L’uso bellico della storia nel conflitto russo-ucraino

Un elemento centrale - utilizzato nel pamphlet apparso sul sito del Cremlino a firma Vladimir Putin del 12 luglio 2021 e intitolato “Sull’unità storica dei russi e degli ucraini”, nonché nei discorsi televisivi del 21 e 24 febbraio del 2022 precedenti all’invasione - è stato quello di evocare una serie di riferimenti storici per legittimare l’intervento armato.

Immagine di V. Barbiero. Credits*

Abbiamo due tipi di riferimenti:
1. Lungo periodo: Sulle origini della civiltà slava orientale fino al periodo zarista;
2. Medio Periodo: XX secolo, dall’era sovietica.

Quando nella sfera pubblica e nel dibattito politico si evoca una determinata epoca del passato ci si può rifare a due concetti entrati nel lessico storiografico oramai da diversi decenni. Parliamo di un “uso pubblico della storia” quando si cerca di costruire una memoria pubblica ufficiale dall’alto, da un governo, dallo Stato; lo distinguiamo da un “uso politico della storia” dove la storia e la storiografia sono utilizzate per legittimare una scelta di tipo politico o per delegittimare un avversario.
Nel caso specifico dell’invasione su larga scala della Federazione Russa nei confronti dell’Ucraina l’espressione più corretta è “uso bellico della storia”: ovvero la selezione parziale di fonti storiografiche e la manipolazione del passato per giustificare una guerra.

Russia eterna vs Occidente collettivo corrotto
Lo storico Nicolas Werth, presidente di Memorial France, in un recente libro pubblicato nel 2022, definisce Putin come l’”Historien en Chief: lo storico in capo, sottolineando come il presidente russo impieghi la storia come uno strumento di potere, proiettando l’idea di una “Russia Eterna”, immutabile e indiscutibile. L’assunto principale per l’idea di una Russia aurorale ed eterna riguarda l’inscindibilità storica dei russi e degli ucraini, quindi la negazione dell’esistenza di un’Ucraina come realtà statuale e nazione autonoma.

Unità storica dei russi e degli ucraini?
Rus’ di Kiev Russia
Secondo Vladimir Putin, la Russia è l'unica erede dell’antica Rus’ di Kiev.
La Rus’ di Kiev è stato il primo ordinamento statale che ha unito le popolazioni vichingo-finniche con quelle slavo-orientali a partire dal IX secolo fino al XIII secolo. Così facendo, Putin omette i distinti percorsi storici delle popolazioni che diedero origine alle entità statali della Belarus’, dell’Ucraina e della Russia.

Fonte: Wikimedia

La Russia ha fatto parte della Rus’ di Kiev, ma la Rus’ di Kiev non si è limitata a ciò che è la Russia. Dall’arrivo del vichingo Rjurik a Novgorod, nel 862, e in seguito con la conquista di Kiev da Oleg nell’882 (secondo la ricostruzione nell’opera Racconto dei tempi passati del 1116) fino al XIII secolo possiamo parlare di un percorso comune. 
Ma l’arrivo dei mongoli sotto il Khanato dell’Orda d’Oro di Batu Khan (nipote di Gengis Khan), nel XIII secolo, divise in modo netto per circa tre secoli il destino delle genti ucraine da quello delle genti russe.

Il Granducato di Lituania, nel XIII secolo, sconfisse i mongoli inglobando i territori della Rus’ che corrispondono all’attuale Belarus’, Polonia orientale e Ucraina settentrionale (Kiev compresa), dando origine al Gran Principato Lituano.

Da quel momento, le popolazioni dei territori ucraini rivolsero il loro sguardo a ovest, mentre i russi rimasero sotto il giogo orientale del Khanato dell’Orda d’Oro fino alla fine del XV secolo: apprendendone i metodi estrattivi e tributari, peculiari delle iniziative imperiali da Ivan IV Il Terribile, che segnò l’origine dello Zarato di tutte le Russie (questa espressione indicava già una pluralità di ordinamenti statali).

Fonte: Wikipedia

Armonia e consensualità storica della coesistenza tra Russia e Ucraina?
Nel XVI secolo i cosacchi – contadini guerrieri – ucraini, sotto il dominio prima al Granducato Lituano e poi alla Confederazione Polacco Lituana si rivoltarono contro i signori polacchi chiedendo aiuto ai russi.
Con la vittoria russa, gli ucraini vengono inglobati all’interno dello Zarato con un accordo di autonomia sancito nel 1654 dal trattato di Pereyeslav (di cui tuttavia i documenti originali sono andati perduti) firmato dall’Etmano cosacco Bohdan Chmel'nyc'kyj, leader delle popolazioni contadine-guerriere.

Questa promessa di autonomia non durò in eterno, anzi venne disattesa prima con l’avvento di Pietro I tra la fine del 1600 e l’inizio del 1700, poi con Caterina II che declasserà quei territori a provincia (gubernija) dell’impero russo.

L’Ucraina è un’invenzione di Lenin?
Dalla rivoluzione di febbraio del 1917 che portò alla caduta dello zarismo, nei territori ucraini nacque il “Consiglio nazionale ucraino” (Central'na Rada), organo di rappresentanza della Repubblica Popolare Ucraina guidato da forze che potremmo definire ideologicamente vicine a un “socialismo moderato”.

Con la rivoluzione di ottobre e alla presa del potere da parte dei bolscevichi la Repubblica Popolare Ucraina si pose in contrapposizione al potere bolscevico.

Nelle affermazioni fatte da Putin nel febbraio del 2022 viene affermato che la nascita dell’Ucraina come stato nazionale sia responsabilità di Lenin. Ma l’Ucraina, in realtà, si era già proclamata “repubblica” in anticipo rispetto alla prima sovietizzazione, quello che Lenin fece fu il riconoscimento di una soggettività specifica, che altrimenti avrebbe inglobato con la forza nella Russia bolscevica. Riconosceva un sentimento nazionale storico, questo non significa che abbia inventato l’Ucraina.
La Repubblica Socialista Sovietica Ucraina fu una delle quattro repubbliche che fondarono l’Unione Sovietica nel 1922: insieme a quella Russa, Bielorussa e Transcaucasica.

Holodomor
Sono state le forze straniere ad aver incrinato i rapporti tra russi e ucraini?
Dopo la presa del potere bolscevico e con Mosca come centro del potere sovietico, il punto di maggior frizione è stato l’Holodomor: lo sterminio per fame dovuto alla repressione della popolazione affamata e allo sfruttamento di una carestia in atto nell’Ucraina tra il 1932 e il 1933 al fine di piegare la resistenza contadina. La crisi agricola viene ingigantita dal potere sovietico impedendo alla popolazione di spostarsi in altri villaggi o lasciare il paese. Lo sterminio per fame fu la punizione per una popolazione che non aveva accettato la collettivizzazione forzata dell’agricoltura imposta alla fine degli anni Venti, con circa 3.5 milioni di vittime su un totale di 6 milioni. La dirigenza staliniana interpretò la rivolta ucraina non solo come rifiuto del processo di collettivizzazione, ma come un atto con una specifica connotazione nazionale che andava repressa violentemente.

L'Holodomor è diventato un elemento centrale della memoria per la formazione dell'identità nazionale ucraina in contrapposizione al potere sovietico prima, e russo dopo, dimostrando come l’attuale invasione non sia un unicum nella storia delle relazioni tra Kyïv e il Cremlino, ma si inserisca piuttosto in una storia di più lungo periodo fatta di processi di assoggettamento e resistenze. Nel pamphlet del 2021 Putin considera l’Holodomor un’immane tragedia all’interno delle più generali repressioni, senza citarne l’accanimento e la dimensione prettamente nazionale.

«Una volta volevano distruggerci con la fame, ora con l’oscurità e il freddo»
- Zelensky

 

Stele Commemorativa dell’Holodomor 1932-33 di Armando Lecca detto “Armandì” foto senza copyright

L’Ucraina ha ricordato l’Holodomor al 90esimo anniversario nel 2022 in riferimento alla strategia russa sistematica di distruzione delle fonti energetiche. L’invasione ha fatto riemergere un tema che non era più affrontato dalle società europee. Alcuni dei paesi che hanno riconosciuto l’Holodomor come “genocidio del popolo ucraino” dopo l’invasione su larga scala (Germania, Irlanda, Romania, Moldavia). Il 26 luglio 2023 anche il Parlamento italiano ha riconosciuto la natura genocidaria dell’Holodomor.

Nazisti (ucraini) ieri, Ucraina «nazista» di oggi?
Un altro elemento di tensione tra russi e ucraini è il rapporto con il movimento filonazista durante la Seconda guerra mondiale che ha sostenuto l’invasione della Germania hitleriana in funzione antisovietica.
 
Nei discorsi del 21 e 24 febbraio c’è un’insistenza sul “denazificare” l’Ucraina e sull’Ucraina come un paese “nazista”. La vittoria contro la Germania nazista è stato un elemento centrale dell’identità sovietica dal 1945 in poi – ponendosi alla pari con il mito della Rivoluzione d’ottobre – ed è rimasto come fattore cruciale anche nella costruzione dell’identità nazionale della Russia post-sovietica. È innegabile il tributo pagato dall’URSS nella Seconda guerra mondiale (27 milioni di vittime, fra militari e civili): tuttavia, rimane fortemente discutibile la strumentalizzazione di queste perdite per legittimare, sul piano del consenso interno e dello scacchiere geopolitico internazionale, decisioni strategiche di quasi ottanta anni successive.

D’altra parte, la selezione distorta e revisionista delle fonti fa ignorare a Vladimir Putin la presenza significativa anche di collaborazionisti russi della Germania nazista: in particolare il generale Andrej Andreevič Vlasov, il cui esercito contava circa 120 mila persone e il generale cosacco Pëtr Nikolaevič Krasnov.
È curioso che essi stessi abbiano utilizzato come simbologia l’attuale bandiera russa e la Croce di San Giorgio (tuttavia, già usata per alcune onorificenze in età zarista), divenuti in seguito simboli della lotta al nazismo, quando siano stati usati proprio da questi generali, come icone del nazionalismo russo collaborazionista di Adolf Hitler.
La Croce con il nastro di San Giorgio non era permessa durante l’Unione Sovietica, perché la Croce in quanto simbolo che richiama la religione Cristiana era bandita per via dell’ateismo di stato.

Foto: Wikimedia

Discorso alla Parata del 9 maggio 2022
«Oggi nel Donbass, le Forze armate russe insieme ai rappresentanti del Donbass stanno lottando per il loro territorio, proprio in quel luogo dove i nostri eroi della Grande guerra patriottica […] tanti altri hanno lottato, adesso voglio rivolgermi alle nostre Forze armate e a tutti coloro che lottano nel Donbass voi state lottando per la Patria, per il suo futuro e affinché nessuno dimentichi le lezioni della Seconda guerra mondiale, perché nel mondo non ci sia posto per i nazisti e per i punitori, oggi chiniamo il capo di fronte alla memoria di tutti gli eroi che hanno lottato nella Grande guerra patriottica  […] noi chiniamo il capo davanti alla memoria dei grandi eroi che lottarono […] e a tutti i civili che sono morti sotto i colpi barbari dei neonazisti, noi chiniamo il capo davanti a tutti i nostri combattenti, che hanno perso la vita per difendere la Russia»

Dal discorso si evince un chiaro collegamento tra i nazisti di ieri e i neonazisti di oggi in Ucraina, che combattono la forza “liberatrice” russa.

I movimenti di ispirazione al nazionalsocialismo sono presenti in tutti i paesi, Russia compreso. In Ucraina nelle ultime elezioni del 2019 l’estrema destra unita (nella lista Svoboda: Natsionalnyi korpus e Pravyj Sektor) ebbe un peso politico pari a circa il 2%.
Il 2 febbraio 2023, all’ottantesimo anniversario della vittoria sovietica a Stalingrado che diede l’inizio alla controffensiva dell’Armata rossa, Putin ha tenuto questo discorso :"L'ideologia del nazismo nella sua forma moderna rappresenta di nuovo una minaccia per la Russia. E' incredibile, ma siamo di nuovo minacciati da carri armati Leopard tedeschi"

Riferendosi alla Germania che dopo tutto un lungo dibattito ha deciso di fornire carri armati da combattimento Leopard 2.

Il collegamento è:
Germania nazista alla battaglia di Stalingrado → Ucraina neonazista → Germania (e Occidente) che sostiene i nazisti.
Come a voler insinuare che la Germania sia nuovamente nazista all’interno di un’impalcatura ideologica per cui il termine nazismo non rimanda a quanto realmente affiliato all’ideologia nazionalsocialista, quanto alla definizione di qualsiasi forma di contrapposizione alle posizione russe (in altri termini, tutto ciò che è nemico della Russia è nazista).
In occasione delle celebrazioni per l’anniversario della battaglia di Stalingrado sono stati inaugurati i busti di due generali sovietici (Žukov e Vasilevskij) e un busto di Stalin, figura storica sempre più riabilitata nella Russia putiniana.

Stefano Pisu

Stefano Pisu è professore di Storia Contemporanea presso l'Università di Cagliari, specializzato nella storia sovietica e post-sovietica.
È parte di Memorial Italia

Francesco Nocco

Studente di Scienze Politiche e lavoratore, responsabile del capitolo Sardegna di Liberi Oltre. Appassionato di dissidenza sovietica e letteratura ucraina.

*Credits copertina principale: a sinistra, Vladimir Putin / Wikipedia, The Presidential Press and Information Office. A destra, Iosif Stalin / Wikipedia, Pubblico Dominio. Sfondo, Allexxandar / FreePik

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