Arrivano gli Abrams. Morto Viktor Sokolov? Il baricentro, con N. Cantatore - Rassegna del 26/9/23

di Redazione Ucraina

Punto Stampa a Cura di: Michele Miceli, Gabriele Fabozzi, Aurelio Iacono
Conducono: Mattia Alvino, Franz Forti
 

Ospite

Nane cantatore: Il baricentro

Gli ultimi attacchi in Crimea hanno un grande rilievo da molti punti di vista. Facciamo il punto sugli aspetti militari e politici.

 

Link alla diretta/differita YT di questa rassegna 

 

Argomenti principali della giornata: 

Ucraina

Il Presidente ucraino Zelenskyy ha annunciato che il primo lotto di 31 carri armati americani M1 Abrams sono stati consegnati all’Ucraina, in anticipo sui tempi inizialmente previsti. Secondo fonti della Difesa americana, altri Abrams verranno consegnati nei mesi a venire. Il capo dell’intelligence ucraina Budanov ha dichiarato che questi andranno utilizzati in modo accorto e “per operazioni molto specifiche e ben congegnate”, in modo da evitare che questi vengano neutralizzati da attacchi di precisione da parte russa.

 

In contemporanea, è giunta la conferma da parte del presidente polacco Duda che la Polonia riprenderĂ  le forniture di armi all’Ucraina una volta che la Polonia si sarĂ  dotata di un nuovo equipaggiamento bellico. Tale dichiarazione arriva in un momento di tensione fra i due paesi, culminato con le accuse da parte Zelensky di star favorendo la Russia ai governi di Polonia, Slovacchia e Ungheria per via dell’embargo di quest’ultimi paesi su cereali ucraini. La settimana scorsa, tali paesi hanno esteso unilateralmente l’embargo per i propri mercati domestici, in contravvenzione ad un accordo precedentemente siglato in seno alla Commissione Europea. Tale mossa (in particolare per quanto riguarda il governo polacco) sembra essere stata presa in vista delle elezioni parlamentari che si terranno il 15 ottobre prossimo, con il partito di maggioranza Diritto e Giustizia che ha gran parte degli agricoltori del Paese all’interno della propria base elettorale. 

 

Secondo una Commissione d’indagine istituita dall’ONU nel marzo 2022, si hanno sufficienti prove per concludere che l’uso della tortura nei territori occupati da parte delle truppe russe è stato diffuso e sistematico e ha interessato svariate regioni ucraine, e vicine e lontane dal fronte: in taluni episodi le violenze, da qualificarsi come crimini contro l’umanità, sono state così brutali da cagionare la morte; si registrano poi numerosi casi di stupro contro donne ucraine tra i 19 e gli 83 anni avvenuti nell’oblast di Kherson.

Il capo della Commissione - i cui membri si sono recati piĂą volte sul campo e hanno condotto centinaia di interviste - ha dichiarato che la tortura veniva compiuta soprattutto in centri di detenzione e contro soggetti accusati di essere informatori pro-Kyiv.

Sul fronte militare, ISW riporta che lo stato maggiore ucraino ha riferito che le forze ucraine hanno continuato le operazioni offensive in direzione di Melitopol (oblast occidentale di Zaporizhia) e gli assalti offensivi in ​​direzione di Bakhmut, infliggendo perdite. sulla manodopera e sulle attrezzature russe e sull’esaurimento delle forze russe lungo l’intera linea del fronte. Fonti russe affermano invece che le forze ucraine hanno raggiunto il nord di Verbove (18 km a sud-est di Orikhiv) ma che le forze russe le hanno respinte nelle loro posizioni originali. Fonti russe non hanno ancora affrontato direttamente l'affermazione di una fonte, secondo quanto riferito, affiliata alle forze aviotrasportate russe (VDV) secondo cui le forze ucraine controllano metà di Verbove al 24 settembre.

 

Le forze per le operazioni speciali ucraine hanno riferito il 25 settembre che un attacco ucraino di precisione contro il quartier generale della flotta del Mar Nero (BSF) nella Sebastopoli occupata, in Crimea, il 22 settembre ha ucciso 34 ufficiali russi, tra cui il comandante della BSF, l'ammiraglio Viktor Sokolov

 

Le forze per le operazioni speciali ucraine hanno riferito che l'attacco, avvenuto durante una riunione dei dirigenti senior della BSF, ha ferito anche 105 membri del personale russo. Il tenente generale Kyrylo Budanov, capo della direzione principale dell'intelligence militare ucraina (GUR), ha dichiarato il 23 settembre che l'attacco ha ferito gravemente il comandante della 200a brigata separata di fucili a motore russa (flotta del Nord), il tenente generale Oleg Tsekov, e il comandante del raggruppamento russo di forze nell'oblast di Zaporizhia, colonnello generale Alexander Romanchuk. Le forze per le operazioni speciali ucraine hanno anche riferito che l'attacco ucraino sulla  nave da sbarco Minsk  a Sebastopoli il 13 settembre ha ucciso 62 membri del personale, sottolineando che molti membri del personale erano presenti mentre la nave di  Minsk era previsto che entrasse in servizio di combattimento il 14 settembre.

L’ISW non ha ancora avuto conferma che questi attacchi ucraini abbiano ucciso Sokolov o altri comandanti russi di alto rango, anche se il comando russo sarebbe in grado di confutare facilmente le notizie ucraine se queste notizie fossero false. La morte di Sokolov e di altri ufficiali russi avrebbe creato significative interruzioni nel comando e nel controllo della flotta russa del Mar Nero

 

Le forze russe hanno condotto una serie di attacchi con droni e missili Shahed-131/136 nella notte tra il 24 e il 25 settembre contro porti, grano e obiettivi militari ucraini. Funzionari militari ucraini hanno riferito che le forze russe hanno lanciato 12 missili da crociera Kalibr lanciati dal Mar Nero, due missili da crociera Onyx dall'area di Sebastopoli e 19 droni Shahed dal Krai di Krasnodar. Le difese aeree ucraine hanno abbattuto 11 missili Kalibr e tutti i 19 droni.  Funzionari militari ucraini hanno riferito che le forze russe hanno colpito infrastrutture portuali e cerealicole nell'oblast di Odessa, e i filmati mostrano che gli attacchi russi hanno danneggiato un hotel nella cittĂ  di Odessa

Russia

Secondo quanto riferito, le forze ucraine hanno colpito l'aerodromo di Khalino e un edificio del Servizio di sicurezza federale russo (FSB) nell'oblast di Kursk durante una serie di attacchi con droni il 24 settembre. I media ucraini hanno riferito il 24 settembre che fonti  collegate al GUR ucraino hanno affermato che le forze ucraine hanno colpito un FSB edificio e una raffineria di petrolio vicino all'aeroporto di Khalino nell'oblast di Kursk. 

Europa

Slovacchia: in vista delle elezioni politiche del 30 settembre, in una serie di incontri privati, la Commissione Europea e il governo di Bratislava hanno chiesto alle big tech Alphabet, Tik Tok e Meta di stanziare ulteriori fondi per contrastare l’hate speech, la disinformazione e la propaganda pro-Russia.

A fronte della crescente attenzione dell’UE per il tema - come dimostrato dalla recente approvazione del Digital Service Act, volto a responsabilizzare maggiormente le piattaforme digitali - le big tech hanno sottolineato la presenza di gruppi locali di moderazione e la cooperazione di questi con entità slovacche che si occupano di fact-checking.

Un Osservatorio finanziato dalla Commissione UE ha rilevato una rumorosa minoranza di utenti slovacchi che avalla quotidianamente la distorta narrativa del Cremlino, sostenendo legami tra l’Ucraina e il fascismo e riportando casi di soldati ucraini che si arrendono ai russi; inoltre secondo la ONG Reset si stanno diffondendo rapidamente attacchi on-line a rifugiati ucraini e mediorientali, oltre che a membri della comunità slovacca LGBTQ+.

Secondo i sondaggi di Politico risulta attualmente in vantaggio il partito d’opposizione Smer-SD, guidato dall'ex primo ministro Robert Fico, favorevole alla cessazione del supporto militare a Kyiv e che secondo taluni, in caso di vittoria, potrebbe diventare un “secondo Orban” in UE.

Politica internazionale

Medio Oriente

Azerbaigian: 6650 rifugiati sono arrivati in Armenia, a pochi giorni dall’operazione militare azera che ha costretto alla resa i separatisti etnici armeni della regione del Nagorno-Karabakh, un territorio riconosciuto internazionalmente come parte dell'Azerbaigian ma a maggioranza armena, dal 1994 guidato de-facto da un governo separatista locale. Il primo ministro dell’Armenia Pashinyan ha affermato che circa 120.000 civili sarebbero in procinto di lasciare il Nagorno-Karabakh, per timore di una possibile pulizia etnica. 

Decine di persone sono rimaste ferite nella tarda serata di lunedì in una stazione di servizio appena fuori dalla capitale della regione separatista, Stepanakert, dove è esploso un serbatoio di carburante. In quel momento, decine di persone erano in fila alla stazione di servizio per lasciare la regione. L’agenzia di stampa Associated Press ha riportato dozzine di feriti; non è chiaro se vi siano stati morti. 

Lunedì il presidente turco Erdogan si è recato in Azerbaigian, nell’enclave di Nakhchivan, per discutere con la controparte azera di legami e cooperazione regionale. In una conferenza stampa congiunta con Aliyev, Erdogan ha dichiarato che la vittoria dell'Azerbaigian in Karabakh è motivo di orgoglio: il governo turco è da sempre sostenitore di Baku, vista la vicinanza etnico-religiosa fra turchi e azeri.

Nel frattempo la Russia ha ammonito Pashinyan che la vittoria dell'Azerbaigian sul Karabakh è da addebitare solo a lui stesso, vista l’insistenza nel cercare garanzie occidentali in funzione anti-azera, piuttosto che lavorare con Mosca e Baku per la pace. L’Armenia sta volgendo sempre di più lo sguardo a ovest, shift testimoniato dalle recenti esercitazioni militari congiunte con gli americani, per riempire il vuoto lasciato dalla Russia, sempre più sfiancata dalla guerra d’invasione in Ucraina.

 

Afghanistan: Un portavoce del ministero degli interni ha annunciato la volontĂ  del governo talebano di creare un esteso network di telecamere nelle cittĂ  afghane, riprendendo un piano proposto dagli americani prima del ritiro del 2021, per restaurare la sicurezza e contrastare lo Stato Islamico, autore di diversi attacchi terroristici nel paese. Il portavoce ha anche consultato il produttore cinese di apparecchiature per le telecomunicazioni Huawei, in merito a una potenziale cooperazione. Alcuni analisti hanno messo in dubbio la capacitĂ  del regime di finanziare il programma, e i gruppi per i diritti hanno espresso il timore che le risorse vengano utilizzate per reprimere i manifestanti al regime. I dettagli su come i Talebani intendano espandere e gestire la sorveglianza di massa, compreso l'ottenimento del piano statunitense, non sono stati riportati. Il Dipartimento di Stato americano ha precisato che non sta collaborando in nessun modo con i talebani ad alcun progetto di sorveglianza.

Asia e Pacifico

Pacific Islands Forum: Joe Biden ha offerto $40 miliardi di aiuti economici ai Paesi parte del Pacific Islands Forum - un’organizzazione internazionale a livello regionale finalizzata a rafforzare la cooperazione tra diversi Stati dell’Oceania - i cui leader sono attualmente impegnati in una serie di incontri a Washington. Appare chiaro l’impegno della Casa Bianca di rafforzare la presenza statunitense, a fronte di un crescente ruolo esercitato da Pechino: il pacchetto di finanziamenti, parte del quale prevede per tali Nazioni una sicura connessione Internet via cavi sottomarini, dovrà ricevere l’approvazione del Congresso, e affrontare la riottosità dei Repubblicani rispetto a nuove spese federali.

Gli Stati Uniti hanno inoltre ufficialmente riconosciuto due nuovi Stati insulari - le Isole Cook e Niue - e aperto due nuove ambasciate presso le Isole Solomone e Tonga, oltre ad aver pianificato per l’anno prossimo nuove missioni diplomatiche nella regione.

Africa

Niger: Il Presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato che la Francia ritirerĂ  il proprio ambasciatore e le 1500 truppe francesi dal Niger. La decisione arriva dopo settimane in cui migliaia di persone hanno partecipato a proteste contro la presenza francese nel Paese, e dopo che il Niger aveva chiesto alla Francia il riconoscimento del colpo di stato del 26 luglio scorso, senza successo. Il ritiro delle truppe dovrebbe essere completato entro la fine dell’anno, e avviene in concomitanza alla richiesta di ritiro anche dal Mali e dal Burkina Faso, ex colonie francesi. 

 

 

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