Glifosato, le evidenze scientifiche

Il glifosato N-(fosfonometil) glicina, C 3 H 8 NO 5 P, è un erbicida non selettivo, capace di interagire con il metabolismo della pianta.

Foto di Th G da Pixabay

La relazione con gli OGM

il glifosato è un erbicida che agisce su tutte le piante ed è qui che entrano in gioco gli OGM.

Gli OGM di prima generazione vengono divisi in due categorie HR e IR, i primi resistenti agli erbicidi di ampio spettro e gli altri capaci di produrre sostanze insetticide.  

(% di colture OGM sul totale coltivato) Research gate

consci della loro funzione, il dato che ne viene fuori è che il 77% della soia prodotta il 32% del mais e il 30% della canola sono colture OGM resistenti al glifosato .

Secondo la FAO le erbe infestanti (cioè piante che concorrono allo stesso nutrimento presente nel terreno, della nostra pianta di interesse) comportano un danno di circa 95 miliardi di dollari l'anno, divenendo la prima causa di perdita di raccolto l'anno.

Sembrerà paradossale, ma avere la possibilità di poter spruzzare l'erbicida con la pianta (resistente all'erbicida) già piantata, riduce l'uso dell'erbicida stesso.

Vien da se (che ne dicano gli agricoltori durante le proteste), anche noi usiamo glifosato ( e non solo il Canada tanto accusato), e ne usiamo di più di quello che potrebbero utilizzare piante HT, in quanto in Italia non si possono usare OGM .

Usare glifosato su una pianta che ha già sviluppato foglie e radici ci permette di usarne meno in quanto quest'ultima ha ovviamente un vantaggio su quelle che invece devono ancora crescere. 

L'inizio delle polemiche 

 Lo IARC ha classificato il glifosato come POSSIBILE cancerogeno, nella lista 2A, correlandolo al linfoma Non-Hodgkin.

Sull'analisi fatta dallo IARC vanno fatte un paio di osservazioni:

  1. i soggetti esaminati sono impiegati nel settore (esposti per più di 10 giorni l'anno alla sostanza, cosa rara nella realtà dei fatti, dove il glifosato viene usato 1-2 volte l'anno)
  2. il Linfoma Non-Hodgkin può essere causato da una prolungata esposizione solare (esattamente quella a cui è sottoposta una persona che lavora nei campi)
  3. Nella lista 2A dello IARC ci sono sostanze come: emissioni di sostanze prodotte dalla frittura, carni rosse, sostanze chimiche usate dai parrucchieri…

Il caso di Aaron Blair e Christopher Portier 

Aaron Blair (epidemiologo) è il principale protagonista della vicenda che ha portato a classificare il glifosato come possibile cancerogeno, in quanto coordinatore dello studio condotto da AIRC.

Negli USA i, a causa delle accuse di cancerogenicità, si tenne un processo contro la MONSANTO, principale produttrice di glifosato, in cui Aaron Blair venne chiamato a testimoniare.

Aaron Blair mentre dirigeva lo studio dello IARC era assolutamente a conoscenza di alcuni dati omessi, che emergevano dai 3 studi analizzati dallo IARC, dove si dimostrava che non c'era alcuna evidenza di un'associazione tra l'esposizione al glifosato e il linfoma non -Hodgkin. 

Lo stesso Aaron Blair afferma che se quei dati fossero stati inclusi le conclusioni dello IARC sarebbero state differenti 

Un altro personaggio importante nella vicenda è Christopher Portier, colui che ha deciso di mettere sotto indagine il glifosato, che una volta iniziato il rapporto dello IARC è stato assunto da due studi legali, come consulente, che gli hanno versato 160mila dollari, preparando il caso contro Monsanto. 

Qualche numero per essere chiari 

L'EFSA (l'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) produce annualmente un rapporto riguardante i residui di agrofarmaci nei cibi sulla base dei campioni analizzati in tutta l'Unione Europea.

Oltre all'esposizione dei risultati dell'analisi ufficiali, l'Autorità mette in atto quello che è chiamato il rischio valutazione, cioè la valutazione del rischio a breve e lungo termine sulla base dei residui trovati nei vari alimenti.

Vengono quindi costruiti degli scenari dal più realistico al “worst case scenario”, andando a valutare così quanta percentuale di quella sostanza andiamo ad assumere rispetto al suo ADI (quantità di principio attivo in mg/kg che si può assumere giornalmente senza effetti negativi). 

Per il glifosato abbiamo i seguenti valori

  1. scenario peggiore: 0,20% dell'ADI
  2. Scenario medio 0,10% dell'ADI
  3. scenario a basso impatto 0,034% dell'ADI


Quanto è tossico il glifosato?

Dopo quanto posso considerare il glifosato mortale? 

Per questa domanda esiste la cosiddetta LD50, ovvero la dose di composto che somministrata per via orale, per contatto dermico, per inalazione ecc. uccide il 50% (ovvero la metà) della popolazione di animali usati come target di riferimento. Più elevato è il valore della LD50, meno tossico è il composto preso in considerazione se paragonato ad altri composti chimici. Dalle schede di sicurezza del glifosato e di altri prodotti chimici di uso comune, possiamo elaborare il seguente grafico: 

il glifosato risulta essere molto meno mortale di, aceto, alcol, un'aspirina.

Ne consegue che per avere effetti collaterali dal glifosato dovremmo ingerire una quantità enorme di alimenti, considerando anche che il glifosato è termolabile e idrosolubile, ne consegue che non c'è alcun rischio per il consumatore.

Il glifosato può fare male all'ambiente?

Il dibattito sul glifosato spesso si concentra sulla sua persistenza nel suolo e sulla sua solubilità in acqua, che potrebbe influenzare la comunità microbica e contaminare le risorse idriche. Tuttavia, questa visione semplificata non tiene completamente conto del comportamento complesso del glifosato.

Il glifosato è una molecola che può legarsi a varie componenti presenti nel suolo, il che rende difficile la sua lisciviazione verso le falde acquifere. Questo significa che può rimanere disponibile per i microrganismi del suolo che lo degradano in molecole meno tossiche. Anche se il glifosato è solubile in acqua e potrebbe contaminare le risorse idriche, i microrganismi acquatici possono scomporlo in molecole più semplici e meno dannose.

Tuttavia, è importante notare che vi è una soglia oltre la quale il glifosato diventa tossico anche per i microrganismi, quindi è necessaria un'attenta gestione dell'uso di questo erbicida per evitare problemi ambientali. In altre parole, la chiave è la dose: usare il glifosato in modo oculato per minimizzare gli impatti negativi sull'ambiente.

Motivo in più per preferire le piante HT piuttosto che alle tradizionali.

A scanso di equivoci possiamo anche notare come negli USA non siano aumentati i casi di linfoma Non-Hodgkin rispetto ai milioni di kg. usati di glifosato: 

Conclusioni

Dalle prove attuali si può dedurre come il glifosato non rappresenti un problema. 

Allorquando nuove evidenze scientifiche dovessero emergere l'EFSA rivaluterà il proprio processo di valutazione del rischio e permetterà alle autorità competenti di prendere decisioni opportune contrastando i sensazionalismi mediatici

 

Indietro
  • Condividi