Salario Minimo - Bisogna alzare o abbassare gli stipendi durante una recessione?

The minimum wage and the Great Recession: Evidence of effects on the employment and income trajectories of low-skilled workers

Autori: Jeffrey Clemens, Michael Wither 

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Una recessione può avvenire per diversi motivi. Secondo una teoria molto diffusa sui business cycles, ogni espansione porta a investire le risorse in progetti via via meno redditizi e in investimenti sempre meno necessari, visto che avendo a disposizione più risorse e avendo coperto le spese necessarie si inizia via via a scendere nella scala delle priorità.

Una recessione invece fa l’opposto, ovvero elimina le spese (necessarie e non) ma nel far questo contrae la capacità di spesa dei consumatori e gli investimenti in capitale produttivo.

Una recessione è quindi un aggiustamento necessario nel tentativo che le economie di mercato fanno per aumentare la propria ricchezza. Per superare una recessione è necessario che gli investimenti e i consumi meno soddisfacenti e redditizi vengano meno per lasciar spazio ad una produzione più efficiente che incentiva la successiva espansione.

Un modo per rendere più redditizie le attività produttive è ridurre i salari. Tuttavia la loro rigidità verso il basso (ovvero la resistenza dei lavoratori ad abbassare i salari) rende difficile un aggiustamento che renderebbe la recessione molto più rapida.

La rigidità dei salari verso il basso deriva dalla ostilità dei lavoratori ad accettare un ridimensionamento della propria remunerazione, per timore che questa modifica legata a una circostanza contingente (la recessione) possa diventare di fatto permanente (dunque di non riuscire a recuperare la riduzione nella fase di espansione). Inoltre i lavoratori e i loro rappresentanti vogliono evitare che si crei un precedente sul piano negoziale alimentando l’aspettativa da parte dei datori di lavoro di poter in futuro comprimere ulteriormente i salari in caso di circostanze avverse. Questo atteggiamento, per quanto comprensibile a livello di trattativa individuale, ha l’effetto in aggregato di ridurre l’occupazione più del necessario   

È questo ciò che è successo con il New Deal di Franklin Delano Roosvelt, tanto apprezzato dalla stampa generalista quanto non approfondito, e nello specifico nel caso delle leggi sul salario minimo e di difesa dei sindacati contenute nel National Labor Relations Act del 1935 noto anche come Wagner Act. Descritto in dettaglio nel libro FDR’s Folly di Powell come una protezione indiscriminata delle proteste sindacali, questa legge è andata indirettamente ad aumentare il costo del lavoro in un periodo in cui ci sarebbe stato bisogno del contrario per superare la recessione.

Ancora più esplicito il Fair Labor Standards Act del 1938, passato dopo una riduzione dei sussidi post rielezione di FDR che ha portato gli Stati Uniti ad una nuova recessione, stabilisce un salario minimo che contribuisce a mantenere l’economia degli Stati Uniti in una fase di bassa crescita e dipendenza dagli aiuti di stato che verrà superata solo nel dopoguerra.

Per capire come mai non sia adatto alzare o addirittura mantenere invariate le leggi sul salario minimo durante una recessione, andremo a vedere il paper (Clemens, Whither 2019) che appunto analizza gli effetti del salario minimo durante la grande recessione del 2008.

Il salario minimo federale statunitense è stato aumentato da 5.15 a 7.25 dollari per ora nel periodo tra il 2007 e il 2009. A causa della recessione, in quello stesso periodo l’occupazione in generale è calata del 4% e nei giovani dai 16 ai 21 anni del 10%.

Lo studio analizza quanto il declino dell’occupazione per i lavoratori meno qualificati sia stato esacerbato dalle leggi sul salario minimo. Abbiamo bisogno di distinguere quanto la riduzione dell’occupazione possa essere attribuita al salario minimo e quanto alla recessione in se. Come negli altri paper andremo ad analizzare le nostre realtà alternative, ovvero regioni comparabili che hanno la loro differenza maggiore nel livello di salario minimo al periodo di interesse.

Il livello base di salario minimo è stabilito a livello federale, tuttavia ogni stato può scegliere se renderlo più alto del livello minimo richiesto. Per questo motivo certi stati partono da un salario minimo significativamente più alto di 5.15, ma comunque sotto i 7.25. Questi saranno i nostri stati che rappresentano la realtà alternativa di uno stato con salari minimi più alti. Mentre invece gli stati con salari minimi bassi vengono rappresentati dagli stati che partono con livelli molto più vicini o allo stesso livello del salario minimo federale (ovvero 5.15 nel periodo analizzato). Gli autori quindi si concentrano su questi stati per distinguere tra chi ha avuto un rialzo del salario minimo più marcato e chi invece ha subito un rialzo minore per via del suo salario minimo già più alto del minimo federale al tempo della recessione.

Come vedete gli stati che partivano da un salario minimo più alto non si sono ritrovati costretti ad un rialzo così repentino come gli stati che partivano da un livello più basso.

Gli autori trovano che prima del rialzo dei salari, i lavoratori a bassa qualifica nei paesi con salari minimi più bassi (con in media 50 cents di differenza ovvero circa il 7% del salario minimo finale) avevano un’occupazione più alta del 4%, mostrando effetti lato offerta di lungo periodo maggiore di quelli che abbiamo visto stimare in altri studi.

Al cambio di questi salari in un paio di anni questa differenza si riduce all’uno percento.

Se controlliamo l’effetto per salari al di sopra del salario minimo vediamo che l’effetto è minimo e non significativo statisticamente. Per non significativo si intende che il suo cambiamento è così piccolo che si immagina sia dovuto alle persone che abbiamo misurato, piuttosto che ad un vero e proprio effetto.

Per quanto riguarda i lavoratori a bassa qualifica con un salario al di sotto del salario minimo, vediamo che durante la recessione si ha un effetto impressionante di perdita dell’occupazione del 4.4% nell’anno 2008-2009, e di un ulteriore 6.6% alla fine dei due anni successivi.

Il motivo per questa performance drastica si lega agli argomenti discussi all’inizio. L’idea dei legislatori ai tempi del New Deal era quella di risolvere una recessione attraverso il consumo. La logica potrebbe apparire condivisibile nel caso ipotizzassimo che la recessione fosse stata causata da un basso livello di consumi e investimenti. Alzare il salario avrebbe dovuto aumentare i consumi e di conseguenza gli investimenti e far riprendere l’economia. Tuttavia questa idea considera l’inizio della storia quello che in realtà è già il Secondo Atto. Come abbiamo già detto una recessione viene causata da una espansione che porta ad investimenti e consumi non necessari. Queste continue crescite e aggiustamenti vengono definiti business cycles. Non permettere quindi al sistema produttivo di aggiustarsi ottimalmente, e anzi costringere il sistema produttivo a licenziare più del dovuto invece che ridurre temporaneamente i salari, porta ad un prolungamento della recessione, prolungamento da cui potrebbe essere molto difficile riprendersi.

 

Come abbiamo spiegato infatti la ripresa da una recessione dipende da quanto sarà forte il guadagno produttivo per recuperare efficienza e far partire una spirale positiva di nuovo consumo e nuovi investimenti. Se questo aggiustamento viene bloccato, potremmo trovarci con diversi spazi di isteresi. Per isteresi intendiamo l’effetto che non aver fatto investimenti necessari in fase di recessione ha nella futura ripresa. Se le risorse infatti sono minori a causa di un licenziamento eccessivo dovuto ai salari relativamente alti, allora la stessa fase di crescita che seguirà la recessione ne verrà colpita.

Bisogna quindi capire quanto sia possibile politicamente e quanto i lavoratori siano disposti ad entrare in uno scambio temporaneo tra occupazione e salario. In maniera più diretta, bisogna pensare se possa essere possibile proporre degli accordi di temporanea riduzione del salario a livello sindacale e se addirittura le stessi leggi sul salario minimo possano essere legate alla crescita economica (per esempio aumentando in fase di espansione e riducendo in fase di recessione).

Anche queste proposte devono basarsi su una evidenza scientifica, come quella che abbiamo appena mostrato.

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