, non è così. Comunque, finora il suo disprezzo non si è trasformato in uno scontro diretto, solo in piccole provocazioni e velenose frecciate, ma conoscendola, capisco che ci scontreremo.

Sul balcone della suocera c'erano un paio di chilogrammi di carne fresca, manzo, pollo e separatamente macinato. Lei ieri stava riflettendo se farne brodo o tenerlo per dopo, l'ho convinta a cucinare tutto subito e metterlo al freddo. La suocera era indecisa, ma ha accettato. E oggi hanno tagliato il gas, penso non solo su viale Stroiteley, ma in tutta la città, come è successo con l'elettricità, internet e l'acqua. È logico, è guerra, probabilmente hanno colpito un gasdotto da qualche parte. E la suocera va in giro lodandomi per averle consigliato di cucinare la carne finché c'era ancora il gas. Ora abbiamo due pentole di brodo e una grande ciotola di carne cotta. Questo risolve il problema dell'alimentazione per la nostra orda per un paio di giorni. Ora siamo in sette, a volte otto: io, tigre, Dmitro Volodimirovich, sua madre, la cognata e i suoi due bambini, e a volte suo suocero viene qui da Novoselovka a portare notizie.

La suocera raccontava che quando hanno bombardato piazza Kirov nei primi giorni di guerra, sua nipote Sveta, cugina di secondo grado di Dims, ha ricevuto ferite da schegge. Era andata a comprare il pane in un chiosco vicino al caffè "Gusi-lebedi", e le schegge hanno perforato la gamba e il braccio. Allora le ambulanze non circolavano, e il suocero della cognata ha portato Sveta e la suocera in ospedale con la sua auto. I medici in ospedale hanno detto: lo aggiusteremo, non è un problema, puliremo le ferite, ma dobbiamo fare iniezioni di antibiotici, e noi non ne abbiamo, cercateli voi. E la suocera ha girato il centro, ha trovato a fatica gli antibiotici per Sveta in una farmacia. Tutto era esaurito.

Tutto il giorno da parte del quartiere Zapadny, dove hanno un solido garage con cantina, si alzano colonne di fumo nero. Il fumo viene verso le nostre finestre qui, su viale Stroiteley, il vento soffia in questa direzione. Ma cosa stia bruci ando esattamente non si può vedere, ostacolati da altri edifici alti. A giudicare dall'odore, odora di polvere da sparo, plastica bruciata e qualcos'altro di tecnico. I suoni del cannoneggio qui, su viale Stroiteley, suonano diversamente rispetto a casa nostra. L'eco è sonoro e lungo, e sembra che dei giganti stiano battendo su un enorme gong.

Diverse volte abbiamo sentito il lavoro dei mortai, a giudicare dal suono, dal palazzo della ex scuola 23. Ora capiamo che i mortai sono quelli che fischiano forte, e non in alto, ma all'altezza dell'orecchio, all'altezza di una persona. I mortai colpiscono il quartiere Zapadny, dove brucia e tuona.

Ieri mattina ci è stato detto da conoscenti di via Zelinsky, che, a quanto pare, era stato annunciato un cessate il fuoco, e bisognava recarsi di giorno, alle 15.00, all'edificio dello stadio Illichevets, dove si sarebbe svolto l'imbarco sugli autobus di evacuazione per Zaporizhzhia. Si diceva che ci sarebbero stati quasi cento autobus. Abbiamo discusso questa idea con i vicini. Ci sembrava piuttosto dubbia. Supponiamo che in un autobus ci stiano anche 50 persone (in realtà, penso di meno). Cento autobus sono 500 persone. Cosa sono 500 persone per Mariupol, una città di mezzo milione di abitanti? È uno scherzo, non un'evacuazione, innanzitutto.

In secondo luogo, a giudicare dai suoni, le parti in guerra non hanno sentito nulla riguardo a una sorta di tregua. I missili hanno continuato a cadere come prima. In queste circostanze, le pareti di cemento degli edifici sembrano una protezione più piacevole rispetto ai lati metallici di un autobus in una steppa aperta. Insomma, non siamo andati da nessuna parte, avevamo paura. Ho già corso abbastanza sotto il fuoco con la tigre, non ne ho più voglia. Se davvero non avessero sparato, ci sarei andata, ma così...meglio di no.

6 marzo 2022, Mariupol, via Stroiteley. (Più tardi)

Iniziamo a stabilire contatti con i compagni di sventura, gli inquilini del palazzo dove vive mia suocera. Ieri ho già avuto un contatto, ho avuto una discussione con un vicino del secondo piano. Sono ancora qui degli idioti incoscienti, fumano sul balcone alla luce di una lampada che illumina potentemente come un proiettore militare, con un fascio gigante che si proietta nel cielo nero. Ieri mia suocera si era lamentata di questo vicino, Oleg, dicendomi che è un tipo insensato. Lei gli aveva già fatto notare il suo fare con la lampada durante la notte, lui aveva promesso di non farlo più, e invece eccolo di nuovo. Ho perso la pazienza e sono andata a litigare. Il vicino è un uomo non giovane, il che è strano, pensavo che solo i giovani potessero essere così sconsiderati. Ha tentato di chiudermi la porta in faccia quando ha sentito cosa chiedevo, ma ho messo il piede tra la porta e il telaio e ha dovuto ascoltarmi. Ha annuito cupamente, ma un'ora dopo abbiamo visto di nuovo la luce dal balcone. Non ho resistito e ho urlato dal balcone che avrei trovato una pattuglia militare e l'avrei portata a casa sua se non avesse spento il suo proiettore. Che gente, cavolo! È stato detto cento volte, sembra. Ma per qualche ragione, ognuno pensa che le regole valgano per gli altri, ma non per lui.

Fumiamo vicino all'entrata perché mia suocera non fuma e mi vieta di accendere anche sul balcone. Ovviamente, questo è un palese antiumanesimo nei confronti dei fumatori, soprattutto perché dalle finestre l'odore della polvere da sparo e del bruciato è più intenso del fumo delle mie sigarette non economiche. Ma ho taciuto, visto che non è casa mia. Dima non fuma, ma mi accompagna per solidarietà. Così, grazie al fumo, abbiamo fatto conoscenza con una famiglia di greci numerosa da Volonterovka e il loro compare. Vivono in un monolocale al primo piano, molto trascurato. Il capofamiglia, Sergej, è circa coetaneo del mio Dima. Si sono subito trovati in sintonia e ora vanno insieme a tagliare la legna, affilare asce e coltelli, costruire un forno da campo con mattoni e grate metalliche dei frigoriferi. Non ho ancora capito chi delle due donne sia esattamente la moglie di Sergej, e nemmeno ho imparato i loro nomi, per ora li chiamo la scura e la chiara, e con loro una marmaglia di bambini, una ragazza e quattro ragazzi. Il più grande sembra avere 15 o 16 anni. Si chiama Vlad e il mio tigrotto ha subito fatto amicizia con lui per il loro comune ardente amore per Minecraft e World of Tanks.

Nei cortili ci sono molte persone sconcertate. Se prima tutti si nascondevano nei loro angoli, ora bisogna necessariamente uscire alla luce. Portare acqua dal laghetto oltre la Baltica. Accendere un fuoco, cercare legna, bollire acqua, cuocere la pappa - ora in casa non si può fare tutto questo. E la gente si riversa per le strade. Ovviamente, intorno fischia e esplode, e sbatte. Ma che altro fare? Non ci sono altre opzioni. Nelle case ora si va solo a dormire. Uno degli abitanti locali, Edik, un tipo vivace con un mucchio di bambini, oggi ha scassinato il seminterrato. Prima era chiuso con un lucchetto. Siamo corsi qui con l'idea di stabilirci nel seminterrato locale, ma, arrivati, abbiamo scoperto che qui era relativamente tranquillo, e abbiamo lasciato perdere. Ma Edik ha deciso di sistemarsi seriamente. Ha portato nel seminterrato la batteria della sua Lada, ha appeso strisce luminose alle pareti, ha accumulato coperte e materassi. Ha una moglie e sei figli, inclusa una neonata. E tutte femmine, nessun maschio. Sono rumorose come una divisione corazzata. Nella vita non ho mai visto ragazze così chiassose e maleducate. Edik sembra un ometto oppresso e bevitore, non l'ho mai visto senza una bottiglia di birra in mano. Sua moglie è una donna dolorosamente sovrappeso, trasandata, urlatrice e sgradevole. E le figlie sono dello stesso stampo.

I ragazzi della famiglia greca, anche se rumorosi, non sembrano maleducati e arroganti, sono vivaci e vitali da bambini. Ma le figlie di Edik sono una sorta di piccoli mostri malvagi, una banda di ragazze. Ho visto come insultavano una donna adulta molto colta di nome Alla, un'ostetrica dell'ospedale materno nel villaggio di Ucraina, usando parolacce contro di lei. Era sotto shock per il comportamento di quelle ragazze. Nel seminterrato sotto la casa ci sono tre o quattro grandi sale con tubature di riscaldamento e fognature. Spero che noi e la famiglia di Edik non finiremo nello stesso locale quando dovremo scendere nel seminterrato.

"La mia vita nel seminterrato". Canale telegram

Più tardi

Sono arrivati i militari dell'Azov, che spesso vengono a questa casa, qui vivono alcuni loro amici. Uno degli amici l'ho visto, abbiamo fumato tutti insieme in gruppo. Hanno trasmesso tramite lui una notizia che ci ha quasi portato all'infarto: avete 2 ore, o scendete nei seminterrati, o andatevene, poi inizierà un duello d'artiglieria molto potente, dalla vostra casa non rimarrà pietra su pietra.

La gente nel palazzo è scioccata, c'è panico e confusione. Trascinano giù coperte, borse con cibo, bambini, gatti, torce, damigiane d'acqua e altri beni. Anche noi abbiamo portato giù una coperta di lana, due piumini, il tigrotto, un kit di pronto soccorso e una damigiana d'acqua. Il seminterrato di questa casa è grande, ma per nulla adatto al rifugio delle persone. Ci sono due ingressi al seminterrato, uno dal portone di mia suocera e uno dal vicino. Sono diversi e entrambi terribilmente scomodi. Da quello dove ci troviamo, l'uscita assomiglia a un'entrata di cantina di una casa privata: un lucernario quadrato nel pavimento sotto le scale, con una scala di ferro che conduce al buio. Ma non arriva fino in fondo, quindi bisogna allungare le gambe giù, allungare molto la punta del piede, cercare il primo gradino, poi scendere con cautela. Scendendo per le scale, si arriva in una piccola stanza dove si può stare in piedi a piena altezza e possono trovarsi contemporaneamente cinque-sei persone. Qui c'è il contatore del calore della casa e altre tubature. Ma non si può nascondersi in questa stanza, è troppo pericolosamente posizionata sotto le scale, e i militari ci hanno detto che i marciapiedi di cemento possono crollare a causa di forti colpi di artiglieria. Dalla piccola stanza con il contatore del calore bisogna strisciare oltre. Proprio strisciare: sul pavimento ci sono tubi di ferro arrugginiti, e dietro di essi c'è un passaggio alla sala adiacente. Bisogna piegarsi in tre, mettersi in ginocchio sui tubi di ferro e strisciare su di essi nella sala. Il pavimento nel seminterrato è di terra, e da questa sala si deve strisciare ancora avanti, perché il suo pavimento è irregolare, formando una sorta di collina su cui non si può sedere o sdraiarsi comodamente. Si è deciso di trasformare questa sala in un bagno. Qui sono stati portati dei secchi.

Poi, di nuovo, un passaggio scomodo, una scala a pioli, e si arriva in uno spazio più o meno adatto per restare. Il soffitto qui non è molto alto, e io, con la mia altezza di 175 cm, periodicamente graffio il soffitto con la testa, e gli uomini alti sono costretti a piegarsi.

Dall'altro ingresso si apre direttamente un basso passaggio, in cui bisogna infilarsi all'indietro e accovacciarsi per passare, altrimenti le ginocchia non si possono distendere. E poi strisciare a quattro zampe per circa 30 metri nel buio più totale lungo un stretto corridoio fino a raggiungere la sala dove si può finalmente raddrizzarsi. Questa sala è stata occupata da Edik con la moglie e i figli, alcune donne trasandate che hanno indignato tutto il seminterrato con il loro sfacciato disprezzo per l'igiene di base della convivenza umana. Per tutti coloro che si sono rifugiati sono stati messi a disposizione 2 secchi con coperchio, per "i grandi bisogni" e "i piccoli bisogni". Le donne si sono rifiutate di usare i secchi comuni e hanno deciso di fare i loro bisogni al buio negli angoli. Non si sa quanto tempo dovremo stare in questo seminterrato, e nessuno vuole respirare quello, quindi tutti hanno iniziato a urlare contro le donne. Le donne si sono offese e hanno deciso di andare su, nei loro appartamenti. Questo è ciò che fondamentalmente non capisco. Hai un gabinetto in questo edificio, e ancora vuoi fare i tuoi bisogni sotto il naso delle persone. Non è difficile andare in bagno a casa, e poi scendere nel seminterrato? Molte delle persone rifugiate qui non hanno appartamenti in questo edificio e usano tranquillamente i secchi.

Quelle donne che si vergognano anche in una stanza separata, temendo che gli uomini possano passare per andare in un'altra sala, chiedono ad altre donne di tenere una giacca come tenda davanti a loro. Ho già tenuto la giacca per due signore. Nel seminterrato, entro un'ora, si è riempito di tanta gente che non c'era più posto per gettare una giacca per sedersi. Tutti aspettano con terrore che inizi. Persino mia suocera, che si rifiutava di scendere nel seminterrato, è salita nella botola con l'energia di una giovane ragazza. È chiaro a tutti che succederà qualcosa di terribile. Cosa esattamente non è chiaro, e questo lo rende ancora più spaventoso.

È diventato anche più freddo. Marzo quest'anno sembra aver fatto un patto con i russi. Ancora a gennaio andavo al lavoro in cappotto e scarpe da ginnastica, cadevano piogge calde come in primavera. L'erba stava già spuntando. E ora, a marzo, fa freddo come a dicembre. Gelate, neve che si stacca, vento gelido. Nel seminterrato è gelido. Dalle aperture soffia un vento gelido. Le persone si avvolgono in 2-3 maglioni, un piumino, si siedono su coperte e materassi, e comunque fa molto freddo. Non c'è modo di riscaldarsi. Le persone parlano sottovoce o a mezza voce, come se potessimo essere ascoltati dall'alto. Un'attesa pesante e tesa. Sembra che ci aspetti una notte insonne. Sarebbe giusto dormire ora, ma, primo, non riesco a dormire a causa dello stress, e secondo, qui fa freddo come in una tomba, si sente chiaramente il gelido spiffero dal terreno.

Per il seminterrato vagano gatti randagi, che guardano le persone con sospetto. In un trasportino, un gatto sfinge miagola spaventato. Povera creatura senza peli, probabilmente congelata e confusa dai vapori del seminterrato. Un neonato piange vicino a una giovane coppia venuta dalla zona dell'"Epicentro". Hanno detto che nel loro palazzo di nove piani c'è stato un colpo vicino all'ottavo piano, e loro vivevano al nono e hanno avuto paura del crollo delle scale, paura di non poter poi uscire, sono venuti da alcuni loro parenti in questo edificio, come noi. E ora è iniziato tutto questo. Dalla padella alla brace.


7 marzo 2022, Mariupol, via dei Costruttori vicino al Tribunale del Distretto di Primorsky.

La notte ha stancato tutti incredibilmente. Aspettavamo atrocità, ma non è successo nulla di particolarmente spaventoso, abbiamo avuto paura per niente. Da qualche parte in lontananza rimbombava il cannone, sembrava al porto, ma non più del solito. Non so cosa abbiano deciso i militari là sopra, ma nessun "incubo, incubo!" si è verificato. Questo è diventato chiaro intorno alla mezzanotte, quando le persone stanche dalla paura e dall'attesa nel seminterrato si sono addormentate direttamente nei loro vestiti e scarpe, dove si trovavano, raggomitolandosi per mancanza di spazio. Molti dormivano seduti sugli sgabelli lungo il muro. Vicino al mio viso c'erano le scarpe di qualche ragazzo, non di Tigre. Abbiamo messo Tigre tra di noi, per evitare che qualcuno accidentalmente lo colpisse in faccia con una scarpa nel sonno. Era terribilmente freddo. Sentivo aghi di ghiaccio lungo la spina dorsale, anche se dormivo su una coperta di lana e in un piumino. Il problema è che la coperta è sottile e giace sul freddo terreno gelato. Probabilmente addio ai reni, ma spero solo che Tigre non si ammali. Nella sua breve vita ha già avuto tre polmoniti e temo più di tutto che questi freddi spifferi possano portarlo alla quarta. Sto pensando a quanti antibiotici ho. Tre flaconi di Medocef, ma non è abbastanza per un ciclo completo. E poi cosa fare, se il piccolo si ammala? La testa mi scoppia da questi pensieri. Dal seminterrato, questa mattina, se ne è andata circa metà delle persone che erano qui. È diventato più spazioso. Non siamo andati via, e quelli che sono rimasti, per lo più, non hanno appartamenti in questo edificio, ma sono venuti a visitare i parenti. Dmitro e Sergey sono andati ad accendere un fuoco e a costruire un barbecue improvvisato. Guerra o meno, i bambini vogliono la pappa. Con gli avanzi di brodo si può ancora fare una zuppa. Abbiamo patate, un pacchetto di zuppa di piselli secchi e carote. La suocera, rendendosi conto che non è successo nulla di particolarmente spaventoso, è salita nel suo appartamento, al piano di sopra, e lì ha perso conoscenza.

Probabilmente a causa dello stress. Si è colpita la testa cadendo. Non sono un medico, ovviamente, ma qui mi sembra qualcosa di simile a un ictus. Entrambe le mie nonne sono morte per ictus, e ho già visto manifestazioni simili della malattia in loro nel 1999 e nel 2006. Si avverte già una grave mancanza d'acqua. Dmitro ha preso una chiave inglese ed è andato a drenare l'acqua tecnica dal sistema di riscaldamento dell'edificio. Questo deve essere fatto per due motivi: primo, abbiamo bisogno di qualsiasi acqua, anche solo per lavare le mani e tirare lo sciacquone, lavare qualche calzino in una bacinella, e secondo, marzo è impazzito completamente e alla radio nella previsione del tempo promettono un freddo di -12°C a Mariupol nei prossimi giorni. Le tubature negli edifici si romperanno se l'acqua al loro interno gelerà.

Durante la notte e la mattina, dalla paura, le persone hanno riempito il secchio "per il piccolo" fino all'orlo. Si è posta una questione non banale: come smaltirlo? Attraversare questi tubi anche senza secchio è un'impresa acrobatica, figuriamoci con un secchio da 20 litri, pieno fino all'orlo di tutt'alt ro che profumi Chanel... le donne hanno iniziato a considerare come farlo. Serve farlo in tre? O in quattro? Due tengono saldamente il secchio, una lo riceve attraverso il passaggio di cemento per la maniglia, e una sotto per sicurezza... così?

Tutti sono stati salvati dalla ginnastica da toilette con elementi di carichi di forza da Dmitro Volodymyrovych. Con un brontolio degno di un vecchio idraulico esperto "bah, incompetenti, spostatevi!" ha manipolato qualche tubo nel seminterrato, si è aperto un qualche sportello, e il contenuto del secchio grigio è stato felicemente versato lì dentro. Non c'è stato bisogno di trascinarlo attraverso il passaggio fino in superficie. È bello avere vicino un idraulico esperto, con le mani che crescono dal posto giusto, che capisce l'intricato intreccio di quei tubi. In realtà, Dmitro è un tecnico elettromeccanico di professione, ha terminato il tecnico di Mariupol per il trasporto elettrico urbano, e il suo lavoro è riparare filobus, tram e ascensori.

Ma la vita ha fatto sì che dovesse lavorare come idraulico presso lo stabilimento Illich. Guardando come noi con Tigre, le donne e i ragazzi della famiglia greca, che giacevano vicino a noi, stavamo congelando, si è alzato in silenzio e se n'è andato con una torcia da qualche parte nell'oscurità del seminterrato. Dopo aver vagato lì per un po', è tornato con un fascio di lunghe strisce, simili al tatto a tappetini ginnici. Ha spiegato che si trattava di merilon, un tipo di isolamento termico fatto di un materiale simile al polistirolo, ma più flessibile e meno fragile. Viene usato per avvolgere i tubi di riscaldamento per conservare il calore. Dmitro lo ha tagliato dai tubi con il suo coltellino, tanto non c'è e non si prevede riscaldamento in essi.

Noi donne abbiamo messo il merilon sul terreno, sotto il fondo delle coperte su cui dormiamo. Fa fruscio, ma è una sciocchezza. Però stare sul terreno è diventato subito notevolmente più caldo. A pranzo abbiamo avuto orzo cotto negli avanzi di brodo di carne e cetrioli sott'aceto. Poiché il pane non c'è e non si prevede, tutti hanno iniziato a provare a cuocere sul fuoco piadine, con risultati vari. Le uova sono finite, ma si sono trovati nei frigoriferi resti di maionese, kefir, fiocchi di latte. Con questi hanno impastato l'impasto per le piadine. Il problema principale è l'olio, le piadine sul fuoco si bruciano facilmente.

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