Il programma di Draghi davanti ai senatori

Un gigante, almeno nei confronti di chi l'ha preceduto. Con eleganza, sintesi e senza quella retorica pomposa da avvocaticchio di paese Mario Draghi ha toccato tutti i temi che hanno fatto dell'Italia un paria nel consesso mondiale. Non ha evitato di richiamare all'ordine quelli che dentro e fuori la sua maggioranza hanno in questi giorni proseguito nel ridicolo teatrino delle dichiarazioni inopportune.

Ecco una sintesi dei principali passaggi:

  • Prima di tutto atlantismo ed europeismo: niente più ammiccamenti a Russia e Cina. L'Italia è Paese fondatore della EU ed è centrale nell'alleanza atlantica.
  • L'Euro è irreversibile...come la morte (capito Salvini?).
  • Graduale condivisione della sovranità europea e bilancio comune europeo. "Non c'è sovranità nella solitudine".
  • Gli interventi che incidono sulla vita dei cittadini saranno presi e annunciati con sufficiente anticipo (capito Conte e Speranza?)
  • Il piano vaccinale sarà rafforzato e la distribuzione affidata alle strutture esistenti senza padiglioni petalosi (capito Arcuri?)
  • Il piano di riforme sarà orientato a lasciare ai giovani, che già pagano e hanno pagato gli egoismi di chi ha avuto, un Paese migliore.
  • Debito pubblico buono; "ogni spreco oggi è un torto alle future generazioni".
  • Valorizzazione del ruolo delle donne nel mondo del lavoro basata sulle pari condizioni di partenza e sulla corretta competizione. "Una vera parità di genere non significa il rispetto farisaico di quote rosa richieste dalla legge".
  • Riforma degli ammortizzatori sociali oggi squilibrati fra chi ha molte protezioni e chi non ne ha nessuna
  • Colmare il gap di competenze della scuola italiana senza rinunciare alla nostra cultura; recupero delle ore in presenza perse.
  • Rafforzamento della ricerca, anche quella di base.
  • Riforma del fisco complessiva, "le tasse non si cambiano una alla volta", no interventi su singole voci che si prestano anche all'azione dei gruppi di pressione; riduzione graduale del carico fiscale.
  • Rafforzamento della concorrenza, favorire la partecipazione dei privati agli investimenti.
  • Riforma della giustizia civile, smaltimento dell'arretrato e ristrutturazione dell'organizzazione dei tribunali.
  • Riforma della pubblica amministrazione, specie quella del Mezzogiorno, puntando sulla formazione di nuove e maggiori competenze.
  • Transizione verde e digitale in un quadro complessivo di riforme.
  • Attenzione ai Paesi in cui vengono violati i diritti fondamentali dell'uomo (Russia, Bielorussia, Hong Kong, Myanmar).

Un discorso che si proietta non solo oltre la legislatura ma anche oltre il 2026.

Quanto potrà essere realizzato del programma Draghi con questo parlamento multicolor e pieno zeppo di rappresentanti che non sono in grado di capire la portata della sfida (vedi reazione a caldo di Toninelli come esempio) non si sa. Si conferma comunque che Draghi indica la rotta da seguire per fermare il declino e puntare alla crescita economica. Quello che manca ancora, come già detto dopo la nomina, è un soggetto politico disposto a farsi carico di queste sfide.

Addendum.  Riporto un passaggio del discorso che a mio avviso rappresenta lo spartiacque definitivo fra il modo di fare politica dei governi degli ultimi 40 anni e la stagione (temo breve) di Draghi:

"Spesso mi sono chiesto se noi, e mi riferisco prima di tutto alla mia generazione, abbiamo fatto e stiamo facendo per loro tutto quello che i nostri nonni e padri fecero per noi, sacrificandosi oltre misura. È una domanda che ci dobbiamo porre quando non facciamo tutto il necessario per promuovere al meglio il capitale umano, la formazione, la scuola, l'università e la cultura. Una domanda alla quale dobbiamo dare risposte concrete e urgenti quando deludiamo i nostri giovani costringendoli ad emigrare da un paese che troppo spesso non sa valutare il merito e non ha ancora realizzato una effettiva parità di genere. Una domanda che non possiamo eludere quando aumentiamo il nostro debito pubblico senza aver speso e investito al meglio risorse che sono sempre scarse. Ogni spreco oggi è un torto che facciamo alle prossime generazioni, una sottrazione dei loro diritti. Esprimo davanti a voi, che siete i rappresentanti eletti degli italiani, l'auspicio che il desiderio e la necessità di costruire un futuro migliore orientino saggiamente le nostre decisioni. Nella speranza che i giovani italiani che prenderanno il nostro posto, anche qui in questa aula, ci ringrazino per il nostro lavoro e non abbiano di che rimproverarci per il nostro egoismo"

 

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