La corsa alla conquista dello spazio iniziò il 4 ottobre 1957 con il lancio dello Sputnik e fu l’inizio della “ Corsa allo spazio” cioè la competizione fra USA e URSS che proiettava in orbita - fortunatamente non in termini bellici - quella competizione che sulla terra è nota come “Guerra Fredda”.
La corsa allo spazio è fatta di molte prime volte come quella di Yuri Gagaryn primo uomo nello spazio e Valentina Tereskova prima donna nello spazio.
Molto impotante fu anche il primo rendez-vous eseguito nel 1965 fra le missioni Gemini 6 e Gemini 7 e che permise il trasferimento degli equipaggi fra i due moduli NASA.
La fuga in avanti degli USA nella corsa si ebbe con la prima camminata sul suolo…
La corsa alla conquista dello spazio iniziò il 4 ottobre 1957 con il lancio dello Sputnik e fu l’inizio della “ Corsa allo spazio” cioè la competizione fra USA e URSS che proiettava in orbita - fortunatamente non in termini bellici - quella competizione che sulla terra è nota come “Guerra Fredda”.
La corsa allo spazio è fatta di molte prime volte come quella di Yuri Gagaryn primo uomo nello spazio e Valentina Tereskova prima donna nello spazio.
Molto impotante fu anche il primo rendez-vous eseguito nel 1965 fra le missioni Gemini 6 e Gemini 7 e che permise il trasferimento degli equipaggi fra i due moduli NASA.
La fuga in avanti degli USA nella corsa si ebbe con la prima camminata sul suolo lunare di Armstrong e Aldrin che nel 1969 fecero il famoso “piccolo passo per un uomo ma un grande passo per l’umanità”. Gli USA sembravano aver preso il dominio lo spazio.
Ma all’indomani di quel famoso 17 luglio 1969 sull’ Air Force One il presidente Nixon, insieme al responsabile della sicurezza nazionale Kissinger, il segretario di stato Rogers e Tom Paine della NASA si domandavano se fosse possibile una distensione della Corsa allo spazio per permettere una maggiore collaborazione internazionale.
Da questa ipotesi partì uno sforzo di distensione e convergenza scientifica internazionale che culminò con la missione Apollo-Soyuz e con il primo rendez-vous spaziale fra due equipaggi di nazioni diverse. Fu la prima missione spaziale internazionale e cambiò per sempre la storia. Era il 1975.
PRIMO CAPITOLO: DIPLOMAZIA SCIENTIFICA
Tom Paine era il terzo direttore del programma spaziale NASA. La sua idea era di superare il dualismo USA/URSS perché considerava “la conquista dello spazio una cosa così importante da superare qualsiasi divisione” e secondo lui “era arrivato il tempo di fondare l’attività spaziale non sulla competizione ma su basi più solide”. Per Paine questo non significava eliminare la sana competizione nello spazio, che rimaneva importante per lo sviluppo tecnologico. Ma era necessario interrompere la competizione fine a sé stessa in modo incanalre gli sforzi delle nazioni verso obiettivi comuni, in particolare la cooperazione per lo studio dello spazio esterno.
Già nel marzo 1969 - molto prima della politica e qualche mese di quell’incontro sull’Air Force One - Paine decise di superare il muro comunicativo fra le due superpotenze utilizzando il canale della scienza ed inviò ad Anatolyi Arkadyevic - capo della commissione spaziale russa - un documento ufficiale della NASA dal titolo “Opportunities for Partecipation in Space Flight Investigation”. In pratica vennero fornite delle ipotesi di collaborazione.
Fu il primo gesto di avvicinamento, qualche mese prima della camminata sulla Luna e della riunione sull’Air Force One.
Il secondo tentativo di avvicinamento avvenne da parte russa all’indomani della camminata sulla luna di Armostrong e Aldrin.
Il 22 luglio 1969 l’URSS inviò agli USA le congratulazioni per la missione Apollo 11.
Forte di questi messaggi di iniziale distensione e alla luce della riunione sull’Air Force One Paine proseguì la sua opera di avvicinamento con gli scienziati russi e trovò nel presidente dell’accademia delle scienze Russe - Mstislav Vsevolodovich Keldysh - un importante interlocutore.
Fra i due nacquero una serie di scambi epistolari e di incontri.
Il 10 ottobre 1969 Paine inviò a Keldysh il documento “America’s next decade in Space” con una frase di accompagnamento “spero che questo ti suggerirà le possibilità per superare le attuali limitate cooperazioni fra i due paesi”.
In pratica gli USA comunicarono: “Noi faremo questo. Volete salire a bordo?”. E Keldysh rispose che erano interessati.
La de-escalation si formalizzò nel maggio 1972 quando il Presidente americano Nixon e il rappresentante russo Alexei Kosygin firmarono a Mosca un documento di cooperazione spaziale fra i due paesi. In piena guerra fredda USA e URSS superarono le loro posizioni e contrasti almeno in campo della ricerca spaziale.
L’impegno venne declinato in un progetto finalizzato alla creazione di sistemi di aggancio - detto docking - fra le navicelle dei due paesi.
SECONDO CAPITOLO: L’UNIONE FA LA FORZA
La compatibilità del “docking” fra navicelle non è una questione ingegneristica proprio scontata.
L’obiettivo richiese una convergenza sia in fase progettuale che nella fase di sviluppo.
I rapporti precedentemente curati fra gli scienziati delle due superpotenze furono utili per catalizzare uno sforzo comune che - fino a poco tempo prima - sembrava difficile non tanto a livello scientifico o tecnologico quanto a livello politico e umano.
L'obiettivo del progetto - però - era così importante da superare tali posizioni.
Infatti, il sistema avrebbe permesso l’aggancio di una qualsiasi navicella spaziale, evento particolarmente utile se pensiamo a situazioni di difficoltà che - nello spazio - significa salvare delle vite.
Sulla base di queste premesse e grazie ai presupposti firmati, secondo il programma entrambe le nazioni avrebbero sviluppato indipendentemente dei sistemi di docking ma con stesse specifiche tecniche per quanto riguardava l’interfaccia. Il frutto di questo progetto fu l’ Androgynous Peripheral Attach System denominato APAS-75. Il sistema venne sviluppato in collaborazione fra gli ingegneri americani e sovietici attraverso una serie di incontri in persona. Il progetto durò 16 mesi durante i quali i due team collaboraono in modo sempre più stretto ed affiatato arrivando a sviluppare un sistema di docking molto particolare.
Infatti, l’APAS-75 non è maschio/femmina ma neutro: in pratica poteva essere utilizzato nello stato sia in attivo che in passivo da entrambi gli equipaggi.
Questo aspetto non era scontato: metteva entrambe i moduli - e quindi le nazioni - su uno stesso piano e capaci di gestire l’aggancio da entrambi i lati.
La convergenza fra i due sistemi spaziali non si limitò al sistema di docking. Infatti, una volta eseguita la connessione le pressioni e le concentrazioni dei gas all’interno delle due navicelle sarebbero andate ad equilibrio. Pertanto era necessario standardizzare i parametri utlizzati nei due sistemi per evitare che i due equipaggi soffrisse di problemi legati al riequilibrio pressorio cioè il barotrauma. Era anche necessario converge verso uno stesso tipo di comunicazione radio al fine di permette e facilitare lo scambio di informazioni nelle varie fasi della missione. Tutto ciò richiese un adattamento dei parameti utilzzati dalle Agenzie Spaziali all’interno delle navicelle, altro punti di convergenza fra le due nazioni.
In pratica il progetto richiedere di raggiungere un punto di incontro attraverso dei compromessi.
Tutta questa progettazione doveva poi essere messa alla prova ovvero testatoo il sistema.
Per fare ciò venne sviluppato il “progetto di test apollo soyuz (ASTP)” con obiettivo di eseguire il rendez-vous fra le due navicelle spaziali.
TERZO CAPITOLO: LA MISSIONE SPAZIALE
Il 15 luglio del 1975 alle ore 8:20 del mattino orario locale la missione Soyuz partì dal cosmodromo di Baikonur in Kazakhstan, allora parte dell’URSS.
Nello stesso giorno la missione Apollo venne lanciata dal Launch Complex 39 del Kennedy Space Center in Florida.
Dopo due giorni, la mattina del 17 luglio i due equipaggi si svegliarono ed iniziarono la fase di avvicinamento. A circa 35 km di distanza fra le due navicelle il controllo passò agli equipaggi e venne usato il reaction control system per perfezionare la traiettoria.
“Pete” Frank direttore di volo dal controllo missione si mise in contatto con l’Apollo e disse “ "Ho due messaggi per voi: Mosca è pronta per l'attracco. Houston è pronta per l'attracco. Dipende da voi. Divertitevi". Dopo poco tempo le due navicelle eseguirono il docking. Venne equilibrata la pressione ed aperti i portelloni. Thomas Stafford e Alexei Leonov si trovarono nell’'interfaccia e si strinsero la mano. Leonov disse: "È stato un piacere vedervi!" e Stafford rispose (in russo): "Molto felice, amico mio!".
I due presidenti Americano e Russo si congratularono con l’equipaggio.
Seguirono due giorni di operazioni in cui i membri degli equipaggi condivisero i pasti, tennero conferenze stampa e condussero esperimenti scientifici congiunti. Si scambiarono anche dei doni: 5 bandiere americane vennero donate al popolo russo, mentre una bandiera sovietica ed una delle nazioni unite furono consegnate al popolo americano.
Il 19 luglio l'Apollo si sganciò dalla Soyuz. Questa fase fu un momento fondamentale per la ricerca grazie all’esecuzione dell’esperimento MA-148 che aveva come obiettivo lo studio della corona solare.
L’Apollo si posizionò tra la navicella sovietica e il Sole per creare un'eclissi solare artificiale e questo permise di studiare l’atmosfera intorno al sole. Leonov e Kubasov fotografarono la corona solare e gli strumenti a bordo ne registrarono la composizione. Seguì un secondo aggancio con la Soyuz in modalità attiva e dopo tre ore il tentativo venne considerato concluso ed andato a buon fine e le navicelle vennero sganciate.
Gli scienziati erano stati così smart da prevedere un esperimento anche in questa fase. Infatti, venne svolto il secondo esperimento sull'assorbimento ultravioletto per determinare le quantità di ossigeno atomico e azoto atomico alle altitudini orbitali. Slayton manovrò l'Apollo attorno alla Soyuz e proiettò fasci di luce monocromatica sulla navicella sovietica su cui erano montati dei retroriflettori. Uno spettrometro montato sull'Apollo registrò la lunghezza d'onda del fascio di luce di ritorno. Completato questo secondo esperimento, l'Apollo eseguì un'accensione di separazione di sei secondi con i suoi propulsori RCS e le due navicelle si separarono per sempre.
QUARTO CAPITOLO: QUANDO CADONO LE BARRIERE
Il progetto Apollo-Soyuz è la dimostrazione pratica che anche in situazioni difficili a livello politico il raggiungimento di obiettivi scientifici è possibile. Ed anche questa volta la scienza - in questo caso spaziale - ha dimostrato la capacità di superare barriere troppe volte poste dagli uomini verso il progresso, la collaborazione e la sicurezza.
Lo spirito di cooperazione fu figlio dalla politica di distensione tra le due superpotenze. La tecnologia, i processi e le relazioni sviluppate per l'ASTP contribuirono al successo di programmi futuri come lo Shuttle-Mir e la Stazione Spaziale Internazionale .
Il 17 luglio 1975 lo spazio divenne il luogo di fratellanza per eccellenza. e lo è rimasto anche con la successiva stazione spaziale orbitante. A 50 anni da quell’evento storico ci chiediamo: Sarà l’umanità in grado di mantenere lo spazio un luogo di strette di mano, fratellanza e progresso?
Concludiamo questa puntata con un consiglio di lettura. Il libro in questione è “THE PARTNERSHIP A History of the Apollo-Soyuz Test Project”. Il libro, pubblicato nel 1978 è disponibile in formato pdf sul sito della NASA - trovate il link in descrizione.
A presto e….Buona Scienza a tutti!