Una storia personale sull'Holodomor

Firmare un appello pubblico, specialmente online, può sembrare spesso un vuoto gesto senza importanza. Invece, nel caso dell’appello di Liberi Oltre sull’Holodomor, il genocidio per fame voluto da Stalin in Ucraina, la firma è un atto di consapevolezza fondamentale, vista la situazione storica in cui viviamo. 

Per questo, ho deciso di raccontare l’esperienza individuale di un uomo, Mykhailo Pilipchuk, che era il nonno della mia compagna Anna. Non tanto perché la vita di Mykhailo sia stata in qualche modo speciale. Anzi, proprio l’opposto. La sua esperienza di vittima dell’Holodomor è stata simile a quella di milioni di ucraini della sua generazione. Ma le motivazioni che hanno portato Mykhailo ad essere una vittima negli anni ‘30 sono identiche a quelle che costringono gli ucraini del 2022 ad essere vittime del regime putiniano. E, proprio su questo punto, occorre come italiani ed europei interrogarsi, riflettere e agire, anche soltanto firmando un appello su internet. 

Mykhailo Pilipchuk nacque nel 1924 nella regione di Zhytomyr, nell’Ucraina centrale, in un villaggio vicino all’odierna Khoroshiv. Quando iniziò l'Holodomor, tra 1932 e 1933, era solo un bambino. La fame indotta dai Sovietici in Ucraina fu devastante. Milioni di persone morirono di fame. Il numero esatto, particolarmente complesso da documentare, oscilla dai 3.9 ai 10 milioni[1]. Nella regione dove viveva Mykhailo si stima che tra il 15 e il 19.9% delle persone morirono per fame indotta. Nelle campagne, dove la mancanza di cibo fu più dura da sopportare, i più deboli furono decimati. Per esempio, nel suo villaggio, Mykhailo fu uno tra i pochi bambini che sopravvissero.

Dopo la fame arrivó la russificazione. A partire dagli anni 30, politici e intellettuali ucraini come Mykhailo Hrushevsky (primo presidente ucraino) vennero deportati o uccisi.  È il periodo del Rinascimento Fucilato. La lingua russa diviene la lingua principale delle città, i sistemi scolastici ucraini soppressi e l'uso dell'ucraino limitato a contesti di propaganda, come ad esempio le pompose celebrazioni dell’unità fra russi e ucraini. Tutto ciò lascierà un segno generazionale. Nel 1989, all’alba della caduta dell’URSS, soltanto l'85% degli abitanti di Zhytomyr si considererà ucraino.

Gli anni di fame e paura lasceranno un segno sulla vita di Mykhailo. Traumatizzato, sviluppò l'abitudine di nascondere compulsivamente pane e altro cibo sotto il letto o in buchi nascosti nel pavimento, per paura che i russi facessero una seconda Holodomor. Conservò questo triste comportamento sino alla morte, nel 2014. 

Tuttavia l'Holodomor non intaccò il suo sentirsi ucraino. Divenuto uno studente, Mykhailo iniziò a scrivere poesie in lingua ucraina, soprattutto sulla sua terra natale, sulla natura e sugli animali. Ottenne un discreto successo, soprattutto a Kharkiv dove era andato a studiare. Ma ai sovietici la cosa non piacque.

Poco più che ventenne, nel 1946, venne condannato a 15 anni di Gulag a causa delle sue poesie. Fu spedito prima a Norilsk, in Siberia, ai lavori forzati. Poi a Karaganda, nell’odierno Kazakistan, regione sede del famigerato campo Karlag, che forse gli italiani conoscono per alcuni libri come Arcipelago Gulag. 

Nel 1956 un'amnistia sotto Kruscev gli abbonò 5 anni di reclusione. A Mykhailo fu permesso di tornare in Ucraina, nella regione di Leopoli, dove lavorò come ingegnere e, quando possibile, scrivendo poesie di nascosto. Un suo pamphlet verrà portato di nascosto e pubblicato in Canada, dove ottenne anche qualche premio letterario. Negli anni 80 si unì clandestinamente all'Unione degli Scrittori Ucraini e contribuì a fondare i primi movimenti ecologisti dell'Ucraina, che il regime sovietico in crisi tollerava a malavoglia.

In conclusione, perché la storia di Mykhailo Pilipchuk ha a che fare con l’appello di un’associazione italiana oggi? In primis, perché i motivi per cui quest'uomo venne prima quasi ucciso di fame e poi deportato sono gli stessi che muovono la macchina da guerra di Putin e della Russia del 2022. Ovvero lo sterminio del popolo e della cultura ucraina. In secondo luogo perché l'Holodomor e la sua dimensione di genocidio è largamente ignorata da moltissimi intellettuali italiani. Nonostante alcuni brillanti libri di Andrea Graziosi, in pochi sanno il perché e il come l’Holodomor è accaduto. 

In ultimo, la storia di Mykhailo è identica a quella di milioni di vittime dell'imperialismo russo, di ieri, oggi e domani. Come cittadini, in questo particolare momento storico, è nostro dovere tenere alta l'attenzione sul valore della libertà e la difesa democrazia. Perché se non agiamo oggi, in futuro, le vittime dell’imperialismo altrui potremmo essere noi.

 

Не для слави я вірші пишу
Вічна мрія - куди її діну
Може долю твою зворушу
Боже милий - врятуй Україну

 

Non scrivo poesie per la fama,
Ma per un sogno eterno. Verso dove? 
Forse cambierò il tuo destino
Oh mio Dio, Salva l’Ucraina! 
Mykhailo Pilipchuk 

 

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