La PAC è una manovra regressiva?

L’agricoltura europea sembra essere l’unico settore economico in cui le regole del mercato non valgono. In una situazione di libero mercato, un'impresa incapace di sopravvivere alla concorrenza ha due alternative: innovare o chiudere. 

Foto generata con AI, Lucà Francesco

Questo non avviene per gli imprenditori agricoli europei, i quali si guardano bene dallo smettere di produrre (quel poco che riescono) in quanto questo porterebbe a non ricevere il sussidio.

Come funziona attualmente la PAC

La maggior parte della PAC infatti viene utilizzata per dare sostegno al reddito degli agricoltori

Come viene utilizzata la PAC Fonte: Commissione Europea

Anzi, nel magico mondo dei sussidi se usi metodi di coltivazione meno efficienti dal punto di vista produttivo, ricevi pure più sussidi. Le imprese che coltivano biologico infatti sono aumentate nel corso degli ultimi anni di circa il 50%  e sappiamo per definizione che l’agricoltura biologica è meno efficiente a parità di ettaro utilizzato  

Accoppiata interessante se pensiamo che l’impresa Italiana ha in media la metà degli ettari disponibili dei suoi partner europei,infatti le imprese italiane in media hanno una grandezza ridotta di circa 8 ettari  a fronte dei 17 in europa

% di terreni utilizzati per il biologico in agricoltura Eurostat

Qual è la situazione in Europa

Attualmente a causa di queste politiche la produzione interna che non riesce a soddisfare la domanda ci ha portato ad aumentare l’import

bilancio Import Export Eurostat

Nonostante ciò il reddito degli agricoltori sembra essere cresciuto.

Reddito Agricoltori Eurostat

Qualche dato sull’Italia

La maggior parte delle aziende Italiane sono aziende piccole e improduttive a conduzione familiare, circa il 93% e La maggior parte dei capi azienda ha 75 anni e ben il 35% di essi possiede al massimo un titolo di scuola media. Queste piccole aziende dipendono soprattutto dalla domanda locale e dai sussidi erogati dall’unione europea 

La PAC è allora da eliminare?

Risposta breve, No. Ma va rivista la ripartizione dei pagamenti.

I sistemi agricoli europei,rappresentano un “bene pubblico”. Infatti la politica agricola interviene per tutelare l’ ambiente, la sicurezza alimentare, ci sono politiche di sviluppo rurale, gli investimenti in innovazione e l’insediamento di giovani agricoltori, ed è su questi aspetti che la politica agricola comune deve puntare.

Possiamo competere col mercato globale senza sussidi?

Dipende, se vogliamo competere ad esempio con il Sud America per le esportazioni di materie prime, allora siamo destinati a perdere, l’Europa, ma in particolare l’italia, non gode di grandi estensioni di terreno.

Tuttavia se spingessimo le imprese ad investire su sistemi più efficienti utilizzando TUTTE le tecnologie moderne ( Biotecnologie comprese) potremmo sicuramente migliorare il bilancio import/export e risultare meno dipendenti da nazioni che non rispettano nemmeno i nostri stessi standard ambientali ( anzi spesso per produrre di più per esportare in europa, aggravano la situazione). E in particolare la cosa su cui dovremmo puntare non potendo competere nella produzione di materie prime, è sulla Trasformazione.

D’altronde le aziende alimentari italiane più grosse e importanti ( Ferrero e Barilla) non si occupavano di produrre materie prime, bensì di prodotti industriali. 

Take at home message e conclusioni 

-l’intensificazione sostenibile: in sintesi, produrre di più con meno input (o meglio aumentare il rapporto tra output e input, mantenendo almeno l’output) usando le innovazioni tecnologiche. 

-Puntare non a sistemi agricoli come quello Americano, Ucraino o del sud America che dispongono di grandi terreni, bensì alla trasformazione che crea valore aggiunto, all’innovazione, o a produrre prodotti di nicchia che però possiedono particolari caratteristiche che permettono di alzare il prezzo del prodotto finale.

-Va incentivata la “fusione” di aziende piccole, in aziende più grandi.

Gli ostacoli a questo sono:

-un'elevata efficienza dell’uso economico e ambientale di determinate tecnologie (i principi attivi, le biotecnologie tanto vituperate in Italia, etc.) necessita di grandi capacità tecniche da parte degli agricoltori e aziende grandi, ben integrate nella filiera e poco frammentate, che mal si coniugano con una grossa fetta del panorama aziendale italiano (ma anche europeo).

-Gli imprenditori agricoli attualmente sono troppo poco istruiti

Bisogna tornare a parlare di agricoltura e mercato, agricoltura e scienza, agricoltura e innovazione piuttosto che elemosinare dalle casse pubbliche in maniera indiscriminata senza nessun incentivo ad essere più produttivo dell’anno prima.

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