Che cosa vi viene in mente se parlo di Medioevo? Questa parola risveglia in noi molte immagini e fantasie, spesso negative. L’epoca buia, epidemie dilaganti, carestie, ignoranza, superstizione, lo ius primae noctis, e poi i roghi, le streghe e l’anno 1000. O più semplicemente il ribollire di qualche strana sostanza in un paiolo. Parte di quei “discorsi”, per dirla alla Michelle Foucault, che si fanno risalire al Medioevo, riguardano la pratica di usanze che la nostra contemporaneità considererebbe ambigue, irrazionali, quasi primitive. Tra queste non si può non annoverare l’ordalia. Cercheremo di capire quanta verità storica c’è in questo fatto, quanto è stato diffuso, quanto a lungo, e se…
Che cosa vi viene in mente se parlo di Medioevo? Questa parola risveglia in noi molte immagini e fantasie, spesso negative. L’epoca buia, epidemie dilaganti, carestie, ignoranza, superstizione, lo ius primae noctis, e poi i roghi, le streghe e l’anno 1000. O più semplicemente il ribollire di qualche strana sostanza in un paiolo. Parte di quei “discorsi”, per dirla alla Michelle Foucault, che si fanno risalire al Medioevo, riguardano la pratica di usanze che la nostra contemporaneità considererebbe ambigue, irrazionali, quasi primitive. Tra queste non si può non annoverare l’ordalia. Cercheremo di capire quanta verità storica c’è in questo fatto, quanto è stato diffuso, quanto a lungo, e se effettivamente, gli uomini nel Medioevo pensassero fosse una buona idea decidere dell’innocenza di qualcuno mettendogli un ferro rovente in mano o legandolo e buttandolo in un fiume.
---------------------------------------
Bentornati a Oltre la Storia, il podcast prodotto da Liberi Oltre le Illusioni che ogni settimana, due volte a settimana, analizza e discute un saggio accademico di storia. Io sono Francesco Calvi e oggi vi parlerò Cold Water and Hot Iron, Trial by Ordeal in England scritto da Margaret Kerr, Richard Forsyth e Michael Plyley. Questo saggio, pubblicato nel 1992 nel Journal of Interdisciplinary History, esplora la diffusione dell’ordalia nell’Inghilterra Medievale. Questa pratica si basava sul presupposto che Dio, all’interno di un processo, avrebbe aiutato l’accusato, nel caso fosse stato innocente, a superare una determinata prova. Viceversa, in mancanza della manifestazione d’innocenza garantita dall’intervento divino, l’imputato sarebbe stato ritenuto colpevole.
Ma prima una necessaria premessa a questa puntata: il saggio cui si fa riferimento non è recentissimo, e, anche se la ricerca in merito si è solo parzialmente evoluta, questo rimane uno dei contributi più significativi, oltre a proporre una prospettiva sicuramente curiosa. Il processo per ordalia per sua natura è difficile da circoscrivere, sia geograficamente, che temporalmente. Infatti, la così eterogenea produzione sul tema suggerisce che questo strumento giudiziario fosse più o meno diffuso e più o meno strumentale a secondi fini, in base al luogo ed al tempo in cui fu adottato. Più specificamente, questo saggio si concentra sull’Inghilterra e sul periodo che va da metà dell’XII, fino all’inizio del XIII secolo.
---------------------------------------
Partiamo col dire che l’ordalia ha origini ben più lontane nella storia dell'umanità. Per esempio, qualcosa di molto simile è menzionato sia nel Codice di Ur-Nammu che in quello di Hammurabi. La prima menzione dell'ordalia nel Medioevo compare nella Legge salica del 510 d.C.: “L'ufficiale giudiziario gli ingiunge di sottoporsi all'ordalia o di accordarsi sulla multa”. La descrizione più antica di un processo per ordalia, invece, è stata fornita dal vescovo di Tours Gregorio, sempre nel VI secolo, nel suo Liber in gloria martyrum: “Che gli atti diano prova della verità; che si scaldi un bollitore sul fuoco e si getti l'anello di qualcuno nell'acqua bollente. Colui che lo prenderà dal liquido riscaldato sarà considerato come seguace della verità, e in seguito l'altra parte si convertirà alla conoscenza della verità.” La quasi totale assenza di riferimenti all’ordalia in altri codici giuridici europei contemporanei rende ragionevole l'ipotesi che essa si sia diffusa nell'Europa cristiana proprio a partire dall'area franca, poi ampliatasi e diversificatasi. È invece nel 1215 e nel quarto concilio vaticano che si identifica la data simbolo del declino di questa pratica. In questa occasione Papa Innocenzo III abolì ufficialmente il coinvolgimento della Chiesa e dei suoi membri nei processi per ordalia, e il potere secolare seguì rapidamente la sua decisione.
Tra le ordalie più diffuse possiamo distinguere almeno tre tipologie: quella del fuoco, quella dell'acqua e il duello. La prova del fuoco prevedeva che si camminasse sopra tre vomeri roventi, o, più frequentemente, che dovesse essere tenuto in mano un ferro rovente. Nel caso in cui, nel riesamine di 3 giorni dopo, Dio fosse intervenuto a curare le ustioni dell’accusato, questo sarebbe stato ritenuto innocente. La prova dell’acqua era a sua volta suddivisa in diverse tipologie: quella dell’acqua calda, di cui già abbiamo parlato con la testimonianza di Gregorio di Tours o quella dell’acqua fredda, che voleva che la vittima fosse spogliata e gettata in un fiume; lo judicium Dei si sarebbe espresso negativamente nel caso di galleggiamento della vittima. La prova del duello, invece, prevedeva che le due parti in causa designassero un campione per loro conto, o combattessero loro stessi, e il perdente dell'incontro o la parte rappresentata dal campione perdente sarebbe stata considerata colpevole. Avete presente quando, in Game of Thrones, Tyrion Lannister mentre è a Nido dell’Aquila viene accusato dell’omicidio di Jon Arryn e sceglie Bronn come suo campione per difenderlo in battaglia? La prova per duello è proprio quella. Infatti, lo stesso Tyrion dice: “Gli Dei conoscono la verità della mia innocenza. Non è il verdetto degli uomini che voglio, è il loro.”
---------------------------------------
Passiamo dunque alla peculiare interpretazione che Kerr, Forsyth e Plyley hanno proposto, sempre tenendo a mente la straordinaria eterogeneità della letteratura sul tema, riconosciuta in primo luogo proprio dagli autori. Dopo aver citato i contributi di Maitland, Plucknett, Morris, Hyams e, infine Bartlett, infatti, concludono l’introduzione dicendo che: “Pietà, valutazione psicologica, finalità, certezza, punizione, deterrenza: tutte queste ragioni sono state addotte per giustificare l'uso dell'ordalia nel sistema penale inglese. Tuttavia, nessuno ha ancora suggerito che il suo vero ruolo fosse qualitativamente diverso da quelli suggeriti sopra, e inaspettato. Lo scopo dell'ordalia tra il 1166 e il 1215 era quello di risparmiare le vite dei colpevoli. L'ordalia era uno strumento di misericordia.” Questa è l’originalissima tesi che i 3 autori sostengono nel testo.
L’ordalia in Inghilterra era già stata menzionata nei codici di leggi anglosassoni e nelle Leges Henrici Primi del 1118, ma compare in maniera regolare nel sistema giuridico inglese a partire dal 1166, ovvero dall’Assise di Clarendon e dalla stesura delle relative Costituzioni sotto la corona Enrico II. Ci muoviamo in questo orizzonte temporale. Queste Costituzioni, infatti, prevedevano che dovesse essere sottoposto all’ordalia per acqua fredda colui che fosse stato accusato o fortemente sospettato di aver commesso o di aver collaborato a furti o omicidi. Fin da subito si coglie però la natura flessibile della legge, visto che Enrico II negò la prova dell’acqua non solo a chi fosse stato trovato con della refurtiva in casa o avesse confessato il crimine, ma anche a coloro che non avessero testimoni e che godessero di cattiva reputazione. Questi venivano automaticamente banditi dal regno. William Rufus, il predecessore di Enrico II, aveva una simile opinione dell’ordalia. Dopo l’assoluzione di 50 uomini grazia all’ordalia, infatti, disse: “Ma che cos’è? Dio è forse un giudice giusto? Possa morire chi d’ora innanzi creda ciò”.
Dall’analisi dei registri dei giudici itineranti dell’epoca compresi fra il 1194 e il 1208, date del primo e dell’ultimo registro ritrovato prima del 1215, Kerr, Forsyth e Plyley traggono la conclusione che i giudici chiamati a decidere della vita degli accusati, avevano nella maggior parte dei casi elementi a sufficienza per trarre le proprie conclusioni senza appellarsi all’intervento divino, dal momento che le accuse erano quasi sempre fondate e corroborate da prove come la testimonianza oculare, refurtiva o tracce lasciate sulla scena del delitto.
E nel caso in cui i dubbi fossero stati più consistenti? I 3 autori presentano due casi simili, trattati però molto diversamente. Nel primo caso, un uomo di Staffordshire accusato dai giudici di aver dato cibo e alloggio al proprio figlio criminale, fu assolto con formula piena, come diremmo noi, perché i giurati locali erano di diversa opinione. Nel secondo caso, un uomo accusato di reati simili, invece, fu sottoposto all’ordalia. La disomogeneità di applicazione della legge, secondo gli autori, dimostra che “Probabilmente, solo coloro che i giurati ritenevano generalmente colpevoli venivano sottoposti all’ordalia.”
---------------------------------------
Partendo dal presupposto che la legge prevedeva la morte o la mutilazione per coloro che fallivano l’ordalia, ci si aspetterebbe che essa sia stata applicata diverse volte fra il 1194 e il 1208. Al contrario, in questo periodo di tempo, i registri dei giudici itineranti, su ben 275 denunce analizzate, mostrano solo 8 casi di sentenza di morte e solo in un 1 caso questa è da ricondurre al fallimento dell’ordalia. Ampliando l’indagine anche ai registri della Curia regis, abbiamo a disposizione solo 20 casi (17 prove dell’acqua fredda e 3 del ferro rovente) di ordalia di cui sia stata redatta una sentenza finale, su un totale di 91 processi per ordalia menzionati in entrambe le tipologie di registri. Nel caso della prova per acqua fredda, la probabilità di successo dei casi di cui la sentenza sia stata registrata è dell’82%, mentre le 3 prove del ferro caldo sono state tutte superate.
Un altro curioso elemento che gioca a favore della tesi degli autori è la differenziazione di genere. Infatti, dei 91 casi menzionati, 84 uomini e 7 donne, 78 uomini hanno affrontato la prova dell’acqua fredda e solo 1 quella del ferro rovente. Dei restanti 4 resta sconosciuta la prova, mentre tutte le 7 donne accusate hanno affrontato la prova del ferro rovente. Neanche una quella dell’acqua fredda.
Questa curiosa suddivisione, rispettata anche in casi in cui uomini e donne fossero accusati dello stesso crimine, ha, secondo Kerr, Forsyth e Plyley, fondamento nella fisica del nostro corpo. Per una questione di grasso corporeo, di dilatazione polmonare, di centro di gravità corporea, oltre che della dieta di allora, era molto più facile che una donna sottoposta alla prova dell’acqua fredda venisse a galla e fosse dunque giudicata colpevole. Viceversa, era molto più facile che un uomo sottoposto alla medesima prova la superasse. La supposizione è che, ovviamente senza gli strumenti e le valutazioni moderne sul galleggiamento dei corpi, gli inglesi dell’epoca avessero intuito le differenze fra i corpi dall’osservazione.
Nel saggio viene proposta un’ipotesi anche per giustificare la altissima percentuale di successo nella prova del ferro rovente. Per quanto il campione inizialmente in esame sia piccolo, -i 3 casi che abbiamo menzionato prima- la percentuale di successo della medesima prova nel resto d’Europa, anche su campioni più significativi, come i 306 casi riportati nei Varad Register ungheresi, rimane comunque molto alta.
I probandi sottoposti alla prova del ferro rovente avevano tre possibilità di successo. 1.Potevano non subire alcuna lesione, per ragioni non del tutto comprensibili (forse per l’effetto Leidenfrost, ipotizzano gli autori) o, addirittura, perché il ferro veniva deliberatamente lasciato raffreddare. 2.In alternativa, potevano subire una profonda ustione di secondo grado o una ustione di terzo grado, che in apparenza non avrebbe provocato alcuna lesione, essendo la mano, di fatto, stata cotta di bianco. 3. avrebbero potuto non sviluppare un'infezione entro il terzo giorno. Coloro che si occupavano delle prove per ordalia, pur non conoscendo le moderne cure mediche, non erano incapaci di osservare, e queste tre possibilità di scampo dovevano sicuramente essere note. Questa conoscenza suggerisce fortemente che la prova era stata progettata di proposito in modo che il maggior numero possibile di persone potesse superare l'ordalia.
---------------------------------------
Nei fatti, l’effetto, e probabilmente lo scopo, dell’ordalia, questa pratica apparentemente crudele, sembra sia stato quella di salvare dalla pena capitale e dalla mutilazione molte persone su cui pesavano sospetti pesanti. E non è, d’altronde, che l’ordalia fosse il solo dispositivo utilizzato nel Medioevo per proteggere i colpevoli dei crimini dal rigore della legge secolare: pensate al perdono del re, ai privilegia clericorum, o ancora al diritto d’asilo. La conclusione di Kerr, Forsyth e Plyley è chiara: “Se la prova per ordalia è stata intenzionalmente organizzata in modo che non tutti, ma una maggioranza molto consistente, dei probandi la superassero, si deve concludere che i suoi ideatori non si sono accontentati di lasciare la questione della colpevolezza e dell'innocenza interamente a Dio.”
---------------------------------------
Grazie per aver ascoltato questo episodio! Prima di lasciarvi, il solito consiglio di lettura. Per quanto questo scritto sia stata criticato e in parte superato, Trial by Fire and Water: The Medieval Judicial Ordeal del 1989 di Robert Bartlett è di gran lunga la monografia più esauriente sul tema, oltre ad essere proprio ben scritta.