Questo si riflette anche sui risultati del test PIACC (Programme for the International Assessment of Adult Competencies) in cui possiamo leggere:
“Il punteggio medio di competenza degli adulti italiani in alfabetizzazione è significativamente inferiore alla media dei paesi OCSE che partecipano all’Indagine sulle competenze degli adulti. In matematica, il punteggio medio di competenza è significativamente inferiore alla media.
In Italia, la popolazione giovane adulta (25-34 anni) ha un punteggio di alfabetizzazione pari a 260 , rispetto alla media di 277 dei paesi OCSE partecipanti all'indagine. In matematica, il loro punteggio è 262 (272 in media). In entrambi i campi, gli adulti più giovani ottengono punteggi più alti rispetto ai loro colleghi più anziani (55-65 anni).
Più di un quarto della popolazione adulta (16-65 anni) non riferisce di avere alcuna esperienza precedente con i computer o di non avere competenze informatiche di base.
In Italia, il 27,7% degli adulti ha il punteggio più basso in alfabetizzazione e il 31,7% un punteggio basso in matematica.”
Quantificazione del capitale umano
Dopo aver esposto i dati più significativi sulla situazione italiana ritengo necessario evidenziare un lavoro meritorio che fece l’ISTAT nel 2008 e che spero che ripeterà in futuro. In questo report l’istituto provò a dare una quantificazione monetaria del capitale umano e le conclusioni furono:
“Le stime relative alle sole attività di mercato (riferite alla popolazione in età 15-64 anni) per il 2008 mostrano che lo stock di capitale umano è pari a circa 13.475 miliardi di euro, cioè un valore quasi 2,5 volte superiore al capitale fisico netto del nostro Paese e oltre otto volte superiore al Pil. In temini pro capite la stima indica che il capitale umano di ciascun italiano equivarrebbe a circa 342 mila euro.
Lo stock di capitale umano non è uniformemente distribuito tra i diversi gruppi della popolazione: le stime per genere, per età e per livello d’istruzione della popolazione mostrano come gli uomini abbiano un capitale umano relativo alle attività di mercato più elevato rispetto alle donne (66 per cento contro 34 per cento); lo stesso vale per i più giovani rispetto ai più anziani e per le persone con istruzione superiore. “
Un lavoro più recente effettuato dall’OCSE prova a stimarne il valore utilizzando i valori dei test PISA, PIACC e la media degli anni di istruzione in modo da avere degli indicatori sia qualitativi che quantitativi. Considerando ciò che abbiamo visto poco fa, i risultati non potevano che essere disastrosi. Per questione di sintesi qui riporto solo il grafico che ci mostra ben lontani dai nostri partner europei.