Tutte le post verità dell'articolo di Ranieri smontate da Nona Mikhelidze

Tralasciando gli insulti e le offese personali di Daniela Ranieri nei miei confronti, andiamo a fare l'ennesimo debunking della sua "risposta" e con questo chiudo perché il linguaggio scelto dalla giornalista non mira a creare un dibattito ma a trasformare la tragedia di guerra in uno show al quale rifiuto di partecipare per il rispetto della resistenza del popolo ucraino e delle vittime di guerra.

Foto di Galyna Lunina

Come nel primo caso, anche adesso il mio articolo non mira a criticare Ranieri per le sue opinioni (che non condivido, ma siamo in democrazia, quindi...), ma per la disinformazione e la misinformazione riportate sia nel suo primo che nel secondo articolo.

Innanzitutto, dalla sua risposta si capisce che la giornalista Ranieri non sa qual è la differenza tra disinformazione e misinformazione. Quest'ultima è un'informazione errata, fuorviante e decontestualizzata, spesso utilizzata come arma mirando selettivamente a punti di vista opposti e cercando di delegittimare fonti di informazione alternative attraverso la manipolazione delle narrative. La disinformazione, invece, è una falsa informazione (fake news) diffusa deliberatamente al fine di influenzare l'opinione pubblica o oscurare la verità.

Come ho già evidenziato nel mio primo debunking, l'articolo di Ranieri era pieno di entrambi i fenomeni. Ad esempio, il fatto che l'Ucraina abbia chiuso 11 partiti politici non è una disinformazione, ma da come lo ha presentato questo fatto Ranieri nel suo primo articolo ne è un perfetto esempio di misinformazione. Invece, quando Ranieri afferma "...come scrive il rapporto di OSCE" e poi emerge che non si tratta del rapporto dell'OSCE, ma della dichiarazione del rappresentante russo all'OSCE, siamo di fronte a una notizia falsa (fake news). Nella sua risposta al mio thread, la giornalista Ranieri riesce, in una frase, a includere sia la disinformazione che la misinformazione. Citando nuovamente questo rapporto e affermando che si tratta di un rapporto dell'OSCE, commette una disinformazione, poiché non si tratta effettivamente del rapporto dell'OSCE. Come si può evincere dalla prima pagina del documento da lei citato, si tratterebbe di un resoconto degli incontri (seminari) informali di discussione tra i rappresentanti dei vari Stati e delle ONG. Il rapporto stesso sottolinea che la responsabilità del contenuto rimane degli organizzatori dell'incontro e né il testo che segue né gli eventi stessi riflettono le opinioni dell'OSCE.

A questo punto, non so cosa pensare di Ranieri: a) non sa l'inglese; b) non sa utilizzare i traduttori online; c) ha dei problemi con comprensione del testo; d) comprende tutto perfettamente ma è nel suo interesse diffondere dis- misinformazione, a discapito della sua reputazione;

Nonostante il documento citato da Ranieri non sia un rapporto dell'OSCE, decido comunque di cercare gli episodi indicati da Ranieri riguardanti i crimini nel Donbas e le torture a Donetsk e Lugansk, sapendo perfettamente cosa avrei trovato. Perché secondo voi chi avrebbe torturato dei prigionieri a Donetsk e Lugansk, cioè nel territorio occupato dalla Federazione Russa dal 2014, al quale l'Ucraina non ha avuto e non ha accesso?! Infatti, nei vari passaggi si legge: "..Ancora si peggiora la situazione con il rispetto della libertà di religione nella parte occupata delle regioni di Donetsk e Luhansk (Donbas) nell'Ucraina orientale. Dall'inizio della guerra, le formazioni armate illegali, create dalla partecipazione diretta della Federazione Russa (CIOE IL RAPPORTO CITATO DA RANIERI, che fra l’altro insiste di nuovo sulla storia di guerra civile, SOTTOLINEA CHE LE FORMAZIONI ARMATE SONO STATI CREATI DALLA DIRETTA PARTECIPAZIONE DELLA RUSSIA), hanno proclamato l'Ortodossia del Patriarcato di Mosca come religione principale della regione e hanno iniziato la persecuzione di altre confessioni religiose. Decine di templi, case di preghiera e luoghi di culto sono stati occupati e ora sono sotto il controllo di formazioni armate.

È diffusa la pratica del rapimento, della tortura e delle esecuzioni extragiudiziali di chierici e fedeli della Chiesa ortodossa dell'Ucraina (ex UOC del Patriarcato di Kiev), della Chiesa greco-cattolica ucraina e di alcune chiese evangeliche protestanti."

Ora passiamo al rapporto di Amnesty International, citato da Ranieri, che accusava le forze ucraine di mettere illegalmente in pericolo i civili durante i combattimenti contro la Russia. Amnesty è stata costretta a rivedere questo rapporto. Le cose sono andate così: Il consiglio di amministrazione di Amnesty International ha incaricato una revisione legale indipendente per stabilire se la sostanza di ciò che era stato affermato nel rapporto fosse legittima.

Rispetto alla frase di Ranieri, la commissione di Amnesty è giunta alle seguenti conclusioni: "La conclusione secondo cui le forze ucraine non hanno preso precauzioni nella massima misura possibile per proteggere i civili nelle loro aree operative è stata formulata in termini eccessivamente enfatici e categorici, soprattutto considerando l'assenza di informazioni da parte degli ufficiali ucraini sulle possibili ragioni della presenza delle truppe ucraine in quel territorio. Il Gruppo ritiene che Amnesty International non avesse a disposizione informazioni sufficienti per affermare in modo categorico che le evacuazioni dei civili fossero fattibili da parte delle autorità ucraine, date le circostanze, e quindi che l'Ucraina avesse violato i suoi obblighi secondo il diritto umanitario internazionale.

"Considerando le limitate informazioni disponibili ad Amnesty International riguardo alla fattibilità degli avvertimenti, riteniamo che la conclusione secondo cui le forze armate ucraine hanno violato il loro obbligo di prendere precauzioni passive non emettendo avvertimenti non fosse sufficientemente supportata dalle evidenze/materiali.” E così via. Il rapporto completo, che si estende per 18 pagine, può essere consultato a questo link.

Ad un certo punto, Ranieri afferma: "circa un terzo della popolazione è russa o russofona o russofila" e "per chi dovrebbero votare" se non per i partiti pro-Russi?! Innanzitutto, russo/russofila/russofona non sono sinonimi. Iniziamo dal fatto che dal 1991 tutti sono cittadini dell'Ucraina e hanno espresso la volontà di esserlo nel referendum, in cui il 90,32% della popolazione ha votato "sì" all'indipendenza. I risultati per le regioni sono interessanti: le regioni di Donetsk hanno votato "sì" con il 76%, le regioni di Lugansk con l'83% e la Repubblica autonoma di Crimea (che ha sempre avuto autonomia anche quando è stata annessa dalla Russia) con il 54%.

Ora facciamo chiarezza su "russi/russofoni/russofili": Complessivamente, il 77,8% della popolazione ucraina si autoidentifica come etnicamente ucraina e il 17,3% come etnicamente russa. La composizione etnica dei territori parzialmente occupati dalla Russia nel 2014 era la seguente:

  • nella regione di Donetsk, gli ucraini rappresentavano il 56,9% e i russi il 38,2%;
  • nella regione di Lugansk, gli ucraini erano il 58% e i russi il 39%;
  • in Crimea, i russi costituivano il 58,5%, gli ucraini il 24,4% e i Tartari Crimeani l'12,1% (dalla maggioranza di tartari, è rimasta questa percentuale dopo che Stalin ha deportato quasi 195.000 tartari in Asia centrale).

Per quanto riguarda la divisione linguistica, la maggioranza della popolazione dell'Est e del Sud-est dell'Ucraina, prima dell'invasione su larga scala del 24 febbraio, utilizzava il russo come lingua predominante. Tuttavia, il presidente russo Vladimir Putin, il più grande nemico della lingua russa, ha fatto di tutto perché questa realtà cominciasse a cambiare. Ora, la popolazione stessa spesso si rifiuta di parlare in russo. Parlare russo significa essere russofilo e votare automaticamente per i partiti pro-Russi? NO.

Alle elezioni presidenziali, Zelensky ha ottenuto il 87% dei voti nella regione di Odessa (85% di russofoni) e l'86% nella regione di Kharkiv (74% di russofoni), e così via. In generale, basta leggere e guardare le storie di resistenza della popolazione di Kharkiv, Odessa, Mykolaiv durante l'invasione russa, per capire il senso di appartenenza di questo popolo.

Ranieri ironizza su "Ucraina - il paradiso di democrazia". Nessuno ha mai detto che l'Ucraina sia un paradiso di democrazia. L'Ucraina, come altri paesi post-sovietici dal 1991, dopo 70 anni di totalitarismo e di essere stati colonizzati dall'impero del male -Unione Sovietica- è entrata in un processo chiamato "Transizione verso la democrazia". È un processo difficile e tortuoso (poiché dopo 70 anni di governo centralizzato non si può svegliarsi il giorno dopo in un paradiso di democrazia), pieno di contraddizioni, che richiede una riforma completa: rule of law, buona governance, rispetto dei diritti umani, libertà dei media, lotta alla corruzione, e così via. Sono tutte sfide che l'Ucraina sta ancora affrontando oggi, implementando varie riforme a livello legislativo (tra l'altro, nell'ambito degli Accordi di Associazione firmati con l'UE) e modificando le pratiche di governo. C'è ancora molto, tantissimo da fare. Ma è un processo e il popolo ucraino, come altri paesi ex-sovietici, ha scelto di intraprenderlo, a differenza della Russia. La transizione verso la democrazia è un processo molto complesso, per essere descritto nei vari rapporti che misurano Indici di democrazia, ma vi lascio comunque un rapporto del 2022 (che copre l'anno 2021, quindi l'anno precedente all'invasione russa su larga scala) dell'Università di Gothenburg.

Il rapporto suddivide i paesi del mondo in quattro categorie: democrazie liberali, democrazie elettorali, autocrazie elettorali e autocrazie chiuse. L'Ucraina, come quasi 10 paesi dell'Unione Europea, è stata inclusa nel gruppo delle "democrazie elettorali". (Riferimento pag. 45 del rapporto).

Parlando dei sondaggi, Ranieri afferma che non ha senso fare affidamento sui sondaggi effettuati durante la guerra, mentre i suoi colleghi dal fatto quotidiano spesso citano i sondaggi effettuati nella dittatura di Putin per sostenere che lui goda di ampio sostegno. Quindi i sondaggi effettuati durante la guerra in Ucraina non sono affidabili, mentre i sondaggi effettuati durante la guerra e nel contesto di una dittatura sono affidabili.

Concedetemi anche un commento sulle lamentazioni riguardo al "linciaggio", all'"assenza di pluralismo nel dibattito", al "pensiero unico", eccetera, in Italia. Le considero un'offesa nei confronti di più di 500 prigionieri politici e rappresentanti della società civile russa attualmente detenuti, che sono le vere vittime dell'assenza di pluralismo. Penso a Valodja Kara-Murza, condannato a 25 anni di carcere, al quale non viene permesso di parlare al telefono con suo figlio di 11 anni nemmeno per un minuto da oltre un anno, e alla nonna di 90 anni che, nonostante la sua età, crede ancora di poter riabbracciare suo nipote perché crede nella vittoria dell'Ucraina, l'unica speranza per i russi di avere un futuro diverso da quello attuale.

Infine, Ranieri cita "Chomsky che cita l’OSCE”…chi sa quale rapporto era e se era davvero un rapporto dell’OSCE…

Indietro
  • Condividi