Trattori e fondi europei

Le proteste degli agricoltori si stanno diffondendo in tutta Europa. Le cause del loro malcontento sono varie, alcune specifiche delle singole nazioni altre comuni a tutti gli agricoltori, come le nuove regole della PAC in merito alla gestione dei terreni a riposo, i tagli dei sussidi sul gasolio e l’apertura del mercato UE ai prodotti provenienti dal Sud America.

Foto: Juan J. J. Labrador / Freepik

Di centrale importanza nelle proteste sono le nuove regole della PAC per accedere ai sussidi, la Politica Agricola Comune, che condizionano il ricevimento dei sussidi dati dall’UE al rispetto di nuove regole volte anche a ridurre l'impatto ambientale dell’agricoltura.

Nata nel 1962 per coordinare gli sforzi degli Stati UE con l’obiettivo di: 

  • Sostenere gli agricoltori
  • Aumentare la produttività del settore agricolo
  • Preservare le zone rurali e aiutare gli agricoltori ad affrontare i cambiamenti climatici
In rosso, indicati i principali Paesi UE dove si svolgono le proteste. Autore: Nicolò Tessani.
Fonte: Reuters

Molti di questi sussidi sono fondamentali per la sopravvivenza delle aziende agricole europee e non sono i soli aiuti che gli agricoltori europei hanno ricevuto negli ultimi decenni. In Italia, infatti, è riconosciuto anche un apposito sistema forfettario per gli agricoltori: è il cosiddetto "Regime dei Minimi" o "Forfettario Agricolo". Le caratteristiche principali di questo regime fiscale includono il pagamento di contributi fissi basati sul reddito agricolo dichiarato, la considerazione del reddito in modo forfettario attraverso un coefficiente applicato al valore della produzione agricola e l'esenzione da alcune imposte come l'IRAP e l'IVA, oltre a semplificazioni nelle procedure contabili e amministrative per ridurre gli oneri burocratici degli agricoltori e gli sconti sul gasolio.

Va fatto notare però che non tutte le proteste sono uguali, alcuni punti portati avanti dagli agricoltori (ad esempio quelli tedeschi) hanno motivo di essere ascoltati, come ad esempio il dimezzamento dei fitofarmaci entro il 2030, misura fin troppo drastica, o l’impossibilità di usare le cover crops nelle rotazioni (due punti su cui l’unione europea ha già fatto un passo indietro).

Ma quanto costa la PAC? 

All’inizio degli anni ‘80, la PAC costituiva oltre il 70% delle spese comunitarie per arrivare fino ad oggi con una media del 36%. Con gli anni, il suo valore in termini relativi è diminuito mentre è aumentato in termini assoluti. Nel 2022 era pari a oltre 57 miliardi di euro.

Chi beneficia di più dei fondi europei all’agricoltura?

Dal 2000 la Francia si aggiudica il primo posto come beneficiario di ben 190 Miliardi all’incirca. Seguita dalla Spagna, Germania e l’Italia con 120 Miliardi.

Video di Costantino De Blasi "Trattori e Fondi europei": Minuto 16:40

Quanto contribuisce l'agricoltura al PIL italiano? 

Sulla base dei dati ISTAT sappiamo che il settore dell'agricoltura genera un valore aggiunto di circa 30 Miliardi con una percentuale sul PIL poco sopra l’1,5%. È importante notare che questi calcoli escludono il settore della pesca, il quale contribuisce con un valore aggiunto di circa 2 miliardi di euro.

Video di Costantino De Blasi "Trattori e Fondi europei": Minuto 21:03

Il peso del settore agricolo e la pesca nell’UE è di poco superiore alla media OCSE. Nel 2022 ha generato l’1,7% del PIL dell’Unione Europea benché impiegasse più del 4% degli occupati.
Quota del PIL e degli occupati del settore agricolo e dalla pesca nel 2021:

Paese% del PIL prodotto% degli occupati impiegati
UE1,6%4,3%
Media OCSE1,4%4,6%
USA1%1,6%
UK0,7%1%

Fonte: World Bank
 

Riduzione delle emissioni

Le normative europee, conosciute come Fit for 55, mirano a ridurre le emissioni dei gas serra del 55% entro il 2030. Tuttavia, è essenziale considerare l'impatto sul settore agricolo, spesso trascurato nonostante la sua rilevanza ambientale. Attualmente, viene richiesto al settore agricolo di destinare il 25% della superficie agricola alla coltivazione biologica, un obiettivo problematico. Sebbene sia cruciale promuovere pratiche agricole sostenibili, è importante notare che il settore agricolo ha registrato riduzioni inferiori delle emissioni rispetto ad altri settori come l'energia, la manifattura e le costruzioni. Questo solleva interrogativi sulla proporzione di responsabilità assegnata al settore agricolo nelle iniziative di riduzione delle emissioni.

Fonte: Eurostat

La guerra Ucraina ha permesso di importare prodotti a basso costo?

In Italia, l'80% dei prodotti alimentari è importato, principalmente dalla Germania, Francia e Spagna. Il grano viene importato principalmente dal Canada, Francia, Ungheria e Ucraina, con quest'ultima che fornisce anche il 43,8% dell'olio di semi. L'Ucraina è un grande esportatore di grano, ma i principali importatori non sono nell'UE ma in paesi in via di sviluppo.

L'Europa è preoccupata per la sicurezza alimentare a livello globale, specialmente per l'approvvigionamento di grano dall'Ucraina, essendo un importante esportatore di olio di girasole e cereali. La decisione della Russia di ritirarsi dall'iniziativa sui cereali del Mar Nero ha aggravato la crisi alimentare globale.

Alcuni paesi dell'Europa dell'Est hanno vietato l'importazione di grano ucraino a causa del surplus sul mercato che ha fatto crollare i prezzi, dimostrando che l'agricoltura ucraina non influisce direttamente sui prezzi alimentari europei. Solo l'olio di semi di girasole ha visto un aumento dei prezzi a causa della guerra in Ucraina.

La Russia è un importante fornitore di fertilizzanti e le recenti sanzioni obbligano l'UE a cercare alternative. I costi energetici elevati hanno portato alla sospensione della produzione di fertilizzanti in alcune aziende europee, con conseguenze sui costi di produzione agricola.

L'aumento dei prezzi dell'energia ha influito sui costi di produzione nel settore alimentare ad alta intensità energetica, come l'allevamento e il trasporto. Tuttavia, ci sono segnali che suggeriscono un'attenuazione graduale degli effetti della guerra sull'inflazione nell'area dell'euro, grazie alle dinamiche dei mercati internazionali dell'energia e dei prodotti alimentari.

Conclusione

I sussidi erogati in questi anni attraverso la PAC, e non solo, non hanno fatto altro che favorire un piccolo gruppo di interesse alle spese dei contribuenti e dei consumatori, cercando in tutti i modi di proteggere il settore agricolo dalla concorrenza internazionale, allontanando il problema senza risolverlo alla radice in quanto il settore agricolo è a basso valore aggiunto.

Per risolvere il problema è cruciale introdurre dei cambiamenti radicali attraverso la promozione dell'automazione, della digitalizzazione e la crescita delle dimensione medie delle imprese, puntando a modelli più produttivi e incentivando il coinvolgimento di figure altamente specializzate come ingegneri, data analyst e biotecnologi per aumentare l'efficienza.

È proprio sulla base di questi criteri di merito che i sussidi al settore agricolo dovrebbero essere distribuiti. Però la realtà mostra che i governi preferiscono mantenere un approccio conservativo verso il settore agricolo, probabilmente a causa della sua capacità di influenzare un considerevole numero di voti. Questo atteggiamento potrebbe essere attribuito alla percezione comune degli agricoltori come custodi del cibo, sebbene in realtà il cibo potrebbe essere facilmente ottenuto da altre fonti, senza necessariamente dipendere esclusivamente dall'agricoltura nazionale. Questa riflessione suggerisce la necessità di una revisione delle politiche agricole, per adottare un approccio più moderno e sostenibile, piuttosto che ripiegarsi su pratiche economiche Colbertiste del 1600.

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