Letture immoderate: consigli della redazione (gennaio 2024)

Inauguriamo anche su Liberi oltre le illusioni la nostra rubrica trimestrale di libri consigliati. Buona lettura!

Senza intellettuali, di Giorgio Caravale

Questo nuovo libro dello storico Caravale non vuole essere una rievocazione nostalgica dei tempi andati, né una disamina prescrittiva per il futuro: analizza il nesso tra intellettuali e politici, tra cultura e politica. Una forte discontinuità caratterizza le culture politiche ed entra a pieno regime con l'avvento della Seconda Repubblica. Dall'intellettuale organico di gramsciana memoria, si è passati agli intellettuali indipendenti e moralizzatori, oppure al marketing degli stessi. Il fenomeno si lega ad altri concetti quali la personalizzazione della politica, l'infotainment, i (social) media, l'antipolitica, la crisi dei partiti ecc. Se il legame fra cultura e politica si dimostra essenziale per costruire, si direbbe, una Weltanschauung (visione del mondo), ciò è minato alla base proprio dalla mancanza di un apporto degli intellettuali alla politica. Ci sono le scuole di formazione, i think thank, ma spesso essi si presentano come delle capitalizzazioni del successo elettorale o sono troppo legate a personalità politiche.

Se è vero che la natura gerarchica ed elitaria degli intellettuali, che spesso poteva far scambiare l'autorità per autorevolezza, è stata sfidata da nuove forme di orizzontalità mediatica, in cui la società civile, fra pari cittadini, dialoga (forse) più democraticamente, tuttavia i primi si sono anche isolati come classe a sé stante. Essa è intesa come un retaggio del passato, meritoria di una deferenza antiquata ma che non ha più una grande rilevanza fra l'opinione pubblica.

Capire tali discontinuità può aiutarci sicuramente ad inquadrare al meglio le caratteristiche del sistema politico italiano, o meglio, ciò di cui difetta.

Federico Testa

Seguire il flow: cos'è l'esperienza ottimale e come possiamo conquistarla, di Mihaly Csikszentmihalyi

Lo psicologo ungherese Mihaly Csikszentmihalyi si chiede quale sia la vera ricetta della felicità: i momenti in cui l’esistenza umana si può dichiarare veramente serena, soddisfatta e appagata. In questa ricerca, che sviscera i significati più profondi e nascosti della realizzazione dell’uomo, emerge il concetto di "flusso": uno stato di concentrazione totale che porta a vivere pienamente il momento immersi in una azione. È l’attività stessa a cui ci dedichiamo che ci rende completi, la sua realizzazione è l’inizio e l’arrivo della felicità che diventa uno stato d’animo completamente slegato da logiche sociali o di ricompensa.

Csikszentmihalyi combina la psicologia con esempi pratici, mostrando come il flusso possa essere raggiunto quotidianamente in diversi aspetti della vita. Provocante è la riflessione sull’uomo che anela il tempo libero e quando si trova in questa situazione si sente smarrito e privo di significato, molto più triste di quando porta a compimento un lavoro che ha richiesto sforzi, impegno e tempo per essere ultimato. Come se in verità fossimo più in pace con noi stessi quando lavoriamo.

Il libro Flow offre una comprensione profonda della soddisfazione personale ma si spinge oltre: si pone come guida per migliorare la qualità della vita quotidiana, sempre più compromessa dall’alienazione moderna dell’uomo rispetto al benessere profondo, intimo, vero. Flow è un libro rivoluzionario e illuminante il cui potenziale può essere racchiuso in una sola domanda: “Quando sei davvero felice?”

Chiara Bastianelli

Ethics in the Real World, di Peter Singer

Questo libro contiene una collezione di 90 brevi articoli dell’eticista di Princeton Peter Singer. Gli articoli sono sui temi più svariati; l’unico filo conduttore è la delicatezza e l'attualità di ciascuna delle questioni trattate. Si discute ad esempio di vendita di organi, di prostituzione, di diritti degli animali, di aborto, di carità, di diritto di parola, di spionaggio, di manifestazioni violente, di clima, di doping nello sport, eccetera. Per ciascun tema, Singer ha identificato la questione etica e offre il suo punto di vista. Singer non ha paura di trattare temi attuali e controversi e lo fa con una decisione e chiarezza invidiabili. È impossibile trovarsi interamente d’accordo o in disaccordo con tutto ciò che afferma, ma ci si trova sempre di fronte a un punto di vista valido, interessante, e ben argomentato.

Filippo Massari

Sull’orlo della scienza, di Imre Lakatos e Paul K. Fayerabend

“Sull’orlo della scienza” è una preziosa raccolta curata da Matteo Motterlini per la collana “scienza e idee” della Raffaello Cortina Editore. Il volume racchiude le lezioni che Imre Lakatos tenne alla London School of Economics nel 1973 presso il dipartimento di Logica e metodo scientifico fondato da Karl Popper. Contrapposto, in molti sensi, a Lakatos e alle sue lectures, vi è poi la “Tesi sull’anarchismo” di Paul Fayerabend, anch’essa del 1973. In conclusione, il volume ci consegna le lettere che i due si scambiarono fino alla prematura morte di Lakatos, avvenuta nel 1974.

La scelta editoriale di strutturare il libro in tal modo permette al lettore di viaggiare attraverso le pagine del testo alla scoperta di alcune grandi idee della filosofia della scienza del secondo novecento e, al contempo, di fare la conoscenza degli uomini dietro le tesi e le lezioni.

Il sottotitolo “pro e contro il metodo” aiuta a comprendere la portata del disaccordo intellettuale dei due ‘discepoli’ di Popper, rapporto fondato su un’amicizia profonda. Da un lato l’ironico promotore della metodologia dei programmi di ricerca, Lakatos e, dall’altro Fayerabend, il cinico e polemico promotore dell’anarchismo metodologico. Da una parte il tentativo di incanalare la ricerca scientifica all’interno di binari sicuri e fondati, dall’altra parte il tentativo di liberare la pratica scientifica da preconcetti e sovrastrutture inutili.

Il lavoro di Fayerabend si sarebbe poi concluso nel 1975 con il saggio “Contro il metodo”, inizialmente pensato per essere una lettera aperta indirizzata a Lakatos, alla quale quest’ultimo avrebbe risposto con un “In difesa del metodo”. Chissà Lakatos come avrebbe risposto.

Gabriele Giancola

Il partito degli influencer, di Stefano Feltri

Quali sono i rischi per la democrazia che accompagnano l’ascesa degli influencer? Stefano Feltri si pone questa domanda partendo da un punto fermo: quello che vendono gli infuencer non sono (tanto) le loro opinioni, ma una merce molto più preziosa: l’autenticità. Ci fidiamo degli influencer perché sono autentici, o perché almeno fanno mostra di esserlo. Siamo spesso convinti che le loro opinioni – su vestiti, creme, ristoranti, prodotti artistici – siano genuine, e che dietro la loro attività ci sia massima trasparenza. E forse in molti casi è così, ma non in tutti.

Feltri si sofferma sui limiti alla libertà di opinione di grandi influencer (cosa possono e non possono dire sulle aziende con cui firmano contratti), sull’ingaggio dei micro-influencer da parte di governi e agenzie di marketing, sugli effetti indesiderati che produrrebbe un vincolo di trasparenza maggiore sui rapporti commerciali tra influencer e aziende, e tanto altro.

La risposta di Feltri alla domanda di apertura è che se una sparuta minoranza acquisisce, grazie alle piattaforme social, una capacità di influenza enorme, allora dobbiamo porci il problema di cosa fare quando questa minoranza utilizzerà sempre più spesso il suo potere per fare politica. Il punto non è se dicono coste ‘giuste’, o se le loro battaglie politiche ci piacciono. Il punto è come rimanere vigili ai tentativi di manipolazione attraverso la trappola dell’autenticità.

Maurizio Mascitti

Guerra all’occidente, di Douglas Murray

A dispetto del titolo sensazionalista, l’ultima fatica del giornalista britannico Douglas Murray è un tomo assai asciutto ed analitico, ma non per questo meno coraggioso nell’impegno che si assume.

Come spiegato nell’introduzione, la guerra che Murray ha deciso di trattare non è un conflitto militare bensì una lotta per i cuori e le menti delle future generazioni. Una lotta che si sta consumando nei centri nevralgici delle nostre istituzioni politiche, religiose e pedagogiche e che mira a demolire dalle basi l’impianto delle democrazie liberali.

In Italia possono sembrare echi lontani e distorti, eppure l’autore mostra attraverso numerosi e grotteschi esempi come i prodotti culturali generati da questo clima (la Critical Race Theory, il Progetto 1619, Cancel Culture) costituiscano ormai una realta sempre più pervasiva per il pubblico anglosassone e proprio essi sono i principali oggetti di studio del volume.

Nella sua diagnosi, Murray ha anche il merito di saper spiegare i limiti e le contraddizioni che costellano i vari rami dell’ideologia woke rifuggendo implicitamente il nativismo più miope, ma riaffermando allo stesso tempo i meriti e i risultati raggiunti dalla civiltà occidentale. Una civiltà che ancora oggi, con tutti i suoi difetti, rimane un faro per gran parte dei popoli del mondo.

Crescenzo Garofalo

Come ho vinto il Nobel, di Julius Taranto

Quello di Julius Taranto è un romanzo distopico ambientato ai giorni nostri nell’ambiente accademico americano. La protagonista è una giovane donna, dottoranda in fisica, che lavora su un tema che potrebbe rivoluzionare la produzione di energia. Essendo particolarmente ambiziosa, è costretta a seguire il suo relatore di tesi in un istituto di ricerca particolare, siccome è stato licenziato dalla sua università a causa di comportamenti non idonei. Il romanzo si sviluppa attorno al tema della “cancel culture”, siccome l’istituto in cui l’intera vicenda si svolge è stato fondato per raccogliere tutte le vittime di licenziamenti causati da ragioni non accademiche.

Il libro offre una descrizione interessante e bilanciata delle varie forze in gioco. Vuole mostrare gli eccessi di questa “cancel culture”, mentre mette in guardia dai pericoli di una reazione altrettanto eccessiva. L’autore riesce nell'intento di stimolare nel lettore un ragionamento intorno a quanto la politica e certe questioni etiche debbano intrufolarsi in altri ambiti come la ricerca accademica e le relazioni interpersonali. Si tratta di un romanzo che cattura magistralmente la polarizzazione interna alla società americana del giorno d’oggi, una società in cui si è costantemente chiamati a manifestare la propria appartenenza politica per poi essere giudicati sulla base di ciò.

Filippo Massari

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