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14 febbraio 2021

Speciale governo Draghi
A cura di Costantino De Blasi

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La nomina di Draghi da parte di Mattarella manda nel pallone l'intelligenza collettiva del Movimento 5 Stelle.

Vito Crimi, capo politico reggente, si affretta a dichiarare urbi et orbi che mai i 5 Stelle voteranno l'esecutivo. Seguono a ruota Cabras, Lezzi, Toninelli e il falegname giramondo Di Battista. Anche Grillo giura fedeltà eterna a Giuseppe Conte. Ma l'eternità negli ambienti della Casaleggio & Associati di solito dura al massimo 24 ore; così si decide di lasciare la decisione ai 119.000 iscritti.

Il voto popolare è convocato per il 10 febbraio...anzi per l'11, giusto quelle 24 ore che servono a cambiare idea e chiedere un convinto SI: in cambio un super ministero della transizione ecologica (che già esiste) e la tessera del Movimento chiesta, dice Grillo, da Draghi in persona.

Gli iscritti ci cascano e al 59% approvano la nascita del nuovo governo. Il voto sarebbe annullabile perché convocato con meno delle 24 ore di preavviso previste dallo Statuto.   

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Con questo divertentissimo (sigh) meme Beppe Grillo annuncia al mondo che, anche se è favorevole alla nascita del governo, resta un guitto irrispettoso delle istituzioni. La politica non è una cosa seria e lasciata nelle mani di un comico si trasforma in farsa. Sui social prende una quantità di insulti seconda solo ai like al post di addio a Conte.

Il Movimento non esiste più; ne esistono almeno 3: quello del pluriministro Di Maio, quello dei pasdaran che cambiano idea in 24 ore e quello di Di Battista/Casaleggio

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Con un breve video su Facebook Alessandro Di Battista annuncia che lascia...o meglio, che non parlerà più a nome dei 5 Stelle. Semplicemente si prepara al prossimo giro di parlamentarie cercando di capire se quello che troverà nel 2023 sarà ancora il partito del vaffa day o la Nuova Democrazia Cristiana.

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Conte se ne va fra gli applausi dei dipendenti di Palazzo Chigi, Casalino si commuove, Scanzi si rammarica perché ha preso meno like di lui e Travaglio ha una gravidanza isterica.

Come questo sconosciuto avvocato che ha sbagliato tutto quello che si poteva sbagliare sia diventato l'uomo più popolare d'Italia rimarrà un mistero da affidare agli storici. Forse la pochette, forse i capelli sempre in ordine e quell'aria da bravo studente che farebbe felici tutte le mamme.

Delle sue lacune intanto si sono accorti i partner europei e i tecnici dei ministeri. Emiliano Fittipaldi scrive un analitico articolo in cui racconta come l'avvocato del popolo abbia accentrato su di sé e sulla sua piccola cerchia tutto il potere che era accentrabile.

Non ci mancherà

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Draghi presenta la sua squadra di ministri. 

E' un delicato lavoro di equilibrismo tecnico/politico. Ai ministeri pesanti vanno tecnici di indubbie capacità; alle Finanze va quel Daniele Franco di cui Rocco Casalino voleva la testa perché non si piegava al suo volere; sottosegretario è quel Roberto Garofoli su cui sempre il Movimento con la complicità  Ì¶d̶e̶l̶l̶a̶  Ì¶P̶r̶a̶v̶d̶a̶   del Fatto Quotidiano montò una campagna d'odio.

Agli altri dicasteri piazza con cencelliana architettura tutte le forze politiche che lo sostengono.
Ammettiamolo, un po' di delusione c'è. Gelmini, Di Maio, Speranza...incrociamo le dita.

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Non abbiamo fatto in tempo ad incrociare le dita.

Il primo atto del nuovo governo spetta a lui, l'ineffabile ministro della salute.

Il 14 febbraio scadeva il blocco delle piste da sci. Operatori e gestori, fiaccati da una stagione disastrosa, si erano preparati alla nuova alba post San Valentino carichi di speranza.
Ma la Speranza, si sa, è beffarda e a poche ore dall'agognato unlockdown il neoministro li ha beffati. L'ordinanza arrivata sul filo di lana segue la consuetudine cui ci ha abituati il Governo Conte. 
Sarà la forza dell'abitudine. Speriamo

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