I meccanismi del Niño e il contributo al GW

Qualche settimana fa su varie testate ha fatto la sua comparsa l’emergere del fenomeno del El Niño, il quale sarebbe stato responsabile di nuovi record di caldo registrati in tutto il mondo, a breve e nei mesi futuri.

Fonte: coralreefwatch.noaa.gov

Tuttavia, El Niño è un fenomeno piuttosto complicato che può avere importanti ripercussioni nell’area del Pacifico, con modifiche importanti della piovosità (sia in termini di quantità che di distribuzione), e della distribuzione e magnitudo delle anomalie termiche, oceaniche in primis, e marginalmente anche terrestri.,Nel Pacifico Australe equatoriale tra le coste del Perù e Tahiti e vaste porzioni di oceano, circa ogni due/tre anni si riscaldano e raffreddano in maniera estremamente ciclica, determinando importanti variazioni delle temperature globali a causa della vastità del settore oceanico interessato. A quelle latitudini tropicali soffiano dei venti costanti detti Alisei, i quali, in regime ordinario, soffiano tesi dalle coste del Perù verso l’Australia settentrionale e il Maritime Continent, trasportando verso queste zone aria umida foriera di precipitazioni e influenzando anche la circolazione oceanica tramite una corrente che trasporta acqua mediamente più fredda dal medio/profondo oceano verso la superficie a largo delle coste peruviane.

 

Circa ogni due/tre anni questi venti subiscono un indebolimento, in tal modo l’aria umida non riesce a raggiungere l’Australia, ma si ferma più o meno a Tahiti, determinando una marcata riduzione della piovosità in Australia e nel Maritime Continent, oltre ad indebolire fortemente la corrente oceanica a largo delle coste peruviane, le quali, non riuscendo più a trasportare acqua fredda dalle profondità oceaniche alla superficie, determinano un riscaldamento veloce e intenso dell’acqua superficiale del Pacifico orientale. Questo fenomeno è noto come El Niño. Avendo luogo nella fascia tropicale, ha un forte impatto sul clima non solo nelle aree fronteggianti dove si verifica, ma anche in buona parte delle aree che si affacciano al Pacifico, con conseguenze indirette anche nell’Africa equatoriale/tropicale e sub-sahariana. Infatti, nei Tropici viene accumulato quel calore che poi viene disperso tramite profondi processi di convezione (i famosi temporali tropicali) e onde planetarie, i quali sono una sorta di mezzi di termo-regolazione del clima terrestre. È ovvio che un surplus (o un deficit) di calore altera più o meno profondamente questi processi, con conseguenze poi anche sui regimi meteorologici di alcune aree del globo.
Tuttavia, diversi studi affermano che le influenze del Niño (o della Niña) in Europa sono marginali, o meglio, affinché si abbiano effetti evidenti anche sulla circolazione meteorologica in sede euro-atlantica devono essere intensi (sia in termini di magnitudo di riscaldamento, sia in termini di vastità dell’area oceanica che ne è interessata) e/o duraturi (più del canonico anno/anno e mezzo di durata dell’anomalia); (Brönnimann, S. "Impact of El Niño–southern oscillation on European climate." Reviews of Geophysics 45.3 (2007)).

Figura 2: correlazione tra El Niño e le anomalie termiche e pluviometriche globali in tutti i successivi trimestri che seguono al comparsa del El Niño nel Pacifico. Fonte: Brönnimann, S. "Impact of El Niño–southern oscillation on European climate." Reviews of Geophysics 45.3 (2007)

Inoltre il Niño, nel caso sia intenso, può iniziare a far sentire i suoi effetti verso il nostro continente solo 6-8 mesi dopo la sua comparsa o comunque 3-4 mesi dopo il suo massimo (di solito a cavallo dell’estate australe, tra ottobre e dicembre): considerando che il Niño 2023 è stato ufficializzato ad Aprile eil picco è atteso tra Novembre e dicembre 2023 (forecast di ECMWF), i suoi effetti sull’Europa non sono ancora tangibili.

Figura 3: previsione di ensemble del 01/08/2023 dell’intensità dell’episodio di El Niño 2023-2024 in termini di anomalie termiche oceaniche superficiali. Fonte

Questi effetti si fanno invece sicuramente già sentire sulle temperature globali e in particolare sulle SSTs (Sea Surface Temperatures) degli oceani: come mostrato nei grafici di Copernicus, con l’emersione del Niño le temperature globali hanno subito un ulteriore aumento , che è ben più marcato per quanto riguarda invece le temperature oceaniche

Figura 4: temperature media globale giornaliera nel periodo 1940-2023. Fonte

Quindi è tutta colpa del Niño? Nì, nel senso che il Niño fa sicuramente la sua parte, ma non ne è la causa assoluta: esso ha solo esacerbato o comunque dato un contributo in più a processi di riscaldamento e accumulo di calore già in atto prima della sua comparsa, per quanto riguarda gli oceani.

Figura 5: anomalie della SSTs (Sea Surface Temperatures) del giorno 14/08/2023. Fonte

Ascanio Luigi Scambiati

Meteorologo previsore presso Radarmeteo s.r.l.

Dottorato in ricerca, Università del Salento, Climatologia: “La regione del Mediterraneo nel contesto del cambiamento climatico globale: problematiche specifiche legate alle dinamiche ed agli impatti a scala regionale”. 

  • Gestione ed analisi di dati climatologici derivanti da re‐analisi.
  • Statistica avanzata per dati climatici.

Membro scientifico e del corpo editoriale del Centro Meteo Lombardo, organizzazione senza scopo di lucro per lo studio del clima e dei microclimi della Lombardia. Autore di diversi articoli climatologia. Fondatore e responsabile dell’Osservatorio Meteorologico del comune di Bornasco (PV).

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