Rovelli e Ucraina: una lettera per Il Foglio

Questo articolo era stato inizialmente concepito nella forma di lettera al direttore del Foglio in commento alla recente pubblicazione di una polemica fra Adriano Sofri e Carlo Rovelli sul tema della guerra in Ucraina. Avendo notato una serie di imprecisioni, omissioni, e affermazioni palesemente false nella lettera di Rovelli, ci era parso importante e giusto contattare la redazione del Foglio immaginando che fosse nel loro interesse editoriale chiarire pubblicamente che svariate affermazioni attribuivano la proprietà dell’esistenza a “fatti” che tale proprietà sembrano non possedere. 

Foto di Maksim Romashkin by Pexel

Apparentemente Il Foglio non sembra interessato a pubblicare questo scritto. Ci dispiace, ma è ovviamente loro diritto decidere che la pubblicazione del nostro scritto avrebbe violato le agrapta nomina che regolano il pubblico duellare tra esponenti dell’alta intellighenzia rivoluzionaria italiana. In mancanza di poltrone libere in quel salotto, ci siamo risolti di pubblicarlo qui per i nostri pochi lettori. Di seguito, quindi, il testo.

Nella sua recente lettera Carlo Rovelli si premura di ricordare l’invasione dell’Afghanistan e dell’Iraq, presunte e senza data ‘‘minacciose esercitazioni militari’ ai confini di Russia e Cina, il bombardamento della Libia, le basi militari in Siria, la guerra in Yemen … arriva a menzionare perfino i crimini di Cortez, i massacri dei nativi americani, e la tratta degli schiavi, ma non, si noti, l’invasione dell’Ucraina ed i massacri ivi compiuti dall’esercito russo. 

Singolare dimenticanza, ma non unica: a leggere il Rovelli sembra che gli unici paesi che ne abbiano mai invaso o colonizzato altri, commettendo atti che oggi l’Occidente stesso ritiene criminali, siano stati quelli occidentali. In tutto il resto del mondo Peace&Love hanno regnato e regnano, in secula seculorum. Amen. 

Lasciamo alla critica roditrice di Topolino, a cui chiaramente si ispira, la storia del professor Rovelli e veniamo all'attualità. Se ci fossimo appena svegliati da un lungo sonno e leggessimo l’articolo di Rovelli non saremmo in grado di capire che l’Ucraina è stata invasa dalla Federazione Russa con l’intenzione esplicita e dichiarata di distruggerne la statualità, conquistarne e annetterne il territorio, eliminarne fisicamente la classe dirigente e intellettuale, e assoggettare la popolazione ad un sistema di governo autoritario tramite terrore e rieducazione. È affascinante come la stessa persona che nel corso della propria lettera manifesta opposizione alla ‘legge della giungla fra le nazioni’ e alla ‘legge rapace del più forte’ sembri essersi persa quella che è una vera e propria guerra imperialista di invasione, distruzione, conquista, e possibilmente genocidio a due ore di volo da dove vive. 

Rovelli ci tiene a farci sapere di aver discusso il conflitto in Ucraina con studenti e colleghi argentini, cinesi, iraniani, indiani, brasiliani, ..., tutti più o meno dell’opinione che all’origine vi sia una qualche forma di aggressività occidentale. Curioso che, aneddoto per aneddoto, i nostri colleghi delle medesime nazionalità manifestano opinioni opposte. Curioso anche che non sembri aver sentito l’esigenza di chiedere l’opinione di colleghi o studenti ucraini per provare, da uomo di scienza, a testare le proprie ipotesi su chi del tema in questione ha un’esperienza diretta. 

Nel mondo di Rovelli gli ucraini compaiono a malapena e sono privati di una qualsiasi forma di iniziativa o volontà propria. La loro colpa, sembrerebbe, è quella di non aver fatto tradizionalmente parte di quell’Occidente responsabile dei crimini di cui sopra e di ricordarci invece quelli compiuti da un’altra forma di imperialismo, su cui Rovelli sembra aver scelto di tacere. Come sempre in questi casi, un certo tipo di antimperialismo si ferma ai confini dell’ex Patto di Varsavia. 

La lettera contiene poi una serie di affermazioni semplicemente false che l’autore può aver incluso o ben per mancanza di conoscenza del tema o nel tentativo consapevole di ‘piegare’ la realtà alle proprie tesi. Le affrontiamo nell’ordine riportato da Rovelli stesso. 

La prima è l’affermazione secondo cui ‘metà delle bombe che cadono ogni giorno sulle città ucraine le stiamo mandando noi’. Ad oggi circa l’84% del territorio dell’Ucraina si trova sotto il controllo ucraino ed è oggetto di bombardamenti da terra, mare, e cielo dal territorio della Federazione Russa. Nessuna di queste ‘bombe’ le ‘abbiamo mandate noi’. Circa l’85-90% delle vittime civili stimate sono avvenute nel territorio controllato dall’Ucraina, ovvero sono state uccise dai russi e dalle loro bombe. 

Segue poi quella secondo cui le forze armate ucraine starebbero combattendo ‘contro altri giovani ucraini’. Ancora una volta, Rovelli sembra voler ignorare il fatto che la Federazione Russa ha  invaso l’Ucraina con centinaia di migliaia di truppe regolari e mercenarie. La Federazione Russa, dal 2014 in avanti, organizza, finanzia, arma, e comanda milizie locali nei territori occupati delle regioni di Donetsk e Luhansk, da cui oggi recluta forzosamente personale militare. Questa è stata, da sempre, la pratica degli eserciti invasori guidati da criminali come è facile apprendere studiando la storia della Wehrmacht. Dipingere quella che è una guerra di aggressione della Federazione Russa contro l’Ucraina come un conflitto interno a quest’ultima è pura mistificazione. 

Venendo ai famosi accordi di Minsk, al contrario di quanto scritto da Rovelli, essi non prevedevano alcun referendum sull’indipendenza del Donbass (termine improprio per altro perché di natura prettamente geografica come ‘delta del Po’ o ‘Mid-West’). Al contrario, gli accordi prevedevano, tra le altre cose, il cessate il fuoco e la rimozione degli armamenti pesanti dalla linea del fronte, la graduale reintegrazione dei territori occupati dalla Federazione Russa nella forma delle repubbliche fantoccio di Donetsk e Luhansk all’interno dell’Ucraina, un’amnistia, nuove elezioni locali nel rispetto della legge ucraina e sotto osservazione OSCE, e un processo di riforma costituzionale orientato a dare maggiore autonomia alle autorità locali. L'impasse si doveva al fatto che il governo ucraino pretendeva il completo ritiro della presenza russa nei territori occupati, il disarmo delle milizie da loro comandate, il controllo dei confini, e solo in seguito elezioni locali. Le autorità della Federazione Russa negavano la propria presenza in Donetsk e Luhansk (!) e proponevano di procedere ad elezioni mentre il regime militare delle repubbliche fantoccio controllava un territorio pari al 40% di quelle regioni dove viveva fino al 2014 circa il 60% della popolazione. 

Sostenere che tali accordi sarebbero stati ‘rigettati dall’Occidente’ è pura falsità visto che nessun paese occidentale era parte degli stessi (i firmatari erano Fed. Russa, Ucraina, e OSCE) e che Francia e Germania agirono da mediatori esercitando pressione sul governo ucraino affinché accettasse quello che percepiva come un accordo ingiusto e che la maggioranza di cittadini ucraini vedeva negativamente. Non solo, il 12 febbraio 2015, nelle stesse ore in cui gli accordi di Minsk venivano discussi, le forze russe ammassavano la propria artiglieria nei pressi di Debaltseve per poi sferrare l’attacco sulla città il 15 febbraio, lo stesso giorno dell’inizio del cessate il fuoco.

Questi i fatti. Non c’è alcuna guerra civile in corso nell’est dell’Ucraina ma una invasione di larga scala che continua quella iniziata, sottotraccia, nel 2014. Tutto il resto e’ fuffa indeterminata.

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