Mario Draghi a Chigi - I due sentieri che puo' prendere

I shall be telling this with a sigh

Somewhere ages and ages hence:

Two roads diverged in a wood, and I ...

I took the one less traveled by, And that has made all the difference

Mario Draghi ci sta provando. Ignoriamo il toto-ministri ed il chiacchiericcio sulle mille mosse tattiche che i politicanti stan facendo per evitare di fare quel che dovrebbero fare mantenendo comunque il potere - anche se, che il dibattito sia tutto sulla tattica parlamentare e zero su quel che un eventuale "Governo Draghi" dovrebbe fare è importante, come discusso sotto. Concentriamoci su quello che può succedere. Che io abbia sostanziale stima di MD spero sia noto. La mia valutazione, di conseguenza, viene forse distorta da una posizione emozionale favorevole (per dirla con il Damasio). Anche per compensare questo bias emozionale cercherò d'essere più cinico possibile.

Condivido l'analisi che Costantino de Blasi ha qui proposto: anche io, quando l'incarico venne conferito avevo auspicato non accettasse e per le medesime ragioni. Da questo infatti vorrei partire: perché avrei preferito non accettasse o, in subordine, tornasse al Quirinale dicendo "Guardi, Mattarella, ho verificato se fosse possibile governare per fare il minimo indispensabile e quelle condizioni non ci sono. Ciò che richiedono è dannoso per il paese ed impedisce di fare quel che considero virtuoso. Quindi rinuncio e la ringrazio". Però ha accettato e, al momento, non sembra aver intenzione di tirare rapidamente la spugna. Ragioniamo quindi sotto l'ipotesi che una qualche maggioranza ampia abbastanza si formerà per sostenere il governo Draghi.

Che TIPO di maggioranza si formi non è irrilevante, ma al momento non sono in grado di fare predizioni. Però mi arrischio a dire che la relazione causale fra tipo/composizione della maggioranza che si formerà e natura del governo sarà la seguente: più ampio il supporto dei partiti, più tecnico sarà il governo e più vago e "path dependent" sarà il programma di governo. Ne segue che, se il suo obiettivo è fare il governo Draghi sarà vago e mansueto nei colloqui per portare a casa una fiducia ampia. 

E poi? Il poi è ovviamente quel che mi interessa. Prima di arrivarci una seconda osservazione, credo non irrilevante. I mercati finanziari e l'opinione pubblica dei paesi occidentali hanno reagito entusiasticamente alla notizia dell'incarico a Draghi. Fin troppo, infatti: spread che crollano, titoli azionari che volano, titoloni del NYT a spiegare che Mario Draghi non salverà solo l'Italia ma, per la seconda volta, l'UE. Giustificato? Non so, ma alla fine non importa perché ciò che conta è che l'entusiasmo di questi giorni implica drammaticamente l'opposto nel caso di un fallimento. Una rinuncia di Draghi o le sue dimissioni prima di completare il mandato provocherebbe, se dovesse avvenire, un crollo drammatico. Questa è un'arma potente, ed in parte inattesa, che i fatti hanno messo in tasca al Presidente incaricato.

Veniamo quindi ai sentieri possibili sotto l'ipotesi che Draghi riceva la fiducia e diventi Primo Ministro. Mi sembra ve ne siano due: uno tristemente minimalista ed uno altamente ottimista. Vie di mezzo non ne vedo, non solo per la natura del conflitto politico sottostante ma anche per la personalità, i valori ed i performance standards che sembrano aver ispirato - per almeno 40 anni - la vita pubblica della persona di cui stiamo parlando.

Il sentiero minimalista è sia semplice che deludente. Infatti, e qui sta la mia apprensione, dannoso per il paese perché sprecherebbe un uomo di grande valore al solo fine di ripulire il palazzo che i proci hanno semidistrutto e dove ritornerebbero immediatamente dopo per ricominciare a distruggere. Lungo il sentiero minimalista il governo Draghi fa tre cose: un piano vaccinale che funzioni, dei progetti di spesa del RF minimamente decenti ed una finanziaria per l'anno entrante che non sfasci ulteriormente la finanza pubblica. Fatto questo o ben viene ringraziato e mandato a casa (in un qualche momento del 2022) o (ammesso e non concesso che sia interessato) a gennaio del 2022 viene premiato con l'elezione al Quirinale. Poi la banda Bassotti ritorna a controllare il tutto e la lenta distruzione del paese ricomincia come prima e più di prima. Spiegare perché questo sia dannoso oltre che deludente non mi pare necessario e, nella misura in cui i segnali che vengono dal mondo politico rendono questo scenario non improbabile cresce l'apprensione ed il timore. Un governo Draghi che si riducesse a questo sarebbe in realtà una jattura per il paese in quanto scambierebbe un piatto di lenticchie immediato per un'ulteriore accelerazione del processo del declino nel medio periodo. 

Il sentiero altamente ottimista si colloca all'estremo opposto e richiede un po' di extra-fiducia nella dirittura morale e nel coraggio del Presidente incaricato per essere descritto. Consiste in un Draghi che, quatto quatto e passo a passo, trasforma in realtà quel programma di governo che ha chiaramente in testa e che trovate illustrato in modo abbastanza esplicito nel testo della sua ultima relazione (maggio 2011) quale Governatore della Banca d'Italia. Siccome so che siete pigri eccola e ne trovate copia anche allegata all'articolo. Dateci un'occhiata attenta: questo è il programma di governo di Mario Draghi versione Mario Django. Per realizzarla occorrono due anni di continue sfide a chi fa blink per primo (altrimenti noto come Chicken Game) fra il Primo Ministro ed un Parlamento che lo rifiuta e non vuole fare quel che lui gli impone di fare ma è costretto a farlo dal terrore del crollo che potrebbe avvenire se il Primo Ministro si dimettesse a causa della loro opposizione alle riforme che va introducendo. No, non è impossibile: era l'altra opzione che Mario Monti aveva disponibile nel 2011-2012 e che decise di non prendere. Ce l'ha anche Mario Draghi e lui lo sa. 

L'opzione che ho chiamato altamente ottimista richiede anche un sentiero che vada ben oltre il termine di questa legislatura, nel febbraio 2023, per poter essere anche solo concepita. Richiede almeno tutta la legislatura seguente e qui sta, ovviamente, l'hic rodus hic salta ... ammesso o sognato che Mario Draghi abbia l'intenzione d'imbarcarsi in un tale viaggio del deserto in compagni, durante i primi due anni, d'un Parlamento che lo vive come corpo estraneo ed ostile. Se deve andare oltre il 2023, il secondo sentiero richiede sia la costruzione del "partito" che appoggia il Programma del Primo Ministro Draghi  (PPMD fa schifo come sigla, ma quella viene) che, alle elezioni del febbraio di quell'anno, la raccolta di un 20-25% dei voti utili. Impossibile? No. Tremendamente difficile e rischioso? Certamente. Anche perché quel partito dovrebbe raccogliere attorno a quella fetta di voti per diventare l'ago effettivo della bilancia nella politica nazionale e non un puro fattore di guerriglia tattica, attraverso imboscate più o meno bene assortite, com'è oggi, per ragioni anche obiettive, Italia Viva di Renzi.

Un progetto molto ambizioso che richiede una strategia molto ben calcolata ed eseguita e svariati pizzichi di fortuna. Richiede soprattutto una leadership consapevole del fatto che se un paese ha perso il suo onore lo può recuperare con un atto di eroismo collettivo. E dotata di un coraggio che può possedere solo chi è cosciente da sempre che quando lo perdi hai perso tutto.

Quale dei due sentieri prenderà Mario Draghi, se riesce ad ottenere la fiducia? Non lo so, ma se dovesse segnalare che ha scelto il secondo allora forse varrà la pena innamorarsi di nuovo d'una vecchia causa oramai persa. Quella che fermare ed invertire lo storico declino italiano sia possibile.  

 

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