Prigozhin ci ripensa e rimane. L'opposizione russa si riunisce a Berlino - Rassegna del 8/5/23

di Redazione Ucraina

Punto Stampa a Cura di: Alexei Polianski, Michele Miceli, Erika Di Biase
Conducono: Franz Forti, Michele Boldrin

Link alla diretta/differita YT di questa rassegna 

 

Argomenti principali della giornata: 

Ucraina

Due giorni dopo aver minacciato di ritirare i suoi combattenti da Bakhmut, perché il Ministero della Difesa (MoD) russo si stava rifiutando di sostenerli, il capo del gruppo Wagner, Yevgeny Prigozhin, ha annunciato il 7 maggio di aver ottenuto un documento dal MoD russo che prometteva di fornire alle forze di Wagner le munizioni e le armi necessarie per mantenere le operazioni offensive nella citta’. La notizia arriva in seguito alla lettera pubblicata dal leader ceceno Ramzan Kadyrov, con cui quest’ultimo chiedeva al presidente russo Vladimir Putin di autorizzare il trasferimento di unita’ cecene da altre posizioni, probabilmente sulle linee difensive, verso Bakhmut per sostituire le forze Wagner. E’ quindi altamente probabile che le minacce di Kadyrov di trasferire le sue forze a Bakhmut potrebbero aver ricattato il comando militare russo inducendolo ad assegnare munizioni ai mercenari Wagner. 

Russia

A inizio mese i principali esponenti dell’opposizione russa si sono riuniti a Berlino per presentare una dichiarazione di cooperazione e di intesa comune. Nel contesto in cui l’opposizione russa è sempre stata molto divisa sui temi principali riguardanti l’invasione, questa dichiarazione rappresenta un tentativo di coalizzare forze diverse tra loro che hanno in comune ideali democratici ed il voler contribuire alla fine della guerra. Tra i firmatari troviamo politici d’opposizione già noti, ma anche artisti, attivisti, giuristi, economisti ed altre figure pubbliche e non. Il grande assente è la squadra di Alexei Navalny, sintomo del fatto che la Fondazione Anticorruzione stia attraversando un periodo di crisi. Tra i punti principali della Dichiarazione di Berlino ci sono: 

   1. Obbligo di pagare riparazioni all’Ucraina e consegna dei criminali di guerra ai tribunali che   verranno istituiti

   2. Condanna e stop immediato delle politiche imperialiste della Russia

   3. Liberazione di tutti i prigionieri politici, creazione di meccanismi che permettano agli ucraini deportati di poter ritornare

   4. Solidarietà alla minoranza di russi che protestano e alla maggioranza che si rifiuta di collaborare attivamente col regime 

Tutti i firmatari della dichiarazione si impegnano inoltre ad evitare conflitti interni all’interno della comunità democratica e anti-guerra. 

 

Politica Internazionale

Medio Oriente

I leader dei paesi della Lega Araba acconsentono al reingresso della Siria all'interno della Lega. Nonostante le iniziali opposizioni di almeno cinque paesi membri tra cui Marocco, Kuwait, Qatar, Egitto e Yemen il consiglio riunitosi al Cairo ha votato per la riammissione. Molti leader arabi hanno votato a favore, pur condannando Bashar Al Assad, a causa del fatto che le sanzioni contro la Siria avrebbero rafforzato l’influenza dell’Iran, alleato chiave del regime di Assad. Altra motivazione dietro la riammissione sarebbe quella di rigettare gli interessi degli USA nella regione, dimostrando che i paesi arabi sono autonomi in fatto di politica estera. L’iniziativa è stata promossa dall’Arabia Saudita, nel tentativo di posizionarsi come paese mediatore e con la speranza di ricostruire rapporti con Siria ma anche Russia e Cina. In cambio della riammissione la Siria ha fatto alcune concessioni minori, come il rimpatrio di 1000 rifugiati siriani soggiornanti in Giordania, tuttavia non sono stati creati alcuni meccanismi che garantiscano che Assad rispetterà gli accordi. La Lega Araba ha dichiarato di voler assumere un ruolo centrale nella risoluzione della crisi siriana, tuttavia i metodi della Lega sono stati accolti con scetticismo dal Consiglio di Sicurezza USA, dal Ministro per il Medio Oriente del Regno Unito e altri rappresentanti di paesi occidentali.

Estremo oriente

Domenica, il premier giapponese Fumio Kishida si è recato a Seul, in quello che è il primo viaggio di un premier giapponese nella capitale sudcoreana in 12 anni. Il premier ha espresso rammarico per gli orrori perpetrati dai giapponesi durante l’occupazione della penisola, dal 1910 al 1945. Il collega sudcoreano Yoon Suk-yeol ha invece sottolineato come precedenti storici non risolti non debbano impedire passi in avanti nei legami diplomatici tra le due nazioni, a fronte delle crescenti tensioni internazionali. 

La disputa fra i due paesi era stata infatti riaccesa nel 2018, quando un tribunale sudcoreano aveva condannato 2 società giapponesi a risarcire dei lavoratori sudcoreani, accusandole di aver usato il lavoro forzato durante l’epoca coloniale.

Il focus del meeting a Seul è ruotato attorno a temi di cooperazione economica e militare, per garantire la sicurezza della zona, specialmente in risposta alla crescente minaccia nucleare Nordcoreana 

Asia centrale

I ministri degli esteri di Cina, Afghanistan e Pakistan si sono incontrati a Islamabad, capitale pakistana, per discutere di cooperazione in campo economico, sicurezza e antiterrorismo. La Cina ha investito diversi miliardi in infrastrutture in Pakistan, attraverso il China-Pakistan Economic Corridor (CPEC) e ora in modo simile il governo talebano cerca di attrarre gli investimenti cinesi, puntando alle sue riserve di minerali, in particolare litio e rame. D’altrocanto, la Cina cerca garanzia in termini di stabilità nel paese, prima di iniziare progetti di investimento. Per questo, le tre parti si sono impegnate a rafforzare la cooperazione in tema di sicurezza, con Cina e Pakistan che hanno garantito il loro sostegno e mezzi per migliorare le capacità di Kabul nell’affrontare i gruppi terroristici. Da parte sua, l’Afghanistan ha garantito che non permetterà a nessun gruppo armato di compiere atti contro Cina e Pakistan. 

 

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